Il giorno dopo la manifestazione di Pontida, che ha visto, secondo gli organizzatori, sbarcare sul prato leghista oltre 50mila sostenitori, Matteo Salvini parla al centrodestra e si appella all’unità: “Grazie soprattutto a chi ieri ha fatto migliaia di chilometri per poter essere a Pontida – scrive su twitter – uniti da nord a sud contro il governo anti-italiano: insieme si può!”. E il leader del Carroccio, che nei giorni scorsi è tornato ad intensificare i contatti con gli alleati di un tempo, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, già pensa alla ‘nuova chiamata alle armi’ dei fedelissimi: il 19 ottobre a Roma quando sono invitati a scendere in piazza tutti quelli che vogliono protestare contro il “governo truffa”. “Formalmente è un governo legittimo – ribadisce – ma sostanzialmente è il governo degli sconfitti”.
“All’estero – osserva ancora Salvini puntando sempre il dito contro il Conte bis – non sarebbe mai successa una cosa del genere”. Il riferimento è alla Gran Bretagna e all’Austria e il rimprovero è che non si sia tornati a votare. Ma soprattutto Salvini contesta le “manovre di palazzo” che avrebbero portato alla nascita del governo giallo-rosso. E il fatto che queste siano previste dalla Costituzione, non lo fa desistere dall’attacco. “Allora c’è qualcosina da cambiare – avverte – perché è una truffa”.
Insomma, insiste l’esponente leghista, “non possono stare chiusi nel palazzo all’infinito. Prima o poi si dovrà tornare a votare”. “Si tengano i ministeri per qualche mese, vediamo cosa sanno fare”, aggiunge. E avverte: “Sto lavorando per essere pronti quando gli italiani voteranno”. Loro, afferma riferendosi a M5S e Pd, “hanno scelto la poltrona, ma gli italiani non amano i poltronari”. E dopo aver definito il Commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni “il vecchio del vecchio”, torna ad agitare la bandiera del referendum sia per la legge elettorale sia nel caso in cui si ripropongano modifiche ai suoi decreti sicurezza o si rimetta in campo la legge Fornero. “Raccoglieremo firme in tutta Italia per non farli tornare al passato – annuncia – se vogliono tornare a un’immigrazione incontrollata chiederemo agli italiani di darci una mano”.
Poi da Salvini nessun passo indietro, anzi una sonora alzata di spalle, anche riguardo alle critiche sulla presenza di Greta sul palco di Pontida: “Chi se ne frega”: è il suo commento. Ma sulla bambina arriva in tarda serata un chiarimento: “è una delle tante, troppe bambine (decine di migliaia) portate via alla mamma e al papà”, ma non è di Bibbiano, come confermano anche fonti giudiziarie. Ma per Salvini è un simbolo: “Non una ma cinquanta bambini. Se qualcuno ruba i bambini ai genitori” per un ritorno economico “è lui il delinquente”. Di storie come Bibbiano “ne verranno fuori altre – aggiunge – non solo in Emilia”.
Critici con il Conte bis, ma contenti comunque che si stia ridelineando una sorta di bipolarismo dopo l’apertura del M5S a presentarsi in alcune realtà regionali insieme al Pd, sono il governatore della Liguria Giovanni Toti e alcuni esponenti di FI come Osvaldo Napoli. “Se questo Governo con tantissimi difetti ha un pregio – afferma Toti – è quello di riportare un po’ di chiarezza nel Paese: ci sarà uno schieramento delle sinistre dal Pd al M5S, uno di centrodestra che va da ‘Cambiamo!’ e Forza Italia, fino alla Lega e a Fratelli d’Italia. Gli italiani sceglieranno”. “La prospettiva di un accordo Pd-M5s già alle prossime elezioni regionali in Umbria potrebbe essere un incentivo, se non a semplificare il quadro politico, a renderlo certamente meno confuso”, sottolinea Napoli che, a proposito della scelta di puntare su “una personalità civica, mai schierata con nessuno, in grado di cementare l’intesa programmatica Pd-M5s per conquistare la Regione Umbria”, invita a riflettere tutte le forze del centrodestra, attualmente “troppo impegnate o a rivendicare l’autosufficienza di un partito o di due forze che vorrebbero escludere Forza Italia”.
Destinata ad agitare le acque nel centrodestra sembra essere invece la disponibilità data oggi da Galeazzo Bignami, deputato bolognese che da poco ha lasciato FI per Fratelli d’Italia, ad essere candidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna per la quale la Lega aveva già proposto la senatrice ed ex sottosegretaria Lucia Borgonzoni. Bignami, infatti, a differenza di altri nomi che erano circolati nei mesi scorsi, può puntare su un forte radicamento nel territorio, una fitta rete di sostenitori e un vasto consenso personale.
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