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    Baerbock: la guerra della Russia in Ucraina ha fatto ripensare la Germania sul suo ruolo nel Mondo

    Bruxelles – L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato il modo in cui la Germania considera la sicurezza e ha fatto capire a Berlino di aver sbagliato a non ascoltare gli alleati dell’Europa orientale, che avevano messo in guardia dalle minacce di Mosca, ha scritto Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca, oggi sul Guardian.
    Ammettendo i difetti della politica estera tedesca del dopoguerra, l’esponente dei Verdi afferma che i Paesi dell’Europa orientale hanno avuto ragione ad avvertire la Germania che sperare nel meglio per affrontare le minacce di una Russia autocratica non era una risposta adeguata. Per troppo tempo, scrive, la Germania ha fatto ricorso alla “diplomazia del libretto degli assegni”, ovvero alla convinzione che l’interazione politica ed economica avrebbe condotto la Russia verso un percorso democratico, ora invece “sappiamo che nel prossimo futuro la Russia del Presidente Putin rimarrà una minaccia per la pace e la sicurezza nel nostro continente e che dobbiamo organizzare la nostra sicurezza contro la Russia di Putin, non con essa”.
    Scrivendo prima del vertice della Nato a Vilnius e subito dopo la pubblicazione di una nuova strategia di sicurezza nazionale tedesca, Baerbock afferma che “noi tedeschi non dimenticheremo mai che dobbiamo la nostra libertà in un Paese riunificato anche ai nostri alleati e ai nostri vicini orientali. Così come loro ci sono stati per noi, noi ci saremo per loro ora, perché la sicurezza dell’Europa orientale è la sicurezza della Germania”.
    Ci sono stati dubbi sul fatto che la Germania potesse assumere un ruolo di leadership militare in Europa data la sua storia, ma Baerbock ha detto che la guerra in Ucraina ha costretto la Germania, a volte con sua stessa sorpresa, a rivalutare il suo ruolo e le sue responsabilità: “Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, scatenati dai tedeschi, la politica estera del nostro Paese era guidata dalla premessa che la guerra non avrebbe mai più dovuto provenire dal suolo tedesco”.
    Ma è chiaro che le cose sono cambiate: “Solo due anni fa, l’idea che la Germania consegnasse carri armati, sistemi di difesa aerea e obici in una zona di guerra sarebbe sembrata a dir poco inverosimile. Oggi la Germania è uno dei principali fornitori di armi per l’autodifesa dell’Ucraina”. Secondo Baerbock “la guerra di aggressione della Russia ha segnato una frattura nel mondo. Per il mio Paese ha aperto un nuovo capitolo, ridefinendo il modo in cui cerchiamo di promuovere la pace, la libertà e la sostenibilità in questo mondo: come partner che abbraccia la sua leadership”.

    L’intervento della ministra degli Esteri tedesca sul Guardian: “Per troppo tempo abbiamo ricorso alla diplomazia del libretto degli assegni”

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    Il cancelliere tedesco Scholz conferma: invierà due battaglioni di carri armati Leopard 2 all’Ucraina

    Bruxelles – Dopo settimane di stallo si sono sbloccate le trattative per l’invio dei carri armati pesanti Leopard 2 dalla Germania all’Ucraina, a soli due giorni dalle intense discussioni del primo Consiglio Affari Esteri del 2023 a Bruxelles. A renderlo noto è stato lo stesso governo federale tedesco, attraverso una nota pubblicata dal portavoce Steffen Hebestreit, al termine della riunione del Consiglio dei ministri: “Il cancelliere federale [Olaf Scholz, ndr] ha annunciato oggi un ulteriore supporto all’Ucraina con la consegna di carri armati Leopard 2“. Una decisione che non coinvolge solo la Germania, ma anche altri partner occidentali del Paese sotto attacco russo dal 24 febbraio 2022: “L’approvazione sarà data anche ai Paesi partner, il tutto è strettamente coordinato a livello internazionale”, ha aggiunto il portavoce del governo di Berlino.
    Carro armato Leopard 2 (credits: Patrik Stollarz / Afp)
    La questione dell’invio dei Panzer di fattura tedesca all’Ucraina è stato al centro del confronto tra gli alleati della Nato venerdì scorso (20 gennaio) alla riunione del gruppo di contatto di Ramstein, con le pressioni non solo dei partner dell’Europa orientale, ma anche degli Stati Uniti. Secondo la stampa tedesca Berlino aveva specificato di essere pronta a inviare i Leopard 2 solo se Washington si fosse impegnata ad accompagnarli a carri armati Abrams di produzione statunitense. Ieri sera (24 gennaio) il Wall Street Journal ha anticipato la decisione del presidente Joe Biden di autorizzare la fornitura di tank pesanti a Kiev, mentre il quotidiano tedesco Der Spiegel ha reso nota la volontà del governo federale di sbloccare i mezzi militari che potrebbero avere un impatto decisivo sui teatri di battaglia in Ucraina, quando l’esercito russo lancerà con tutta probabilità in primavera una nuova offensiva.
    La decisione della Germania di fornire direttamente all’Ucraina i carri armati Leopard 2 “rafforzerà ulteriormente il sostegno militare” a Kiev: “È il risultato di intense consultazioni con i più stretti partner europei e internazionali della Germania”, è quanto specificato da Scholz rispetto a una “ben nota linea di sostegno all’Ucraina al meglio delle nostre possibilità”. A questo punto saranno assemblati “rapidamente due battaglioni di carri armati Leopard 2” – di cui “una compagnia di 14 proveniente dalle scorte della Bundeswehr” (le forze armate tedesche) sarà fornita “in una prima fase” – mentre inizierà “rapidamente” l’addestramento degli equipaggi ucraini in Germania: “Oltre all’addestramento, il pacchetto comprenderà anche la logistica, le munizioni e la manutenzione dei sistemi”, specifica la nota del governo tedesco.
    Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato “sinceramente” il cancelliere in una telefonata, della quale ha reso conto in un Tweet:

    German main battle tanks, further broadening of defense support & training missions, green light for partners to supply similar weapons. Just heard about these important & timely decisions in a call with @OlafScholz. Sincerely grateful to the Chancellor and all our friends in 🇩🇪.
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) January 25, 2023

    Parallelamente è arrivato anche il via libera all’invio anche da parte di altri partner: “La Germania fornirà ai Paesi partner che vogliono consegnare rapidamente all’Ucraina i carri armati Leopard-2 dalle loro scorte le relative autorizzazioni per il trasferimento”. Attualmente i carri armati pesanti di produzione tedesca in Europa sono utilizzati da Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria, ma non possono essere trasferiti in Paesi terzi senza l’autorizzazione di Berlino. Già al Consiglio Affari Esteri di lunedì la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, aveva precisato che Berlino non avrebbe comunque vietato l’esportazione dei Leopard 2 all’Ucraina da parte di chi li avesse in dotazione nelle proprie forze armate.

    Im Kabinett hat der @Bundeskanzler heute weitere Unterstützung an die #Ukraine mit der Lieferung von #Leopard 2 Panzern angekündigt. Auch Partnerländern wird eine entsprechende Genehmigung erteilt. Das ist eng mit den internationalen Partnern abgestimmt. https://t.co/e31Kf3V1oi
    — Steffen Hebestreit (@RegSprecher) January 25, 2023

    La Germania fornirà in una prima fase una compagnia di 14 Panzer delle forze armate tedesche e di addestrare immediatamente gli equipaggi ucraini. Via libera anche agli altri Paesi partner che vogliano metterli a disposizione di Kiev dalle proprie scorte

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    A Bruxelles si accende il tema dei carri armati all’Ucraina. E si sbloccano altri 500 milioni di euro di supporto militare

    Bruxelles – Nel primo Consiglio Affari Esteri del 2023 – che “non poteva che iniziare con la guerra russa in Ucraina, visto che la situazione militare è rimasta invariata”, come ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – sul tavolo c’è il tema più caldo di queste settimane. L’invio dei carri armati Leopard tedeschi a Kiev, una delle questioni più divisive tra gli alleati occidentali del Paese sotto attacco di Mosca dal 24 febbraio dello scorso anno. “Ne abbiamo discusso e la ministra tedesca [Annalena Baerbock, ndr] ha detto chiaramente che Berlino non ostacolerà i Paesi che vogliono esportarli“, ha messo in chiaro lo stesso alto rappresentante Ue alla stampa al termine del vertice di oggi (23 gennaio).
    L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock (23 gennaio 2023)
    La posizione delle istituzioni comunitarie è chiara, dal Consiglio al Parlamento Ue, ed è una spinta al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, a rompere gli indugi sull’invio di carri armati pesanti che potrebbero avere un impatto decisivo sui teatri di battaglia in Ucraina, quando l’esercito russo lancerà con tutta probabilità in primavera una nuova offensiva. “Sono stato chiaro su quali armi dovrebbero essere fornite a Kiev”, ha ribadito Borrell riferendosi ai Leopard II in dotazione della Bundeswehr, le forze armate della Germania. L’alto rappresentate Ue ha però anche voluto smorzare le polemiche, ricordando che alla riunione del gruppo di contatto della Nato venerdì scorso (20 gennaio) “il risultato è stato molto positivo, con la determinazione dell’Europa e degli Stati Uniti a incrementare gli aiuti militari anche con altri mezzi“. Anche se per il momento Berlino tentenna ancora sull’invio dei carri armati richiesti da Kiev, è “da apprezzare” il fatto che comunque “non ne vieterà l’esportazione ad altri Paesi che ne avessero”.
    A margine del Consiglio Affari Esteri la stessa ministra tedesca Baerbock ha voluto ricordare che “faremo tutto il possibile per difendere l’Ucraina ed è importante che come partner internazionali agiamo insieme a sostegno del diritto all’autodifesa” di Kiev. Nessuna dichiarazione esplicita sui carri armati Leopard, ma il tema è caldissimo e oggi si sono visti i primi tiepidi segnali di apertura sulla questione da parte della Germania. Dopo l’incontro di ieri (22 gennaio) tra il cancelliere tedesco Scholz e il presidente francese, Emmanuel Macron, la ministra degli Esteri della Francia, Catherine Colonna, ha spiegato alla stampa che “tutte le opzioni sono sul tavolo e ci sarà una consultazione collettiva tra i partner, ma abbiamo già mandato carri leggeri” e Parigi non esclude di inviare a Kiev i propri carri armati pesanti Leclerc. Per quanto riguarda invece l’Italia, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non si è sbilanciato con i giornalisti: “Non facciamo parte di questo dibattito, ne abbiamo parlato oggi tra ministri, ma la discussione proseguirà a livello bilaterale” tra Francia e Germania.
    Oltre ai carri armati tedeschi, i 500 milioni di euro dall’Ue
    L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il ministro della Difesa italiano, Antonio Tajani (23 gennaio 2023)
    Una giornata di discussioni tra ministri senza decisioni formali, ma con un confronto sul sostegno armato all’Ucraina che registra altri passi in avanti a livello Ue. “Abbiamo un accordo politico sulla settima tranche di aiuti militari da 500 milioni di euro e su un’ulteriore misura di assistenza da 35 milioni di euro per la missione di formazione militare dei soldati ucraini“, ha reso noto Borrell. Il nuovo esborso dei Ventisette si inserisce all’interno del Fondo europeo per la pace e, come fatto notare in un tweet dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha portato il supporto a Kiev a “oltre 11,5 miliardi di euro”.
    L’European Peace Facility è lo strumento fuori bilancio per la prevenzione dei conflitti, la costruzione della pace e il rafforzamento della sicurezza internazionale, attraverso il finanziamento di azioni operative nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (Pesc) che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. Solo nel 2022 sono stati stanziati da Bruxelles attraversi questo strumento 11 miliardi di euro a favore degli acquisti militari di Kiev per contrastare l’esercito russo. “L’Ucraina ha bisogno di più armi per respingere l’aggressione della Russia“, ha ricordato Michel, mentre l’alto rappresentante Borrell ha fatto notare che “l’Ue è primo donatore per gli aiuti all’Ucraina con 49 miliardi di euro sul piano militare, finanziario e umanitario”.

    At today’s #FAC, the FMs reached a political agreement on additional military support to #Ukraine under the European Peace Facility. We remain steadfast in our support for the Ukrainian Armed Forces. @TobiasBillstrom pic.twitter.com/rtR9B820kp
    — Swedish Presidency of the Council of the EU (@sweden2023eu) January 23, 2023

    Sul tavolo del Consiglio Affari Esteri il supporto a Kiev con i Leopard tedeschi. Borrell: “Berlino non ostacola i Paesi che vogliono esportarli”. Salgono a 3,6 miliardi di euro i finanziamenti concessi nell’ambito dell’European Peace Facility dall’inizio dell’invasione russa

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    “In Cina da cancelliere tedesco e da europeo”. Scholz in visita a Pechino tra le polemiche

    Bruxelles – Un’avanguardia europea per riscrivere le relazioni con la Cina di Xi Jinping. Così si vede il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che oggi (3 novembre) intraprenderà la prima visita di un leader del G7 a Pechino dallo scoppio della pandemia di Covid-19: “Se vado a Pechino come cancelliere tedesco, lo faccio contemporaneamente come europeo. La politica tedesca sulla Cina ha successo solo se inserita in quella europea”. In una lunga lettera pubblicata sul Frankfurter Allgemeine Zeitung Scholz ha provato a rassicurare le istituzioni Ue, che avevano fortemente criticato il suo viaggio solitario al cospetto del leader comunista.
    “Se la Cina cambia, anche il nostro rapporto con la Cina deve cambiare”, ha affermato il cancelliere, che arriva a Pechino a pochi giorni dalla riconferma per altri cinque anni di Xi Jinping al vertice del Partito Comunista. “Noi non vogliamo disaccoppiarci dalla Cina, importante partner economico per la Germania e per l’Europa. Ma cosa vuole Pechino?”, ha chiesto retoricamente Scholz ai lettori del quotidiano di Francoforte. Il focus sempre più accentuato sulla “stabilità del sistema comunista e sull’autonomia nazionale” cinese, secondo il leader tedesco avrà conseguenze per tutti i partner commerciali del gigante asiatico. Per questo l’obiettivo della delegazione di industriali tedeschi guidata da Scholz sarebbe insistere con il “partner, concorrente e rivale” cinese sul “principio della reciprocità” nei rapporti sino-europei: “Se la Cina rifiuta di consentire questa reciprocità, non sarà priva di conseguenze”, ha sentenziato il cancelliere socialdemocratico. “Differenziare i rapporti con la Cina è in linea con gli interessi strategici a lungo termine della Germania e dell’Europa”.
    Nonostante le rassicurazioni tedesche sulle intenzioni del viaggio, a Bruxelles c’è chi ritiene che Berlino voglia procedere a testa bassa nel perseguimento dei propri interessi, senza alcuna concertazione con gli altri membri Ue: il via libera di Scholz all’acquisizione di una quota del porto di Amburgo da parte dell’azienda cinese Cosco, malgrado le perplessità degli alleati occidentali, e l’istituzione del fondo da 200 miliardi per proteggere famiglie e imprese tedesche dal caro energia, con tanti saluti alla solidarietà europea, costituiscono in questo senso due precedenti scomodi. E intanto da Pechino il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha ricordato che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Germania e che la visita di Scholz darà slancio allo “sviluppo della partnership strategica completa” tra i due Paesi, che “consolideranno la fiducia reciproca politica e rafforzeranno la cooperazione”.
    I riflettori sono accesi sull’incontro di domani (4 novembre) tra i due leader: Berlino fa sapere che avrà luogo uno scambio di vedute approfondito su tutti gli aspetti delle relazioni sino-europee, incluse le tensioni su Taiwan, il tema del rispetto dei diritti umani (in riferimento alla persecuzione degli Uiguri nello Xinjiang), e non ultima la posizione di Pechino sul conflitto in Ucraina. E, a pochi giorni dalla COP27 a Sharm el-Sheikh in Egitto, anche gli obiettivi dell’Accordo di Parigi saranno verosimilmente nell’agenda del bilaterale: “Senza azioni risolute per ridurre le emissioni in Cina, non potremo vincere la battaglia contro il cambiamento climatico”, ha ricordato Scholz, promettendo che insisterà con Xi Jinping “perché la Cina si assuma ancora maggiori responsabilità per la protezione del clima”.

    Primo leader europeo a recarsi in Cina dal 2019, domani Scholz incontrerà il presidente Xi Jinping. Il cancelliere, duramente criticato a Bruxelles, ha spiegato in un articolo le ragioni della sua visita al leader del Partito comunista cinese

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    L’Unione sempre più determinata contro Mosca: “Intensificheremo la fornitura di armi a Kiev”

    Bruxelles – In attesa di una soluzione sulla non semplice questione energetica, avanti con il sostegno militare dell’UE all’Ucraina. Su questo i Ventisette sembrano avere non solo idee chiare, ma pure unità di intenti. “Insieme come UE, come amici dell’Ucraina, in futuro intensificheremo la fornitura di armi” a Kiev per rispondere all’aggressione russa. La linea viene espressa da Annalena Baerbock, ministra degli Esteri della Germania che sul tema ‘brucia’ l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell.
    La tedesca non attende la conferenza stampa di fine lavori di Borrell, parla lasciando Lussemburgo e anticipa i contenuti della riunione. Un modo di fare che riaccende anche il dibattito su una politica estera comune ancora tutta da costruire e getta ombre sul ruolo oggi ricoperto da Borrell. Che conferma lo slancio dell’UE in questo senso. “Sono stati messi a disposizione 1,5 miliardi di euro solo attraverso fondi europei” per rifornire l’Ucraina di ciò che serve per contrastare le operazioni militari dell’armata russa. “A questo si aggiungono i contributi nazionali a titolo personale, e quindi la cifra è molto più grossa”, anche se ammette di non averla sotto mano. “Se quanto messo sul piatto non dovesse essere sufficiente, ne riparleremo” con l’obiettivo di incrementare gli aiuti. “Per non entrare in guerra la sola cosa da fare è rifornire l’Ucraina di ciò di cui ha bisogno“, sottolinea poi.
    L’Alto rappresentante riassume quello che è il sentimento e la presa d’atto comune. “Si tratta di una guerra”. Quello che sta avvenendo in Ucraina “ha più dimensioni, inclusa quella militare”, con cui occorre fare i conti e l’Europa ritiene che la intensificare la fornitura di armi sia la via obbligata.

    🇮🇹🇪🇺| Intervista della Vice Ministra @MarinaSereni a @RaiNews a margine dei lavori del Consiglio affari esteri #CAE odierno a #Lussemburgo pic.twitter.com/tcwhTtt0Lm
    — Italy 🇮🇹 in EU (@ItalyinEU) April 11, 2022

    La rotta è tracciata, e anche l’Italia la sposa. “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina, anche militarmente“, chiarisce la vice-ministra degli Esteri italiana, Marina Sereni. L’obiettivo di questo rinnovato sostegno militare intende costringere Mosca a cessare le ostilità e sedersi al tavolo negoziale “con una atteggiamento genuino e costruttivo”.

    L’accordo raggiunto dai ministri degli Esteri nella riunione di Lussemburgo. L’annuncio della Germania, che anticipa l’Alto rappresentante Borrell. Anche l’Italia favorevole

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    Ispezioni a sorpresa dell’Antitrust UE per “alcune società” del gas in Germania. Gazprom nel mirino

    Bruxelles – L’Antitrust UE indaga in Germania su “sospette pratiche anticoncorrenziali” da parte di società attive nella fornitura, trasmissione e stoccaggio di gas naturale. A confermarlo è la stessa Commissione Europea in una nota pubblicata oggi (giovedì 31 marzo) e relativa alle ispezioni “senza preavviso” nei locali di alcune società due giorni fa. L’esecutivo comunitario non specifica quali aziende sono state coinvolte nelle perquisizioni, ma le indiscrezioni della stampa internazionale hanno individuato la russa Gazprom al centro della retata delle autorità comunitarie, in collaborazione con i colleghi tedeschi, per verificare la possibilità di abuso di posizione dominante nel mercato energetico.
    “Le ispezioni senza preavviso sono un passo investigativo preliminare su sospette pratiche anticoncorrenziali” nell’ambito della fornitura di gas naturale in Germania, si legge nella comunicazione dell’Antitrust UE. Tuttavia, questo “non significa che le imprese siano colpevoli” e per il completamento delle indagini “non c’è un termine legale”, avvertono le autorità comunitarie. La loro durata dipenderà da “una serie di fattori”, tra cui la complessità del caso, il livello di collaborazione con la Commissione Europea da parte delle aziende coinvolte nelle ispezioni e la portata dell’esercizio dei diritti di difesa.
    Le indiscrezioni riportate ieri da Bloomberg, secondo cui i funzionari della Commissione UE hanno fatto irruzione negli uffici del gigante russo Gazprom e della sua filiale di distribuzione Wingas in Germania come parte dell’indagine in corso sui prezzi del gas, sono state confermate questa mattina da fonti europee all’agenzia di stampa AFP. L’operazione sarebbe giustificata dal fatto che dovrebbe aprirsi a breve l’indagine ufficiale sul comportamento di Gazprom da parte del gabinetto guidato da Ursula von der Leyen.
    È da ottobre dello scorso anno che l’Antitrust UE sta raccogliendo prove sulla possibile manipolazione del mercato nel settore del gas naturale da parte di alcuni operatori commerciali, da quando è scoppiata l’emergenza energetica, in particolare il gigante russo Gazprom. Il 13 gennaio scorso Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione e responsabile per la Concorrenza, aveva confermato che Bruxelles “sta affrontando la questione con priorità“, considerato il “comportamento abbastanza raro nel mercato” dell’energia: “Il fatto che un’azienda decida di limitare l’offerta [di gas, ndr], pur essendo di fronte a un aumento della domanda, è un comportamento che ci fa pensare”. Due mesi fa e mezzo fa non era ancora iniziata l’invasione russa dell’Ucraina e oggi l’Unione deve fare i conti con l’ulteriore aggravamento della situazione sul fronte dell’approvvigionamento energetico dalla Russia e dell’aumento dei prezzi del gas.

    I funzionari hanno perquisito gli uffici lo scorso 29 marzo, in collaborazione con i colleghi tedeschi, per “sospette pratiche anticoncorrenziali” nella fornitura, trasmissione e stoccaggio di gas naturale. Il gigante russo sarebbe al centro dell’inchiesta

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    Nord Stream 2, la Germania frena sull’iter di certificazione e salgono i prezzi del gas

    Bruxelles – L’entrata in funzione del gasdotto Nord Stream 2 subisce una nuova battuta d’arresto. Questa mattina (16 novembre) il regolatore tedesco delle reti, l’Agenzia federale (BNA -Bundesnetzagentur), ha sospeso temporaneamente l’iter di autorizzazione all’attivazione (la cosiddetta certificazione) del discusso gasdotto che collega la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico. Secondo l’autorità tedesca il consorzio che opera l’infrastruttura, Nord Stream 2 Ag, deve essere “organizzato secondo forma giuridica di diritto tedesco” per poter dare il suo ok.
    Il punto sollevato dal regolatore tedesco è che Nord Stream 2 AG ha sede in Svizzera e ha deciso di non convertire ancora la società esistente, ma di costruire una filiale secondo le norme di diritto tedesco. Questa filiale diventerà proprietaria e gestirà la sezione tedesca del gasdotto, ma il processo di certificazione rimarrà sospeso fino a quando il consorzio trasferirà “importanti risorse e budget per il personale” a una vera e propria filiale tedesca.
    Il gasdotto Nord Stream 2 collegherà la Germania alla Russia
    Anche se non è ancora chiaro di quanto, lo stallo dovrebbe ritardare l’immissione dei primi flussi di gas nel gasdotto appena completato, che andrà a raddoppiare il volume di gas naturale trasportato da Mosca a Berlino replicando, nei fatti, il percorso del gasdotto gemello Nord Stream che è già in attività. Si parla di circa 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas verso la Germania a capacità massima, raddoppiati a 110.
    Alla notizia della sospensione, questa mattina i prezzi del gas, già in rialzo nelle ultime settimane a causa di una più ampia crisi dei prezzi dell’energia, sono balzati del 9 per cento. Nord Stream 2 ha commentato di non essere in grado attualmente “di commentare i dettagli della procedura, la sua possibile durata e gli impatti sui tempi di avvio delle operazioni del gasdotto”. Così la Commissione Europea, che dovrà dare infine un parere sulla decisione del regolatore tedesco, ha confermato oggi al regolare briefing con la stampa di essere a conoscenza dei fatti ma di non potersi pronunciare oltre. Il gasdotto non è un progetto di interesse comune a livello europeo ma riguarda solo la Germania e il diritto nazionale tedesco, che deve essere in linea con la direttiva UE sul mercato del gas.
    Il contestato gasdotto ha affrontato una dura opposizione da parte degli Stati Uniti e di alcuni stati dell’Unione Europea, compresa l’Italia, che temono una ulteriore dipendenza strategica dell’UE dal gas russo, di cui è dipendente per il 90 per cento della sua fornitura di gas. Per Mosca l’importanza strategica del gasdotto è che finora la maggior parte del suo gas è stato trasportato in Europa attraverso l’Ucraina, mentre il percorso del Nord Stream 2 consente di bypassarla, togliendole rilevanza. Kiev ha accolto con favore la decisione del regolatore tedesco – che resta solo una temporanea sospensione – e nel merito è entrato oggi anche il premier britannico Boris Johnson, sottolineando l’opposizione del Regno Unito al gasdotto Nord Stream 2 che dirotterebbe le forniture dall’Ucraina e potrebbe avere “significative implicazioni per la sicurezza della regione”, mentre Londra continua a sposare l’integrità territoriale dell’Ucraina, dopo l’annessione illegale della penisola di Crimea da parte di Mosca del 2014.

    Nuova battuta d’arresto per il controverso gasdotto che arriva dalla Russia attraverso il Mar Baltico. Il regolatore tedesco chiede una modifica della “forma giuridica” del consorzio che opera l’infrastruttura, la Nord Stream 2 Ag

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    Da UE, USA e Regno Unito 8,5 miliardi di dollari per sostenere la decarbonizzazione del Sudafrica

    Bruxelles – Unione Europea, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania si sono uniti in un partenariato da almeno 8,5 miliardi di dollari (7,5 miliardi di euro) per aiutare il Sudafrica nella decarbonizzazione della propria economia. L’annuncio è arrivato oggi (2 novembre) a margine della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP26) in corso a Glasgow: il budget iniziale di 8,5 miliardi di dollari attraverso meccanismi di finanziamento, prestiti agevolati, investimenti e strumenti a rischio condiviso servirà per aiutare il Paese ad aggiornare i suoi impegni sulla riduzione di CO2, con particolare attenzione al sistema elettrico.
    L’obiettivo è quello di riuscire a sbloccare altri investimenti dal settore privato. Le previsioni dei 5 Paesi occidentali stimano che il partenariato preverrà fino a 1-1,5 miliardi di tonnellate di emissioni nei prossimi 20 anni e aiuterà il Sudafrica ad abbandonare in maniera definitiva il carbone. “Il Sudafrica accoglie con favore l’impegno assunto nella Dichiarazione politica a sostegno dell’attuazione del nostro contributo determinato a livello nazionale, che rappresenta l’ambizioso sforzo del nostro Paese per sostenere la battaglia globale contro il cambiamento climatico”, ha commentato il capo di Stato della Repubblica del Sudafrica, Cyril Ramaphosa. A sostegno della transizione del Paese “attendiamo con impazienza una partnership a lungo termine che possa fungere da modello appropriato di sostegno per l’azione per il clima dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo”.
    “Questa partnership è una novità globale e potrebbe diventare un modello su come supportare la giusta transizione in tutto il mondo”, ha aggiunto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. “Unendo le forze, possiamo accelerare l’eliminazione graduale del carbone nei paesi partner, sostenendo al contempo le comunità vulnerabili che dipendono da esso. Garantire una transizione giusta è una priorità per l’UE, sia in patria che all’estero”.

    A margine della COP26 di Glasgow, Bruxelles insieme a Francia, Germania, Regno Unito e USA lancia un’iniziativa finanziaria per la transizione energetica del Paese. Il presidente Ramaphosa: “Serve sostegno a lungo termine all’azione per il clima delle economie in via di sviluppo”