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    Meloni e Berlusconi trattano sui ministri Fi, Tajani agli Esteri e vicepremier

    Silvio Berlusconi cede, va a ‘casa’ di Giorgia Meloni, in via della Scrofa, e quasi subisce la tregua con la leader di Fratelli d’Italia. Un’ora e mezzo dopo, insieme annunciano che il centrodestra andrà unito alle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. E’ la novità che segna – almeno ufficialmente – il superamento delle incomprensioni tra i due leader, esplose nel giorno del mancato voto di Forza Italia al presidente del Senato, acuite dal braccio di ferro del Cavaliere per ‘salvare’ la sua fedelissima Licia Ronzulli (battaglia persa) e sfociate negli appunti feroci sulla sua ex ministra. Il sigillo arriva con la nota congiunta dei due partiti: “L’incontro si è svolto in un clima di unità di intenti e di massima cordialità e collaborazione”. Dichiarazioni a parte, il mood è cambiato ed è Meloni a tradurlo in parole: “Ora guardiamo avanti e pensiamo a dare un governo al Paese”, gli avrebbe detto per andare oltre. Ma Berlusconi non è convinto. Nel faccia a faccia insiste a lungo perché Elisabetta Casellati sia nella squadra di governo – e sembra di averla spuntata per lei, con il ministero delle Riforme – avrebbe chiesto espressamente il presidente della Croce rossa, Francesco Rocca, al ministero della Salute e il ruolo di vicepremier per Antonio Tajani. Quando esce non è soddisfatto, ma non può che accettare. L’incontro riparatore finisce insomma con una tregua forzata, ma necessaria per far decollare il governo di centrodestra. “I due leader sono al lavoro per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo – recita ancora la nota – che si metta subito al lavoro per affrontare le urgenze” citando l’impegno sui dossier economici più urgenti, a partire dal caro energia. Un risultato a cui però Berlusconi arriva “malavoglia”. Il patriarca azzurro non nasconde ai suoi il disappunto per essere andato a Canossa, dalla premier in pectore che incontra nella sede di Fratelli d’Italia. In via della Scrofa, a memoria dei cronisti, non è mai entrato. Se lo ricorda invece Ignazio La Russa, rammentando una visita del Cav quando c’era il Movimento sociale. E’ la seconda volta di una sua trasferta politica – la prima fu al Nazareno da Matteo Renzi, il 18 gennaio 2014 – e il cambio di location, rispetto ad Arcore o Villa Grande, pesa. Emblematiche, in questo senso, sono le facce dei leader, che parlano e dicono altro rispetto alla nota comune. All’uscita, Berlusconi passa dal cortile e sale in macchina. Sguardo fisso e faccia seria, l’espressione è più che perplessa. Un po’ tirata sembra pure la padrona di casa: quando arriva l’ex premier, lo accoglie in cortile e accenna un sorriso. Forse per rompere il ghiaccio – come racconta chi era lì vicino – il Cav si scusa per il ritardo (circa mezz’ora, rispetto alle 16 previste) ma Meloni glissa e gli fa strada. Oltre alla novità del ‘dove’, per il fondatore di FI cambia il ‘come’: da FdI ci arriva da solo, nessuno dei suoi storici consiglieri lo affianca e i due parlano a quattr’occhi. Rigorosamente da soli, secondo quanto si apprende, non si sa se per richiesta di Meloni. A vertice in corso, La Russa sparge fiducia: “Sicuramente andrà bene, me lo auguro e ne sono convinto”, dice ai cronisti a conferma forse del ruolo di mediatore tentato nei giorni scorsi. Ottimista è pure Matteo Salvini: “Smentiti i gufi e la sinistra, il centrodestra è determinato a partecipare alle consultazioni con una delegazione unitaria – ribadisce – per poi offrire al più presto un governo all’altezza delle aspettative degli italiani”. Ancora più soddisfatto sembra Francesco Lollobrigida, braccio destro meloniano: “Anche questa volta gli avvoltoi resteranno senza pasto”. E’ lui ad avanzare pure la speranza che il nuovo governo “possa giurare la settimana prossima e presentarsi alle Camere per la fiducia”. Un auspicio dettato dal possibile timing per il nuovo governo: una volta dato l’incarico, le consultazioni potrebbero cominciare tra giovedì o venerdì (in quest’ultimo caso il presidente Mattarella aspetterebbe la fine del Consiglio europeo che si chiuderebbe venerdì pomeriggio) per arrivare al giuramento domenica o lunedì.
    Cinque ministeri, tanti quanti la Lega che però conta anche il +1, cioè Giancarlo Giorgetti all’Economia, da qualcuno considerato come tecnico. Nel giorno in cui il centrodestra ricompone lo scontro dell’ultima settimana, inizia a prendere forma anche la squadra di governo, che tutti vogliono “forte” e “coesa”. E soprattutto, pronta non appena Sergio Mattarella dovesse conferire l’incarico per il nuovo governo a Giorgia Meloni. La leader di Fdi concede all’alleato di Forza Italia quella “pari dignità” invocata fin dall’esito delle urne, dove gli azzurri sono usciti penalizzati nonostante la percentuale elettorale vicinissima a quella leghista, per via della suddivisione dei collegi. Ma Silvio Berlusconi, almeno per ora, non ottiene il bottino più ambito: il ministero della Giustizia, tiene il punto la premier in pectore, andrà a Carlo Nordio, magistrato in pensione e neoeletto deputato di Fratelli d’Italia. Per Elisabetta Casellati, la favorita di Fi per il ruolo di Guardasigilli, potrebbero invece aprirsi le porte di un nuovo ministero delle Riforme (non c’è questa delega nel governo Draghi). Anche Università e ricerca e P.a. dovrebbero rientrare nel portafoglio azzurro: nel primo caso la casella potrebbe essere occupata da Annamaria Bernini mentre per il dopo-Brunetta si parla di Alessandro Cattaneo o anche di Sestino Giacomoni, entrambi potrebbero anche andare a presidiare il Mef come sottosegretari. Niente da fare nemmeno per il Mise mentre, nello schema delineato a via della Scrofa, Fi conquisterebbe il ministero della Transizione ecologica. Al posto di Roberto Cingolani andrebbe Gilberto Pichetto ma l’energia potrebbe tornare a via Veneto, con lo Sviluppo economico che in questo caso andrebbe a Guido Crosetto. “Sono all’estero, non so niente” twitta il cofondatore di Fdi, nome ricorrente nel totoministri, ipotizzato in vari ruoli, compreso quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A Forza Italia spetterebbe la Farnesina con Antonio Tajani che, nella richiesta del Cavaliere, dovrebbe ricoprire anche il ruolo di vicepremier. Su questo una riflessione sarebbe ancora aperta ma anche in casa Lega si dà per scontato il doppio ruolo per Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture. Gli altri 4 ministeri per il partito di via Bellerio (oltre al Mef, fuori quota) sarebbero l’Agricoltura, dove resta in pole l’attuale sottosegretario Gian Marco Centinaio, gli Affari regionali e l’autonomia destinato a Roberto Calderoli dopo il passo indietro rispetto alla presidenza del Senato, il ministero dell’Interno dove il nome più forte rimane quello del prefetto Matteo Piantedosi, che ha già ricoperto il ruolo di capo di gabinetto quando al Viminale c’era Salvini. Il quarto ministero potrebbe essere l’istruzione o la famiglia – per cui circola il nome di Simona Baldassare – o ancora la disabilità, cui in un primo momento sembrava potesse rimanere l’attuale ministro Erika Stefani, anche se le sue quotazioni sarebbero in calo. Al Lavoro sembra mettere tutti d’accordo al momento Marina Calderone, che guida il consiglio dell’ordine dei consulenti del lavoro. A Palazzo Chigi, come sottosegretario alla presidenza, Meloni dovrebbe portare con sé il fidatissimo Giovanbattista Fazzolari ma nei giorni scorsi si era ipotizzato, nel caso Fazzolari avesse assunto le deleghe all’attuazione del programma, anche a una figura tecnica. Un nome era quello di Giuseppe Chiné, attuale capo di gabinetto di Daniele Franco. Ma si racconta che Giorgetti abbia chiesto di tenerlo al Mef, se davvero toccherà a lui sedere alla scrivania di Quintino Sella. Ancora scoperta la casella della salute ancora contesa tra Fi ed Fdi ( con i nomi di Bertolaso e Rocca).nergia”, scrive sui social il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi pubblicando anche una foto con la leader di FdI, entrambi sorridenti. 
    IL POST DI SILVIO BERLUSCONI

    Ascolta “Vertice di pace tra Meloni e Berlusconi (di Anna Laura Bussa)” su Spreaker.

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    Vertice di pace tra Meloni e Berlusconi

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    Arcore-villa Certosa,il cuore della politica che fu

    Dalla storica villa ad Arcore fino a quella in Sardegna, ritrovo fisso di cene e vertici estivi, passando per la Capitale dove è tornato di recente: sono tanti i luoghi ‘nati’ come dimore personali di Silvio Berlusconi e diventati simbolo della politica del centrodestra negli ultimi 30 anni.    Via dell’Anima, l’attico alle spalle di piazza Navona dove il Cavaliere abita negli anni ’90, per alcuni mesi è stata il luogo dei vertici del Cav prima che si trasferisse a via del Plebiscito. Una casa che fu del pittore Franco Gentilini e probabilmente scelta per la posizione: strategica, rispetto ai palazzi della politica e casualmente a 100 metri dall’hotel Raphael, pied a terre romano di Bettino Craxi. La via diventa così meta di appostamenti e attese di cronisti e fotografi durante i vertici politici in cui – si racconta – per motivi di spazio, i leader si incrociavano spesso con lo chef Michele o lo storico maggiordomo Alfredo.    Un anno dopo la discesa in campo del ’94, via del Plebiscito. A due passi da piazza Venezia, Berlusconi prende in affitto il secondo piano di Palazzo Grazioli (si narra per 40 mila euro al mese) e lo trasforma nel quartier generale della politica sua e del governo di centrodestra fino al 2020 quando si trasferisce armi e bagagli a Villa Grande.    Altri due luoghi immutati della sua politica sono Villa San Martino ad Arcore e Villa Certosa in Gallura. La prima è di sua proprietà dal 1974 quando era ‘solo’ un imprenditore edile. Per anni accoglie incontri a sorpresa e vertici annunciati, oltre che confronti con i suoi fedelissimi (da Gianni Letta allo stato maggiore di Forza Italia). A marzo è lì che si celebra il suo ‘quasi matrimonio’ con la compagna Marta Fascina. D’estate invece ‘spopola’ Villa Certosa: la magione, che conta 68 vani, è set di cene memorabili e incontri politici diventati iconici.    Come quello del ’94 con Umberto Bossi, immortalato in canottiera dal Cavaliere. Oppure la visita di Vladimir Putin e Tony Blair negli anni 2000. Berlusconi, dominus del centrodestra con Forza Italia che sfiora il 30 per cento dei consensi, diventa il rispettato padrone di casa di tutti i principali vertici del centrodestra e non solo. Anche se in più di una occasione è diventato anche ospite. La casa e lo studio romani del suo amico e avvocato di fiducia Cesare Previti, soprattutto negli anni 90, sono diventati il cuore di molti incontri al vertice sull’asse Piazza Farnese – via Cicerone. E proprio nello studio dell’avvocato, poi diventato nel 1994 ministro della Giustizia del Berlusconi 1, il Cav tentò di convincere Antonio Di Pietro ad entrare nel suo governo. Una appendice di casa Previti, più di una volta utilizzata per vertici “segreti” , è stato l’ormai famoso veliero d’epoca dell’avvocato romano, il Barbarossa, avvistato, negli anni d’oro della politica berlusconiana, tra la Sardegna del Nord e l’Argentario.    A casa del braccio destro storico del Cav , Gianni Letta, alla Camilluccia, fu invece siglato quello che allora le cronache giornalistiche definirono il “patto della crostata” ( quella fatta e offerta dalla moglie di Letta agli ospiti) con Massimo D’Alema in tema di riforme. Di recente il ritorno a Roma. Dopo il Plebiscito, la scelta cade su Villa Grande, sull’Appia antica ma l’ex premier non si trasferisce subito. La offre in comodato d’uso a Franco Zeffirelli. Dopo la brutta esperienza del Covid, però, è lì che accoglie amici e politici, soprattutto a pranzo. Compresi Matteo Salvini e Giorgia Meloni che varcano più volte il cancello.    L’ultima volta è successo alla vigilia dell’elezione del presidente del Senato.    

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    Via della Scrofa, da Almirante a laboratorio di governo

     Via della Scrofa al centro della politica nazionale. La sede di Fratelli d’Italia, dove ora ha il suo ufficio la leader di Fdi Giorgia Meloni, è una location storica per la destra italiana. E’ stata il quartier generale del Msi di Giorgio Almirante dal 1983. Come lo furono Piazza del Gesù ai tempi della Dc, via del Corso durante il craxismo, Botteghe Oscure quando c’era il Pci.    I locali della sede di via della Scrofa, inaugurata da Almirante, furono benedetti dal parroco di Sant’Agostino e hanno visto passare la storia del Movimento sociale: 22 stanze e 530 metri quadri al secondo piano di palazzo Buoncompagni-Ludovisi.    Gianfranco Fini, dopo la svolta di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale dalle ceneri del Movimento sociale, mantenne questa sede per poco tempo: forse, si racconta, troppo sottodimensionata per le ambizioni del nuovo partito che traslocò al nuovo quartier generale in via Nazionale, civico 82, di fronte al palazzo delle Esposizioni. A via della Scrofa rimase solo la sede della fondazione e del giornale storico della destra, Il Secolo d’Italia, oggi solo in formato on line.    Poi il ritorno con Fratelli d’Italia. La stanza di Meloni è al secondo piano, dove aveva i suoi uffici, raccontano i decani del giornalismo politico nazionale, proprio Almirante. 

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    La velocista Dosso denuncia, 'mi hanno detto sporca negra'

    ‘Mi hanno detto puttana straniera, sporca negra. Torna al tuo Paese. Nessuno mi ha difeso. Questa storia mi ha stravolto, ho il cuore spezzato, mi sento violata’.    Zaynab Dosso – velocista azzurra, bronzo con la 4×100 agli Europei di Monaco di Baviera, italiana, genitori della Costa d’Avorio – racconta sui social e poi in un’intervista a La Stampa il trauma subito qualche giorno fa in un locale di Roma Nord, mentre festeggiava con la sorella e le amiche l’ingresso in una nuova casa. Gli insulti da una donna che prima le aveva chiesto dei soldi. Una denuncia che arriva dopo lo sfogo di Paola Egonu per gli insulti razzisti sui social dopo la semifinale dei Mondiali di pallavolo in Olanda.    ‘Siamo state aggredite, violenza verbale e senza motivo.    Siamo state gentili, non avevamo monete e basta – spiega l’atleta azzurra – Si è messa a bisbigliare crudeltà. Le ho detto ‘ripeti’ e lei lo ha fatto, a voce alta, in mezzo ai tavoli. Era un locale affollato, tutti hanno sentito e nessuno ha reagito. Una mia amica si è messa a piangere e qualcuno ha pure buttato lì “non è successo niente”. Era tutto molto evidente e la gente zitta. Anzi, certi sfottevano pure. Quella signora si è fermata lì, a chiedere soldi e a ridere di noi’.    Zaynab ha scritto la storia su Instagram e poi ha lasciato il social: ‘Non me la sento ancora di guardarci – afferma -Ho bisogno di tempo. Volevo denunciare e scrivere era l’unico modo.    Se avessi riportato l’episodio ufficialmente, avrebbero aperto una segnalazione e basta. Non è nemmeno la prima brutta storia che capita da quando ci siamo trasferite: durante il trasloco, ci hanno tirato un sasso da un balcone. Non per prenderci, ma per spaventarci: non ho voluto credere che fosse mirato’.    Il punto non è andare a vivere altrove. ‘Il mondo è tutto uguale – dice Dosso – Bisogna trovare antidoti a certe reazioni indegne, fermare questi attacchi. Mi aspetto che la politica lo faccia. Sarebbe bello che chi ha vinto le elezioni desse un segnale forte contro il razzismo. Se i beceri si sentono più forti, si credono liberi di alzare la voce e restare impuniti.    Serve che chi starà al governo dica forte e chiaro che non è così. Mi aspetto delle risposte dalla politica. Non posso essere insultata e maltrattata nel mio nuovo quartiere tra gli sberleffi di chi guarda. Così fa schifo’.    

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    Renzi: da Mattarella se Pd-5s ci escludono da ruoli in Aula

    “Quelli che si stanno accordando con la maggioranza sono gli stessi che accusano noi di volere le poltrone. Io dico solo che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze. Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori sarebbe un atto di gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre alla attenzione del Presidente della Repubblica”. Lo scrive il leader di Iv Matteo Renzi nella enews. “Sulle commissioni, io spero solo che la commissione parlamentare sul Covid si faccia. E a quel punto ne vedremo delle… brutte”, chiosa.

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    Meloni e Berlusconi, oggi l'incontro per la tregua

    Oggi pomeriggio Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si incontreranno per siglare una tregua. La sinistra dunque “si metta l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione”, dice la leader Fdi dopo aver passato la domenica a rintuzzare gli “attacchi scomposti della sinistra”. E dopo una serie di contatti telefonici con il Cav, pone le premesse per una tregua, dopo le tensioni che hanno reso turbolenta la partenza della nuova maggioranza. Ci sarà un faccia a faccia, intorno alle 16, negli uffici di FdI, a via della Scrofa. Con l’auspicio di entrambe le parti di un epilogo ben diverso rispetto all’incontro di giovedì scorso alla Camera. Intanto si è stemperato il clima, grazie al lavoro “di fioretto” dei pontieri, lungo l’asse fra Gianni Letta (che ieri è andato ad Arcore) e il nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Un punto di caduta potrebbe alla fine trovarsi sulla Giustizia. Meloni per quel posto pensa da tempo all’ex magistrato Carlo Nordio. Ma, secondo varie ricostruzioni, ci sarebbero margini di trattativa. In alternativa Berlusconi è pronto a rivendicare il Viminale (con una figura di alto profilo, di garanzia), o il Mise, che è però uno dei dicasteri chiave per la premier in pectore. Altrimenti, in ultima istanza, Fi chiederebbe un ministero in più di quelli della Lega.
    IL POST su Facebook

    Finora sono quattro quelli attribuibili a Forza Italia, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani. Ad ogni modo, l’esito della trattativa dovrà incastrarsi con i desiderata della Lega, che non sembra incline a rinunciare al Viminale, e si è già assicurata il Mef con Giancarlo Giorgetti (a meno che si riapra l’opzione di Fabio Panetta). Su un aspetto Meloni non arretra, si sottolinea in ambienti del suo partito: la volontà di avere ministri di alto profilo e chiudere senza perdere tempo, entro il 25 ottobre.”Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, ha scritto Meloni criticando gli “attacchi scomposti della sinistra, un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”. L’ultimo affondo del Pd è arrivato pochi minuti dopo. “Nella trattativa per la formazione del governo entrano in campo i figli di Berlusconi, cioè i proprietari di Mediaset – ha notato Enrico Borghi -. Di cosa parlano con Meloni? Del futuro dell’azienda? Cose inconcepibili in qualunque altro paese occidentale”. Di certo, le tensioni dopo lo strappo di FI in Senato e lo scontro sul caso degli appunti di Berlusconi su Meloni, hanno prodotto un’incertezza tale da generare preoccupazione anche nella famiglia del Cavaliere. Non solo per gli scenari legati al governo, ma anche per il subbuglio che attraversa il suo partito. Dopo l’esclusione dal governo per il veto di Meloni, Licia Ronzulli mira alla guida del gruppo al Senato, e un azzurro a lei vicino, Giorgio Mulè è l’alternativa a Barelli per Montecitorio. Dopo la formazione dei gruppi e l’elezione dei vicepresidenti delle Camere, se si arriverà a una tregua, si completerà il soduku dei ministeri. Salvini, che a vedere i suoi social ha trascorso parte della domenica a raccogliere castagne, è destinato alle Infrastrutture. FdI intende tenersi stretti Difesa (Adolfo Urso), appunto il Mise (si parla dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato), poi anche Transizione ecologica, Famiglia e Cultura. Potrebbe rientrare nella partita anche Letizia Moratti. Per il Lavoro è concreta l’ipotesi di Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del Lavoro. Avrebbe anche il compito di riformare le pensioni, anche estendendo agli uomini ‘Opzione donna’ per superare la Legge Fornero: via dal lavoro già a 58-59 anni e con 35 anni di contributi, ma perdendo fino al 30% della pensione.

    Agenzia ANSA

    Nel 79/mo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. La Russa: ‘Tra le pagine più buie della storia’. Fontana: ‘Le Istituzioni siano portatrici di memoria’. Salvini: ‘Non si ripetano orrori’. Letta: ‘Sopravvissero solo in 16’. Conte: ‘Una ferita lacerante’. La presidente della Comunità ebraica di Roma Dureghello: ‘Oggi più che mai anniversario significativo’ (ANSA)

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    Meloni: 'Gli attacchi della sinistra un insulto agli elettori'. Lunedì l'incontro con Berlusconi

    “Gli attacchi scomposti della sinistra negli ultimi giorni rappresentano un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati”. Così la leader di FdI, Giorgia Meloni, in un post su Facebook.
    “Capisco – aggiunge – che per questi esponenti possa sembrare quantomeno anomalo vedere dei partiti che hanno la possibilità di governare con l’appoggio degli italiani, (non ci sono abituati) ma che piaccia loro o meno, questa è la democrazia”.  “Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci”, scrive ancora la leader di FdI nel post in cui critica gli “attacchi scomposti della sinistra”.
    E’ stato fissato, intanto, per lunedì l’incontro con Silvio Berlusconi. I due leader si vedranno di persona a via della Scrofa, come riferiscono fonti di FdI e FI. Oggi ci sono stati contatti telefonici. 

    IL POST su Facebook

    In mattinata Meloni ha condannato il rastrellamento del Ghetto di Roma, 79 anni fa: ‘Vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, che serve a costruire anticorpi contro l’indifferenza e l’odio, per continuare a combattere l’antisemitismo in ogni sua forma’. 

    Agenzia ANSA

    Nel 79/mo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. La Russa: ‘Tra le pagine più buie della storia’. Fontana: ‘Le Istituzioni siano portatrici di memoria’. Salvini: ‘Non si ripetano orrori’. Letta: ‘Sopravvissero solo in 16’. Conte: ‘Una ferita lacerante’. La presidente della Comunità ebraica di Roma Dureghello: ‘Oggi più che mai anniversario significativo’ (ANSA)

    In un’intervista a QN, Guido Crosetto, co-fondatore di FdI, circoscrive lo scontro: “Nessuno vuol fare un governo senza FI o che non sia di centrodestra. Abbiamo visto, per anni, governi tra Lega e M5s, M5s e Pd, Lega-Pd-M5s. Vuole che ora non ne nasca uno di centrodestra? Vorrebbe dire farsi molto male. Non succederà. E neppure che FI vada da sola alle consultazioni”.  “C’è stato un atto di rottura forte, simbolico, al Senato, ma alla Camera tutto il centrodestra ha votato, compattamente, per Fontana. Dopo la lite, ci sarà la ricomposizione. Meloni non è una che porta rancore. È una donna forte e pragmatica. Il Paese ha tanti problemi. Non si può aspettare”. 
    “Anche oggi Matteo Salvini è stato in contatto con gli alleati: la Lega guarda con estremo ottimismo all’annunciato incontro di domani tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. L’obiettivo comune di tutto il centrodestra dev’essere quello di rispondere alle aspettative degli italiani, con buonsenso, responsabilità e serietà”. Così una nota della Lega.