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Sea Watch: Carola, la Capitana che sfida il Capitano

È diventata già un mito per alcuni abitanti delle Pelagie, Carola Rackete, la capitana tedesca della nave Sea Watch, che decidendo di forzare il blocco ed entrare nelle acque di Lampedusa ha sfidato il ‘capitano, Matteo Salvini.

Nella conversazione con la capitaneria di porto, Carola Rackete non ha dato risposte alle intimazioni dei suoi interlocutori: “Sto entrando in acque italiane e ho a bordo 42 persone che ho salvato in mare, sto per attraccare in porto a Lampedusa”, così via radio. Nessuna incertezza, nessun tentennamento ma piuttosto, tanta determinazione e sicurezza in quello che stava dicendo ma soprattutto facendo.

La capitana si è tirata addosso l’ira del ministro Salvini : “Chi se ne frega delle regole ne risponde, lo dico anche a quella sbruffoncella della comandante della Sea Watch che fa politica sulla pelle degli immigrati pagata non si sa da chi”. E ancora: “Cosa aspetta qualcuno ad emettere un ordine di arresto?”.

I tanti radunati sul molo in attesa dell’ingresso della nave, battente bandiera olandese, sono curiosi di capire quali saranno i provvedimenti che saranno presi dalle forze dell’ordine che per tutto il pomeriggio hanno presidiato la banchina dove attraccano le navi di linea che giornalmente collegano Lampedusa e Linosa con il resto della Sicilia. È anche l’unico molo dove una nave grande come la Sea Watch può essere ormeggiata.

Ma se da una parte c’è la determinazione di una donna che di mestiere fa la capitana di una nave che sta sfidando il governo italiano, dall’altra c’è Salvini che sta cercando in tutti i modi di fermarla.

A fianco di Carola, una laurea sugli albatros e anche un’esperienza su una rompighiaccio al Polo Nord, e dei 42 migranti a bordo della Sea Watch si schiera la Cgil. “Non è il momento di restare in silenzio, anzi di agire per una resistenza attiva contro una deriva razzista alla quale non vogliamo abbandonarci” sottolinea la Cgil.

“Siamo con loro e con la comandante perché è insopportabile questo braccio di ferro che sacrifica vite alle logiche elettorali, politiche, economiche e finanziarie – attacca il sindacato – Siamo con loro perché il divieto di assicurare la salvezza è frutto di una legge sbagliata, disumana e senza scrupoli”. “Riteniamo che l’obbligo di salvare vite debba valere sempre e comunque per tutti. Per questo crediamo – conclude la Cgil – che non sia il momento di restare in silenzio, anzi di agire per una resistenza attiva contro una deriva razzista alla quale non vogliamo abbandonarci”.

E su twitter sotto l’hashtag #IoStoConCarola si raccoglie il popolo che ora è con la Capitana e a fianco dei migranti.
   


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