(di Eloisa Gallinaro) La chiave di volta per l’uscita dalle secche del dibattito sul Recovery Fund, condizionato dall’opposizione dei Paesi frugali capitanati dal premier olandese Mark Rutte ai sussidi a fondo perduto, è la Germania di Angela Merkel. In un’intervista all’ANSA, il capo dell’Ufficio in Italia del Parlamento europeo Carlo Corazza fa il punto sulle sfide di fronte alle quali si trova l’Unione europea per uscire dalla crisi innescata dalla pandemia da coronavirus: un’occasione da non sprecare anche per ristabilire o aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni di Bruxelles.
La cancelliera tedesca “si sta comportando da leader europeo e il fatto che spieghi ai tedeschi che non ‘facciamo un favore ai Paesi del sud ma a noi stessi’ con un accordo sul Next Generation Eu è di buon auspicio” per una conclusione positiva della trattativa, ragiona Corazza, convinto che “il dato più importante della crisi è che la Merkel di oggi non è la Merkel del 2010 e la Germania di oggi non è la Germania del 2010. E questo non è un dettaglio”. La volontà espressa dalla cancelliera di “mettersi nei panni degli altri”, che ricorda la prospettiva larga di grandi leader del passato come Mitterrand e Kohl, può fare la differenza soprattutto nell’ambito dei negoziati con i Paesi frugali, le cui richieste di garanzie “non sono campate in aria”, ma con i quali un accordo finale non è impossibile.
Sul fronte italiano Corazza vede bene un ricorso al Mes, sul quale non c’è il rischio di brutte sorprese in termini di condizionalità, anche perché l’utilizzo dei fondi è subordinato ad un “contratto negoziato”. “Tutto quello che doveva essere chiarito è stato chiarito”, scandisce, e si può facilmente verificare quali sono le condizioni light per le spese sanitarie anche solo andando sul sito. Quindi, quello sul Mes, taglia corto, è un “falso dibattito”.
Le divergenze tra opposti schieramenti all’interno dei Ventisette riguardano peraltro anche questioni che datano ben prima della crisi provocata dal Covid. A partire dalla riforma fiscale evocata sul Financial Times dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni, che prospetta il passaggio dal sistema di voto all’unanimità a quello a maggioranza qualificata sulle materie fiscali per combattere le politiche “aggressive” di alcuni Stati. “Chi fa dumping fiscale non ha alcuna intenzione di smettere perché gli conviene”, spiega Corazza, convinto però che anche su questo dossier è importantissimo “riaprire il cantiere europeo”.
D’altra parte, nonostante non siano mancati errori e rigidità a Bruxelles, il capo dell’Ufficio in Italia del Parlamento europeo osserva di non “vedere in giro tutto questo euroscetticismo”, neppure in Paesi come la Grecia, anche se è vero che si è “creata una distanza tra istituzioni e cittadini”.
Per superarla, “l’europarlamento, unica istituzione eletta con un voto, è quello su cui si deve puntare di più”, anche perché “è quello che per primo ha capito la posta in gioco”, identificando un dato politico essenziale nel fatto che il nuovo “bilancio europeo non deve servire solo alla ripartenza, ma anche ad affrontare le sfide del futuro”.
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