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    Shoah: Meloni, furia nazifascista memoria di tutti italiani

    “La vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa”. La leader di FdI, Giorgia Meloni, ricorda il rastrellamento del ghetto di Roma, avvenuto 79 anni fa. “Un orrore – aggiunge in una nota – che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo”.”Il 16 ottobre 1943 è per Roma e per l’Italia una giornata tragica, buia e insanabile”, è il testo della nota di Meloni. “Quella mattina, pochi minuti dopo le 5.00, la vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa. Più di mille persone furono deportate e di loro solo quindici uomini e una donna fecero ritorno. Nessuno dei bambini. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo”, si conclude il testo.Meloni e la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Duregehello – si apprende – si sono sentite telefonicamente questa mattina. Nel corso della chiamata la leader di Fdi ha espresso vicinanza e sostegno nel giorno in cui ricorre l’anniversario del rastrellamento del ghetto della Capitale del 1943.”Il rastrellamento del ghetto di Roma rappresenta una delle pagine più buie della nostra storia. Quel giorno, oltre mille persone tra donne, uomini e bambini furono strappate ai loro affetti e deportate al campo di sterminio di Auschwitz. Solo 16 di loro fecero ritorno”. Lo afferma il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “È compito di tutti, a cominciare dalle più alte istituzioni, tramandarne il ricordo affinché in futuro non si ripetano mai più simili tragedie. Alla comunità ebraica, oggi come sempre, la mia sincera vicinanza”, conclude.”Quel che accadde all’alba del 16 ottobre del 1943 rappresenta una delle pagine più buie, tristi e raccapriccianti della storia del nostro Paese. Più di mille ebrei, con oltre 200 bambini, furono vittime della ferocia nazista che strappò via vite facendo irruzione casa per casa. Il sabato nero del ghetto di Roma deve rappresentare una memoria indelebile affinché simili orrori non si ripetano mai più. E’ dovere delle Istituzioni mantenere sempre vivo il ricordo per contrastare qualsiasi forma di razzismo e antisemitismo”. Lo afferma il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.”Il rastrellamento del ghetto di Roma sarà sempre una pagina buia e incancellabile della nostra storia. Oltre al nostro ricordo e alla nostra solidarietà alla Comunità Ebraica, dobbiamo garantire l’impegno affinché certi orrori non si ripetano. L’antisemitismo non dev’essere mai sottovalutato o – peggio – tollerato”. Così il leader della Lega Matteo Salvini in una nota, ricordando il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943.”Sopravvissero in 16. Il 16 ottobre 1943 il rastrellamento a Roma al Ghetto e la deportazione ad Auschwitz”. Lo scrive su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta.”Il 16 ottobre del 1943 le truppe nazifasciste rastrellarono e deportarono al campo di concentramento di Auschwitz oltre mille tra uomini, donne e bambini che abitavano nel Ghetto di Roma. Una ferita lacerante per la città e per l’intero Paese, una pagina nera della nostra storia che mai potrà essere cancellata”. Lo scrive il leader del M5s, Giuseppe Conte, su Facebook, nell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. “Questo anniversario non ci sfida a un mero esercizio di ricordo. È semmai monito – aggiunge Conte – affinché nelle Istituzioni e nelle nostre piazze e nelle nostre strade non sia mai abbassata la guardia contro un revanscismo culturale che ammicca a vecchie nostalgie. Affinché i valori antifascisti del nostro ordinamento costituzionale non siano mai più minacciati dalla demagogia eversiva. È un impegno che dobbiamo assolvere tutti insieme. Abbiamo il dovere morale, come cittadini e come comunità nazionale, di raccoglierlo, custodirlo e lasciarlo in dote a chi verrà dopo di noi”.Dureghello, oggi più che mai anniversario significativo – “Oggi più che mai questo anniversario diventa significativo e importante, come è stata significativa la presenza delle istituzioni anche quest’anno al nostro fianco”. Lo ha detto Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, alla cerimonia al Tempio Maggiore, in occasione del 79esimo anniversario della razzia del Ghetto e della deportazione dei cittadini romani di religione ebraica. “Un anniversario importante quello del rastrellamento degli ebrei dalla città di Roma, perché fu proprio in tutta la città che li andarono a prendere strappandoli alle loro case e ai loro affetti – ha sottolineato Dureghello -. A distanza di tanti anni ancora più significativo è ricordare non soltanto la memoria, ma l’efferatezza e la tragicità di quella razzia che fu compiuta dalle truppe naziste accompagnate dai fascisti che vollero privare quelle persone della dignità e della vita dopo averle oppresse e sacrificate con le leggi razziste”.”Il 16 ottobre 1943 è la data in cui ricordiamo la prima deportazione nazifascista degli ebrei romani. Uomini, donne e bambini strappati dalle loro case e mandati a morire. Mantenere vivo il ricordo è un imperativo morale che serve a spegnere le sirene dell’odio e del fanatismo”, scrive su twitter Dureghello.

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    Gelo Meloni-Berlusconi, in campo i mediatori, ore decisive

    L’obiettivo è spegnere l’incendio per ripartire. Nel centrodestra è l’ora dei pontieri fra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni: lavorano sull’asse creato da Gianni Letta e il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa, impegnati in un’operazione diplomatica tutt’altro che semplice. Si punta innanzitutto a ricucire il rapporto umano fra i due leader, per poter riavviare il confronto politico necessario alla nascita del nuovo governo. In queste ore delicate gioca un ruolo non secondario Matteo Salvini – è a Roma, con Meloni si è sentito più volte in giornata – che, fra due fuochi, sembra uscire anche rinforzato: la Lega ha incassato la presidenza della Camera ed è destinata ad avere cinque o sei ministeri, fra cui potrebbe finire anche quello dell’Economia, con Giancarlo Giorgetti. Alcune fonti di maggioranza tuttavia non escludono un ritorno in auge della soluzione ‘tecnica’ con Fabio Panetta. Se alla fine dovesse sfilarsi il prefetto Matteo Piantedosi, la Lega potrebbe incassare anche il Viminale, con Nicola Molteni fra i papabili. Berlusconi è rientrato ad Arcore dopo la due giorni di fuoco a Roma, in cui è arrivato all’apice lo scontro con Meloni, per gli appunti sul suo banco al Senato catturati dai fotografi, pieni di aggettivi tutt’altro che graditi alla premier in pectore. Il Cavaliere viene descritto sempre più irritato dopo aver visto in televisione la replica della leader di FdI (“Mancava un punto, cioè ‘non ricattabile'”) e dopo aver letto le ricostruzioni dei giornali. Berlusconi, si ragiona in ambienti azzurri, resta convinto che si debba fare un governo insieme, sa che c’è ancora una settimana di tempo e ritiene che spetti a Meloni l’onere di una proposta, dopo quella di giovedì andata di traverso al presidente di Forza Italia. L’idea è fare decantare la situazione nel fine settimana, e creare subito dopo le condizioni per riprendere a dialogare. Una visione che al momento non pare allineata con quella dei vertici di Fratelli d’Italia. Dopo lo strappo di FI al Senato e l’incidente con Berlusconi, secondo quanto si racconta in ambienti di FdI Meloni – ancora molto contrariata – non sembra intenzionata a nuove concessioni, dopo aver proposto quattro ministeri agli azzurri, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani, e la Pubblica amministrazione per Elisabetta Casellati. In una situazione di tale caos, c’è chi arriva a non escludere scenari drastici, come un governo senza Forza Italia. In quest’ottica, il lavoro di Noi moderati di costituire i gruppi alle Camere (serve una deroga mancando i numeri minimi necessari delle componenti) viene anche letto come un’operazione per fornire una quarta gamba stabile all’esecutivo se ce ne dovesse essere bisogno. I più, nella maggioranza, sono però convinti che alla fine prevarrà la realpolitik. Un leghista navigato confida nel “pressing dei governisti su Berlusconi. Anche perché non c’è altra scelta”.

    Agenzia ANSA

    Tensioni dopo il caso Ronzulli, si temono fughe verso il centro (ANSA)

    Nel centrodestra viene liquidata ogni suggestione di un approccio con il Terzo polo. “L’unico governo possibile è quello di una coalizione di centrodestra”, per dirla con Raffaele Fitto (probabile ministro per gli Affari europei in quota FdI). Non a caso, il forzista ed ex An Maurizio Gasparri, appellandosi al senso di responsabilità di tutti in una “coalizione con equilibri scolpiti dagli elettori”, ha sottolineato che la settimana prossima c’è l’elezione dei vicepresidenti delle Camere “e quindi bisogna parlarsi”. Se si riusciranno a evitare altri incidenti “di rodaggio”, come ha definito Fitto quello del Senato, potrebbe rientrare il rischio, prospettato da fonti di FI nei giorni scorsi, che il centrodestra non partecipi unito alle consultazioni. In un sabato di accesi scambi di accuse con le opposizioni sulla scelta di affidare le presidenze delle Camere a La Russa e Lorenzo Fontana, gli esponenti di FdI in pubblico hanno evitato ogni accenno polemico nei confronti di Berlusconi. “La squadra di governo – ha assicurato Fabio Rampelli – terrà conto della rappresentatività dei partiti alleati”. Si annuncia limitato il numero dei tecnici: fra questi, uno potrebbe essere scelto per la Salute (si parla di Francesco Rocca, presidente della Croce rossa italiana), mentre per il Lavoro l’ipotesi concreta è Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del Lavoro.

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    La geografia di FI, un partito sotto assedio

    C’è chi la definisce una tensione sana e chi una tensione e basta. Di certo i primi giorni della nuova legislatura hanno aumentato il livello di fibrillazione in Forza Italia. Come sempre, tutti all’interno del partito aspettano le prossime mosse di Silvio Berlusconi, chi auspicando che non arretri nella delicata trattativa con Giorgia Meloni, chi sperando che si possano trovare strategie più concilianti per far partire il nuovo governo. La situazione provoca preoccupazioni anche nella famiglia del Cavaliere, e non è casuale che in questo momento sia tornato in campo Gianni Letta. Per certi versi, può apparire semplicistico fare la distinzione fra due anime: una schierata con Licia Ronzulli, in cui predomina l’irritazione per i veti messi da FdI sul suo nome nell’esecutivo, ma non solo quelli; e una più governista guidata da Antonio Tajani, in predicato di diventare il prossimo ministro degli Esteri.    Secondo più parlamentari azzurri, tuttavia, questo confronto tra due visioni definisce lo stato delle cose, in un clima, nota qualcuno, da “si salvi chi può”, in cui circolano anche i timori su tentativi di prosciugare Forza Italia da più parti. Timori non solo legati alla notizia – emersa dopo un incontro fra Lorenzo Cesa, Antonio De Poli e Francesco Lollobrigida, uno dei fedelissimi di Giorgia Meloni – che i centristi di Noi moderati stanno lavorando per formare i gruppi alla Camera e al Senato, ottenendo le necessarie deroghe in mancanza dei numeri minimi. Una dinamica normale, assicurano i centristi, ma la tempistica lascia dentro FI il sospetto che sia stata pensata anche nell’ottica di una sorta di ‘operazione responsabili’.    Una prova degli equilibri interni al partito di Berlusconi si potrebbe avere all’inizio della prossima settimana quando dovranno essere indicati i capogruppo, tema al centro di riunioni dei gruppi che si terranno fra lunedì e martedì. Al Senato al momento si parla di tre possibili soluzioni per il ruolo ricoperto nell’ultima legislatura da Anna Maria Bernini, papabile per il ministero dell’Università. C’è Ronzulli. Poi Maurizio Gasparri, che altrimenti potrebbe entrare nella contesa per i vicepresidenti di Palazzo Madama. E infine Gianfranco Miccichè, considerato uno dei registi del mancato voto a Ignazio La Russa. Paolo Barelli, fra i deputati più vicini a Tajani, è in corsa per la riconferma come capogruppo della Camera, anche se si parla di due alternative come Giorgio Mulè e Alessandro Cattaneo, invece ritenuti filo-Ronzulli. Tutte partite interne, inevitabilmente intrecciate alla trattativa con Fratelli d’Italia.   

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    Letta: 'Fatte le scelte peggiori'. Meloni: 'Parole gravissime'

    “Sono gravissime le parole pronunciate dal segretario del Partito democratico Enrico Letta a margine del congresso dei Socialisti europei a Berlino. Affermare all’estero che l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento italiano sia motivata da una sedicente ‘logica perversa’ e ‘incendiaria’ e che la scelta dei parlamentari italiani confermi ‘le peggiori preoccupazioni in giro per l’Europa’ è scandaloso e rappresenta un danno per l’Italia, le sue più alte istituzioni e la sua credibilità internazionale. Letta si scusi immediatamente”. Così la leader di FdI Giorgia Meloni in una nota.”Non è la maggioranza a dire all’opposizione cosa dire e come dirlo”. Lo scrive il segretario Pd, Enrico Letta, su Twitter, rispondendo a Giorgia Meloni.”Giorgia Meloni pretende le scuse da noi, primo partito d’opposizione. Si assuma la responsabilità di aver diviso il Paese con scelte estremiste ai vertici delle istituzioni. Pensi a formare un governo e dare risposte, se ne è capace. Non ha il potere di dirci come fare opposizione”. Lo scrive su Twitter il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano.LETTA, LA LOGICA INCENDIARIA – “L’inizio di questa legislatura è il peggiore che potesse esserci. La legislatura comincia con una logica incendiaria da parte di chi ha vinto le elezioni. Chi ha vinto, invece di riappacificare il paese, lo sta dividendo. Ma chi semina vento non può che raccogliere tempesta. Invito a considerare che questo metodo è davvero sbagliato. Si rompe ogni possibilità anche di un rapporto fra maggioranza e opposizione, che è un rapporto nell’interesse del paese”. Lo ha detto il leader del Pd, Enrico Letta, a Berlino, a margine del congresso dei socialisti europei. “Sono scelte che fanno slittare ancora più a destra la maggioranza”.”La scelta che hanno fatto è quella peggiore per dare all’esterno messaggi rassicuranti. Danno un messaggio che conferma le peggiori preoccupazioni in giro per l’Europa. Io mi chiedo quale sia la logica perversa che c’è dietro queste nomine, che va contro l’interesse del paese. Noi non faremo sconti di alcun tipo”, ha aggiunto Letta.”Non mi sembra una maggioranza in grado di dare un governo solido al Paese. Sono solo in grado di dare al paese una guerra interna, un conflitto permanente”, ha affermato il leader del Pd. “Questo è l’opposto di quello di cui ha bisogno il Paese in questo momento. Siamo vicini a una recessione, c’è una guerra fra Russia e Ucraina, una crisi energetica. Abbiamo bisogno di un governo che governi, non di un esecutivo che passi il tempo a litigare”, ha affermato.

    Letta, Borrell, Scholz e i leader del Pse cantano ‘Bella ciao’

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    Altre scritte contro La Russa. 'Atti condannati dalla storia'

    Uno striscione contro il neo presidente del Senato, Ignazio La Russa, è stato esposto a Roma – a quanto si apprende poco dopo le 21.30 di ieri – nei pressi del Colosseo, sul Ponte degli Annibaldi. Una pattuglia dei carabinieri del centro lo ha notato, rimosso e sequestrato. Sullo striscione, firmato da ‘Cambiare Rotta’, è scritto “Benvenuto presidente La Russa (il nome è a testa in giù rispetto alle altre parole, ndr). La resistenza continua”. Sul profilo Fb di Cambiare Rotta Roma si legge: “Saremo ben lieti di mostrare a questo e a questo parlamento il significato di Antifascismo Militante. Ai nostri posti ci troverete, nelle strade, nelle piazze delle città”.Una scritta contro il neopresidente del Senato, Ignazio La Russa e una stella a cinque punte è comparsa sulla serranda della sede che fu del Msi e ora di Fratelli d’Italia, nel quartiere Garbatella a Roma. Lo riferiscono fonti del partito. “La Russa Garbatella ti schifa”, si legge, seguita da una stella e la sigla ‘Antifa’. La sede è la sezione dell’ex Movimento sociale frequentata da Giorgia Meloni da giovane.  “Ringrazio sinceramente le forze politiche per le espressioni di solidarietà che mi hanno fatto pervenire ma voglio rassicurare tutti che una scritta vergata da mani ignote non mi ha minimamente turbato. Nella mia vita ho memoria di scritte anche assai peggiori verso di me e la mia parte politica. Anche stavolta avrei preferito, fosse dipeso da me, ignorare chi lancia il sasso e nasconde la mano, chi pensa che la minaccia o l’insulto possa sostituire il confronto. O peggio chi vorrebbe rivangare anni di violenza e terrorismo condannati dalla storia”. Lo afferma il presidente del Senato, Ignazio La Russa.”Scritta contro La Russa firmata con la stella a 5 punte: chiaro riferimento ad anni drammatici che non vogliamo rivivere. Il nostro impegno sarà per unire la Nazione, non per dividerla come sta tentando di fare qualcuno”. Lo scrive in un tweet Giorgia Meloni (Fdi).
      “Accade che in una sede di Fratelli d’Italia compaia una scritta contro” Ignazio La Russa “firmata con la stella a 5 punte, chiaro riferimento ad anni drammatici che non vogliamo rivivere. Il nostro impegno sarà per unire la Nazione, non per dividerla come sta tentando di fare qualcuno. Spero che il senso di responsabilità della politica prevalga sull’odio ideologico, perché l’Italia e gli italiani devono tornare a correre, insieme”, scrive su Twitter la presidente di FdI.”Solidarietà al Presidente del Senato Ignazio La Russa, vittima di minacce e attacchi volti a intimidire le Istituzioni e i suoi rappresentanti. Il Paese ha bisogno di unione e non di messaggi e azioni divisive e inneggianti all’odio”. Lo afferma il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.”Solidarietà mia e di tutto il PD al Presidente del Senato La Russa. Quelle scritte sono inaccettabili”. Lo ha scritto su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta.”Solidarietà e vicinanza al presidente del Senato, e amico, Ignazio La Russa per la serie di minacce e intimidazioni di cui è oggetto. Mi preoccupa rivedere quella stella a cinque punte, che mi riporta a momenti bui”. Lo afferma Roberto Calderoli della Lega, che conclude con “un invito a tutti: stemperiamo i toni”.  “Al presidente del Senato Ignazio La Russa va la mia piena e convinta solidarietà. Così come piena e convinta è la condanna di ogni minaccia e intimidazione rivolta alle istituzioni e ai suoi rappresentanti. È necessario reagire con fermezza e tempestività contro ogni tentativo di inquinare il dibattito politico e la vita civile dell’Italia”. Lo afferma Osvaldo Napoli, torinese, della segreteria nazionale di Azione.

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    Lo sprint sui ministri, si delinea la squadra di governo

    Superati gli scogli delle presidenze delle Camere (anche se non brillantemente al Senato), Giorgia Meloni accelera sulla squadra di governo e tiene aperti i dossier economici e sull’energia, continuando, tra gli altri, i contatti con Roberto Cingolani. “Non c’è tempo da perdere.  All’Italia serve un governo autorevole che lavori in modo spedito”, è il mantra che ripete. Un punto fermo, in queste ore, sembra essere Giancarlo Giorgetti all’Economia, sdoganato plasticamente da Matteo Salvini a Montecitorio con chiacchiere, battute e foto nel cortile, accanto al decano Umberto Bossi. Si dà in queste ore assai probabile anche Antonio Tajani alla Farnesina, mentre rimangono stazionarie le quotazioni del prefetto Matteo Piantedosi al Viminale.
    Tuttavia la leader di Fratelli d’Italia non dimentica lo smacco subito a Palazzo Madama, con i 16 voti mancanti di Forza Italia per Ignazio La Russa. E potrebbe farlo pesare nella scelta dei ministri, si ragiona in ambienti della maggioranza, a scapito di FI e a vantaggio della Lega. Pesano inoltre i rapporti tra lei e Silvio Berlusconi, fortemente incrinati. Proprio per questo è inevitabile – fanno notare diverse fonti parlamentari – che serva un chiarimento al più presto.
    Intanto il giorno dopo la figuraccia al Senato, il centrodestra vota ed elegge Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera. Ma anche stavolta non è compatto: al leghista mancano poco più di una decina di voti della coalizione. Del resto, a Montecitorio l’imbarazzo è difficile da nascondere e le facce scure di parecchi forzisti lo confermano. Circola così il sospetto, alimentato da più voci, che FdI potrebbe ‘vendicarsi’ ad esempio escludendo dal governo i senatori azzurri che non hanno votato La Russa.
    Meloni sembra non voler cedere sull’ex pm Carlo Nordio, con Francesco Paolo Sisto di Fi tra i papabili per un ruolo di viceministro. Così come il più accreditato alla Difesa è Adolfo Urso di FdI. Al partito conservatore andrebbe pure il ministero dell’Istruzione (anche se finora non circolano nomi) e lo Sviluppo economico con Guido Crosetto in pole ma anche in pista per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio qualora non dovesse concretizzarsi il passaggio a Palazzo Chigi di Giovanbattista Fazzolari, il più accreditato, in queste ore, per tale poltrona. Ma pronto anche per il dicastero per l’attuazione del programma. In alternativa a nomi squisitamente politici, si potrebbe far strada per il sottosegretariato alla presidenza un profilo tecnico.
    La Lega – complice l’asse rafforzato tra Salvini e Meloni dopo la prova di fiducia al Senato – potrebbe conquistare in tutto 6 ministeri: oltre a Giorgetti e lo ‘pseudo-tecnico’ Piantedosi, si fa largo l’ipotesi di Salvini alle Infrastrutture. “Sono a disposizione. So cosa so fare. Al Viminale l’ho dimostrato”, rammenta. Si confermerebbe, inoltre,l’ipotesi di Gian Marco Centinaio all’Agricoltura e quella di Roberto Calderoli al ministero delle Riforme. In aggiunta ci potrebbe essere un incarico a Simona Baldassarre per il dicastero della Famiglia e natalità. Dalla presunta ira meloniana sarebbe ‘salva’ Elisabetta Casellati, unica a votare insieme al Cav: potrebbe spuntare un incarico alla Pubblica amministrazione. Per FI, oltre a Tajani, entrerebbero nella squadra Annamaria Bernini al dicastero dell’Università, Paolo Zangrillo alla Salute (ministero chiesto espressamente dal partito) che è in alternativa a Guido Bertolaso. E Alberto Barachini ai Beni culturali, in ‘competizione’ con Gianpaolo Rossi ex consigliere Rai in quota FdI.
    Resta sul tavolo anche l’opzione vicepremier, nonostante le perplessità che avrebbe espresso in più di una occasione Meloni, si racconta, forse per non fare un’ulteriore concessione agli alleati rispetto ai ministeri più pesanti che potrebbero essergli assegnati.

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    Manifesto Comunicazione Non Ostile, Sky aderisce a progetto

    Sky ha aderito oggi al ‘Manifesto della Comunicazione Non Ostile’, ideato dall’Associazione ‘Parole ‘O_Stili’, un progetto di sensibilizzazione contro l’uso violento delle parole, per favorire comportamenti rispettosi e civili e per fare in modo che la Rete sia un luogo accogliente e sicuro per tutti. A siglare il manifesto, insieme alla presidente di ‘Parole O_Stili’, Rosy Russo, è stata Sarah Varetto, Evp Communications, Inclusion & Bigger Picture di Sky Italia, al termine di un dibattito sul linguaggio inclusivo organizzato a Firenze nell’ambito di Sky Tg24 Live in, il format del canale all news che porta l’informazione nelle città italiane per creare confronto e dibattito sul territorio.    “Da sempre Sky si impegna per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, non solo attraverso la scelta dei contenuti dei nostri canali ma anche con corsi e progetti dedicati alle nostre persone – ha spiegato Sarah Varetto, Evp communications, inclusion & bigger picture di Sky Italia -.    Siamo convinti che vivere e lavorare in un ambiente inclusivo, in cui ognuno possa essere se stesso ed esprimere appieno le proprie potenzialità, generi valore, innovazione ed eccellenza.    È in questo contesto che si inserisce la firma del Manifesto per la Comunicazione Non Ostile, perché la strada verso l’inclusione passa anche dal linguaggio”.    “Oggi più che mai abbiamo bisogno di gesti concreti, di prese di posizione chiare”, ha dichiarato Rosy Russo, presidente di ‘Parole O_Stili’.    “Perché le professioni devono essere declinate al maschile? – ha detto Nicoletta Maraschio, presidente onorario dell’Accademia della Crusca -. L’Accademia della Crusca ha fatto un lavoro sull’uso del femminile nelle professioni. È risultato che l’Italia è indietro rispetto ad altre nazioni europee nel riconoscimento del genere. Non è una questione soltanto linguistica”.    

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    Letta, Borrell, Scholz e leader Pse cantano 'Bella ciao'

    Alla chiusura del congresso del Partito socialista europeo i leader del Pse riuniti a Berlino, dopo il discorso finale del cancelliere tedesco Olaf Scholz, hanno intonato “Bella Ciao”, suonata dal vivo sul palco e cantata prima in persiano e poi in italiano dai presenti in sala tra cui il segretario del Pd, Enrico Letta, l’alto rappresentate Ue Josep Borrell, il nuovo presidente del Pse, Stefan Loefven, e i commissari Ue, Frans Timmermans e Ylva Johansson