Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, è arrivato a Palazzo Chigi. Nella sede della presidenza del Consiglio, dove non è però presente, al momento, il premier Mario Draghi, sono incontro diverse riunioni, anche in vista del varo della legge sulla concorrenza, che potrebbe arrivare in settimana. Nel pomeriggio sono stati ricevuti nella sede del governo, dove è al lavoro il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, anche i ministri degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, e il ministro della Salute, Roberto Speranza.
“Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale“: così il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti a Bruno Vespa per il libro “Perché Mussolini rovinò l’Italia (e perché Draghi la sta risanando)” in uscita il 4 novembre per Mondadori Rai Libri. “Già nell’autunno del 2020 le dissi – dichiara Giorgetti a Vespa – che la soluzione sarebbe stata confermare Mattarella ancora per un anno. Se questo non è possibile, va bene Draghi”. E il governo? “Draghi potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto“.
“Sarebbe – spiega il numero 2 della Lega – un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”. Come ha fatto a suo tempo Napolitano, osserva Vespa. “Lui l’ha fatto dinanzi a un mondo politico spaesato”, precisa Giorgetti. “Draghi baderebbe all’economia”, aggiunge.
“Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo – dice nel libro Giorgetti – Salvini deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’AfD non ha una ragione”. Per Giorgetti la svolta europeista di Salvini “è un’incompiuta”. Quanto all’ipotesi di un ingresso della Lega nel Ppe “è un’ipotesi che regge se la Cdu non si sposta a sinistra”.
“Non ci sono due linee. Al massimo – dice Giorgetti – sensibilità diverse. Amando le metafore calcistiche, direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere”. “Lei mi chiede – dice ancora Giorgetti a Vespa – se io e Salvini riusciremo a mantenere un binario comune. Continueremo a lavorare così finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto. Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso…”. Intanto, però, la Meloni continua a mordervi il fondo dei pantaloni, obietta Vespa. «È vero, ma i western stanno passando di moda. Secondo me, sono finiti con Balla coi lupi. Adesso in America sono molto rivalutati gli indiani nativi.
“Io mi sto occupando di salvare le pensioni e tagliare le tasse. Del resto mi occupo dopo. Stiamo lavorando per un grande gruppo che metta insieme il centrodestra in Europa. Non è nessun vecchio gruppo”. Così il segretario leghista Matteo Salvini, parlando a margine dell’inaugurazione di una sede del Carroccio a Pistoia, ha risposto a chi chiedeva se ritenesse giusto, come propone il ministro Giancarlo Giorgetti, di completare il processo di avvicinamento della Lega al Ppe.
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