“Siamo davanti a un bivio della storia politica di questa fase che coincide con la ricostruzione post covid: o si sta con progressisti-riformisti o si sta con la destra sovranità a trazione Fratelli d’Italia e Lega. Pur perdendo le elezioni, dentro la destra le ha vinte FdI. Chi non sosterrà i candidati progressisti-riformisti si ritroverà ad aiutare la destra di Giorgia Meloni”. Lo ha detto dopo la segreteria del Pd il deputato dem Francesco Boccia, responsabile Enti locali della Segreteria nazionale.
“I candidati sindaci guidano questo processo”, ha risposto Boccia a chi domandava se il Pd si attende un endorsement più chiaro da parte del M5s: “È una fase delicata, non bisogna tirare nessuno per la giacca. Roberto Gualtieri è stato ministro dell’economia del governo Conte, Lorusso è un profondo conoscitore della città di Torino, sapranno loro quali sono i meccanismi migliori per parlare a tutto l’elettorato progressista e riformista. Ci rivolgiamo – ha continuato il deputato dem – anche agli elettori che in passato hanno guardato al centrodestra, a loro diciamo che con Salvini e Meloni le città rischiano di finire in una condizione di autarchia, con un perimetro di filo spinato che non ha alcun senso storico”. Boccia ha poi indicato il nuovo sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, e la consigliera comunale più votata a Ravenna, Ouidad Bakkali, come “un inmo all’integrazione già avvenuta, che dà il senso della di fferenza fra centrosinistra e destra”. “Abbiamo vinto nelle grandi città grazie alle nostre idee, che hanno camminato su personalità affidabili. Siamo al lavoro per i ballottaggi, il Pd vuole portare tutte le città fuori dalla crisi sanitaria, sociale ed economica, ancorando il nostro percorso rigorosamente all’Unione europea”, ha spiegato ancora Boccia che, con in mano una tabella sui risultati delle Comunali, ha chiarito che “lunedì sera è stato solo il primo tempo”. “Abbiamo vinto a Milano, Bologna e Napoli al primo turno, rispetto al 2016 quando avevamo vinto solo al ballottaggio e solo Bologna e Milano. Non è finita – ha continuato -. I ballottaggi saranno un’altra partita e non rispondiamo alle provocazioni di Salvini che anche in queste ore sta cambiando anche i numeri. Erano al voto 118 città oltre 15mila abitanti, 57 hanno concluso la competizione elettorale al primo turno, 26 vinte dal centrosinistra, 25 dal centrodestra e una dal M5S. Cinque invece sono andate a liste civiche non ascrivibili né a destra né a sinistra. La sera del 18 ottobre i ballottaggi diranno come è andata definitivamente. Noi siamo molto fiduciosi, partivamo da 46 città e ne abbiamo conquistate 26”.
“Noi abbiamo bisogno della della riforma fiscale, è una legge delega che scade dopo 18 mesi, e il Parlamento ha diritto di discuterne. Ha fatto bene il presidente Draghi a trasmetterla al Parlamento, e ora toccherà al Parlamento lavorare, spero che la Lega voglia farlo. Il Parlamento è sovrano, decide”, ha osservato commentando la scelta del Carroccio di non partecipare ieri al Cdm sulla delega fiscale. “È la solita Lega di questo scorcio di legislatura. Ne abbiamo viste tre di Lega, il comune denominatore è sempre stato l’antieuropeismo, dal governo gialloverde fino ad oggi. C’è un chiaro problema fra Salvini e i suoi ministri, è probabile che non si stiano parlando perché i ministri erano tutti informati – ha aggiunto Boccia – il presidente Draghi ha presentato una delega che è il risultato di lungo lavoro fatto in Parlamento nei due anni alle spalle, a cui hanno partecipato i leghisti e tutti i partiti. Ciò che sconforta di più è questa reazione, quello di Salvini è stato un fallo di reazione dopo i risultati elettorali”.
Poco prima, a ‘L’Aria che tira’ aveva detto: “Quello di Salvini di ieri è un chiaro fallo di reazione, quella delega” sul fisco “è il risultato di un lavoro che i parlamentari hanno fatto per almeno due anni. Ieri Salvini ha voluto lanciare un segnale chiaro al governo, è l’ennesima dimostrazione della schizofrenia che sta vivendo la Lega. Salvini deve decidere se è in maggioranza o se va all’opposizione con Giorgia Meloni”.
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