“Il Conte II è caduto per un’escalation ben orchestrata da Renzi, ma non ho mai compreso perché per qualcuno fosse più sano governare con i cosiddetti responsabili (da Clemente Mastella a Luigi Vitali di FI, che lavorò alla depenalizzazione del falso in bilancio e a una lunga serie di condoni, diventato poi sottosegretario alla Giustizia nel Berlusconi II) piuttosto che consolidare la maggioranza, che avrebbe invece permesso al M5s di continuare a esercitare una leadership nell’esecutivo. E a Conte di restare a Palazzo Chigi”. Lo scrive Luigi Di Maio nel libro ‘Un amore chiamato politica’ (Piemme) di cui è stata diffusa un’anticipazione.
“Il governo di unità nazionale – prosegue Di Maio nel suo libro in uscita domani – è stata la conseguenza di un’implosione politica che il Paese, in uno dei momenti più drammatici della sua storia, non avrebbe mai potuto sopportare. Decidere di starne fuori avrebbe lasciato mano libera ai nostri detrattori per cancellare tutto il lavoro svolto nei due anni precedenti. Dopo aver celebrato per mesi e mesi l’importanza di esserci, di governare, di incidere per il bene dei cittadini, a costo di compromettere anche il nostro consenso, perché d’improvviso avremmo dovuto cambiare strada?”.
“Malgrado alcuni errori – scrive ancora il titolare della Farnesina – il Movimento 5 Stelle ha avuto molti meriti in questi anni, primo fra tutti quello di restituire umanità e dignità a un sistema che aveva perduto il senso della realtà.
Oggi, conservando il nostro sostegno a questo governo, lo stiamo dimostrando. Non mi ha mai appassionato questa polemica interna tra lealisti e antigovernisti, qui non si tratta di essere leali a una maggioranza o a un presidente, ma alla Nazione”.
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