C’era anche Sergio Cusani, l’imputato simbolo di Mani Pulite, nella Basilica di Santa Croce a Milano al funerale di Francesco Saverio Borrelli, l’ex procuratore generale milanese scomparso sabato. Nel 2014 Cusani era già stato ai funerali dell’ex procuratore capo di Milano Gerardo D’Ambrosio. ‘Sognava un’Italia lontana dal malaffare, pulita e bella. Ha speso la sua vita per il bene comune, per l’onestà, per la giustizia”e per la lotta alla corruzione’, è stato uno dei passaggi dell’omelia.
Un lungo applauso di tutte le toghe milanesi, avvocati e magistrati, per l’ultimo saluto a Francesco Saverio Borrelli alla chiusura della camera ardente a Palazzo di Giustizia. Sulla grande scalinata due cordoni di magistrati e avvocati in toga hanno applaudito al passaggio del feretro sorretto da colleghi e dagli uomini della sua scorta. A portare la toga rossa, che era stata appoggiata sulla bara, il procuratore della Repubblica Francesco Greco. Il funerale si svolgerà nella basilica di Santa Croce alle 14.45.
Alla camera ardente, con gli occhi gonfi di lacrime, Antonio Di Pietro ha reso omaggio al suo capo. Inseguito da giornalisti e telecamere, l’ex ministro ha preferito non parlare, mentre ha abbracciato e salutato a lungo i familiari di Borrelli, il procuratore Francesco Greco e Gherardo Colombo, suoi ex colleghi nel pool e anche lo storico magistrato milanese Alberto Nobili. L’ex pm di Mani pulite, quando è arrivato, si è inginocchiato davanti alla bara.
Vicino al feretro, coperto da una toga, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, visibilmente commossi e che fecero parte della squadra di magistrati che ha segnato la storia del Paese. Accanto alla bara anche la moglie Maria Laura e i figli Andrea e Federica. Tanti i magistrati, gli avvocati e anche i cittadini comuni in lacrime che stanno rendendo omaggio a Borrelli. E’ arrivato anche il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, oltre al senatore ed ex premier Mario Monti. Presenti, tra gli altri, il procuratore Francesco Greco, il procuratore generale Roberto Alfonso, l’ex procuratore Bruti Liberati.
“Sono finite le nostre indagini, ma Tangentopoli non ha cambiato niente dell’Italia, la corruzione è rimasta, magari con caratteristiche diverse”, ha detto, con la voce rotta dalla commozione, Gherardo Colombo. Il famoso ‘resistere, resistere, resistere’, ha aggiunto, “è stato un invito a tutta la cittadinanza a rivolgersi veramente alla Costituzione che ha 70 anni ma che è ancora una promessa e non la realtà”.
Il ministro Bonafede lo ha voluto ricordare come un “esempio da custodire per le nuove generazioni”. Il ministro lo ha definito un “esempio determinante per la lotta alla corruzione” e di “imparzialità”. Bonafede ha voluto sottolineare il suo contributo alla “giustizia” e alla “democrazia” italiane.
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