More stories

  • in

    Trump a Putin: sei indebolito, lavoriamo subito ad un cessate il fuoco in Ucraina

    Bruxelles – Non si è ancora insediato ufficialmente, ma il presidente-eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha già iniziato a chiedere al suo (futuro) omologo russo Vladimir Putin di sedersi al tavolo delle trattative per stipulare al più presto un cessate al fuoco in Ucraina. Anche perché Putin “è indebolito”, per via della guerra e “del cattivo stato dell’economia”, continuare l’invasione potrebbe avere “effetti molto più grandi e molto peggiori”, ha detto Trump in un’intervista al New York Post.Anche per gli alleati della Nato il messaggio è sempre lo stesso: se non fate la vostra parte in termini di spesa militare, non contate sulla protezione di Washington.Il presidente ucraino Volodymyr “Zelensky e l’Ucraina vorrebbero fare un accordo e fermare la follia”, ha scritto il tycoon newyorkese sulla sua piattaforma Truth, dopo aver suggerito in un’intervista andata in onda lo scorso weekend che è “probabile” che la sua amministrazione – il cui insediamento formale è in calendario per il 20 gennaio – riduca gli aiuti militari a Kiev. “Dovrebbe esserci un cessate il fuoco immediato e dovrebbero iniziare i negoziati”, ha scritto sul social, aggiungendo: “Conosco bene Vladimir (Putin, ndr). È il suo momento di agire. La Cina può aiutare. Il mondo sta aspettando”.Sempre lo scorso weekend, Trump ha incontrato a Parigi (dove si trovava per assistere alla riapertura della cattedrale di Notre-Dame dopo l’incendio che l’ha devastata nel 2019) Zelensky alla presenza del padrone di casa, il presidente francese Emmanuel Macron. Durante un trilaterale all’Eliseo, il capo dello Stato transalpino ha cercato di proporsi come facilitatore tra i due, tra i quali non si è ancora instaurato un canale diretto e stabile nonostante i contatti siano già avviati almeno dalla scorsa estate.Il presidente ucraino ha descritto i colloqui con il futuro inquilino della Casa Bianca come “costruttivi” ma ha voluto ribadire per l’ennesima volta che la pace con la Russia dovrà essere “giusta e solida”, una pace “che i russi non possano distruggere in pochi anni come hanno fatto prima”, ha dichiarato all’indomani dell’incontro. Il punto è sempre lo stesso: “Dobbiamo parlare prima di tutto di garanzie di pace efficaci”, ha ribadito Zelensky, per il quale la migliore garanzia di sicurezza per l’ex repubblica sovietica continua a rimanere l’adesione alla Nato.Da sinistra: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente-eletto statunitense Donald Trump e il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi, il 7 dicembre 2024 (foto: Julien De Rosa/Afp)Nella sua intervista, Trump si è addirittura spinto a ventilare l’ipotesi di ritirare Washington dalla Nato, segnalando che la partecipazione statunitense durante il suo prossimo mandato non potrà essere data per scontato se gli altri Stati membri non terranno fede agli impegni presi in termini di spesa per la difesa, cui in base agli obiettivi decisi nel 2014 dovrebbe andare almeno il 2 per cento del Pil nazionale. “Se pagano i loro conti e se penso che ci trattino in modo equo”, ha detto il presidente-eletto, “resterei assolutamente nella Nato”.Queste esternazioni hanno messo in allarme la leadership ucraina, gli altri membri dell’Alleanza nordatlantica e gli stessi esperti di sicurezza negli Usa. Il futuro presidente non ha rivelato se è già entrato in contatto personalmente con Putin (“perché non voglio fare nulla che possa ostacolare i negoziati”, ha spiegato) ma è evidente che, almeno nei circoli di quella che sarà la prossima amministrazione, i preparativi per arrivare al più presto ad una cessazione delle ostilità sono già in atto, almeno a giudicare dalla leggerezza con cui l’argomento viene affrontato dal prossimo presidente degli States.Tuttavia, almeno ufficialmente, non sono stati diffusi piani concreti su come si potrebbe arrivare a un esito del genere. Considerando sia l’impazienza che sembra avere Trump sia le recenti osservazioni di Zelensky, il quale ha ammesso per la prima volta dall’inizio della guerra nel febbraio 2022 che sarà impossibile per l’Ucraina riprendere militarmente il controllo delle regioni occupate, molti osservatori immaginano che qualunque piano negoziale per la fine del conflitto comporti una cessione (perlomeno temporanea) di una parte delle oblast’ finite sotto occupazione russa – senza considerare la Crimea, annessa unilateralmente da Mosca nel 2014.

  • in

    Meno parole, più armi. La Nato promette nuovi aiuti a Kiev per rinforzarla in vista dei negoziati

    Bruxelles – Meno discussioni sul processo di pace e più aiuti militari. È questo il messaggio che il nuovo segretario generale della Nato, l’ex premier olandese Mark Rutte, ha portato al quartier generale dell’Alleanza nordatlantica a Bruxelles circa la guerra in Ucraina. Esprimendo una posizione condivisa da diversi Stati membri – e da Kiev – il leader dell’organizzazione ha spiegato per l’ennesima volta come rinforzare le forze armate ucraine sia l’unico modo per consentire al Paese aggredito di negoziare una “pace giusta”. Ma sui contorni che tale pace potrebbe avere, inclusa la spinosa questione dell’adesione di Kiev alla Nato, nessuno ancora si sbilancia.Corsa contro il tempoSi è aperta oggi (3 dicembre) la due giorni in cui, al quartier generale della Nato a Bruxelles, si riuniscono i ministri degli Esteri dei 32 Stati membri per discutere di Ucraina e Medio Oriente. Parteciperà al meeting anche l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas, che nel suo primo giorno in carica (il primo dicembre scorso) si è recata a Kiev per dimostrare tangibilmente il proprio sostegno al Paese aggredito dalla Russia di Vladimir Putin.Si tratterà invece dell’ultima riunione cui partecipa Antony Blinken in quota Usa, dato l’imminente insediamento di Donald Trump il prossimo 20 gennaio. E del resto quella di oggi e domani ha tutto il sapore di una corsa contro il tempo per garantire che Kiev “abbia ciò di cui ha bisogno” (Blinken dixit) per resistere all’aggressione dell’esercito di Mosca prima che alla Casa Bianca torni il tycoon newyorkese, il quale ha millantato di poter porre fine al conflitto nel giro di 24 ore.Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken e il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha firmano un memorandum d’intesa al quartier generale della Nato a Bruxelles, il 3 dicembre 2024 (foto: Yves Herman/Afp)“Più armi, meno discussioni”Nessuno conosce ancora il piano di Trump, ma i critici del presidente-eletto temono che forzare l’Ucraina al tavolo negoziale ora che la situazione sul campo volge a favore della Russia significhi costringere l’ex repubblica sovietica ad una pace ingiusta, le cui condizioni verrebbero dettate dal Cremlino. A Bruxelles si vuole scongiurare un esito di questo genere.“Credo che l’Ucraina non abbia bisogno di ulteriori idee su come potrebbe essere un processo di pace”, ha spiegato Rutte ai giornalisti, ma di “più aiuti militari”. “Potremmo sederci a bere una tazza di caffè e discutere dei molti modi” in cui si potrebbero interrompere le ostilità, ha continuato, ma sarebbe piuttosto il caso di “assicurarci che l’Ucraina abbia tutto quello che le serve per essere in una posizione di forza quando partiranno i colloqui di pace, quando il governo ucraino avrà deciso di essere pronto ad agire in questo senso”.Il segretario Nato ha accolto con favore la notizia che Estonia, Germania, Lituania, Norvegia, Stati Uniti e Svezia hanno aumentato gli aiuti militari a Kiev, ma ha sottolineato che “tutti dobbiamo fare di più”. Il titolare della Farnesina Antonio Tajani ha confermato che l’Italia continua “a sostenere l’Ucraina da tutti i punti di vista: politico, finanziario, economico, militare” e che per quanto riguarda la difesa aerea “abbiamo fatto tutto ciò che potevamo” per aiutare il Paese aggredito a difendersi.Le difficoltà al fronteSul terreno, intanto, l’inerzia sta favorendo le truppe di Mosca. Oggi il fronte “si muove lentamente verso ovest, non verso est”, ha riconosciuto il leader dell’Alleanza, pur “con molte perdite sul lato russo”, qualcosa come 700mila vittime tra morti e feriti gravi. Il tutto mentre nell’oblast’ di Kursk sono ormai ampiamente operativi i soldati d’elite nordcoreani, che rappresentano secondo Rutte una “enorme escalation” del conflitto.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Gavriil Grigorov/Afp via Sputnik)“Sappiamo che la situazione sul campo di battaglia è difficile e dobbiamo fare tutto il possibile per far arrivare più munizioni ed equipaggiamento” all’Ucraina, ha continuato, “soprattutto ora che sta arrivando l’inverno” e gli attacchi russi si intensificano ai danni delle infrastrutture energetiche. Lo stesso ministro degli Esteri di Kiev, Andriy Sybiha, ha chiesto ai membri Nato l’invio di almeno una ventina di nuovi sistemi di difesa antiaerea per contrastare gli attacchi missilistici del nemico.Kiev nella Nato?Se l’invio di armi occidentali può tenere in vita la resistenza ucraina sul breve periodo, almeno fino all’avvio dei negoziati di pace, la stabilizzazione a lungo termine di quel pezzo d’Europa orientale avrà però bisogno di credibili garanzie di sicurezza. “L’unica vera garanzia di sicurezza per l’Ucraina, così come un deterrente contro ulteriori aggressioni russe contro l’Ucraina ed altri Stati, è la piena adesione dell’Ucraina alla Nato”, ha ribadito il ministero degli Esteri di Kiev in una nota, in cui si legge che “con l’amara esperienza del memorandum di Budapest alle nostre spalle, non accetteremo alcuna alternativa, surrogato o sostituto” di un ingresso a pieno titolo nell’Alleanza nordatlantica. Il riferimento è al patto, siglato il 5 dicembre 1994 tra Mosca e Kiev, tramite il quale l’Ucraina cedette alla Russia le sue testate nucleari in cambio di garanzie di sicurezza da parte del Cremlino.Il comunicato riprende le osservazioni fatte lo scorso weekend dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in cui per la prima volta ha ammesso che le forze armate di Kiev “non hanno la forza” per riconquistare militarmente le regioni occupate dai russi e che andranno trovate “soluzioni diplomatiche”. A oltre due anni e mezzo dall’inizio dell’invasione su larga scala, Zelensky ha fatto una parziale marcia indietro sulla posizione tenuta fin qui, aprendo all’eventualità di negoziare la restituzione di una parte dei territori sotto occupazione anziché insistere sulla loro liberazione con le armi.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Sergei Supinsky/Afp)Ma, questo il ragionamento, per poter negoziare tale restituzione occorre avere forza al tavolo delle trattative, e per avere forza serve rispondere colpo sul colpo sul campo di battaglia. Dunque servono gli aiuti occidentali e serve anche, al più presto, che la Nato si assuma la responsabilità di garantire la sicurezza di Kiev non appena cesseranno i combattimenti.Non così in frettaUn’eventualità definita “inaccettabile” e addirittura un “evento minaccioso” dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, per il quale “la sicurezza di un Paese non può essere garantita a spese della sicurezza di un altro Paese” – un principio che la stessa Russia ha violato nel febbraio 2022 invadendo l’Ucraina. L’ingresso dell’ex repubblica sovietica nella Nato, ha incalzato, “sarebbe un evento che ci minaccerebbe” e soprattutto “non eliminerebbe le cause profonde di quello che sta succedendo” da oltre due anni e mezzo.Lo stesso Rutte non vuole lasciare spazio alle speculazioni. L’Ucraina, sembra voler rassicurare Mosca, non aderirà in tempi brevi all’Alleanza. I membri di quest’ultima, ha confermato, “concordano sul fatto che il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, sul “percorso irreversibile” di Kiev verso l’ingresso nell’organizzazione. “Ma penso che dobbiamo concentrarci molto”, anziché su quello che verrà in un futuro indefinito, “su quello che è necessario ora”, cioè appunto gli aiuti miliari alla resistenza.D’accordo anche Tajani: “Siamo tutti favorevoli a che l’Ucraina entri nella Nato“, ha detto ai cronisti, “così come siamo favorevoli a che l’Ucraina entri all’interno dell’Unione europea”. “Certamente c’è un percorso da compiere“, ha concesso il vicepremier forzista, riconoscendo tuttavia che gli ucraini “stanno facendo grandi passi in avanti”. Il destino di Kiev, in ogni caso, “è quello di entrare a far parte in futuro della Nato“, anche se questo futuro appare tutt’altro che prossimo.Alla corte di TrumpIl numero uno dell’Alleanza è tornato anche sui colloqui avuti con Trump il mese scorso. Sul tema del conflitto in Ucraina i due hanno concordato che “qualsiasi accordo” di pace dovrà essere “un buon accordo”, cioè dovrà tenere in considerazione le richieste del Paese aggredito. E dovrà anche segnalare agli alleati di Mosca – a partire da Pechino, Pyongyang e Teheran – che non si può invadere un Paese e pensare di passarla liscia.Il presidente-eletto degli Stati Uniti Donald Trump (foto: Jim Watson/Afp)“Questo è cruciale per la nostra difesa non solo in Europa ma anche negli Usa e nell’Indopacifico”, ha spiegato Rutte, secondo cui Washington si troverebbe ad affrontare “una grave minaccia” da parte di questi attori se l’Ucraina fosse costretta a firmare un accordo di pace troppo favorevole alla Russia. Cosa tratterrebbe Xi Jinping dall’attaccare Taiwan, o Kim Jong-un dal lanciare missili balistici su Seul o Tokyo, se Putin riuscisse a ottenere una pace vantaggiosa in Ucraina?Anche Zelensky, da parte sua, ha auspicato una più stretta cooperazione tra la propria squadra da un lato e, dall’altro, quella del presidente-eletto e il team che sta gestendo la transizione a Washington. “Dobbiamo prepararci con attenzione per il prossimo anno”, ha dichiarato il leader ucraino, il quale ha ribadito che è importante che “la politica degli Stati Uniti non cambi, in modo che gli Stati Uniti non cerchino un compromesso tra l’assassino e la vittima”.Sulla stessa linea anche il commento di Tajani: “L’obiettivo è quello di arrivare alla pace anche con la nuova amministrazione americana“, ha ribadito, sottolineando che una “pace giusta” significa “l’indipendenza dell’Ucraina. Sulle tempistiche per giungere a tale risultato, ha evidenziato che “tutti quanti sono convinti che nel 2025 si arriverà a un cessate il fuoco“, e che tanto Mosca quanto Kiev stanno cercando di ottenere successi militari ora per sedersi al tavolo da una posizione di forza.

  • in

    Kiev e l’Ue tentano di capire cosa succederà all’Ucraina con la rielezione di Trump

    Bruxelles – Ora che Donald Trump è stato rieletto alla Casa Bianca, l’Europa cerca di prevedere quali saranno le sue mosse su uno dei fronti internazionali più caldi, quello della guerra in Ucraina. Mentre a Bruxelles si teme che il sostegno militare e finanziario a stelle e strisce possa diminuire drasticamente o addirittura interrompersi, a preoccupare Kiev c’è soprattutto la promessa del presidente (ri)eletto di mettere fine al conflitto “in 24 ore”. Il capo dello Stato ucraino, Volodymyr Zelensky, sta lanciando messaggi decisamente eloquenti al suo omologo statunitense, per impedire che imponga all’ex repubblica sovietica un processo di pace accelerato che rischia di tramutarsi in una “sconfitta”.Zelensky a BudapestDopo essersi congratulato con Trump per la sua vittoria nelle urne, il presidente ucraino è tornato sulla questione del sostegno di Washington agli sforzi bellici di Kiev ieri (7 novembre) in occasione del quinto incontro della Comunità politica europea, ospitato a Budapest dal premier ungherese Viktor Orbán. Lì, parlando ai giornalisti, ha ammesso che “il presidente Trump vuole davvero una decisione rapida” su come giungere alla fine delle ostilità con la Russia, ma ha aggiunto che “ciò non significa che andrà in questo modo”. Perché, ha insistito, “tutti vogliamo che questa guerra finisca, ma con una fine giusta”: se il processo di pace “è troppo veloce, sarà una sconfitta per l’Ucraina”, ha detto chiaro e tondo.Anche il padrone di casa è apparso fiducioso sulle prospettive per una risoluzione diplomatica del conflitto aperte dal ritorno di Trump alla Casa Bianca. “Quelli che vogliono la pace sono sempre più numerosi”, ha dichiarato Orbán, rinnovando il suo appello per un cessate il fuoco immediato. “La precondizione per la pace è la comunicazione”, ha spiegato il leader magiaro, e “la condizione per la comunicazione è un cessate il fuoco”, il quale “può fornire margine e tempo alle parti in conflitto” per “cominciare a negoziare la pace”.Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán (foto: European Council)Appello immediatamente bollato come “pericoloso” e “irresponsabile” da Zelensky, secondo cui una tregua in questo momento – cioè con circa un quinto del territorio ucraino in mano alle forze di Mosca, che stanno peraltro avanzando anche sul fronte del Donbass – equivarrebbe a “distruggere la nostra indipendenza e la nostra sovranità”. “Abbiamo già provato” a raggiungere un cessate il fuoco nel 2014, ha ricordato il presidente ucraino, “e abbiamo perso la Crimea, e poi abbiamo avuto l’invasione su larga scala nel 2022”. Come a dire: non è possibile fidarsi di Vladimir Putin, perché non è realmente interessato alla pace.Qual è l’idea di pace secondo Trump?Cercare di capire l’idea di “pace” che avrebbe in mente Trump è dunque, comprensibilmente, la questione centrale che arrovella l’intera leadership ucraina. Per ora, il presidente eletto non ha fatto trapelare pubblicamente alcun dettaglio su come intende risolvere la crisi che da dieci anni tormenta l’ex repubblica sovietica, ma alcune indiscrezioni giornalistiche parlano di diverse opzioni sul tavolo del leader repubblicano.E tutte, allontanandosi dall’approccio seguito dall’amministrazione Biden (cioè quello di lasciar decidere a Kiev quando avviare le trattative), prevedono che l’Ucraina rinunci ad una parte del suo territorio riconosciuto internazionalmente, cioè quello disegnato dai confini del 1991. In alcune versioni si tratterebbe delle regioni occupate militarmente da Mosca, in altre di una sorta di zona cuscinetto demilitarizzata (sul modello delle due Coree) i cui contorni andrebbero negoziati a tavolino e che andrebbe pattugliata da truppe internazionali. Le quali, beninteso, dovranno essere europee e non statunitensi: “Non manderemo uomini e donne americani a difendere la pace in Ucraina”, ha dichiarato un membro dell’entourage di Trump, suggerendo di farlo fare “ai polacchi, ai tedeschi, agli inglesi e ai francesi”.Un altro elemento ricorrente sarebbe l’imposizione di una qualche forma di neutralità a Kiev, quella che veniva ironicamente chiamata “finlandizzazione” dell’ex repubblica sovietica prima che Helsinki decidesse di entrare nella Nato poco dopo l’avvio dell’invasione russa. Sempre secondo questi ipotetici piani, l’ingresso nell’Alleanza nordatlantica verrebbe congelato almeno temporaneamente per l’Ucraina, che in cambio continuerebbe a ricevere sistemi d’arma occidentali come deterrente contro un’eventuale nuova aggressione.L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, celebra la rielezione il 6 novembre 2024 (foto: Jim Watson/Afp)Un’ulteriore opzione, ancora più radicale, proposta da alcuni collaboratori della prima amministrazione Trump per costringere Kiev a sedersi al tavolo delle trattative sarebbe invece quella di interrompere le forniture di armi alla resistenza ucraina. Si tratta dell’ipotesi peggiore per Zelensky e i suoi: non solo entrerebbero nei negoziati da una posizione di estrema debolezza, ma non riuscirebbero nemmeno a contenere ulteriori attacchi russi se Putin decidesse che, prima di trattare, vuole annettere alla Federazione qualche altro pezzo dell’ex repubblica sovietica. Si tratterebbe, in altre parole, di lasciare carta bianca al Cremlino.Visione strategicaPer Kiev, l’imperativo è far capire a Trump che sostenere l’Ucraina è nello stesso interesse di Washington. Da un lato, perché qualunque soluzione temporanea al conflitto che sia troppo vantaggiosa per la Russia rischia di trasmettere a Mosca il messaggio che, alla fine, l’ha avuta vinta e che quindi può ritentarci quando vuole. Che poi è quello che è successo quando, dieci anni fa, non ci sono state grosse conseguenze per l’annessione unilaterale della Crimea e lo stazionamento di truppe in Donbass, due violazioni della sovranità ucraina che hanno posto le basi per la guerra su larga scala del 2022.Dall’altro perché, se parti dell’Ucraina cadranno definitivamente in mano alla Russia, l’Europa e gli Stati Uniti perderanno l’accesso alle risorse naturali del Paese aggredito, nonché agli asset militari che Kiev ha sviluppato in due anni e mezzo di guerra e che potrebbero essere utilizzati per la sicurezza del Vecchio continente in sinergia con le forze Nato.È questo, in fin dei conti, il senso del “piano per la vittoria” che Zelensky ha presentato ai leader dei Ventisette il mese scorso: al netto della richiesta di far entrare l’Ucraina nell’Alleanza, il presidente ha messo nero su bianco quello che il suo Paese può offrire in cambio dell’aiuto internazionale. Per far passare il messaggio che l’investimento occidentale è strategico, a lungo termine, e che cedere a Putin ora significherebbe compromettere la sicurezza dell’Europa intera.Nel frattempo, l’Ue cerca di correre ai ripari come può. Proprio oggi (8 novembre) il Consiglio ha esteso di altri due anni – fino al novembre 2026 – il mandato della sua missione di assistenza militare all’Ucraina (Eumam Ukraine), dotandola di un budget da circa 409 milioni di euro. Un messaggio simbolico di sostegno a Kiev, ma poco più che noccioline se si considera l’entità delle spese che deve sostenere la resistenza. Allo stato attuale, difficilmente i Ventisette sarebbero in grado di mantenere a galla l’Ucraina da soli nel caso in cui dovessero realmente venire meno gli aiuti dall’altro lato dell’Atlantico.

  • in

    Zelensky a Bruxelles coi leader Ue: “L’Ucraina nella Nato è un passo preventivo”

    Bruxelles – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha preso parte di persona al Consiglio europeo in corso nella capitale Ue, per chiedere direttamente ai leader dei Ventisette di continuare a supportare il suo Paese. E per presentare ai capi di Stato e di governo il suo “piano per la vittoria”, dopo averlo illustrato ieri al Parlamento di Kiev. Tra i punti più significativi del documento, la richiesta alla Nato di invitare l’ex repubblica sovietica come 33esimo membro.Il maxi-prestito G7“La vostra unione è un’arma che garantisce sicurezza a tutti noi”, ha dichiarato Zelensky prendendo la parola alla sessione mattutina del vertice che si è aperto giovedì (17 ottobre). Per ora, stando alle conclusioni adottate dai leader Ue sul tema del supporto all’Ucraina, l’unione tra le cancellerie sta resistendo. Soprattutto per quanto riguarda il prestito monstre deciso la scorsa estate in ambito G7: 45 miliardi di euro in tutto, di cui fino a 35 dovranno essere messi dall’Ue, da destinare alle casse di Kiev e da finanziare con gli extraprofitti generati dagli asset russi congelati in Occidente.Su questo punto, ormai da mesi, i governi nazionali e l’esecutivo comunitario stanno cercando di disinnescare l’opposizione del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che ha ripetutamente minacciato di far saltare il banco se non verranno garantite a Budapest una serie di deroghe per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico degli idrocarburi di Mosca.Al summit odierno, dunque, si è deciso di non decidere: il documento condiviso dai capi di Stato e di governo cita semplicemente “l’importanza di mantenere gli impegni presi” al vertice dei 7 in Puglia per far arrivare a Kiev gli aiuti di cui ha bisogno “entro la fine dell’anno”. Ma la decisione vera e propria arriverà più in là, e richiederà probabilmente l’ennesima opera di persuasione (o di compromesso) con il premier magiaro per sbloccare l’esborso da parte dei Ventisette.Il “piano per la vittoria”Zelensky ha inoltre presentato ai capi di Stato e di governo Ue il suo “piano per la vittoria” in cinque punti, che aveva esposto ieri alla Verchovna Rada e di cui ha già anticipato i punti più delicati – quelli riguardanti i dettagli strategici, che sono secretati – con alcuni partner internazionali (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti). Un piano la cui attuazione, ha ripetuto il presidente ucraino arrivando al palazzo Europa a Bruxelles, “non dipende dalla volontà russa” ma “dalla volontà dei nostri partner”.Parlando ai giornalisti al termine del proprio intervento con gli omologhi europei, Zelensky ha ribadito che il piano “rafforza l’Ucraina non solo sul campo di battaglia ma anche a livello geopolitico”, cristallizzando di fatto il posizionamento dell’ex repubblica sovietica nel campo occidentale. In questo senso, ha spiegato, va intesa la prima priorità della roadmap in questione, cioè la richiesta di un invito formale ad aderire alla Nato: anche se, con ogni evidenza, l’ingresso vero e proprio nell’Alleanza potrà avvenire solo in futuro, a conflitto concluso, l’invito a Kiev costituirebbe un importante messaggio politico da parte dei 32 Stati membri.Kiev nella Nato?“L’invito è un passo preventivo”, ha spiegato Zelensky, per dimostrare che il presidente russo Vladimir Putin non può manipolare l’ordine internazionale a proprio piacimento. “Questo invito rappresenta un simbolo che va ben al di là della Nato”, ha detto, poiché indica “che sarà inevitabile anche l’adesione all’Ue e confermerà il percorso democratico e rinforza la nostra posizione diplomatica”.Come esempio dell’inaffidabilità di Putin, Zelensky ha richiamato il memorandum di Budapest del 1994: con quel trattato, Kiev aveva trasferito alla Russia tutte le proprie testate nucleari, in cambio della garanzia da parte di Mosca, Washington e Londra che la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non sarebbero state violate. Data la malafede del Cremlino, ha incalzato il leader ucraino, l’alternativa per il suo Paese è netta: “O torniamo alle armi nucleari, o dobbiamo diventare parte di un’alleanza (militare, ndr) efficiente, e la Nato è l’unica che funziona” e i cui membri hanno evitato guerre di aggressione da quando vi sono entrati. “Noi non stiamo scegliendo le armi nucleari, stiamo scegliendo la Nato”, ha scandito.Sul punto, Zelensky ha già parlato con il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, e con i due candidati alle elezioni del prossimo 5 novembre, la democratica (e attuale vicepresidente) Kamala Harris e l’ex presidente repubblicano Donald Trump. E ha lasciato intendere, pur senza scendere nei dettagli, che tutti e tre sono favorevoli in linea di principio.L’accoglienza europea del pianoQuanto ai leader europei, “la maggior parte” avrebbe espresso “pieno supporto per il piano”, ha dichiarato il presidente ucraino. Per quanto riguarda le proposte economiche (che prevedono investimenti congiunti da parte delle aziende occidentali per sfruttare le risorse naturali del Paese aggredito), Zelensky ha sottolineato che si tratta di uno “strumento di sicurezza economica”, per evitare che le materie prime critiche cadano nelle mani dei russi, come già accaduto dieci anni fa coi giacimenti di carbone del Donbass.Alcuni capi di Stato e di governo dei Ventisette sono ancora reticenti a concedere a Kiev di usare le proprie armi a lungo raggio per colpire obiettivi militari in territorio russo, e anche a dare il via libera all’adesione dell’Ucraina alla Nato. Tra questi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ancora non ha fornito all’esercito ucraino armi a lunga gittata, e che sull’allargamento dell’Alleanza “non ha mai detto no e non ha mai detto sì”, nelle parole dello stesso Zelensky.Nel frattempo, ha fatto sapere il leader ucraino, continuano gli sforzi per avvicinare quanto più velocemente possibile la fine della guerra: “L’Ucraina è pronta per imboccare la via diplomatica”, ha assicurato, “ma per farlo dobbiamo essere forti”. “A novembre – ha aggiunto – presenteremo un documento completo” in dieci punti come base di partenza per le trattative di pace, “che vogliamo condividere con tutti e anche con la controparte russa”. Alla fine, il piano per la vittoria di cui si è parlato è una risposta alla domanda su “come costringere la Russia alla diplomazia, ad arrivare ad una pace giusta”. E se gli alleati occidentali di Kiev continuano a sostenere l’Ucraina e ad aiutarla nella realizzazione di tutti i punti del piano, ha stimato Zelensky, le ostilità potrebbero cessare entro la fine dell’anno prossimo.

  • in

    Ecco il “piano per la vittoria” che Zelensky presenterà al vertice dei leader Ue

    Bruxelles – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrebbe partecipare in presenza al Consiglio europeo che partirà domani (17 ottobre) a Bruxelles, durante il quale presenterà ai leader dei Ventisette il suo “piano per la vittoria”, che aveva già anticipato nelle scorse settimane e di cui ha svelato oggi gli elementi principali al Parlamento di Kiev. Si tratta di un elenco di priorità strategiche che dovrebbero permettere al Paese aggredito di sedersi al tavolo delle trattative da una posizione che non sia di netta inferiorità – o almeno queste sono le intenzioni. Ma la strada appare tutt’altro che in discesa.Sono cinque i punti principali di questo piano: l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, l’aumento delle sue capacità di difesa, la deterrenza verso nuove aggressioni da parte della Russia, la crescita economica e l’architettura di sicurezza una volta terminata la guerra in corso. Il documento include anche tre elementi secretati, che Zelensky ha già anticipato agli alleati internazionali nelle ultime settimane – il presidente Usa Joe Biden e i due candidati alle elezioni del mese prossimo, il primo ministro britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e la premier italiana Giorgia Meloni.“Se il piano viene sostenuto” dai partner occidentali, ha dichiarato Zelensky di fronte ai deputati della Verchovna Rada (il legislativo monocamerale ucraino), “possiamo mettere fine alla guerra non più tardi del prossimo anno”. Si tratta, nelle parole del presidente, di “un piano per rafforzare il nostro Stato e la nostra posizione”, per permettere al Paese “di essere abbastanza forte per porre fine alla guerra, per assicurarci che l’Ucraina abbia tutti i suoi muscoli”. E ha chiarito che l’implementazione del piano “dipende dai nostri partner”, e “non dipende sicuramente dalla Russia”.L’Ucraina nella Nato?Ma è precisamente la priorità che Zelensky ha deciso di mettere in cima alla lista che potrebbe essere la più difficile da realizzare. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato è stata ripetutamente indicata, negli ultimi tre anni, come una linea rossa invalicabile dal presidente russo Vladimir Putin, che ha motivato l’invasione su larga scala del febbraio 2022 (avvenuta dopo l’occupazione della Crimea e le infiltrazioni nel Donbass del 2014) proprio con la necessità di impedire che Kiev entrasse nel blocco militare occidentale.I rapporti dell’Ucraina con la Nato sono lunghi e complessi e risalgono ai tempi della dissoluzione dell’Urss nel 1991, ma Kiev ha formalmente avanzato la richiesta di entrare nell’Alleanza solo nel settembre 2022, dopo che Mosca proclamò l’annessione unilaterale dei territori occupati nell’ex repubblica sovietica. “Ci rendiamo conto che l’adesione alla Nato è una questione del futuro, non del presente”, ha concesso Zelensky nel suo discorso, ma ha aggiunto che se l’Alleanza invitasse l’Ucraina come 33esimo membro manderebbe un forte segnale del fatto che “i calcoli geopolitici” di Putin erano profondamente sbagliati.Tuttavia, anche se al summit di Washington dello scorso luglio la Nato ha ribadito che il percorso di Kiev verso l’adesione è “irreversibile”, è piuttosto improbabile che questa avvenga nel breve periodo. La decisione è politica, e va presa all’unanimità dai 32 Stati membri. Includere l’Ucraina, secondo diversi leader, sarebbe come uno schiaffo in faccia a Putin. Ma c’è anche un altro ostacolo: la Nato non può accettare al suo interno un Paese in guerra, poiché questo comporterebbe un’attivazione immediata dell’articolo 5 della Carta atlantica (il trattato fondamentale dell’organizzazione), che prevede il supporto di tutti gli alleati nel caso di aggressione ad uno di loro.Difesa dalla RussiaIl secondo punto del piano prevede la rimozione delle restrizioni sulle armi occidentali consegnate all’Ucraina, per consentire a quest’ultima di colpire in profondità oltre il confine con la Russia. Portare la guerra direttamente sul territorio della Federazione impedirebbe la creazione di “zone cuscinetto” sul suolo ucraino, un obiettivo cui mirava l’incursione dello scorso agosto nell’oblast’ di Kursk. La stessa Commissione europea aveva detto chiaro e tondo, all’epoca, che Kiev aveva il diritto di difendersi “anche in territorio nemico”.Oltre all’eliminazione delle restrizioni sui sistemi d’arma a lungo raggio, Zelensky continua a chiedere agli alleati occidentali ulteriori forniture di materiale bellico (a cominciare dalle munizioni) e maggiore supporto diretto al rafforzamento delle capacità militari dell’ex repubblica sovietica (dalle truppe terrestri alla contraerea, passando per l’assistenza a livello di intelligence), nonché una maggiore partecipazione nell’abbattimento di droni e missili russi nello spazio aereo ucraino.La terza parte del documento fa riferimento alla deterrenza contro future aggressioni da parte dell’ingombrante vicino. Per quanto questo punto rimanga secretato, si sa che vi è menzionata una deterrenza esplicitamente non-nucleare – giova ricordare a tal proposito che Kiev ha ceduto tutte le sue testate atomiche a Mosca in base al memorandum di Budapest del 1994, in cambio della garanzia che la Russia avrebbe rispettato la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. L’idea è di mettere in piedi “un pacchetto globale di deterrenza strategica non-nucleare” sul territorio del Paese aggredito, che verosimilmente includerebbe asset convenzionali dei partner della Nato.Il rapporto coi partner occidentaliAl quarto punto, Kiev offre all’Ue e agli Stati Uniti un “accordo speciale” relativo a investimenti congiunti per lo sfruttamento delle risorse naturali presenti nel suo sottosuolo (tra cui uranio, titanio, grafite e litio). Un accordo sulle materie prime critiche è già in piedi con Bruxelles dal 2021, mentre recentemente anche a Washington sembrano essersi accorti che l’Ucraina è “una miniera d’oro” di minerali del valore di circa 11mila miliardi di dollari, che l’Occidente non può permettersi di lasciar cadere in mani russe.Infine, il quinto elemento del piano riguarda l’architettura della sicurezza ucraina nel dopoguerra, che prevederebbe secondo Zelensky un grado avanzato d’integrazione tra le forze militari del suo Paese e quelle della Nato. “Se i nostri partner sono d’accordo, dopo la guerra pensiamo di sostituire alcuni dei contingenti militari statunitensi stazionati in Europa con unità ucraine”, ha dichiarato alla Rada. Il piano per la vittoria dev’essere realizzato, ha concluso, per “costringere la Russia” a “terminare la guerra”.Nel suo discorso, il presidente ucraino ha pubblicamente ammesso per la prima volta che gli alleati occidentali stanno aumentando le pressioni diplomatiche su Kiev per avviare al più presto delle trattative di pace con Mosca. E che la parola “negoziati” si sta sostituendo sempre di più a “giustizia”: un segnale eloquente della crescente stanchezza internazionale nei confronti della guerra. Così, il piano per la vittoria rappresenta nelle speranze di Zelensky un modo per sedersi al tavolo con il capo del Cremlino da una posizione che, se non di superiorità, almeno non sia di netta debolezza. L’Ucraina non vuole scambiare “territori o sovranità” in cambio dello stop all’aggressione, ha scandito di fronte all’emiciclo.Ma non tutto il Parlamento di Kiev ha accolto con favore la comunicazione del presidente. Alcuni membri dell’opposizione hanno criticato il piano di Zelensky come “irrealistico”, una “lista di desideri” priva di dettagli concreti su come vanno realizzati. E richiamarsi alla “vittoria” dell’Ucraina nel momento in cui il fronte orientale nel Donetsk sta cedendo davanti all’avanzata nemica e oltre metà delle infrastrutture energetiche sono fuori uso a causa dei bombardamenti, hanno rimarcato, è “contraddittorio”.I prossimi passi a BruxellesStando alla bozza di conclusioni del Consiglio europeo circolata nelle ultime ore, i leader dei Ventisette dovrebbero discutere, oltre che del piano di Zelensky, anche di altri aspetti del sostegno dell’Ue all’Ucraina. Uno dei piatti principali sul tavolo dei capi di Stato e di governo sarà il maxi-prestito a Kiev – da finanziare con gli extraprofitti generati dai fondi russi congelati in Occidente – che potrebbe arrivare a toccare i 35 miliardi di euro.E sul quale, per l’ennesima volta, aleggia il veto dell’Ungheria di Viktor Orbán, che minaccia di bloccare la decisione con cui Bruxelles vorrebbe modificare l’orizzonte temporale per il congelamento degli asset russi da sei a 36 mesi (decisione dalla quale potrebbe dipendere la partecipazione di Washington al prestito G7, che dovrebbe valere 45 miliardi di euro in tutto). Budapest ha chiesto, come condizione per non opporre il proprio veto, che non venga toccata la deroga che attualmente consente al Paese con la presidenza di turno dell’Ue di continuare ad acquistare petrolio dalla Russia, proprio nelle stesse ore in cui ha annunciato un aumento delle importazioni di gas da Mosca per il 2025.

  • in

    Rimpasto di governo: Kiev nomina come ministro degli Esteri il vice di Dmytro Kuleba

    Bruxelles – Procede il cambio ai vertici dell’esecutivo ucraino avviato dal presidente Volodymyr Zelensky all’inizio della settimana, che aveva portato alle dimissioni eccellenti del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba lo scorso mercoledì (4 settembre). Il giorno successivo, la Verkhovna Rada (il Parlamento monocamerale nazionale) ha approvato la nomina del vice di quest’ultimo, Andrii Sybiha, per guidare la diplomazia e gli sforzi internazionali del Paese. Nelle intenzioni del capo dello Stato, il rimpasto governativo più ampio dall’inizio dell’invasione russa su larga scala dovrà servire a ridare nuova energia all’Ucraina mentre sta per cominciare un altro, difficile inverno. Così, i deputati di Kiev hanno approvato giovedì (5 settembre) la figura proposta da Zelensky per sostituire Kuleba, che era diventato in questi due anni e mezzo uno dei volti ucraini più conosciuti all’estero. I voti favorevoli a Sybiha alla Rada sono stati 258, mentre non sarebbe stato espresso nessun parere contrario. Il 49enne Sybiha, che ha alle spalle una solida carriera diplomatica (dal 2016 al 2021 è stato ambasciatore in Turchia, tra le altre cose) e lavora da tempo all’interno dell’ufficio del presidente, era diventato il numero due di Kuleba lo scorso aprile. Si unirà dunque agli altri nuovi ministri approvati dal Parlamento, mentre al suo predecessore, che è stato per anni il volto e la voce di Kiev nei rapporti con gli alleati, spetterebbe ora una posizione che ha a che fare con il rafforzamento delle relazioni con la Nato. Il rimpasto governativo sta coinvolgendo diverse altre figure politiche. Olga Stefanishyna (ex vicepremier responsabile dell’Integrazione europea ed euro-atlantica) è diventata ministra alla Giustizia, Oleksiy Kuleba gestirà lo Sviluppo delle comunità, dei territori e delle infrastrutture, Svetlana Grinchuk prenderà in carico il ministero dell’Ambiente. Mykolai Tochitsky avrà la responsabilità della Cultura e delle comunicazioni strategiche, mentre all’Agricoltura è stato nominato Vitaliy Koval (che prima guidava il Fondo delle proprietà statali). L’ex vicepremier Iryna Vereshchuk prenderà la guida della divisione Armi e difesa dell’ufficio del presidente e alle Industrie strategiche dovrebbe invece finire Herman Smetanin, che dal giugno 2023 è a capo di Ukroboronprom, un’azienda nel settore della difesa. 

  • in

    Al vertice di Washington la Nato ha stretto con l’Ucraina un impegno di assistenza a lungo termine

    Bruxelles – Si chiudono i tre giorni di Washington, con l’impegno rinnovato della Nato verso l’Ucraina sul piano politico e militare. Si chiudono i 10 anni di Jens Stoltenberg alla guida dell’Alleanza Atlantica, in vista del passaggio di consegne a ottobre all’ex-premier olandese, Mark Rutte. Il 75esimo vertice dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord doveva essere il momento decisivo per rendere l’alleanza “a prova di futuro” e, almeno per quanto si poteva fare, non ha tradito le aspettative. “Intendiamo fornire un finanziamento minimo di base di 40 miliardi di euro entro il prossimo anno e fornire livelli sostenibili di assistenza alla sicurezza per l’Ucraina”, si legge nella Dichiarazione di Washington pubblicata ieri (11 luglio) al termine del summit, a proposito del nuovo impegno di assistenza alla sicurezza a lungo termine per Kiev, che sarà rivalutato l’anno prossimo in occasione del vertice Nato dell’Aia (Paesi Bassi).Al centro: il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg (11 luglio 2024)Prima di tutto, come auspicato alla vigilia del summit, viene messo nero su bianco il “percorso irreversibile verso la piena integrazione euro-atlantica, compresa l’adesione alla Nato” da parte dell’Ucraina: “Sosteniamo pienamente il diritto dell’Ucraina di scegliere i propri accordi di sicurezza e di decidere il proprio futuro, senza interferenze esterne” e, grazie alle “riforme democratiche, economiche e di sicurezza richieste” al vertice di Vilnius del 2023, “il futuro dell’Ucraina è nella Nato“. Ma è il piano operativo quello più sviscerato dai 32 alleati in coordinamento con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, con la decisione di istituire la Nato Security Assistance and Training for Ukraine “per coordinare la fornitura di equipaggiamento militare e di addestramento”, ma senza coinvolgere direttamente l’Alleanza Atlantica nella guerra con la Russia: “La Nsatu, che opererà negli Stati alleati, sosterrà l’autodifesa dell’Ucraina in linea con la Carta delle Nazioni Unite” e, “in base al diritto internazionale, non renderà la NATO parte in causa nel conflitto“.Da sinistra: il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg (11 luglio 2024)In questo quadro assume particolare rilevanza l’istituzione del nuovo comando militare a Wiesbaden (Germania), che “dalla fine del 2024”  sarà responsabile per il coordinamento delle operazioni di invio degli aiuti e di addestramento dei soldati ucraini. In termini concreti questo significherà che la responsabilità passerà dagli Stati Uniti (il cui dipartimento della Difesa a ora guida il Gruppo di contatto per la difesa ucraina) alla Nato intera, garantendo – appunto – un futuro anche in caso di tempesta politica a Washington. Il rischio maggiore è quello del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca dopo le elezioni di novembre, che potrebbe rimettere completamente in discussione la partecipazione statunitense nell’organizzazione e nel suo finanziamento, ma anche la protezione degli alleati e i rapporti con la Russia di Vladimir Putin.A proposito del sostegno dei 32 alleati all’Ucraina, sono previste comunicazioni da parte dei governi direttamente alla Nato “due volte all’anno, con il primo rapporto che includerà i contributi forniti dopo il primo gennaio 2024″, mentre a Kiev sarà nominato “un rappresentante senior” dell’Alleanza. “Questo summit Nato invia un potente messaggio di unità e un forte segnale al mondo, la nostra determinazione a sostenere l’Ucraina è più forte che mai, anche attraverso l’Ukraine Compact, un ombrello di accordi bilaterali di sicurezza”, ha messo in chiaro il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, in rappresentanza dell’Ue a Washington insieme all’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Proprio Borrell ha dovuto anche rassicurare gli alleati sulle fughe in avanti dell’irrequieto premier ungherese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue (fino al 31 dicembre), Viktor Orbán, che con le sue “missioni di pace” si è recato in una sola settimana dall’autocrate russo Putin, dal presidente cinese, Xi Jinping, e dall’ex-presidente statunitense Trump nella sua residenza Mar-a-Lago in Florida, senza alcun mandato dall’Unione e dai suoi Paesi membri.

  • in

    Orbán a sorpresa in Ucraina. A Kiev per “discutere di pace” con Zelensky

    Bruxelles – Sono bastate 24 ore alla guida della presidenza di turno dell’Ue perché Viktor Orbán si imbarcasse alla volta di Kiev, per la prima volta dall’inizio dell’aggressione russa nel febbraio 2022. Il primo ministro ungherese, l’anello debole nel supporto incondizionato di Bruxelles all’Ucraina, ha incontrato Volodymyr Zelensky per “discutere di pace in Europa”, ha fatto sapere su X il suo portavoce, Zoltán Kovács.Una visita “nel solco delle decisioni dell’Ue”, ha commentato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. Un “progresso” nelle relazioni tra Kiev e Budapest, l’ha definita l’ambasciatore americano in Ungheria, David Pressman. Di certo, una visita inaspettata da parte del leader più filorusso dei 27, che sta bloccando ostinatamente circa 6,5 miliardi di euro in aiuti militari all’Ucraina attraverso lo European Peace Facility, dopo aver tenuto in ostaggio per mesi i 50 miliardi dello Strumento Ue per l’assistenza macrofinanziaria a Kiev.Viktor Orban e Volodymyr Zelensky in conferenza stampa a Kiev, 2/7/24 (Photo by Genya SAVILOV / AFP)“I colloqui si concentreranno sulle possibilità di raggiungere la pace e sulle questioni attuali delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Ucraina”, ha precisato ancora Kovács. Secondo quanto riportato dal The Guardian, la visita di Orbán a Zelensky è stata pianificata dopo che i due Paesi hanno trovato un accordo sulla questione dei diritti delle comunità magiare in Ucraina, che vivono al di là del confine con l’Ungheria. La questione della minoranza ungherese è stata anche la principale motivazione con cui Budapest ha giustificato la sua strenua opposizione all’inizio dei negoziati di adesione all’Ue con l’Ucraina.Nel bilaterale, i due leader hanno “accettato di lasciarsi alle spalle le controversie del passato e di lavorare per migliorare le relazioni bilaterali, puntando a un accordo di cooperazione globale per l’Ucraina“, ha fatto sapere Kovács. Il portavoce ha inoltre sottolineato che ha sottolineato che Orbán riferirà gli omologhi del Consiglio europeo sulle discussioni avute con Zelensky.La scelta di recarsi a Kiev a un giorno dall’insediamento alla guida semestrale del Consiglio dell’Ue è un segnale importante da parte di Orbán. L’impegno sull’Ucraina è uno dei timori maggiori che i leader europei hanno segnalato riguardo la presidenza ungherese dell’Unione. Budapest “mira ad affrontare le sfide più urgenti che l’Unione si trova ad affrontare”, ha rivendicato il portavoce Balázs Orbán. Anche se sul percorso per riportare la pace in Ucraina, il punto di vista ungherese diverge profondamente da quello del blocco Ue, che parte dall’assunto dell’integrità territoriale del Paese aggredito: nella conferenza stampa congiunta con Zelensky, Orbán ha dichiarato che “l’Ucraina dovrebbe proclamare il cessate il fuoco e avviare negoziati con la Russia“.Con l’impegno sull’Ucraina, che Orbán ha definito “la questione principale dei prossimi 6 mesi di presidenza ungherese dell’Ue”, il premier sovranista manda un messaggio anche alle destra europea, nel bel mezzo di un processo di riconfigurazione politica. La più solida alleata di Orbán in Europa, Giorgia Meloni, presidente dei Conservatori e Riformisti Europei, è allineata alla posizione del blocco di supporto incondizionato a Kiev. Tant’è che, dopo mesi di corteggiamenti, il gruppo di Ecr ha chiuso la porta al partito di Orbán, Fidesz, che all’Eurocamera risulta ancora tra i non iscritti.Ora il primo ministro ungherese ha annunciato la nascita di una nuova alleanza, i ‘Patrioti per l’Europa’, con i populisti cechi di Ano (ex membri dei liberali) e i nazionalisti austriaci dell’Fpo (fuoriusciti dal gruppo sovranista Id, quello di Marine Le Pen e della Lega). All’alleanza hanno già aderito i portoghesi di Chega, mentre il Carroccio ammicca. Per creare un gruppo all’Eurocamera però, Orbán ha bisogno dell’adesione di partiti da 7 Paesi membri. Un atteggiamento meno oltranzista sull’Ucraina potrebbe attrarre altri ‘patrioti’, come i polacchi filoucraini di Diritto e Giustizia, ai ferri corti con Fratelli d’Italia in Ecr.