Le istanze di regolarizzazione per avere il permesso di soggiorno per lavoro vengono rigettate se il datore di lavoro negli ultimi 5 anni è stato condannato anche in via non definitiva per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o per sfruttamento della prostituzione o di minori, per il reato di caporalato o reati legati alla legge sull’immigrazione. Lo si legge in una bozza della misura sulla regolarizzazione di migranti, visionata dall’ANSA.
Sono due gli scogli su cui il M5s fa infrangere l’accordo di massima raggiunto la scorsa notte, anche con il via libera dei pentastellati, sulla regolarizzazione dei migranti e dei braccianti agricoli, colf e badanti anche italiani. Si tratta della possibile sanatoria penale per i datori di lavoro che regolarizzino chi è in nero e della durata di sei mesi dei permessi di soggiorno temporanei che i migranti possono chiedere per cercare lavoro in Italia. Misure che dovrebbero essere inserite nel decreto rilancio.
“Sul tema dei lavoratori stagionali, rimaniamo fortemente contrari rispetto a qualunque intervento che si configuri come una regolarizzazione indiscriminata – scrive in una nota il Movimento 5 Stelle -. Non riteniamo questa una soluzione che possa rispondere alle reali esigenze nostre aziende del settore agroalimentare. Confermiamo il nostro principio di partenza: il permesso di soggiorno deve essere legato ad un contratto di lavoro, non viceversa”. “Resta poi confermato il nostro fermo ‘no’ rispetto a qualunque ipotesi di sanatoria sui reati commessi. Non possiamo immaginare che possa farla franca chi si è macchiato di caporalato, di sfruttamento delle persone. Questo significherebbe, tra l’altro, anche prendersi gioco di tutte quelle aziende oneste che invece hanno sempre rispettato le leggi e rispettato i diritti dei lavoratori. Se vogliamo dare un segnale forte e chiaro, dovremmo inasprire le pene e aumentare i controlli”.
Per il M5s “è impensabile avallare un accordo che preveda un condono penale” per chi sfrutta il lavoro irregolare nei campi: “sarebbe una strada che non aiuta le imprese e una mancanza di rispetto per le forze dell’ordine che stanno perseguendo questi reati penali”. Lo dice il sottosegretario del M5s agli Interni Carlo Sibilia. “Dobbiamo capire qual è il problema che vogliamo risolvere con questo provvedimento: se la questione è risolvere il nodo del caporalato, questa impostazione non la risolve perché è impensabile per noi che si proceda con una cancellazione del reato penale.
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