Bruxelles – Ci sono movimenti sul confine tra Bielorussia e Polonia, dove le forze di frontiera di Minsk hanno sgomberato un campo per migranti improvvisato che da giorni ospitava oltre duemila persone. L’agenzia di stampa statale Belta ha riportato che le persone migranti hanno trascorso la notte in un centro logistico in una zona più interna del Paese. Intanto l’Unione Europea sta tentando di coordinare un’azione più decisa sul piano degli aiuti umanitari (dopo l’annuncio di 700 mila euro stanziati per le organizzazioni internazionali partner), ma non si sentono ancora voci di condanna rispetto ai respingimenti illegali operati dai soldati polacchi alla frontiera.
“Le uniche informazioni sugli spostamenti di migranti che possiamo mettere a disposizione sono quelle fornite da Minsk, perché al momento non abbiamo accesso alle zone di confine“, ha spiegato un funzionario della Commissione UE. Quello che si sa è che “dovrebbero essere garantite condizioni di vita migliori in questi centri”, anche se preoccupa il numero imprecisato (“forse anche 10 mila”) di persone migranti che potrebbero essere già presenti sul territorio bielorusso.
È per questo motivo che la preoccupazione maggiore dell’esecutivo comunitario riguarda l’assistenza umanitaria da fornire ai migranti, “sia quelli ancora bloccati” al confine tra Polonia e Bielorussia, “sia quelli che si trovano nella zona circostante”, confermano fonti UE. Bruxelles sta ancora lavorando sul modo “più efficace” per mettere subito a disposizione i fondi stanziati (e quelli aggiuntivi che potrebbero arrivare nei prossimi giorni) e garantire che la Croce Rossa e le altre organizzazioni internazionali partner siano in grado di intervenire subito a supporto dei migranti.
Gli sforzi del gabinetto von der Leyen si stanno concentrando anche sul sostegno che può essere dato nello spostamento delle persone dalla primissima linea di confine e sui rimpatri “su base volontaria” dalla Bielorussia ai Paesi di origine. Tuttavia, le stesse fonti hanno precisato che “i fondi previsti servono ad aiutare i migranti, non a finanziare voli di rimpatrio“. A questo proposito, in ogni caso, è stata espressa gratitudine all’Iraq per aver organizzato il primo volo ieri (giovedì 18 novembre) per 431 cittadini iracheni e da Bruxelles ci si aspetta che vengano organizzate “quanto prima” iniziative simili anche da altri Paesi mediorientali e africani.
Per il momento rimane esclusa l’opzione di corridoi umanitari per le circa duemila persone che si trovano nei pressi del confine o nella zona immediatamente attigua. “Esistono già i mezzi legali per fare richiesta di protezione internazionale sul territorio dell’UE”, è stato il secco commento del funzionario della Commissione. Ma non è arrivata nessuna risposta sulle continue violazioni della Polonia delle procedure di asilo attraverso pushback, i respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea. L’unico – quasi sussurrato – rimprovero è stata l’esortazione ad accettare l’intervento della protezione civile europea sul confine tra Polonia e Bielorussia, per dare sostegno alle persone migranti ancora bloccate. Ma Varsavia per ora sembra essere sorda alla proposta.
A proposito dell’approccio delle autorità polacche al confine, altre 45 persone (che si aggiungono alle cento di ieri) sono state fermate e detenute dopo essere riuscite a superare la barriera di filo spinato. Varsavia denuncia che un gruppo di 500 migranti ha cercato di attraversare il confine tra Polonia e Bielorussia a seguito dello sgombero dell’accampamento di fortuna da parte delle forze di frontiera bielorusse. La risposta violenta del governo guidato da Mateusz Morawiecki non è cambiata nemmeno dopo la notizia della morte di un bambino di un anno nella foresta alla frontiera durante la notte tra mercoledì e giovedì. Il bilancio dei decessi alla frontiera polacco-bielorussa sale ora ad “almeno dieci”, confermano le fonti UE.