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All'ospedale di Crema parte la fase 2 ma sono pronti ad unaa nuova ondata

“Dicevamo ‘ce la faremo’. Adesso possiamo dire ‘ce l’abbiamo fatta’ a superare l’ondata terribile del primo impatto dell’epidemia. Però siamo pronti per qualsiasi cosa accada: non escludiamo nuovi casi anche se pensiamo siano più sporadici”.

Tira il fiato, ma non del tutto, Elisabetta Buscarini, primario del reparto di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’ospedale di Crema, il primo, dopo quelli dedicati all’emergenza, a trasformarsi interamente in ‘Covid’. Reparto che assieme a quello vicino, l’urologia, con i pazienti dimessi, è diventata un’area multidisciplinare Covid free, mentre, la Cardiologia e l’Unità cardio coronarica e la Stroke Unit, l’elettrofisiologia, l’emodinamica stanno riprendendo gradualmente la loro attività o sono già attive.

Fin dall’inizio dell’epidemia che ha colpito in modo pesante il Cremonese, una delle province che ha pagato il maggior tributo per il numero di contagi e vittime in Italia, il primario con il suo staff, 37 tra medici e infermieri, è sceso in campo: “Ci siamo immediatamente offerti – spiega – : la mia squadra ha visto subito la necessità e ha dato la disponibilità. E’ stato molto impegnativo ma umanamente per tutti noi è stata una esperienza molto preziosa”.

Passata la tempesta “stiamo respirando – prosegue – e non da pochi giorni. I casi hanno cominciato a calare oltre un mese fa, anche se si è trattato di un declino oscillante”. Dal 20 marzo, quindi circa quattro settimane dopo l’accertamento di Paziente 1, al pronto soccorso si è passati “progressivamente” dagli oltre 100 accessi al giorno di persone con sospetto Covid-19 a una media che va dai 40 ai 20 di venerdì scorso.

Si può parlare come nella gran parte degli ospedali della Lombardia, di avvio verso la ‘fase 2’? “Nei prossimi mesi non si può pensare che non ci sia più nulla – mette in guardia Buscarini – e per questo dobbiamo stare particolarmente attenti”. Per qualsiasi evenienza l’ospedale si è attrezzato con una sorta di ‘polmone’, aree che possono essere immediatamente ‘riaperte’ proprio per far fronte a “un eventuale ritorno” di casi di Covid-19.
Il primario, facendo un bilancio dopo l”uragano’, tiene a sottolineare: “Quello che deve rimanere chiaro è che gli ospedali come il nostro hanno acquisito una esperienza molto importante sulla gestione di questa patologia” per cui, in futuro, qualsiasi prestazione sarà effettuata con “una competenza specifica”.
   


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