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    Gli alleati di Kiev cercano la quadra sulle garanzie di sicurezza. Doccia fredda da Mosca sul bilaterale Putin-Zelensky

    Bruxelles – Sono giorni frenetici per i partner occidentali dell’Ucraina, che stanno cercando di far accelerare la macchina diplomatica per raggiungere una soluzione negoziata della guerra con la Russia, nonostante le richieste del Cremlino rimangano irricevibili per Kiev. Nell’attesa di un faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, gli alleati transatlantici stanno discutendo di quali garanzie di sicurezza fornire al Paese aggredito una volta cessate le ostilità.Dopo lo storico incontro alla Casa Bianca tra Donald Trump e una mezza dozzina di leader europei, incluso Volodymyr Zelensky, i responsabili politici e militari della Nato e della coalizione dei volenterosi si sono confrontati in una serie di riunioni per provare a definire la forma concreta che potrebbero prendere le famigerate garanzie di sicurezza promesse tante volte a Kiev in termini fumosi.Stando alle ricostruzioni circolate sulla stampa internazionale, nella giornata di ieri (21 agosto) i capi di Stato maggiore degli alleati transatlantici hanno presentato ai rispettivi consiglieri per la sicurezza nazionale diverse opzioni, di cui cominciano ad emergere alcuni dettagli parziali. L’unica cosa certa, a questo punto delle discussioni, è che i Paesi del Vecchio continente dovranno fare “la parte del leone“, come sottolineato ripetutamente dall’amministrazione a stelle e strisce.Il presidente statunitense Donald Trump (foto: Brendan Smialowski/Afp)Per quanto Trump abbia espresso disponibilità a partecipare alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina (un esito tutt’altro che scontato e dipinto dalle cancellerie del Vecchio continente come un grande successo), il tycoon ha messo in chiaro che Washington non manderà truppe, rimanendo ambiguo rispetto al tipo di supporto che gli Stati Uniti potranno fornire una volta cessate le ostilità sul campo.Ora, pare che gli europei stiano chiedendo allo zio Sam di continuare a condividere le preziose informazioni d’intelligence e, soprattutto, di garantire una qualche forma di copertura aerea. Che potrebbe declinarsi in vari modi: attraverso l’impiego diretto di piloti statunitensi, ad esempio, per facilitare eventuali operazioni di terra oppure per mettere in piedi una no-fly zone nei cieli ucraini, ma anche tramite la fornitura di ulteriori sistemi antiaerei a Kiev. Un’ulteriore ipotesi potrebbe comportare il comando Usa della missione terrestre europea.Nel solco delle discussioni che si protraggono da mesi, ad ogni modo, il nodo più delicato rimane l’invio di truppe in Ucraina. Secondo alcune stime, per proteggere un’eventuale tregua saranno necessarie svariate decine di migliaia di soldati (nell’ordine dei 30-40mila come minimo), che dovrebbero rimanere stazionati in Ucraina nel medio-lungo periodo ed essere pronti a intervenire tempestivamente in caso di necessità.Al momento attuale, tuttavia, solo la Francia sembra disposta a schierare un proprio contingente in Ucraina. Tra le altre potenze militari europee, l’Italia ha chiuso da tempo la porta a quest’opzione (a meno che non se ne parli all’interno di una cornice Onu), in Germania la discussione è accesissima (in ogni caso la Bundeswehr è tutt’altro che in buona salute), e persino il Regno Unito starebbe riconsiderando l’impiego di truppe, che pareva certo fino a poco tempo fa. La Polonia, tra i più fervidi alleati di Kiev, non intende sguarnire le sue frontiere orientali con la Bielorussia e l’exclave russa di Kaliningrad.Il presidente francese Emmanuel Macron (foto via Imagoeconomica)Di sicuro, tutti concordano nel considerare l’esercito ucraino la “prima linea” fondamentale per respingere una potenziale nuova aggressione. A questo obiettivo mirano in effetti gli aiuti militari e finanziari occidentali, e in tre anni e mezzo di guerra le forze armate di Kiev hanno aumentato sensibilmente la loro preparazione mentre l’industria bellica nazionale ha fatto progressi sostanziali, come dimostra il nuovo missile balistico Flamingo con gittata di 3mila chilometri.Ma è proprio sulla “forza di rassicurazione” internazionale che rischia di impantanarsi tutto, dal momento che il Cremlino si oppone nettamente alla presenza di truppe dell’Alleanza in Ucraina. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha dichiarato nei giorni scorsi che Mosca vuole essere consultata nella definizione delle garanzie di sicurezza per Kiev, e si è addirittura spinto a suggerire che tra i garanti della pace dovrebbero esserci i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, incluse la Cina e, appunto, la Russia.A proposito del Cremlino, in queste ore stanno circolando anche le precise richieste avanzate da Vladimir Putin durante il suo faccia a faccia con Trump ad Anchorage, in Alaska, lo scorso 15 agosto. Per porre fine alla propria aggressione, Mosca esige che Kiev ceda definitivamente la Crimea e l’intero Donbass alla Federazione (quest’ultimo, costituito dalle oblast’ di Donetsk e Luhansk, è occupato solo parzialmente dai russi), rinunci per sempre all’ingresso nella Nato, mantenga uno status di neutralità permanente e non ospiti sul proprio territorio truppe occidentali.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Difficilmente la leadership ucraina potrà accettare tutti i desiderata di Putin, che pure ha ridimensionato le sue ambizioni rispetto all’anno scorso. All’epoca voleva anche le oblast’ di Kherson e Zaporizhzhia (anch’esse parzialmente occupate e, come Donetsk e Luhansk, annesse unilateralmente con un referendum farsa nel settembre 2022). Ora, lo zar sarebbe disposto a “congelare” il fronte in queste due regioni lungo l’odierna linea di contatto e a ritirare le proprie truppe da alcune aree nei dintorni di Kharkiv, Sumy e Dnipropetrovsk.Se è prevedibile che Kiev non aderisca all’Alleanza nell’immediato futuro (stante l’opposizione di svariati membri, a partire dagli Usa), Zelensky ha detto chiaro e tondo che qualunque cessione territoriale andrà discussa al massimo livello tra lui e Putin. Da giorni si parla di un possibile bilaterale tra i leader dei Paesi belligeranti, cui dovrebbe dar seguito un trilaterale con Trump, per raggiungere un accordo di pace complessivo. Finora, i tre round di colloqui tra Russia e Ucraina non hanno portato ad alcun progresso in tal senso.Del resto, lo stesso Lavrov nelle scorse ore ha raffreddato gli entusiasmi, avvertendo che per arrivare ad un simile risultato servirà una meticolosa preparazione e reiterando i dubbi sulla legittimità del presidente ucraino, il cui mandato è scaduto nel maggio 2024 (la legge marziale in vigore nel Paese impedisce tuttavia di tenere nuove elezioni). Mosca, insomma, non ha alcuna fretta e può permettersi di prendere in giro ancora un po’ il presidente statunitense e la sua megalomania, a partire dal disattendere l’ennesimo ultimatum di due settimane fissato dal tycoon.

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    Ucraina, indietro tutta: Zelensky ripristina l’indipendenza delle agenzie anti-corruzione

    Bruxelles – Nessuna stretta sugli enti-corruzione in Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato i decreti che di fatto annullano le precedenti disposizioni di legge e che tornano a garantire indipendenza all’Ufficio nazionale anti-corruzione (Nabu) e all’Ufficio del procuratore speciale anti-corruzione (Sapo). Non ci sarà più, dunque, il controllo del procuratore generale, nominato direttamente dalla presidenza della Repubblica. La decisione di Zelensky arriva dopo le proteste di piazza e le pressioni internazionali dei partner di Kiev, a cominciare dall’Unione europea.Esultano proprio nella capitale dell’Unione europea. “La firma della legge che ripristina l’indipendenza di Nabu e Sapo è benvenuta”, commentano i presidenti di Consiglio europeo e Commissione Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen, in una nota congiunta. “Riforme in senso di lotta alla corruzione e tutela dello Stato di diritto restano di fondamentale importanza per la via europea dell’Ucraina”, aggiunge, ricordando gli impegni necessari in ottica di adesione all’Ue.Rientrato il caso, ora l’invito e proseguire lungo il percorso concordato. “L’Unione europea continuerà a sostenere questi sforzi” di riforma necessari per l’avvicinamento di Kiev al club a dodici stelle, sottolineano i leader Ue. Certo Zelensky non fa un bella figura con i partner, e adesso lui e il suo Paese resteranno sorvegliati speciali.

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    Crisi Ucraina, Zelensky fa un passo indietro e promette di restaurare l’indipendenza degli organi anticorruzione

    Bruxelles – Mentre le trattative con la Russia sono in stallo, Volodymyr Zelensky sta fronteggiando un’ondata di sdegno popolare senza precedenti in patria. Un giro di vite contro le agenzie anticorruzione, descritto dai critici del presidente come una mossa per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani, si è rapidamente trasformato in un micidiale boomerang politico. Alla fine, sotto crescenti pressioni interne e internazionali, il presidente è stato costretto ad un clamoroso passo indietro per disinnescare una crisi di legittimità dagli esiti imprevedibili. E ora tutti, alleati e oppositori, lo aspettano al varco.Negli ultimi giorni, Volodymyr Zelensky è finito al centro della bufera per aver promulgato nella serata di martedì (22 luglio) la controversa legge 12414, approvata poche ore prima dalla Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev. C’è chi parla di “errore fatale” del presidente ucraino, mentre per i cittadini scesi in piazza due giorni di fila – per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, sfidando apertamente i divieti imposti dalla legge marziale in vigore dal 2022 – il capo dello Stato ha superato il “punto di non ritorno“.Manifestanti a Kiev nella serata del 22 luglio 2025 (foto: Tetiana Dzhafarova/Afp)Col pretesto di contrastare presunte infiltrazioni di spie del Cremlino, le nuove norme hanno sostanzialmente privato i due principali organi per la lotta alla corruzione – l’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) e l’Ufficio del procuratore speciale anticorruzione (Sapo), creati nel 2015 nel quadro delle riforme post-Euromaidan – della loro indipendenza, riportandole sotto il diretto controllo del procuratore generale, una figura di nomina presidenziale.Alla fine, sembra che le pressioni interne ed esterne moltiplicatesi nelle ultime ore abbiano spinto Zelensky a tornare sui propri passi prima che la situazione gli sfuggisse completamente di mano. Nella mattinata di ieri (23 luglio) ha incontrato i vertici delle agenzie anticorruzione e delle forze dell’ordine, promettendo al termine della riunione la presentazione di un “piano congiunto” per rinnovare le strutture finite nel mirino del governo, epurandole dalle infiltrazioni russe e migliorandone l’efficacia.Nel tardo pomeriggio di oggi, il presidente ha annunciato di aver presentato alla Rada un nuovo disegno di legge volto a “preservare l’indipendenza delle istituzioni anticorruzione“. Il testo, sostiene, è “ben equilibrato” e “garantisce un reale rafforzamento del sistema di applicazione della legge in Ucraina”, nonché una “protezione affidabile” di quest’ultimo da “qualsiasi influenza o interferenza russa“, assicurando “l’indipendenza di Nabu e Sapo“.I’ve just approved the text of a draft bill that guarantees real strengthening of Ukraine’s law enforcement system, independence of anti-corruption agencies, and reliable protection of the law enforcement system against any Russian influence or interference. The text is…— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) July 24, 2025“È importante mantenere l’unità“, ha sottolineato Zelensky nel tentativo di ricucire lo strappo da lui stesso aperto. Secondo il presidente dell’Aula, Ruslan Stefanchuk (compagno di partito del presidente), il provvedimento potrebbe venire esaminato entro un mese, cioè prima della ripresa ufficiale dei lavori dell’emiciclo, tecnicamente in pausa estiva fino al prossimo settembre.Il Nabu si è detto convinto che le nuove norme “ripristineranno tutti i poteri procedurali e le garanzie di indipendenza” suoi e del Sapo. Commenti positivi sono arrivati anche dal Centro d’azione anticorruzione (AntAC), l’ong guidata da Vitaliy Shabunin, un’altra figura chiave negli avvenimenti delle ultime settimane. La nuova legge, si legge in una nota dell’organizzazione, è il risultato della dedizione degli ucraini “che negli ultimi giorni hanno dimostrato alle autorità che non permetteranno che il loro futuro europeo venga distrutto“.Ma non sono stati solo gli ucraini – dalle opposizioni parlamentari ai militari in trincea, passando per attivisti e ong – a salire sulle barricate per richiamare la leadership di Kiev al mantenimento delle promesse di rinnovamento democratico vergate col sangue delle oltre 100 vittime dell’Euromaidan, la sollevazione popolare del 2013-2014 (altrimenti nota come “rivoluzione della Dignità“) che portò alla destituzione del presidente filorusso Viktor Yanukovych, all’inesorabile avvicinamento dell’Ucraina alla comunità euro-atlantica e al parallelo allontanamento dall’orbita di Mosca.Le proteste dell’Euromaidan a Kiev, nel febbraio 2014 (foto via Wikimedia Commons)Da giorni, a suonare l’allarme con sempre più insistenza sul pericolo di uno scivolamento autoritario sono anche un numero crescente di organizzazioni internazionali e associazioni per la tutela dei diritti umani. Tra le dichiarazioni di condanna fioccate contro la legge 12414 si annoverano quella di Human rights watch, secondo cui “rischia di indebolire le fondamenta democratiche dell’Ucraina” e quella del Consiglio d’Europa, che ha “espresso profonda preoccupazione” per i recenti sviluppi.Le reprimende sono arrivate anche dagli alleati occidentali di Kiev, dal cui sostegno dipende la resistenza all’invasione neo-imperialista del Cremlino. Dagli Stati Uniti all’Unione europea, le voci critiche hanno immancabilmente evidenziato il rischio che le norme in questione finissero per minare un decennio di conquiste democratiche, nonché i progressi compiuti negli ultimi anni sotto le bombe russe, ancora più encomiabili date le circostanze.La presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, ha avuto una conversazione telefonica con Zelensky, a cui ha “chiesto spiegazioni” sull’adozione del provvedimento legislativo. Stando ai retroscena, parole dure nei confronti del governo di Kiev sono giunte anche dalla commissaria all’Allargamento Marta Kos, la quale avrebbe ricordato che il percorso di adesione al club a dodici stelle può essere interrotto precisamente per questo genere di violazioni dello Stato di diritto, come esemplificato dal caso della Georgia.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (foto: Alexandros Michalidis via Imagoeconomica)Rispondendo alle domande dei giornalisti, i portavoce del Berlaymont hanno confermato che Bruxelles ha espresso “gravi preoccupazioni per i passi compiuti” dalla Rada e dallo stesso presidente, anticipando anche apprezzamento per il cambio di passo delle autorità ucraine prima ancora che questo si materializzasse concretamente. L’assistenza finanziaria dell’Ue, hanno reiterato, è condizionata al rispetto dello Stato di diritto e delle garanzie democratiche, ma hanno dichiarato di non voler “speculare sui prossimi sviluppi”, sottolineando che ora spetta al governo di Kiev “implementare le nuove misure”.Secondo alcune ricostruzioni, il presidente del Consiglio europeo António Costa e il capo di Stato francese Emmanuel Macron avrebbero tentato inutilmente di dissuadere Zelensky dal promulgare la legge in questione lo scorso martedì. Addirittura, gli ambasciatori delle nazioni G7 a Kiev sarebbero stati confinati in una stanza senza telefoni per ore mentre gli eventi precipitavano nella capitale ucraina, onde evitare che potessero informare in tempo reale le rispettive cancellerie.In realtà, secondo i critici del presidente e del suo governo, la deriva autoritaria sarebbe già iniziata da tempo. Il “caso Nabu” appena scoppiato in mano a Zelensky rappresenterebbe solo la punta dell’iceberg, l’ultimo atto di un attacco ampio e sistematico alle fondamenta democratiche dello Stato ucraino che va avanti da mesi. Con la scusa della guerra, dei protocolli di sicurezza e della legge marziale, il presidente e il suo cerchio magico starebbero accentrando sempre di più i propri poteri e quelli dell’esecutivo a scapito di Parlamento e agenzie indipendenti. Adesso, alleati e oppositori aspettano al varco Zelensky e i suoi, sapendo che il leader ucraino non può permettersi un nuovo passo falso.

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    Terzo round di colloqui Ucraina-Russia a Istanbul. Concordati nuovi scambi di prigionieri, sfuma l’intesa sulla tregua

    Bruxelles – Come ampiamente previsto, il terzo round di colloqui tra Ucraina e Russia svoltosi ieri ad Istanbul non ha portato ad alcuna svolta per avvicinare la fine della guerra, in corso ormai da quasi tre anni e mezzo. Né ha spianato la strada ad un faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, le cui posizioni sul conflitto rimangono diametralmente opposte. L’unico risultato concreto, anche stavolta, è un accordo su nuovi scambi di prigionieri e salme, ma rimane incerta la sorte dei civili rapiti da entrambe le parti.È durato meno di un’ora il confronto tra le delegazioni di Kiev e di Mosca riunitesi a Istanbul nella serata di ieri (23 luglio). Si è trattato della terza riunione nell’arco di tre mesi, dopo quelle di metà maggio e inizio giugno. Prima di sedersi al tavolo con la controparte russa, gli emissari ucraini hanno incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.Доповів Президенту України про результати третьої зустрічі з представниками російської федерації під час сьогоднішніх перемовин у Стамбулі.Українська сторона чітко окреслила три ключові пріоритети, визначені главою держави:1. Повне і безумовне припинення вогню – з… pic.twitter.com/cCax1AmEq4— Rustem Umerov (@rustem_umerov) July 23, 2025“Le nostre priorità rimangono le persone, il cessate il fuoco e l’incontro tra i leader“, ha dichiarato al termine del colloquio il capo del Consiglio nazionale di sicurezza di Kiev Rustem Umerov, che guidava la squadra negoziale ucraina della quale faceva parte anche il consigliere presidenziale Andrij Yermak.In linea con le aspettative della vigilia, tuttavia, solo su una di queste tre priorità si è trovata una quadra, vale a dire sull’ennesimo scambio di prigionieri. Le due parti hanno concordato di trasferire circa 1.200 militari avversari ciascuna, cui potrebbero aggiungersi le salme di 3mila caduti ucraini.La Federazione, che ha suggerito di osservare brevi pause da 24-48 ore nei combattimenti per recuperare dal campo morti e feriti, ha chiesto il rientro di una trentina di civili russi catturati durante l’incursione di Kiev nell’oblast’ di Kursk. Mosca avrebbe concluso la lista dei minori ucraini rapiti dai territori occupati, ma non ha ancora assunto impegni chiari circa la loro restituzione.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Gavriil Grigorov/Afp)Caduta nel vuoto, invece, la proposta di organizzare un incontro al massimo livello tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky (alla presenza anche di Erdoğan e di Donald Trump), descritto da Umerov come “lo strumento che può sbloccare sia le questioni politiche sia quelle relative alla sicurezza” e caldeggiato entro la fine di agosto.Per il capo-negoziatore russo Vladimir Medinsky, considerato uno dei falchi del Cremlino, servirà molto più tempo: quando i due presidenti si siederanno allo stesso tavolo, sostiene, sarà per firmare un accordo di pace, non per “discutere tutto da zero“. L’ex ministro della Cultura ha rilanciato proponendo la creazione di tre gruppi di lavoro che dovrebbero incontrarsi online per discutere nel dettaglio delle questioni politiche, militari e umanitarie delle trattative.Sfumata anche, altrettanto prevedibilmente, qualunque intesa riguardo ai termini per un potenziale cessate il fuoco. Le posizioni dei belligeranti rimangono inconciliabili, come messo nero su bianco nei memorandum scambiati al precedente incontro nella millenaria città sul Bosforo. Se Kiev considera una tregua nei combattimenti come il prerequisito chiave per avviare dei negoziati di pace, Mosca non intende fermare le ostilità finché non sarà pronto un accordo complessivo e soddisfacente per entrambe le parti.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Andrea Di Biagio via Imagoeconomica)Nel frattempo, sembra essersi ricompattato (almeno momentaneamente) il fronte occidentale. La settimana scorsa, superato l’ostruzionismo della Slovacchia, Bruxelles ha adottato il 18esimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino, con cui intende colpire soprattutto le esportazioni energetiche e il settore finanziario della Federazione.A Washington, l’inquilino della Casa Bianca parrebbe aver cambiato idea per l’ennesima volta sul conflitto, promettendo nuovi invii di armi a Kiev e minacciando “pesanti dazi” ai danni di Mosca se non si raggiungerà una soluzione negoziata della guerra entro la fine di agosto.Ma il fronte militare non è l’unico cui deve fare attenzione Zelensky in queste ore. Negli ultimi giorni si è aperta una crisi interna innescata dalla decisione del suo governo (e da lui stesso avallata) di limitare fortemente l’indipendenza dei due principali organi anticorruzione nazionali. Le piazze si sono riempite di manifestanti per la prima volta dal 2022, mentre si stanno moltiplicando gli appelli dei partner internazionali affinché Kiev torni sui propri passi e salvaguardi lo Stato di diritto.

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    Ucraina, si avvita la crisi interna: Zelensky firma la legge sull’anticorruzione e innesca la protesta popolare

    Questo articolo è stato aggiornatoBruxelles – Si alza la temperatura dello scontro politico domestico in Ucraina. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza ieri sera in tutto il Paese per protestare contro le controverse norme approvate dal Parlamento, considerate una stretta autoritaria ai danni delle infrastrutture anticorruzione, nella prima manifestazione antigovernativa dal 2022. Ma il presidente Volodymyr Zelensky tira dritto e promulga lo stesso la legge, rischiando una pericolosa frattura interna in una società già stremata da quasi tre anni e mezzo di guerra.Nel frattempo, si moltiplicano gli allarmi da parte della comunità internazionale, in particolare tra gli alleati europei. L’Ue richiama Kiev ai suoi impegni su garanzie democratiche e Stato di diritto, mentre l’Ocse avverte: se si prosegue su questa china scivolosa, si mettono a rischio gli investimenti esteri nell’industria della difesa ucraina e nella ricostruzione post-bellica del Paese.La legge 12414 entra in vigoreAlla fine, l’esito che tanti in Ucraina avevano temuto, dalle opposizioni parlamentari alle organizzazioni della società civile, è diventato realtà. Nella tarda serata di ieri (22 luglio), il capo dello Stato Volodymyr Zelensky ha apposto la sua firma sulla controversa legge approvata poche ore prima in tutta fretta dal legislativo monocamerale di Kiev, la Verchovna Rada, facendola entrare formalmente in vigore.Durante l’accesa sessione in Aula, il partito del presidente Servitore del popolo (Sn), che controlla l’emiciclo ed esprime il governo, aveva inserito nel disegno di legge 12414 sulla modifica del codice penale alcuni emendamenti che portano de facto sotto l’autorità del procuratore generale – una figura di nomina presidenziale (l’incarico è ora nelle mani di Ruslan Kravchenko, considerato molto vicino a Zelensky) – i due principali organi indipendenti per il contrasto alla corruzione: l’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) e l’Ufficio del procuratore speciale anticorruzione (Sapo).Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Genya Savilov/Afp)La mossa è stata aspramente criticata dalle due istituzioni in questione, finite negli scorsi giorni nel mirino dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu) per presunte infiltrazioni di spie del Cremlino. Il mandato dei due organismi, creati nell’ambito delle riforme post-Euromaidan (quella che gli ucraini chiamano “rivoluzione della Dignità” e che portò alla fuga del presidente filorusso Viktor Yanukovych), è quello di investigare casi di alto livello di corruzione.Le crepe nel fronte internoSecondo i critici di Zelensky, gli attivisti, le ong e una parte consistente dell’opinione pubblica, i raid dell’Sbu sarebbero una ritorsione politicamente motivata contro le indagini a carico dell’ex vicepremier Oleksiy Chernyshov, un altro alleato del presidente. Stando alle ricostruzioni della stampa locale, il clima nel Paese si starebbe scaldando rapidamente. Il timore diffuso è che la picconata sferrata dal governo all’indipendenza degli organi di controllo, una condizione alla base dello Stato di diritto, metta a repentaglio in un colpo solo la solidità della giovane democrazia ucraina e le sue prospettive di aderire all’Ue.Non appena la Rada ha approvato le nuove norme, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza nella capitale e in altre città (da Leopoli a Kharkiv, da Odessa a Sumy, su cui pure continuano a piovere le bombe russe) sfidando i divieti e i coprifuoco imposti dalla legge marziale nella prima protesta antigovernativa dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022.A preoccupare la folla, composta soprattutto da giovani, è quella che viene descritta come una più ampia campagna di pressione contro le infrastrutture democratiche nazionali. In cui rientra anche il breve arresto dell’attivista Vitaliy Shabunin, co-fondatore del Centro d’azione anticorruzione (AntAC), l’ong più in vista nel Paese nella lotta alla corruzione.Manifestanti a Kiev nella serata del 22 luglio 2025 (foto: Tetiana Dzhafarova/Afp)I cittadini vorrebbero la fine della corruzione endemica che affligge gli apparati statali fin dall’epoca sovietica e percepiscono la mossa del presidente come un grave tradimento delle promesse di rinnovamento democratico, un ritorno ad una gestione della cosa pubblica reminiscente dell’era di Yanukovych nonché una sconfessione della retorica che da anni dipinge la resistenza ucraina come una battaglia esistenziale della civiltà occidentale contro l’aggressione neo-imperialista della Federazione.A livello politico, le forze dell’opposizione parlamentare stanno raccogliendo le firme necessarie per adire la Corte costituzionale sulla base di presunti vizi procedurali nell’adozione della legge 12414, sperando che i giudici possano dichiarare le nuove norme invalide in tutto o in parte. La soglia minima per avviare la revisione di costituzionalità è di 45 deputati.Ad ogni modo, compromettere l’unità del fronte interno in una fase così delicata della guerra – tra la crescente stanchezza degli alleati occidentali e i rapporti su un’imminente offensiva russa, mentre i rappresentanti dei due Paesi belligeranti si stanno incontrando in queste ore a Istanbul – rischia di tramutarsi in un boomerang molto pericoloso per Zelensky, forse addirittura al punto da influenzare le sorti del conflitto. Lo stesso esercito ucraino, in evidente difficoltà sul campo, sarebbe generalmente contrario alla riforma approvata dal presidente.Le preoccupazioni degli alleati (e la risposta di Zelensky)Del resto, sembra unanime anche la condanna dei partner internazionali di Kiev. In prospettiva, la stretta sugli organi anticorruzione rischia di minare tanto il sostegno militare alla resistenza ucraina (c’è chi, come Donald Trump , potrebbe approfittarne per ritardare ulteriormente la fornitura dei patriot) quanto quello politico all‘integrazione della nazione aggredita nella famiglia euro-atlantica, a cominciare dalla sua adesione al club a dodici stelle (contro cui rema da tempo soprattutto il premier ungherese Viktor Orbán).Dall’Ue si stanno moltiplicando i commenti apertamente critici rispetto alla leadership ucraina, per la prima volta dall’inizio della guerra. Già ieri Guillaume Mercier, un portavoce dell’esecutivo comunitario, aveva sottolineato che l’assistenza finanziaria di Bruxelles è “subordinata ai progressi in materia di trasparenza, riforma giudiziaria e governance democratica“.Oggi, Mercier ha spiegato a Eunews che gli organismi anticorruzione finiti al centro della bufera “sono fondamentali per il programma di riforme dell’Ucraina e devono operare in modo indipendente“. Ursula von der Leyen ha parlato direttamente con Zelensky, ci ha detto il portavoce, per esprimere “forte preoccupazione per le conseguenze degli emendamenti (al codice penale, ndr) e ha chiesto spiegazioni al governo ucraino“. In qualità di Paese candidato, ha concluso, “l’Ucraina è tenuta a rispettare pienamente” gli standard comunitari sullo Stato di diritto e la lotta alla corruzione, reiterando che sul tema “non possono esserci compromessi“.La commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos (foto: Lukasz Kobus via Imagoeconomica)La commissaria all’Allargamento, Marta Kos, si è detta “seriamente preoccupata” per gli ultimi sviluppi, ribadendo che “lo smantellamento delle garanzie fondamentali che tutelano l’indipendenza del Nabu è un grave passo indietro“. Kos ha dichiarato di aver avuto “discussioni franche” con la premier ucraina Yulia Svyrydenko e il ministro all’Integrazione europea Taras Kachka, sostenendo che continua il lavoro congiunto con le autorità nazionali “sulle necessarie riforme dello Stato di diritto e sui progressi” nel percorso verso l’Ue.Il commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, che si trovava a Washington ieri (22 luglio) proprio per spronare l’amministrazione a stelle e strisce ad aumentare sia il supporto alla difesa di Kiev sia la pressione su Mosca tramite sanzioni più stringenti (i Ventisette hanno da poco approvato il 18esimo round di misure restrittive), ha affermato che “in guerra, la fiducia tra la nazione che combatte e la sua leadership è più importante delle armi moderne: difficile da costruire e mantenere, ma facile da perdere con un solo errore significativo da parte della dirigenza”, aggiungendo che “la trasparenza e il dialogo europeo aperto sono l’unico modo per riparare la fiducia danneggiata“.In una lettera inviata all’ufficio di Zelensky, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha evidenziato che il giro di vite contro il Nabu e il Sapo potrebbero risultare in un flusso più modesto di investimenti dall’estero verso l’industria della difesa ucraina e nella ricostruzione post-bellica.I gathered all heads of Ukraine’s law enforcement and anti-corruption agencies, along with the Prosecutor General. It was a much-needed meeting — a frank and constructive conversation that truly helps. We all share a common enemy: the Russian occupiers. And defending the… pic.twitter.com/GNIA585mGR— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) July 23, 2025In risposta alle reazioni interne ed esterne al Paese, Zelensky ha convocato in mattinata i capi delle agenzie anticorruzione e dei servizi per fare il punto sulla situazione. “È stato un incontro molto necessario, una conversazione franca e costruttiva”, ha commentato, rimarcando che il “nemico comune” è l’invasore russo e che “difendere lo Stato ucraino richiede un sistema di applicazione della legge e di lotta alla corruzione sufficientemente forte, che garantisca un vero senso di giustizia“.“Tutti noi ascoltiamo ciò che dice la società“, ha assicurato il presidente riferendosi ai manifestanti, e sostenendo di voler garantire “giustizia sicura e funzionamento efficace di ogni istituzione“. Infine l’annuncio dell’inizio di un nuovo corso per porre fine all’impunità, alle infiltrazioni e alle inefficienze: “La prossima settimana si terrà una riunione di lavoro approfondita sul piano d’azione congiunto” per rinvigorire le infrastrutture dell’anticorruzione, ha promesso, fissando “entro due settimane” la scadenza per la presentazione della roadmap sul futuro assetto delle agenzie statali.

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    Ucraina, scoppia il caso Nabu: opposizioni e attivisti denunciano la stretta sugli enti anti-corruzione

    Bruxelles – Sono giorni difficili per la democrazia ucraina. Il governo starebbe portando avanti un giro di vite contro i principali organi anti-corruzione del Paese, almeno a sentire le denunce di opposizioni, attivisti e società civile. Ufficialmente, la motivazione è che tali istituzioni siano oggetto di un’infiltrazione di una rete di spie al servizio della Russia. Ma ong e stampa indipendente denunciano una stretta autoritaria, che rischia di compromettere il percorso di Kiev verso l’adesione al club a dodici stelle.Far funzionare un Paese in guerra non è facile, soprattutto se si tratta di una democrazia. A maggior ragione se affetta storicamente da cronici e documentati problemi di corruzione. Uno dei rischi che si corrono in queste situazioni è che, mentre l’esercito combatte in trincea e sui civili piovono le bombe, i poteri speciali concessi dalla legge marziale vengano maneggiati dalle dirigenze politiche per forzare o manomettere le infrastrutture democratiche, mascherando queste azioni con la scusa della salvaguardia della sicurezza nazionale.Secondo i critici della leadership di Volodymyr Zelensky, un buon numero di organizzazioni della società civile nonché una parte della stampa indipendente locale, è esattamente quanto sta avvenendo in Ucraina in questo momento.Gli emendamenti al codice penaleLa Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev, ha approvato oggi (22 luglio) a larga maggioranza (263 voti a favore, 13 contrari e 13 astensioni) una serie di controversi emendamenti al codice penale con cui, denunciano diversi osservatori, viene fatta a pezzi l’indipendenza delle due principali istituzioni per il contrasto alla corruzione. La legge è ora al vaglio di Zelensky, che può promulgarla od opporvi il veto presidenziale. Una decisione che gli oppositori ritengono tuttavia scontata, dato che le modifiche legislative sono state introdotte dal suo stesso partito, Servitore del popolo (Sn), che controlla l’emiciclo ed esprime il governo.La cupola della Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev (foto: Roman Pilipey/Afp)Con le nuove norme, l’Ufficio nazionale anti-corruzione (Nabu) e l’Ufficio speciale del procuratore anti-corruzione (Sapo) finiranno sotto il controllo del procuratore generale, nominato direttamente dalla presidenza della Repubblica. Dal mese scorso, questo ruolo è ricoperto da Ruslan Kravchenko, considerato un fedele alleato di Zelensky. Se la legge entrerà in vigore, Kravchenko potrà intervenire nelle indagini del Nabu, riassegnarle ad altri uffici e finanche chiuderle direttamente, e allo stesso modo potrà delegare i poteri del Sapo ad altri procuratori.Le direzioni di entrambe le istituzioni in questione hanno contestato aspramente la legge, sostenendo che finirà per distruggere l’infrastruttura anti-corruzione del Paese messa faticosamente in piedi nel decennio post-Euromaidan, mettendo peraltro a repentaglio l’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina. La deputata Anastasiia Radina, capo della commissione competente dell’Aula in quota Sn, ha detto che il voto odierno equivale allo “smantellamento del Nabu e del Sapo“.Le perquisizioni dei servizi ucrainiDiversi organismi di controllo hanno lanciato l’allarme circa il pericolo che il governo possa utilizzare strumentalmente queste nuove disposizioni per ostacolare le investigazioni in corso su entità, individui o gruppi vicini al presidente o all’esecutivo stesso. Proprio oggi, il Nabu e il Sapo hanno accusato un alto funzionario dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu) di aver estorto una tangente da 300mila dollari insieme a due complici in cambio di agevolazioni per far espatriare illegalmente degli uomini in età militare.Nella sola giornata di ieri (21 luglio), l’Sbu e l’Ufficio investigativo statale hanno condotto oltre una settantina di perquisizioni nei locali di Nabu e Sapo, arrestando due dipendenti del primo ente per presunto spionaggio a favore della Russia e traffico internazionale di droga, e indagandone altri 15 per violazioni che vanno dalle infrazioni del codice della strada all’alto tradimento. Stando alle testimonianze, le autorità avrebbero fatto ricorso ad un uso sproporzionato della forza, finendo per ferire almeno tre persone.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Maxim Shemetov/Afp)Il Nabu sostiene che l’Sbu non avesse un regolare mandato del tribunale per perquisire le sue sedi e per accedere ai dati sensibili sulle investigazioni in corso, ma i servizi hanno rispedito le accuse al mittente giustificando l’assenza di mandati sulla base dei protocolli di sicurezza nazionale. L’Sbu ha detto di aver raccolto prove del trasferimento di informazioni riservate ai servizi russi (Fsb).Campagna di pressione?Secondo le opposizioni e le associazioni della società civile, la mossa rientra nel quadro di una più ampia campagna di pressione che ha messo nel mirino gli organismi anti-corruzione, gli attivisti e le ong e, più in generale, le stesse strutture democratiche del Paese.Lo scorso 14 luglio, l’attivista Vitaliy Shabunin, co-fondatore del Centro d’azione anticorruzione (AntAC), l’ong più in vista nel Paese nella lotta alla corruzione, è stato arrestato con l’accusa di frode e di evasione del servizio militare. Shabunin sostiene che si tratti di una mossa politicamente motivata, una posizione difesa, tra gli altri, anche dall’ong Transparency international.Il Kyiv Independent, tra i più rinomati media indipendenti ucraini a livello internazionale, parla senza mezzi termini del rischio di una “regressione democratica in stile russo” e del “sabotaggio dello Stato di diritto” da parte della leadership ucraina, adombrando l’ipotesi che il governo voglia garantire una sorta di “amnistia per la corruzione nell’industria della difesa” in un momento critico della guerra contro la Federazione.Le reazioni internazionaliMa gli ultimi sviluppi stanno creando crescenti grattacapi anche al di fuori dei confini nazionali. “L’Ue è preoccupata per le recenti azioni dell’Ucraina nei confronti delle sue istituzioni anticorruzione“, ha scandito stamattina il portavoce della Commissione Guillaume Mercier, sottolineando che Nabu e Sapo “sono fondamentali per il programma di riforme dell’Ucraina e devono operare in modo indipendente per combattere la corruzione e mantenere la fiducia dei cittadini”.Da sinistra: il presidente del Consiglio europeo António Costa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (foto: Consiglio europeo)Se quella che parrebbe una crociata di Kiev contro lo Stato di diritto non dovesse placarsi, potrebbe venire rimessa in discussione la stessa prospettiva di ingresso nel club europeo. “L’Ue fornisce un’assistenza finanziaria significativa all’Ucraina, subordinata ai progressi in materia di trasparenza, riforma giudiziaria e governance democratica“, ha ricordato Mercier, ribadendo che “l’adesione dell’Ucraina all’Ue richiederà una forte capacità di combattere la corruzione e di garantire la resilienza istituzionale“.Anche gli ambasciatori dei membri del G7 a Kiev hanno espresso “seria preoccupazione“, dichiarando di “voler discutere questi sviluppi con la leadership del governo” e reiterando il proprio sostegno “alla trasparenza, alle istituzioni indipendenti e al buon governo” nonché alla prosecuzione del lavoro con l’Ucraina “per contrastare insieme la corruzione“.In effetti, lo scontro interno sembra solo all’inizio, e apre una questione fondamentale sulla solidità della democrazia ucraina dopo tre anni e mezzo di resistenza all’invasione russa. Domani (23 luglio) è previsto un nuovo round di colloqui a Istanbul tra le delegazioni di Kiev e Mosca, anche se nessuno si aspetta una svolta decisiva nei negoziati per un cessate il fuoco.

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    Zelensky annuncia nuovi colloqui a Istanbul tra Ucraina e Russia

    Bruxelles – Per la terza volta nell’arco di tre mesi, le squadre negoziali di Ucraina e Russia si incontreranno domani a Istanbul per tentare di rompere l’impasse diplomatica. In agenda nuovi scambi di prigionieri, la restituzione dei minori ucraini rapiti e un incontro al massimo livello tra i presidenti dei due Paesi belligeranti. Ma su quest’ultimo punto, così come sull’intesa per un cessate il fuoco, le aspettative sono piuttosto basse.L’annuncio è arrivato nella tarda serata di ieri (21 luglio) da parte di Volodymyr Zelensky. In un post su X, il presidente ucraino ha riportato il suggerimento di Rustem Umerov, ex ministro della Difesa e ora a capo del Consiglio nazionale di sicurezza, di “tenere una nuova riunione dei rappresentanti in Turchia” per ridare linfa alla pista negoziale tra Kiev e Mosca.“L’agenda da parte nostra è chiara: il ritorno dei prigionieri di guerra, il ritorno dei bambini rapiti dalla Russia e la preparazione di un incontro tra i leader“, ha specificato Zelensky, rivelando che l’incontro tra le delegazioni è stato fissato per domani (23 luglio) a Istanbul, nella stessa sede dei due precedenti round di colloqui svoltisi rispettivamente a metà maggio e a inizio giugno. Anche stavolta, a guidare il team ucraino sarà proprio Umerov.I held a meeting on the outcomes Ukraine needs from the negotiation efforts.Secretary of the National Security and Defense Council of Ukraine, Rustem Umerov, reported on the implementation of the agreements reached at the second meeting with the Russian side in Istanbul, as… pic.twitter.com/0JQ1fGyaPC— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) July 22, 2025Da parte russa non è ancora giunta conferma ufficiale sulla data dei colloqui, anzi sono trapelate informazioni discordanti sui media nazionali. L’agenzia Tass ha diffuso la medesima versione ucraina, parlando di un solo giorno di negoziati previsto per domani, mentre la Ria ha riportato di colloqui previsti per giovedì e venerdì (24 e 25 luglio).Ad ogni modo, per quanto la notizia che gli emissari dei due Paesi belligeranti si siederanno nuovamente al tavolo delle trattative sia indiscutibilmente positiva di per sé, sono in realtà piuttosto basse le aspettative per una svolta decisiva sulla fine della guerra, a quasi tre anni e mezzo dal suo inizio nel febbraio 2022.I due precedenti incontri a Istanbul si sono risolti in altrettanti buchi nell’acqua, almeno per quanto riguarda la ricerca di un’intesa su un’eventuale tregua, dal momento che le posizioni rimangono inconciliabili sia nel merito sia nel metodo. Lo ha ribadito anche oggi, per l’ennesima volta, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, sostenendo di non aspettarsi “progressi miracolosi” viste le rivendicazioni “diametralmente opposte” delle due cancellerie.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Nel merito, i rispettivi desiderata sono vicendevolmente irricevibili: tra le altre cose, Kiev vuole un cessate il fuoco immediato e totale, delle garanzie di sicurezza e la libertà di poter entrare nella Nato e nell’Ue, laddove Mosca esige la smilitarizzazione e neutralizzazione dell’avversario, il ritiro delle truppe ucraine dalle quattro oblast’ parzialmente occupate (per annetterle al proprio territorio, insieme alla Crimea) e la cessazione degli aiuti militari occidentali.Quanto al metodo, è la stessa opportunità di sospendere al più presto i combattimenti come prerequisito per avviare i negoziati, come richiesto dal Paese aggredito, a non essere condivisa dalla Russia, la quale non ritiene di dover far tacere le armi finché non sia stato raggiunto un accordo di pace complessivo e duraturo che risolva quelle che la Federazione descrive come le “cause alla radice” della crisi.Un obiettivo, quello di un accordo globale, che continua però a rimanere una chimera. Per centrarlo servirebbe, come punto di partenza, un faccia a faccia tra Zelensky e Putin. Sul punto, da tempo il primo tira la giacca al secondo. Ma l’inquilino del Cremlino non vuole saperne, ritenendo illegittimo l’omologo perché, insiste, il suo mandato è scaduto nel maggio 2024 (peccato che, a causa dell’invasione russa, in Ucraina sia in vigore la legge marziale, che impedisce di indire nuove elezioni).Il presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)Del resto, nei confronti del presidente russo sembra aver esaurito la pazienza persino Donald Trump. Dopo aver seguito per mesi un approccio decisamente morbido con Mosca, il capo della Casa Bianca ha recentemente minacciato di colpirla con “pesanti sanzioni” se non verranno fatti progressi significativi nei negoziati verso la pace entro la fine di agosto.Nel frattempo, il fronte degli alleati europei di Kiev mantiene la linea dura. Vinta l’opposizione della Slovacchia, l’Ue ha adottato la scorsa settimana il suo 18esimo pacchetto di sanzioni, con cui mira a colpire soprattutto i settori energetico e bancario russi. E nel nuovo progetto di bilancio comunitario post-2027, Ursula von der Leyen ha proposto la creazione di un fondo speciale da 100 miliardi di euro destinato al sostegno dell’Ucraina.Quanto ai colloqui di Istanbul in calendario per domani, il titolare degli Esteri francese Jean-Noël Barrot li considera potenzialmente “lodevoli”, ma solo “se porteranno ad un incontro a livello di capi di Stato, in vista della conclusione di un cessate il fuoco“. “Sono passati ormai cinque mesi da quando l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni che consenta l’apertura dei negoziati, perché non negoziamo sotto le bombe, e aspettiamo da cinque mesi che Vladimir Putin accetti lo stesso principio“, incalza il capo della diplomazia d’Oltralpe dall’Ucraina, dove si trova in missione.

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    L’Ue dei “Ventisette meno uno” rinnova il sostegno all’Ucraina. E tiene dentro la Slovacchia sulle sanzioni

    Bruxelles – Per l’ennesima volta, sull’Ucraina i Ventisette diventano Ventisei. È una “divergenza strategica” quella con l’Ungheria di Viktor Orbán, ribadiscono fonti comunitarie. L’uomo forte di Budapest ha da tempo puntato i piedi sull’apertura dei cluster negoziali per far entrare Kiev nel club a dodici stelle. Per quello serve l’unanimità, e dunque il percorso dell’adesione non parte.“Il problema è la guerra“, ha ribadito stamattina (26 giugno) il premier magiaro arrivando al Consiglio europeo in corso a Bruxelles. “Se integrassimo l’Ucraina in Ue integreremmo anche la guerra“, ragiona. E se la guerra finisse? Orbán non ci vuole nemmeno pensare: “Non c’è alcun cessate il fuoco“, taglia corto, quindi è inutile fantasticare al riguardo. E vanta il risultato di quello che chiama “referendum” (in realtà un questionario inviato ai cittadini, privo di alcun valore legale) sull’ingresso di Kiev nel club europeo: dei poco più di 2 milioni di risposte, il 95 per cento è contrario, dice.❌ The Hungarian people have spoken: 95% said NO to dragging Ukraine into the EU! ❌They said NO to war, NO to economic ruin, and NO to Brussels’ delusions. With over 2 million votes cast, we’re taking our people’s mandate for peace and common sense to Brussels. pic.twitter.com/PaD0jQqBfy— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) June 26, 2025Così, i Ventisette hanno approvato delle conclusioni estremamente snelle, che rimandano ad un documento separato approvato a 26 per rinnovare il loro appoggio al Paese aggredito. Come al solito, c’è il sostegno per il raggiungimento di una tregua incondizionata e immediata e una pace giusta e duratura, per continuare a inviare a Kiev aiuti militari e per mantenere alta la pressione sulla Russia di Vladimir Putin.Prima della discussione, i capi di Stato e di governo hanno avuto uno scambio telematico con Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino avrebbe dovuto partecipare in presenza al vertice, ma i pesanti bombardamenti russi lo hanno costretto in patria. La drammatica situazione a Kiev ha poi imposto, prima dell’inizio del summit, un ulteriore cambio di scaletta, facendo scalare il punto dell’agenda dalla mattina al pomeriggio.Il dibattito tra i leader è stato piuttosto rapido, ma il nodo che ha creato qualche problema intorno al tavolo è stato quello delle sanzioni contro Mosca. La Commissione sta lavorando per mettere insieme il 18esimo pacchetto, che dovrà colpire in particolare le esportazioni energetiche della Federazione e la sua flotta ombra.Il primo ministro slovacco Robert Fico (sinistra) incontra al Cremlino il presidente russo Vladimir Putin, il 22 dicembre 2024 (foto: Gavriil Grigorov/Afp via Sputnik)Vanno ancora limati alcuni dettagli, a partire dall’abbassamento del tetto al prezzo del greggio di Mosca dagli attuali 60 a 45 dollari al barile. Una misura che, in realtà, dovrebbe venire decisa in sede G7, dato che l’oil price cap originale era stato deciso lì.Non è del tutto chiaro cosa ne sarà di quel “dettaglio”, ma per ora il presidente del Consiglio europeo, António Costa, è riuscito ad aggirare il potenziale veto del primo ministro slovacco Robert Fico (preoccupato dallo stop all’afflusso di gas russo) inserendo una menzione generica all’inclusione, nel prossimo round di sanzioni, di “misure volte a colpire ulteriormente le entrate energetiche” del Cremlino.Alla fine, tutti contenti: Costa ha portato a casa l’unità dei “27 meno uno” (se di unità si può parlare), il premier di Bratislava non si è lasciato mettere all’angolo dai suoi omologhi e Ursula von der Leyen si è tenuta una finestra aperta per continuare a limare i contorni delle sanzioni sul petrolio di Mosca.