(di Giuseppe Agliastro) (ANSA) – MOSCA- Fino a poche settimane fa Svetlana Tikhanovskaya era una sconosciuta casalinga. Adesso questa giovane donna di 37 anni, quasi costretta dalle circostanze a entrare in politica, è a tutti gli effetti la nuova leader dell’opposizione bielorussa. Sarà lei l’unica vera alternativa all’ultimo dittatore d’Europa Aleksandr Lukashenko alle presidenziali del 9 agosto: una rivale ben agguerrita e pronta a giocarsi tutte le sue carte come ha dimostrato ieri sera, quando decine di migliaia di persone hanno manifestato a suo favore nel Parco dell’Amicizia dei Popoli di Minsk. Secondo l’ong per la difesa dei diritti umani Vyasna, in piazza c’erano oltre 60.000 persone. Una dimostrazione imponente, la più massiccia dell’opposizione bielorussa negli ultimi dieci anni secondo l’Afp. Ma alcuni osservatori sostengono che una protesta del genere non si sia mai vista nella storia della Bielorussia indipendente.
Svetlana Tikhanovskaya è l’unica candidata dell’opposizione perché tutti gli altri dissidenti sono stati esclusi dalla competizione elettorale o sbattuti in galera. Tra quelli finiti dietro le sbarre con accuse ritenute di matrice politica c’è anche suo marito, Sergey Tikhanovsky. Il famoso blogger ha ispirato le recenti “proteste della pantofola” contro Lukashenko: ha paragonato il satrapo bielorusso alla Grande Blatta di una celebre poesia per bambini e i suoi sostenitori sono scesi in strada con una pantofola in mano per schiacciare simbolicamente colui che governa la Bielorussia col pugno di ferro da oltre 26 anni. Quando Sergey è finito in cella, sua moglie Svetlana ha deciso di scendere in politica al suo posto e si è candidata alle presidenziali. In poco tempo, la giovane casalinga ed ex insegnante è diventata la nuova Giovanna d’Arco di Minsk, l’ispiratrice delle proteste e delle speranze di trasformare la Bielorussia in una democrazia. “È stata una chiamata del cuore”, ha detto spiegando la decisione di candidarsi. In questi mesi non sono mancati i momenti difficili.
Svetlana ha denunciato che degli sconosciuti l’hanno minacciata di portarle via i figli e lei, per sicurezza, li ha fatti trasferire all’estero. Ieri poi è arrivata l’ennesima stangata contro suo marito Sergey, stavolta accusato dal regime di essere in combutta coi presunti mercenari russi arrestati a Minsk per organizzare “disordini di massa” e “destabilizzare” il Paese.
Imputazioni inventate di sana pianta secondo Tikhanovskaya, che ieri durante la manifestazione ha sottolineato che l’opposizione vuole “elezioni corrette” e non una rivoluzione.
Lukashenko resta il favorito alle presidenziali. Tra problemi economici e un’inadeguata gestione dell’epidemia di Covid, da lui bollata come una “psicosi”, il padre padrone della Bielorussia sta vedendo affondare la sua popolarità. Dove non arriva con le urne, Lukashenko può però arrivare coi brogli.
Tikhanovskaya certo non molla. Vuole andare fino in fondo. Se sarà eletta, le sue priorità saranno nuove elezioni, stavolta nel rispetto degli standard democratici, e la liberazione dei prigionieri politici. Tra cui naturalmente suo marito Sergey.
(ANSA).
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