Il blitz per riprendersi uno dei feudi più iconici, l’ex Littoria città di fondazione e eclave privilegiata del centrodestra, è naufragato. Nel giorno nero anche Latina è persa e per la seconda volta. Damiano Coletta, medico indipendente sostenuto dal Pd e da liste civiche, è stato confermato sindaco. Certo non con l’exploit della scorsa tornata elettorale in cui vinse a valanga col 75% dei voti strappando il capoluogo pontino ad anni ininterrotti di giunte di centrodestra, ma con un largo 54,9% contro il 45,1% di Vincenzo Zaccheo. L’asso Zaccheo era stato calato dal centrodestra in un partita che si annunciava per loro difficile: già deputato, radicatissimo sul territorio e forte di ben due mandati come primo cittadino di Latina, sembrava la figura ideale per insidiare Coletta. Un curriculum che però non è bastato per mandare a casa l’esperienza civica, sostenuta soprattutto da giovanissimi (“mi hanno dato forza ed energia”, ha detto subito al comizio Coletta dopo la riconferma) tanto da far debuttare nel consiglio comunale di Latina una 18enne. Eppure nel primo turno i dati dicevano altro: Vincenzo Zaccheo (Fratelli d’Italia, Lega, Latina nel Cuore, Forza Italia, Udc, Vola Latina e Cambiamo) aveva chiuso con il 48,3% delle preferenze (30.433 voti) e Coletta (Lbc, Pd, Per Latina 2032, Riguarda Latina e il Movimento 5 Stelle dopo l’apparentamento) si era attestato dietro col 35,66% (22.469 voti). Al ballottaggio però Zaccheo non ha sfondato: fermo al 45,1%, tanto da far dire allo stesso Coletta “neanche il centrodestra ci ha creduto”. Avrà pesato anche qui il trend nazionale e anche le vicissitudini di Claudio Durigon, coordinatore della Lega nel Lazio e vicinissimo a Matteo Salvini, che proprio a Latina è nato e ha il suo bacino elettorale. Durigon, in ossequio al passato di Latina già Littoria, ad agosto avanzò l’infausta proposta di intitolare il parco comunale, già dedicato a Falcone e Borsellino, ad Arnaldo Mussolini, fratello del ben più noto Benito. L’idea gli costò, dopo molte polemiche, anche il posto di sottosegretario all’Economia. Insomma l’effetto identitario, che per lungo tempo è stato uno dei collanti del centrodestra pontino, non c’è stato.
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