Caos totale sulla data in cui tenere le prossime regionali: polemiche tra maggioranza e opposizione, ma scontro aperto anche all’interno del centrodestra e clamorose prese di posizione dell’asse Luca Zaia e Michele Emiliano desiderosi di andare a votare già a luglio. Mentre l’esecutivo insiste nel dire che il suo obiettivo è arrivare a una soluzione quanto più condivisa, in Commissione Affari Costituzionali della Camera si sta lavorando a una mediazione a favore del 20 settembre, primo turno, 4 ottobre secondo. Una soluzione avanzata da Federico Fornaro, capogruppo di Leu, e sposata dall’azzurro Paolo Sisto. In questo modo si ricadrebbe ancora in una stagione dalle temperature miti, e ci sarebbe modo di svolgere una campagna elettorale in un periodo più consueto. Le altre forze si sono riservate di pronunciarsi. Una data su cui pesa però una incognita: proprio il 20 cade la festa ebraica Hannukkah, conosciuta anche con il nome di Festa delle luci o Festa dei lumi. Ma il voto esteso al lunedì potrebbe superare questo ostacolo.
Durissimi, però, nel bocciare questa tempistica il Presidente del Veneto e quello della Puglia. Il primo, forte del successo con cui la sua amministrazione sta fermando il contagio, spinge per andare alle urne all’inizio dell’estate, appena possibile dopo la prevista riapertura della piena mobilità. “Non votare a luglio – attacca il governatore leghista – è una sospensione della democrazia, è la verità”. Anche il dem Michele Emiliano morde il freno, arrivando addirittura ad appellarsi al Colle: “L’unica cosa che non stanno riattivando – afferma a Repubblica – è la democrazia e non ne comprendo la ragione visto che la Costituzione non prevede la sospensione delle elezioni. Bisognerebbe votare a luglio e non spostare la data in autunno correndo il rischio di avere dati epidemiologici peggiori. Credo sia opportuno un intervento del presidente della Repubblica, custode della Costituzione”.
Nettamente contraria alla soluzione di luglio, però, Forza Italia. Secondo il coordinatore enti locali azzurro, Maurizio Gasparri, non è possibile votare come suggerito dal governo il 13 settembre, figuriamoci prima. “Non si possono presentare le liste tra fine luglio e ferragosto, uccidendo la campagna elettorale e relegandola a qualche giorno dell’inizio di settembre”, osserva. Centrodestra diviso dunque non solo su quando votare ma su chi candidare, soprattutto in Puglia e in Campania: secondo gli accordi assunti mesi dai tre leader la prima regione tocca a Fratelli d’Italia e quindi a Raffaele Fitto, la seconda all’azzurro Stefano Caldoro. Contro questi due nomi, definiti a più riprese inadeguati a battere il centrosinistra, si schiera la Lega, che ad esempio in Puglia ha già lanciato una sua candidatura autonoma, quella di Nuccio Altieri. Ipotesi stoppata sul nascere da Fratelli d’Italia: “Non abbiamo alcuna intenzione – charisce Ignazio La Russa – di cambiare ciò che è già stato deciso dai tre leader”, come dire Fitto non si tocca. Anche sul fronte campano, malgrado lo scouting del partito di Salvini per un candidato alternativo, Forza Italia ha più volte fatto sapere che quella a favore di Caldoro è per loro la partita della vita.
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