“Non rinunceremo mai alla verità”. Lo dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazzina figlia di un dipendente vaticano scomparsa 36 anni fa a Roma, manifestando al sit-in promosso dai familiari e dagli amici in piazza Sant’Apollinare, proprio il luogo dove Emanuela fu vista per l’ultima volta il 22 giugno del 1983. Orlandi, con al collo il cartellone con la foto-simbolo di Emanuela, risponde ad alcune domande dell’ANSA.
“Ancora non mi dicono nulla però da dirmi ok, ‘la prossima settimana ti convochiamo e verbalizzi tutto quello che vuoi dire’, a non dare più un cenno in questi ultimi due mesi, non vorrei essermi ritrovato di fronte al solito muro di gomma”, afferma a proposito della risposta che ha ricevuto dal Vaticano dopo la presentazione, insieme all’avvocato della famiglia, di diverse istanze, tra cui quella per l’apertura di una tomba sospetta nel Collegio Teutonico, una istituzione che si trova all’interno del Vaticano che ospita anche un cimitero. “Addirittura dopo 26 anni – spiega Orlandi – il Vaticano ha aperto una inchiesta, o così pare. Io ho sempre dato la massima fiducia, ma è tornato il silenzio imbarazzante. Spero stiano facendo qualcosa”.
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