I governatori attaccano il governo sulle modalità della Fase 2.
“Pretendiamo dal Governo – ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti – che le linee guida possano essere interpretate dalle Regioni secondo i poteri costituzionali, si è usciti dalla fase dei divieti, si è entrati nella fase delle regole, il Governo si deve mettere in testa che le regole si decidono insieme tra Regioni e Governo. Non esiste una potestà esclusiva del Governo di dettare le regole in tutta Italia perché non la prevede la nostra Costituzione. Esiste un Titolo V che prevede che cosa può fare l’uno e che cosa può fare l’altro”. “Il fatto che il Governo possa decidere un trattamento identico su materie per le quali le Regioni hanno la competenza legislativa talvolta esclusiva certamente sempre concorrente è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Non è un attacco politico al Governo, è un’esigenza reale di trattare territori anche diversi in modo diverso” ha sottolineato Toti ribadendo la presa di posizione delle Regioni che hanno emanato ordinanze regionali migliorative del Dpcm. “Si poteva in qualche modo concordare, ma tutti quanti non hanno alzato neanche un sopracciglio nella fase 1 dell’epidemia, quando c’era un’esigenza impellente di conculcare diritti costituzionali ai cittadini, perché il diritto alla salute è costituzionale ma – ha concluso – lo è anche la libertà di movimento, di culto e di impresa”.
“Non esiste – rincara il governatore del Veneto Luca Zaia – che chi fa i controlli sui cittadini decida se ‘vale di più’ il Dpcm del Governo o l’ordinanza della Regione. Va applicata la legge, e serve buon senso. Se qualcuno ha dubbi deve chiedere alle Prefetture. Serve il buon senso però – ha aggiunto – E nel caso si applica la norma in maniera estensiva. Se io trovo il cittadino per la strada che la mascherina al collo, gli dico di tirarla su sul volto, non gli faccio subito la sanzione”. “La protesta della Lega alla Camera? Mi pare una modalità corretta per sollevare l’attenzione rispetto ad un tema. Penso che la sede per discutere sia quella parlamentare, quindi ci sta. E’ giusto che alcune partite si discutano in Parlamento”.
“Noi – spiega il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana – non proporremo delle ordinanze che vadano ad allargare quanto previsto dal Dpcm, elimineremo tutte le restrizioni che avevamo posto. Dal 4 maggio sostanzialmente noi allargheremo nel senso di rinunciare a tutte le nostre limitazioni: riapriamo alberghi, uffici professionali, mercati all’aperto e al chiuso” ma solo per i generi alimentari. “Noi allargheremo dove avevamo ristretto”.
“Milano – è l’appello di Michele Emiliano, governatore della Puglia – è la seconda città della Puglia dopo Bari. Per questo chiediamo ai nostri fratelli di usare la testa e il cuore prima di muoversi. Deve essere davvero indispensabile”. Sui possibili rientri dal 4 maggio spiega: “La norma lo consente. Ma chi torna, dovrà restare a casa, a giusta distanza dai familiari, per 14 giorni. È una misura di prevenzione che abbiamo introdotto per la prima volta in Puglia con un’ordinanza che ha fatto scuola, emanata l’8 marzo alle 2.31 di notte, per contenere i rischi dell’improvviso esodo dal nord di migliaia di persone. Un’ordinanza che ha salvato il Sud”. “Duecento dei 35 mila rientrati – ricorda – erano positivi. E dunque hanno acceso altrettanti focolai. Se non avessimo imposto loro la quarantena sarebbe stato un disastro”. Sulla ripartenza chiarisce: “Dobbiamo provare a far viaggiare parallelamente ripresa economica e attenzione sanitaria. Io ho fatto un’ordinanza per far partire l’asporto nei ristoranti per esempio. Ma c’è anche un tema turismo. Abbiamo 900 chilometri di costa, dobbiamo trovare una maniera per ospitare chi vuole venire a goderseli”. Sull’ipotetico caso di un turista lombardo, aggiunge: “Evidentemente chi arriva da zone dove il rischio sanitario è ancora alto, non potrà muoversi. Ma non tutti possono essere uguali”, “questa è stata un’epidemia diseguale. Purtroppo ha colpito per primi i nostri fratelli lombardi, veneti ed emiliani. E noi del Sud abbiamo retto anche perché i nostri sistemi sanitari hanno imparato dagli errori. Giustamente tutto il paese è corso in soccorso della Lombardia: stava affondando la nave ammiraglia dell’Italia”. “In questi anni la sanità del Sud – evidenzia anche – è stata mortificata dai viaggi della speranza. In Puglia abbiamo un tetto per pagare le prestazioni ai grandi gruppi sanitari privati ma lo scorso anno abbiamo pagato 320 milioni, quasi tutti alla Lombardia, perché i pugliesi potessero curarsi nelle loro cliniche private. Questo non deve essere più possibile”.
“Il Recovery plan – riflette Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana – da quanto si apprende, potrebbe consistere in 1.000 miliardi di euro, di cui 50 per allungare di due anni la programmazione dei fondi di coesione regionali in scadenza nel 2020. Questa è certamente una boccata d’ossigeno, ma ben poca cosa rispetto alle risorse che servono ai territori e alle Regioni per ripartire”. Rossi sottolinea che “se sostenuti e coinvolti nell’attuazione del Recovery plan, come amministrazioni locali siamo pronti a fare la nostra parte, anche con bandi a fondo perduto rivolti all’industria, alle piccole e medie imprese, alle start-up e al mondo della ricerca”. In Toscana, ricorda il governatore, “per sostenere la ripresa abbiamo calcolato che è necessario un piano di investimenti di almeno 5 miliardi all’anno”.
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