Il collegio, come si dice, è di quelli tradizionalmente ‘blindati’: una roccaforte del centrosinistra nel cuore della Capitale. Ma non per questo l’elezione del nuovo deputato che prenderà il posto di Paolo Gentiloni in partenza per l’Europa sarà meno interessante. Potrebbe essere anzi un termometro della tenuta della neonata maggioranza giallo-rossa, ma anche, per il centrodestra, una occasione per testare schemi e coalizioni. E poi c’è il M5s: ogni elezione che avviene in città, in maggiore o minor misura, riflette e si riflette sull’amministrazione cittadina.
Al momento il tema è iniziato a circolare tra i partiti ma il calendario suggerisce di non esporsi troppo: le suppletive per il collegio uninominale di Roma 1 – quasi 160 mila elettori tra il centro storico e i quartieri limitrofi – si dovrebbero svolgere, considerando i passaggi istituzionali, nei primi mesi del 2020. Il 4 marzo 2018 Gentiloni si impose con 48 mila voti e il 42%, lasciando molto indietro un rivale pure esperto e radicato come il centrista Luciano Ciocchetti (35 mila voti, 30,81%).
Molto più indietro il nome pentastellato, Angiolino Cirulli, al 16,8. Ma d’altronde in quest’area della città il M5s ha sempre faticato. Prova ne è che il I Municipio è uno dei pochi dove ad amministrare è stabilmente il centrosinistra e non sembra un caso che i primi nomi dem a essere circolati nei boatos sono un ex minisindaco, Orlando Corsetti, e l’attuale presidente Sabrina Alfonsi, che però dovrebbe così lasciare la guida di un ‘feudo’ strategico per un centrosinistra che la città ha intenzione di riconquistarla. Ecco dunque che spunta una suggestione: candidare alla Camera Valerio Carocci, leader del Piccolo Cinema America, l’associazione di giovani cinefili che da anni anima le piazze estive della Capitale e di recente bersaglio di aggressioni riconducibili all’estrema destra.
Under 30 (un bel richiamo per il voto giovane), a suo agio nel dialogo con la politica e con la Regione Lazio del segretario Pd Nicola Zingaretti che li ha sempre sostenuti, Carocci però nega che ci sia al momento nulla di concreto: “Non ho avuto nessuna proposta – spiega contattato dall’ANSA – sono molto felice del mio ruolo di presidente del Piccolo America. Stiamo già lavorando alla prossima estate”. E anche in casa centrodestra non è affatto scontato neanche chi esprimerà il candidato. La Lega ha certo ambizioni di egemonia sulla coalizione, ma a Roma bisogna fare i conti anche con i forzisti e con i Fratelli d’Italia. Che potrebbero chiedere di esprimere il ‘supplente’ in continuità con il candidato delle elezioni dello scorso anno, che nel frattempo è entrato nell’area meloniana.
Il collegio è certo difficile da espugnare, si ragiona, e specie se l’elezione avviene svincolata da altri appuntamenti elettorali può esserci un tema di affluenza. Ma se avviene con l’anno nuovo, a valle magari di una Finanziaria discussa, potrebbe anche essere contendibile: una sfida. E il M5s? Anche qui bisognerà tenere d’occhio il quadro nazionale, il passo che prenderà la coalizione giallo-rossa. Sono temi che rimbalzano anche in Regione Lazio, dove si vocifera di un rimpasto di giunta che porterebbe in squadra tecnici graditi al Movimento al posto di due assessori ‘promossi’ al governo, col centrodestra a gridare all’inciucio. I pentastellati regionali, proprio stamattina, hanno voluto mettere i puntini sulle ‘i’: “Noi ci muoviamo con trasparenza, il dialogo con le forze politiche avviene alla luce del sole. Un’alleanza giallo-rossa in Consiglio regionale non c’è mai stata”.
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