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    Gli asset russi congelati restano l’opzione UE preferita per sostenere Kiev, che preoccupa per la corruzione

    Bruxelles – Prestiti all’Ucraina, nel momento in cui l’Ucraina e la sua leadership vengono travolti da accuse di corruzione. L’Unione europea si scontra con una realtà sempre più complessa, e una situazione dalla quale tirarsi indietro non è possibile. Ecco allora che i prestiti di riparazione concepiti per Kiev, attraverso gli asset russi congelati in Europa, finiscono con il produrre timori per ora velati ma pur esistenti attorno al tavolo dei Ventisette.In Ucraina sarebbe stata messa in piedi una vera e propria organizzazione a delinquere per l’appropriazione indebita nel settore dell’energia. Secondo gli organi anti-corruzione la rete criminale si sarebbe già intascata circa 100 milioni di dollari (circa 86 milioni di dollari), e in queste attività spiccano i nomi di Enerhoatom, l’operatore nucleare nazionale Enerhoatom, e soprattutto i ministri della Giustizia e dell’Energia, Herman Halushchenko e Svitlana Grynchuk, rimossi dall’incarico dal presidente ucraino, Volodomyr Zelensky.Da parte europea arriva la condanna dell’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Kaja, Kallas, che definisce “estremamente deplorevole” la vicenda. “Non ci può essere spazio per la corruzione”, afferma, men che meno adesso, nel bel mezzo di una guerra e di un processo di adesione considerato come in discesa e che impone a Kiev riforme chiare e precisa in materia.Zelensky alla caccia degli asset russi congelati. “Porteranno benefici agli europei e agli ucraini”Zelensky è intervenuto chiedendo e ottenendo la testa dei due ministri coinvolti, e questo è certamente un bene per lui e il suo Paese. Ma le perplessità non mancano. Del resto, ragiona a voce alta Kristunas Vaitiekunas, ministro delle Finanze della Lituania, “quali sono le opzioni? L’Ucraina è l’unica opzione“. La riunione del consiglio Ecofin viene inevitabilmente investita dallo scandalo corruzione in Ucraina, ma a detta della Lituania finché la guerra tra Kiev e Mosca prosegue deve proseguire anche il sostegno europeo.Eelko Heinen, ministro delle Finanze olandese, prova a far finta di niente e minimizzare: “La lotta alla corruzione è una sfida contro cui l’Ucraina deve comunque continuare a impegnarsi”, taglia corto prima di prendere parte ai lavori in programma a Bruxelles.Si può fornire denaro a chi ha persone accusate di corruzione che poi sono chiamate a gestire il denaro ricevuto? Questo il dilemma che aleggia sull’Unione europea, i cui Stati membri però sembrano doversi arrendere alle necessità di un conflitto in corso. Nessuno mette in discussione il sostegno all’Ucraina. Così i nordici e i baltici spingono per l’idea di schema di prestiti di riparazione attraverso gli asset russi congelati. Per la ministra della Finanze finlandese, Riika Purra, è il solo modo per evitare di gravare sui bilanci nazionali. La Lituania condivide questa linea e anche la presidenza danese del Consiglio dell’UE ritiene che i prestiti di riparazione tramite asset russi siano “l’opzione migliore”. Certo, ammette la ministra delle Finanze di Copenhagen, Stephanie Lose, “ci sono questioni da sciogliere”, ma ciò non toglie che “sono ottimista circa la capacità di trovare una  soluzione”, magari già al prossimo vertice dei leader di dicembre (18-19 dicembre).La riunione del consiglio Ecofin del 13 novembre 2025 [foto: European Council]I ministri economici dei Ventisette attendono che la Commissione europea metta sul tavolo la proposta per uno schema di riparazione, e mentre in sede di Ecofin i ministri ragionano tra loro su cosa fare, la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, anticipa ciò che sarà. Intervenendo in Parlamento europeo riunito a Bruxelles in sessione plenaria anticipa che allo studio ci sono tre opzioni. “La prima opzione è quella di utilizzare la flessibilità di bilancio per raccogliere fondi sui mercati dei capitali. La seconda opzione è quella di concludere un accordo intergovernativo in base al quale gli Stati membri stessi raccolgano il capitale necessario”. C’è poi la terza opzione, quella di “concedere un prestito di riparazione basato sui beni russi congelati”. Questo approccio si baserebbe sul saldo di cassa dei beni congelati. “Concederemmo un prestito all’Ucraina, che l’Ucraina rimborserebbe se la Russia pagasse le riparazioni di guerra”. Se. Per von der Leyen “questo è il modo più efficace per sostenere la difesa e l’economia dell’Ucraina, e il modo più chiaro per far capire alla Russia che il tempo non è dalla sua parte”, ma comunque rimesso alla  prova dei fatti. Se Mosca non paga, l’UE resta in mano di un credito deteriorato. Lo scandalo corruzione e appropriazione indebito in Ucraina esplode nel momento forse meno indicato.

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    Ucraina, Zelensky a Londra per la riunione dei volenterosi. Starmer: “Massima pressione su Mosca”

    Bruxelles – All’indomani del vertice Ue, in cui i Ventisette non sono riusciti a trovare la quadra sull’utilizzo dei proventi dagli attivi russi immobilizzati in Europa per il sostegno all’Ucraina, Volodymyr Zelensky si è recato oggi (24 ottobre) a Londra per partecipare all’ennesima riunione della coalizione dei volenterosi, presieduta dal premier britannico Keir Starmer.Il messaggio del padrone di casa è chiaro: serve che gli alleati occidentali di Kiev – e soprattutto quelli del Vecchio continente – contribuiscano “di più” a rafforzare la difesa del Paese aggredito, soprattutto con “armi a lungo raggio” per colpire in profondità nel territorio russo. Il riferimento è ai famigerati missili Tomahawk di fabbricazione statunitense, che il presidente Donald Trump ha recentemente rifiutato di fornire all’Ucraina. Per Zelensky, l’inquilino del Cremlino vorrebbe “spingerci verso un disastro umanitario” bombardando le infrastrutture energetiche alle porte dell’inverno, come ogni anno.“Penso ci sia ancora molto da fare in termini di capacità, in particolare di capacità a lungo raggio“, ha osservato l’inquilino di Downing Street accogliendo il suo ospite per l’incontro in modalità virtuale (alcuni leader, tra cui la premier danese Mette Frederiksen, quello olandese Dick Schoof e il Segretario generale della Nato, Mark Rutte, si sono visti in presenza mentre gli altri, inclusa la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, si sono collegati da remoto).Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Frederic Sierakowski via Imagoeconomica)Il tema delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina tiene banco da parecchi mesi. Lo scorso settembre, Macron aveva annunciato che 26 Paesi della coalizione sarebbero disposti a fornire qualche forma di sostegno a Kiev, incluso tramite l’invio di truppe terrestri. Oggi, ha ribadito che “dobbiamo continuare a intensificare il nostro sostegno militare” a Kiev, dotandola di “capacità di difesa aerea, capacità a lungo raggio, droni e sistemi anti-drone“.Aprendo i lavori del vertice, Starmer ha dichiarato che quello attuale “è il momento della massima pressione, perché è l’unico modo per far cambiare idea a Putin, portarlo al tavolo e fermare le uccisioni“. Nei prossimi mesi, ha continuato, gli obiettivi dovranno essere la “rimozione” del petrolio e il gas russi dal mercato globale, il potenziamento della difesa aerea e delle infrastrutture energetiche ucraine, nonché appunto la fornitura a Kiev di armi a lunga gittata. E, ha aggiunto, bisogna “portare a termine il lavoro sugli asset sovrani russi e liberare miliardi di euro per contribuire al finanziamento della difesa ucraina”.Nelle scorse ore, gli europei hanno accolto con entusiasmo la decisione dell’amministrazione a stelle e strisce di sanzionare i due giganti petroliferi russi (Lukoil e Rosneft). Si è trattato di una mossa inattesa da parte della Casa Bianca, che secondo gli osservatori segnala un cambio di passo sull’approccio nei confronti di Mosca, dopo il faccia a faccia di ferragosto tra il tycoon e Vladimir Putin. Contemporaneamente, l’Ue ha adottato ieri il suo 19esimo pacchetto di misure restrittive contro il Cremlino.“Tutti concordiamo sul fatto che i combattimenti devono cessare e che i negoziati devono partire dalla linea di contatto attuale“, ha ribadito Starmer. Tuttavia, la diplomazia internazionale non sembra toccare palla in questo conflitto. Le trattative per giungere ad una tregua sono ripetutamente finite nel nulla negli scorsi mesi, e pure il bilaterale Trump-Putin che si sarebbe dovuto svolgere a Budapest, sbandierato come l’ennesima vittoria del presidente Usa e del “pacifista” premier ungherese Viktor Orbán, è stato rimandato sine die proprio per l’opposizione dello zar ad accettare un cessate il fuoco e il congelamento della linea del fronte.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Vyacheslav Prokofyev/Sputnik via Afp)“Il presidente russo continua a prendere tempo e a fare richieste assurde sui territori che non è riuscito a conquistare con la forza”, ha rincarato il premier britannico durante una conferenza stampa congiunta al termine della riunione, parlando da un podio affollato accanto a Zelensky, Rutte, Frederiksen e Schoof. “Dobbiamo mantenere alta la pressione” sul Cremlino, ha ribadito, dal momento che “Putin è l’unica persona che non vuole fermare questa guerra“.Il presidente ucraino ha sottolineato che “occorre promuovere un approccio più significativo alla diplomazia“, notando che quest’ultima “funziona solo quando è in grado di portare a risultati concreti” e che “la pace nasce dalla pressione sull’aggressore“. Anche Rutte ha battuto su questi due punti, sostenendo che “le sanzioni statunitensi lasceranno la Russia senza introiti” dalla vendita di petrolio e che “gli sviluppi sul capo di battaglia dimostrano che il nostro supporto all’Ucraina sta funzionando e che dobbiamo continuare”.Oltre al padrone di casa, anche Frederiksen e Schoof hanno ripetuto la volontà di procedere con la confisca dei beni russi congelati, pur riconoscendo i dubbi del Belgio e rimarcando che il nodo fondamentale è trovare un punto di caduta su un meccanismo per la condivisione del rischio legato a questa operazione estremamente delicata dal punto di vista legale e particolarmente scottante da quello politico.

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    Non solo asset russi immobilizzati, i leader chiedono “opzioni di sostegno” all’Ucraina

    Bruxelles – Alla fine sugli asset russi la montagna non ha prodotto neppure il più classico dei topolini. Sugli aiuti finanziari che l’Unione europea dovrebbe dare all’Ucraina il vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE conferisce un mandato alla Commissione europea che è ridotto nella portata, nella definizione e nelle ambizioni iniziali. Si invita l’esecutivo comunitario a “presentare, il prima possibile, opzioni di sostegno finanziario basate su una valutazione delle esigenze” di Kiev. Così recitano le conclusioni di fine lavori relative all’Ucraina, dove non c’è alcun riferimento ai “flussi di cassa generati dagli asset finanziari congelati”, i proventi generati dai beni immobilizzati su suolo europeo.C’è un più generico riferimento a questo aspetto, il vero nodo di una questione giuridicamente e tecnicamente complicata, e questi riferimento si esaurisce nel principio per cui “fatto salvo il diritto dell’UE, i beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non la risarcirà per i danni causati dalla sua guerra”. L’idea di fondo di far pagare a Mosca di danni di riparazione non scompare, ma scompare per ora il ricorso ai profitti generati dai patrimoni fermi perché fermati.Alla fine, dunque, c’è un impegno politico che è frutto della necessità di ribadire un impegno a sostegno dell’Ucraina di Volodymyr Zelensky e mandare un messaggio alla Russia di Vladimir Putin. Un impegno che però è un rebus, perché queste opzioni che si chiedono al team von der Leyen non ci sono e andranno trovate, oltretutto in fretta, visto che i leader si attendono di poterne discutere già al prossimo vertice del Consiglio europeo di dicembre (18 e 19).Costa accoglie Zelensky al Consiglio Europeo. “Il futuro membro dell’Unione” soddisfatto delle nuove sanzioniIl presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, prova a spacciare il risultato come quel grande successo che alla fine non é: “L’Ucraina disporrà delle risorse finanziarie necessarie per difendersi dall’aggressione russa nel prossimo futuro”, scandisce al termine dei lavori. Probabilmente alla fine l’Europa troverò davvero una quadra e una soluzione, ma al momento così non è. Serve tempo per lavorare, e questo era emerso già prima del vertice dei leader. Al partner Zelensky che chiedeva di registrare progressi sul file, gli europei non potevano non dare qualcosa. Ma il Belgio frena. Del resto il grosso del patrimonio russo a cui eventualmente attingere è presso Euroclear, che custodisce 180 miliardi di euro, un cifra che induce il premier Bart De Wever a chiedere garanzie giuridiche inopponibili, con garanzia di mutualizzazione integrale dei rischi, l’impegno cioé che tutti gli altri Paesi UE forniscano sostegno e paracadute finanziario al Belgio. In assenza di questi aspetti si è scelto per la frenata. Le conclusioni alla fine fanno sì che l’UE ne esca con un timido accordo politico da finalizzare.Per Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea che ora dovrà mettersi al lavoro, quella sul prestito di riparazione da finanziare con i beni russi immobilizzati è stata “una discussione proficua” . Non si sbilancia, non offre anteprima, ma tiene a chiarire che in quello che arriverà sul tavolo “rispetteremo sempre il diritto europeo e internazionale”. Precisazioni non di circostanza, ma legate a un aspetto chiave nella strategia europea ancora tutta da mettere a punto. 

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    Zelensky: “Non è l’interesse della Cina che la Russia perda la guerra”. Come Pechino ridisegna gli equilibri

    Bruxelles – “La Cina ha promesso di non vendere armi, ma so una cosa: la Cina aiuta la Russia, non aiuta l’Ucraina. E non ha interesse a che la Russia perda questa guerra“. Il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, è certamente contento e soddisfatto dell’aiuto ricevuto fin qui dai partner europei, ma sceglie il vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE per riportare l’attenzione sul vero vincitore di questo conflitto russo-ucraino ormai al terzo anno di combattimenti e l’effetto collaterale dell’indebolimento economico russo derivante dalle sanzioni: un rafforzamento cinese di fronte al quale gli europei potranno sempre meno.Che la Repubblica popolare aiuti la Federazione russa è cosa nota e risaputa anche a Bruxelles, con la Commissione che ha manifestato malumori per il sostegno garantito da Pechino a Mosca. Zelensky, nella conferenza stampa tenuta dopo il confronto con i leader, tocca però il vero nodo geopolitico della questione, quello di un nuovo ordine mondiale dove la Cina acquista potere e fa della Russia il suo socio di minoranza.[foto: Wikimedia Commons]Perché il prolungamento del conflitto giova alla CinaFinché la guerra va avanti la Cina è costretta concentrare sforzi e attenzioni sulla Russia, per distoglierle dall’Asia centrale. Questo offre alla Cina la possibilità di penetrare e accrescere presenza e influenza, innanzitutto economica e commerciale. L’iniziativa nota come ‘via della seta’ mira proprio a portare Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan al centro dell’orbita cinese. In sostanza, più si combatte e meglio è. Inoltre, con Stati europei e Stati Uniti concentrati sulla Russia e preoccupati di come contrastarla, distoglie attenzioni sulle manovre di Pechino, che trae giovamento da questa ‘guerra diversiva’.Perché la Cina non vuole la sconfitta di MoscaPer Pechino l’attuale leadership russa rappresenta una garanzia in chiave anti-USA. Del resto il presidente cinese Xi Jinping non ha fatto mistero di voler continuare a collaborare a stretto contatto con il presidente russo, Vladimir Putin, per dare un impulso tutto nuovo all’ONU (dove sia Cina sia Russia hanno diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza), difendere con fermezza i diritti e gli interessi delle due nazioni, nonché quelli dei paesi in via di sviluppo, di fronte all’unilateralismo e alle prepotenze. Inoltre, per la Cina la sponda con la Russia diventa un elemento centrale nella contrapposizione economica agli Stati Uniti, che la politica dei dazi voluta dall’attuale amministrazione Trump non ha fatto che rilanciare.Certamente una Russia forte non è nell’interesse della Cina, desiderosa di accrescere peso regionale e continentale. Una sconfitta militare della Russia offre però scenari difficili da gestire e governare. Una nuova leadership non necessariamente garantirebbe canali privilegiati con Pechino, inoltre un’economia completamente in ginocchio diventerebbe difficile da puntellare . Meglio una Russia indebolita ma stabile che una Russia sconfitta. In un simile scenario Mosca sarebbe costretta a fare più affidamento su Pechino, in grado di rendere così la Federazione russa ‘partner minore’ di questa coalizione vista come strategica per resistere alle potenze occidentali, prima fra tutte quella statunitense.Borrell: “Esercitazione militare Sudafrica-Cina-Russia grave preoccupazione”Zelensky ha dunque ragione quando sottolinea che “i cinesi non hanno interesse nell’indebolire i russi” al punto da metterli nelle condizioni di perdere la guerra, “per questo li aiuta”. E’ un’accusa, la sua, ma pure un pro-memoria per gli europei, che nell’immediato futuro rischiano di dover fare i conti con una nuova Russia a trazione cinese. Il vero paradosso dei 19 pacchetti di sanzioni rischia di essere questo, quello di spingere la Russia nell’orbita cinese, a vantaggio cinese. L’Ucraina può poco perché “non abbiamo un dialogo permanente con i cinesi”, riconosce il presidente ucraino. Ma neppure l’UE fa molto, critica: “L’Europa dovrebbe essere più forte” nei confronti della Cina.Era previsto che i leader UE discutessero della ‘questione Cina’ in questo vertice, nel dibattito su competitività e pratiche commerciali scelte dal governo cinese. Zelensky non fa che porre ancor più al centro il Paese asiatico.

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    Zelensky all’Onu: “Putin va fermato, la sicurezza si ottiene solo con le armi”

    Bruxelles – Dal podio delle Nazioni Unite, Volodymyr Zelensky ammonisce i leader globali sul pericolo posto da Vladimir Putin alla sicurezza internazionale. Rivolgendosi oggi pomeriggio (24 settembre) all’Assemblea generale dell’Onu in corso a New York, il presidente ucraino ha pronunciato un duro discorso contro il suo omologo russo e rinnovato ai suoi partner occidentali l’appello a sostenere Kiev.“Solo noi possiamo garantire la nostra sicurezza“, ha scandito all’inizio del suo attesissimo monologo, ribadendo il diritto del suo Paese a difendersi dall’aggressione lanciata dalla Federazione nel febbraio 2022. L’unica reale garanzia di sicurezza, dice, sono “gli amici con le armi“: Stati Uniti, in primis, ma anche gli alleati europei e della Nato riuniti nella coalizione dei volenterosi.Una doccia fredda di cinismo che mette a nudo una verità senza tempo, anche se normalmente omessa dalla retorica dei proclami pubblici: “Sono le armi a decidere chi sopravvive“, incalza Zelensky, e lo stesso diritto internazionale “non funziona senza armi” e senza “amici potenti veramente disposti a difenderlo”. Amici come Donald Trump, nella prospettiva del leader ucraino, che lo ha visto ieri sera in un bilaterale definito “positivo”. E pazienza se lo zio Sam, all’occorrenza, usa le sue armi anche per piegarlo, il diritto internazionale (ad esempio bombardando i siti nucleari iraniani).Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (sinistra) e il suo omologo statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)A seguito dell’incontro di ieri, del resto, il presidente statunitense è parso cambiare idea per l’ennesima volta sul conflitto, forse in maniera ancora più clamorosa del solito. “Penso che l’Ucraina, col sostegno dell’Ue, sia in grado di combattere e riconquistare” tutti i propri territori entro i confini del 1991, ha scritto Trump su Truth, senza escludere che Kiev possa addirittura “andare oltre”, alludendo a nuovi sconfinamenti in Russia.Trump ha definito la Federazione una “tigre di carta” dal momento che “ha combattuto senza scopo per tre anni e mezzo una guerra che avrebbe dovuto richiedere meno di una settimana per essere vinta da una vera potenza militare”. “Putin e la Russia sono in grandi difficoltà economiche, e questo è il momento giusto per l’Ucraina per agire“, ha concluso, chiosando: “Continueremo a fornire armi alla Nato affinché la Nato possa disporne come vuole”. Cioè, appunto, inviarle a Kiev.Dal Palazzo di vetro, Zelensky si è poi scagliato direttamente contro l’aggressore: “Non c’è tregua perché la Russia si rifiuta” di sedersi al tavolo delle trattative, ha aggiunto. Al contrario, ammonisce, “Putin continuerà a portare avanti la guerra, ampliandola e intensificandola” ben oltre l’Ucraina. “I droni russi stanno già sorvolando l’Europa”, ricorda riferendosi alle invasioni degli spazi aerei di diversi membri orientali della Nato (Polonia, Romania e repubbliche baltiche) verificatesi negli scorsi giorni.Nel mirino di Mosca, assicura inoltre il presidente ucraino, c’è anche Chisinau. “La Moldova si sta difendendo ancora una volta dall’interferenza della Russia“, ha ribadito facendo eco ai molteplici campanelli d’allarme suonati dalla presidente della Repubblica, Maia Sandu, sulle massicce campagne di influenza orchestrate dal Cremlino per sabotare il voto del prossimo 28 settembre e riportare il piccolo Paese balcanico nella propria orbita.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Per Zelensky, la stabilità del Vecchio continente verrà salvaguardata solo facendo desistere lo zar dal perseguire le sue mire neo-imperialiste. “Fermare Putin ora è meno costoso che cercare di proteggere ogni porto e ogni nave dai terroristi con droni marini”, ragiona. Al momento, tuttavia, il presidente russo non sembra intenzionato a cessare le ostilità. La Commissione europea ha da poco confezionato il 19esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che dovranno ora essere approvate all’unanimità dai Ventisette, ma il club a dodici stelle continua a importare il petrolio e il gas russi.Infine, il presidente ucraino ha avvertito i leader globali sui rischi connessi allo sviluppo tecnologico al servizio della guerra, che si evolve più rapidamente della capacità degli Stati di difendersi. “Ora ci sono decine di migliaia di persone che sanno uccidere professionalmente usando i droni”, ha dichiarato, e sarebbe vicino il momento in cui i droni attaccheranno autonomamente “senza alcun coinvolgimento umano, tranne i pochi che controllano i sistemi di intelligenza artificiale”. “Stiamo vivendo la corsa agli armamenti più distruttiva della storia dell’umanità“, ha concluso, dopo aver appena chiesto più armi per difendersi dall’invasione.

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    Ucraina, l’Ue promette nuove sanzioni alla Russia (ma è in ritardo sul 19esimo pacchetto). Metsola incontra Zelensky a Kiev

    Bruxelles – Scossa per l’ennesima volta da Donald Trump, l’Ue promette una nuova stretta sugli import energetici dalla Russia e cerca di coordinarsi con l’alleato transatlantico per aumentare ulteriormente la pressione sul Cremlino. Almeno a parole, Washington e Bruxelles sembrerebbero aver ritrovato una qualche unità d’intenti sul delicatissimo dossier della guerra in Ucraina. Ma dalle parole bisognerà passare ai fatti.Stando a quanto riportato da Ursula von der Leyen, lei e il tycoon avrebbero avuto una “buona conversazione” ieri sera (16 settembre), incentrata “sul rafforzamento dei nostri sforzi congiunti per aumentare la pressione economica sulla Russia” tramite un nuovo round di misure restrittive. La Commissione “presenterà presto il suo 19esimo pacchetto di sanzioni“, garantisce il capo dell’esecutivo comunitario, “che riguarderà le criptovalute, le banche e l’energia“.I had a good call with @POTUS on strengthening our joint efforts to increase economic pressure on Russia through additional measures.The Commission will soon present its 19th package of sanctions, targeting crypto, banks, and energy.Russia’s war economy, sustained by revenues…— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 16, 2025In particolare, nel mirino di von der Leyen e Trump sembrano finite le esportazioni di gas e petrolio della Federazione, uno dei principali introiti con cui Vladimir Putin finanzia la sua guerra. A tale scopo, dice la numero uno del Berlaymont, “la Commissione proporrà di accelerare l’eliminazione graduale delle importazioni di combustibili fossili” da Mosca.Per il momento non sono disponibili maggiori dettagli, ma le maglie da stringere sono quelle del regolamento con cui Bruxelles ha fissato alla fine del 2027 la scadenza per il phase-out completo dei prodotti energetici russi, adottato lo scorso giugno. Era stato del resto Trump a suggerire, sempre ieri, che “l’Europa dovrà smetterla di comprare petrolio dalla Russia“.L’inquilino della Casa Bianca ha anche strigliato nuovamente il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, sostenendo che “dovrà fare un accordo” con Putin se vuole mettere fine al conflitto. I due dovrebbero incontrarsi di persona nei prossimi giorni, ai margini dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York.Sia come sia, il famigerato 19esimo pacchetto di sanzioni comunitarie – sul quale si lavora da quando è stato adottato il 18esimo, lo scorso luglio – sbandierato dalla stessa von der Leyen pochi giorni fa durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, non si è ancora materializzato.Al Berlaymont minimizzano (non era mai stata fissata una data per la sua presentazione, dunque non c’è alcun ritardo, ragionano), ma i rappresentanti dei Ventisette avrebbero dovuto discutere la proposta già oggi. Secondo alcune ricostruzioni, il ritardo sarebbe da imputarsi proprio al tentativo di von der Leyen di coordinarsi con Trump in sede G7 (in parallelo all’accelerazione sul phase-out), anziché andare avanti da soli.La presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, e quello della Verchovna Rada, Ruslan Stefanchuk (foto: Vladyslav Musiienko/Parlamento europeo)Nel frattempo, oggi la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola si è recata a Kiev per la quarta volta per portare la sua solidarietà al Paese aggredito. Il viaggio, nell’occasione dei 1300 giorni dall’inizio dell’invasione russa su larga scala, è servito anche per celebrare l’apertura di una delegazione del Parlamento europeo nella capitale ucraina, alloggiata nel medesimo edificio che ospita la delegazione dell’Ue, danneggiato da un bombardamento russo meno di un mese fa.Rivolgendosi ai deputati della Verchovna Rada, il legislativo monocamerale di Kiev, la numero uno dell’Aula di Strasburgo ha sottolineato la necessità di continuare a sostenere la resistenza contro l’aggressione e l’importanza di arrivare ad una “pace giusta e duratura” (inclusi i lavori della coalizione dei volenterosi sulle garanzie di sicurezza), così come il bisogno di alzare la pressione su Mosca.Anche l’adesione all’Ue “è di per sé una garanzia di sicurezza”, osserva Metsola. Ed esorta tanto Kiev a procedere senza indugi sulla strada delle riforme – “il ripristino dei poteri dei vostri organismi anticorruzione è stato un segnale importante”, dice riferendosi alla breve ma fulminante crisi di luglio – quanto Bruxelles a mantenere gli impegni presi, dando al più presto il via libera all’apertura del primo cluster di capitoli negoziali, quello dei cosiddetti “Fondamentali”.Il primo ministro slovacco Robert Fico (sinistra) e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Una decisione che tuttavia rimane ostaggio dei veti delle cancellerie, a partire dall’Ungheria di Viktor Orbán e dalla Slovacchia di Robert Fico. I due Stati membri, cavalli di Troia dello zar tra i Ventisette, stanno bloccando sistematicamente non solo l’avvio dei negoziati per far entrare Kiev nel club a dodici stelle ma anche l’imposizione delle sanzioni contro la Russia e l’esborso degli aiuti all’Ucraina. Budapest e Bratislava dicono di temere per la propria sicurezza energetica, essendo entrambe ancora dipendenti dagli idrocarburi russi.Ma la realtà è diversa. Lo sanno bene i cittadini slovacchi, che a decine di migliaia di cittadini sono scesi in piazza nelle ultime ore per protestare contro il marcato scivolamento del governo verso il Cremlino. Scivolamento la cui cartina da tornasole è, tra le altre cose, una stretta sempre più asfissiante sui diritti e le libertà fondamentali nel Paese mitteleuropeo, finalmente costata all’autoritario premier nazional-populista l’espulsione definitiva dai Socialisti europei.

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    Ucraina, 26 Paesi forniranno garanzie di sicurezza a Kiev. Ma tutti aspettano Trump

    Bruxelles – L’incontro della coalizione dei volenterosi tenutosi a Parigi stamane ha sancito la disponibilità di 26 Paesi a partecipare a vario titolo alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Gli europei offriranno a Kiev asset terrestri, aerei e marittimi per monitorare i termini un’eventuale tregua, che però ancora non si vede all’orizzonte. I leader del Vecchio continente hanno poi sentito Donald Trump, concordando maggiore coordinazione sulle future sanzioni ai danni della Russia.Pur tra mille incertezze, inizia a diradarsi la nebbia intorno alle famigerate garanzie di sicurezza che gli alleati occidentali di Kiev dovrebbero fornire all’Ucraina una volta terminata la guerra, in corso da più di tre anni e mezzo. Nella loro ennesima riunione svoltasi stamattina (4 settembre) nella capitale transalpina, i leader della coalizione dei volenterosi hanno discusso gli elementi principali intorno ai quali dovrebbe imperniarsi il mantenimento della pace nel dopoguerra, delineati ieri dai capi di Stato maggiore.Al meeting convocato da Emmanuel Macron erano fisicamente presenti, oltre a Volodymyr Zelensky, diversi leader della coalizione di 35 membri tra cui il primo ministro polacco Donald Tusk, il presidente finlandese Alexander Stubb e la premier danese Mette Frederiksen, più il presidente del Consiglio europeo António Costa, la numero uno della Commissione Ursula von der Leyen e l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff. Il premier britannico Keir Starmer ha co-presieduto l’incontro da remoto, mentre si sono collegati online anche Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Friedrich Merz.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (sinistra) e quello francese Emmanuel Macron (foto via Imgagoeconomica)Stando a quanto dichiarato dal padrone di casa, “26 Paesi si sono impegnati” a partecipare alla cosiddetta “forza di rassicurazione” per stabilizzare l’Ucraina nel post-conflitto, mettendo a disposizione asset di vario tipo per le tre componenti principali di tale operazione, “via terra, via mare o via aria“. Zelensky ha descritto come una “vittoria” la disponibilità di un numero così ampio di alleati, aggiungendo che “contiamo anche sul sostegno degli Stati Uniti“, che verrà definito in dettaglio “nei prossimi giorni”. Non è stato fornito un elenco ufficiale dei 26 Paesi suddetti.Il primo pilastro di tale forza di rassicurazione sarà dunque un contingente terrestre multinazionale che verrà schierato distante dal fronte, a differenza di quanto avviene nel peacekeeping tradizionale, dove i soldati stranieri si interpongono tra gli eserciti belligeranti lungo la linea di contatto. L’unica cosa certa è che dovranno essere gli europei a fornire le truppe, ma per ora non è chiaro né quanti militari verranno impegnati né, soprattutto, con quali regole d’ingaggio.Il secondo elemento sarà la protezione dei cieli ucraini, pattugliati dai caccia dei volenterosi. Anche in questo caso restano fumosi alcuni dettagli chiave, ad esempio se i piloti dovranno imporre una no-fly zone oppure alzarsi in volo solo per fornire supporto aereo in caso di necessità. Infine, verrà organizzata una missione navale per sminare le coste ucraine e rendere nuovamente navigabili le rotte commerciali del Mar Nero.Il presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)Il nodo più intricato da sciogliere rimane quello dell’invio di soldati sul campo. Gli europei sembrano restii ad esporsi direttamente, soprattutto finché gli Usa non specificheranno quale sarà il loro contributo. Si sa già che Washington non manderà truppe di terra: linea condivisa anche da Italia, Germania e Polonia. A fornire soldati ci dovrebbe pensare, tra gli altri, la Francia, che però è in preda ad una profonda crisi politica e potrebbe rimanere presto senza un governo.Meloni ha reiterato “la proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington” (la clausola di mutua difesa della Nato) e ha ribadito “l’indisponibilità dell’Italia a inviare soldati in Ucraina”. La premier ha invece segnalato apertura per “iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini“.Sicuramente, non si stancano di ripetere i volenterosi, il nucleo di qualunque futura garanzia di sicurezza saranno le forze armate ucraine. “Dobbiamo trasformare l’Ucraina in un porcospino d’acciaio, indigesto per gli aggressori presenti e futuri”, ha ribadito in merito von der Leyen, promettendo che “l’Europa continuerà ad addestrare i soldati ucraini“.Concluso l’incontro, alcuni leader hanno sentito al telefono Donald Trump per aggiornarlo sull’esito dei colloqui. Secondo Macron, il presidente statunitense avrebbe concordato di collaborare più strettamente con gli alleati europei su future sanzioni contro la Russia e, potenzialmente, anche la Cina, puntando a colpire in particolare l’export energetico di Mosca. A sentire Zelensky, il tycoon si sarebbe anche detto “molto scontento” del fatto che Ungheria e Slovacchia stiano continuando ad acquistare combustibili fossili russi (proprio per questo Budapest e Bratislava sono da tempo in collisione diretta con Kiev).Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Nel frattempo, le iniziative diplomatiche per giungere ad una composizione della decennale crisi russo-ucraina sembrano languire su un binario morto. Dopo il faccia a faccia di ferragosto con Vladimir Putin, Trump si era mostrato fiducioso sulle possibilità di mediare un accordo in tempi brevi, da sancire tramite un bilaterale Putin-Zelensky ed eventualmente un trilaterale con lo stesso tycoon. Nelle ultime settimane, tuttavia, le prospettive di una svolta nelle trattative sono sfumate rapidamente e le posizioni dei belligeranti rimangono reciprocamente irricevibili.Lo stesso Trump, che aveva millantato in passato di poter far finire la guerra “in 24 ore”, ha recentemente ammesso che “sembra un po’ più difficile” far cessare le ostilità, mentre la Federazione continua a bombardare pesantemente l’Ucraina. L’inquilino della Casa Bianca non ha mai dato seguito alle minacce di colpire il Cremlino con “pesanti dazi” se lo zar non avesse accettato una tregua, e giusto ieri Putin ha provocato nuovamente Zelensky invitandolo a Mosca per negoziare.

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    Un attacco russo ha colpito la delegazione Ue a Kiev. Bruxelles promette nuove sanzioni

    Bruxelles – Nell’attacco missilistico condotto questa notte dalla Russia su Kiev è stata colpita anche la sede della delegazione Ue in Ucraina. Immediate le condanne dei vertici comunitari, secondo i quali il Cremlino non dimostra alcun reale interesse per la pace. Intanto le trattative internazionali procedono a rilento, mentre i Ventisette discutono di garanzie di sicurezza e nuove sanzioni contro Mosca.Durante la notte tra il 27 e il 28 agosto, l’ennesimo bombardamento russo sulla capitale ucraina ha coinvolto la sede della delegazione dell’Unione europea, danneggiandola gravemente secondo le informazioni fornite dai funzionari che vi lavoravano. Stando ai rapporti locali, il raid avrebbe ucciso una decina di persone e ne avrebbe ferite una trentina, danneggiando una serie di edifici inclusa anche la sede del British Council, l’istituto di promozione della lingua inglese all’estero.Secondo Katarina Mathernova, ambasciatrice Ue a Kiev, il palazzo della delegazione sarebbe stato “gravemente danneggiato dall’onda d’urto” provocata dal bombardamento di un edificio civile nelle vicinanze. “Questa è la vera risposta di Mosca agli sforzi di pace“, ha aggiunto. Al momento attuale non risultano vittime tra il personale della delegazione.L’attacco russo su Kiev del 28 agosto 2025 (foto: delegazione Ue in Ucraina)Non si è fatta attendere la condanna di Bruxelles e la solidarietà delle istituzioni comunitarie verso le vittime civili e lo staff della delegazione. “Sono sconvolto dall’ennesima notte di attacchi missilistici contro l’Ucraina”, ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo, António Costa, sottolineando che “l’Ue non si lascerà intimidire” dalle bombe della Federazione. “L’aggressione della Russia non fa che rafforzare la nostra determinazione a sostenere l’Ucraina e il suo popolo”, ha aggiunto.Per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, “la Russia deve cessare immediatamente i suoi attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili e partecipare ai negoziati“, accettando la mediazione offerta dal presidente statunitense Donald Trump. Durante un punto stampa in tarda mattinata, la timoniera del Berlaymont si è detta “oltraggiata dall’attacco” in cui, ha spiegato, “due missili hanno colpito entro una distanza di 50 metri dalla delegazione nell’arco di 20 secondi”. Alle sue spalle, uno schermo proiettava le immagini della struttura colpita dall’attacco.“La Russia non si fermerà di fronte a niente pur di terrorizzare l’Ucraina“, ha rincarato, “incluso prendere di mira l’Ue”. E ha promesso di continuare a “mantenere la massima pressione” su Mosca rafforzando il regime sanzionatorio di Bruxelles e portando avanti “il lavoro sugli asset russi immobilizzati per contribuire alla difesa e alla ricostruzione dell’Ucraina”. Per il momento – riferiscono i portavoce della Commissione – il focus è sugli extraprofitti generati dai beni russi congelati più che sui beni stessi, il cui valore si aggira intorno ai 210 miliardi di euro nella giurisdizione dell’Unione, tuttavia le discussioni sul tema continuano.I’m outraged by the missile and drone attack on Kyiv, killing men, women and children.And damaging our EU diplomatic mission.My thoughts go to our brave staff.Russia’s strikes on Kyiv will only strengthen Europe’s unity and Ukraine’s defiance ↓ https://t.co/VzuBWIPxzH— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) August 28, 2025Contestualmente, von der Leyen ha annunciato che domani inizierà un tour in “sette Stati membri che stanno rafforzando e proteggendo i nostri confini esterni con la Russia e la Bielorussia“: nell’ordine della visita, che durerà fino a lunedì, toccherà Lettonia, Finlandia, Estonia, Polonia, Bulgaria, Lituania e Romania (Sofia e Bucarest sono in prima linea sul fianco orientale della Nato anche se non condividono direttamente una frontiera con Mosca e Minsk). L’obiettivo è “esprimere la piena solidarietà dell’Ue e condividere i progressi che stiamo facendo nella creazione di una forte industria europea della difesa“, ha spiegato.Come confermato dalla portavoce della Commissione per gli affari esteri, Anitta Hipper, l’Alta rappresentante Kaja Kallas ha convocato per “oggi stesso” il chargé d’affaires della Federazione a Bruxelles per protestare l’accaduto. Il capo della diplomazia a dodici stelle ha redarguito Mosca: “Mentre il mondo cerca una via per la pace, la Russia risponde coi missili“, ha dichiarato, ingiungendo al Cremlino di “fermare le uccisioni e negoziare” la cessazione delle ostilità.Anche la commissaria all’Allargamento Marta Kos ha condannato “fermamente questi attacchi brutali“, definendoli “un chiaro segnale che la Russia rifiuta la pace e sceglie il terrore“. “La nostra piena solidarietà va al personale dell’Ue, alle loro famiglie e a tutti gli ucraini che subiscono questa aggressione“, ha concluso.Il ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha ha invocato “non solo la condanna dell’Ue, ma anche quella mondiale” per quella che definisce una “violazione diretta della Convenzione di Vienna“, nella quale viene sancita la sicurezza dei corpi diplomatici e l’inviolabilità di ambasciate e missioni internazionali.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Sulla stessa linea, Volodymyr Zelensky ha dichiarato di aspettarsi “una risposta da parte di tutti coloro che nel mondo hanno invocato la pace, ma che ora più spesso rimangono in silenzio”, puntando il dito in particolare contro l’Ungheria di Viktor Orbán, il più filorusso tra gli Stati Ue che da tempo si mette di traverso sia sulle sanzioni a Mosca sia sugli aiuti a Kiev, per non parlare del veto contro l’adesione di quest’ultima al club europeo.Stasera, i titolari della Difesa dei Ventisette si riuniranno a Copenaghen per avviare una riunione informale che si protrarrà nella giornata di domani, mentre sabato sarà il turno dei responsabili degli Esteri. Sul tavolo soprattutto la questione delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina – su cui i membri della coalizione dei volenterosi stanno discutendo intensamente in queste settimane – e quella del 19esimo pacchetto di misure restrittive contro il Cremlino, che la Commissione vorrebbe presentare a inizio settembre.Dopo aver incontrato Trump in Alaska, lo scorso 15 agosto, il presidente russo Vladimir Putin ha puntato i piedi per rallentare i progressi diplomatici verso una soluzione negoziale della guerra in corso da oltre tre anni e mezzo, reiterando i dubbi già manifestati diverse volte sulla legittimità di Zelensky (il suo mandato è tecnicamente scaduto nel maggio 2024, ma non si possono convocare elezioni finché è in vigore la legge marziale) e bollando come irricevibile la presenza di truppe Nato in Ucraina, uno degli elementi centrali della cosiddetta “forza di rassicurazione” europea che gli alleati di Kiev stanno cercando di definire in una frenetica girandola di riunioni sulle due sponde dell’Atlantico.