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    Macron: 'Pronto a lavorare con Meloni, la vedrò in Ue'. Scholz: 'Continueremo relazione molto buona con l'Italia'

    “Sono pronto a lavorare” con la futura premier Giorgia Meloni e “la incontrerò intorno al tavolo del Consiglio europeo”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron senza però volersi sbilanciare sulla possibilità di un primo incontro domenica o lunedì a Roma, dove Macron vedrà il capo dello Stato Sergio Mattarella e il pontefice. “Voglio rispettare la prassi”, ha aggiunto il capo dell’Eliseo. 
    Scholz, continueremo relazione molto buona con l’Italia”Siamo tutti insieme come nazioni europee nell’Ue ed è essenziale che noi democrazie collaboriamo molto – ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz interpellato sull’imminente incarico a Giorgia Meloni per il nuovo Governo italiano -. Tutte le volte che ci sono cambi di governo a causa delle elezioni, come in una democrazia, questo non può rovinare le buone relazioni che abbiamo con gli altri stati membri o, per esempio, che noi abbiamo tra Germania e Italia. Continueremo a lavorare con una collaborazione molto buona tra i due Paesi e nell’ambito dell’Unione europea perseguendo le nostre comuni prospettive”.

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    Pd: coordinatore sindaci da famiglia Matera,ripartire da ascolto

    (ANSA) – MATERA, 21 OTT – “Un tour per tornare a parlare
    alla gente, agli elettori arrabbiati e delusi. La sinistra deve
    ripartire dalla politica di prossimità, quella della porta
    accanto, dall’ascolto”. Queste le premesse di “Pane e Politica –
    un sindaco a cena dalle famiglie italiane”, il viaggio nelle
    province italiane di Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e
    coordinatore dei sindaci del Pd, iniziato ieri sera da Matera.   
    “La crisi energetica e il caro prezzi, l’inflazione, la nascita
    del nuovo Governo, il ruolo dei giovani, il lavoro precario, la
    questione ambientale”, sono alcuni temi affrontati durante la
    cena a casa della famiglia Tralli-Federico, prima tappa del
    viaggio con un dibattito animato, seguito a un’accoglienza
    calorosa, trasmesso in diretta sulla pagina Facebook.   
    “Una città simbolo del riscatto sociale, tema attorno al
    quale dovrà ruotare la discussione della rigenerazione Pd. – ha
    detto Ricci a proposito di Matera – Spesso ci siamo riempiti la
    bocca della parola ‘partecipazione’, ma abbiamo parlato sempre
    alle stesse persone. La sinistra deve ripartire dalla politica
    di prossimità, quella della porta accanto, dall’ascolto. Questo
    sarà il mio contributo alla fase costituente”. del coordinatore
    dei sindaci del Pd, che si è aperto con una riflessione: “Perché
    il Pd ha perso le elezioni?”, la riflessione per iniziare la
    conversazione. “Occorre insistere molto sui giovani, i valori e
    la cultura sono cambiati. Si pagano le aspettative mancate del
    passato. Serve un linguaggio diverso e volti nuovi”, alcuni
    degli spunti dei commensali.   
    A tener banco la crisi energetica. “La situazione italiana è
    drammatica: il caro-energia piega le famiglie, le imprese di
    tutti i livelli, e anche i Comuni. – osserva Ricci – Il nuovo
    Governo deve subito dare agli enti territoriali e alle regioni
    un tavolo anti-crisi, d’emergenza, come si è fatto per il Covid.   
    L’opposizione deve unirsi, non stare divisa, per chiedere anche
    questa scelta urgentissima”. (ANSA).   

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    Scontro Parigi-Berlino in Ue su price cap e Sure

    Il patto tra Emmanuel Macron e Angela Merkel ad Aquisgrana sembra ormai un ricordo lontanissimo. Parigi e Berlino si prendono la scena dello scontro totale in Europa sull’energia e fanno scendere le quotazioni – sotto gli occhi di mercati e cittadini – di una già difficile intesa comune per abbassare i prezzi del gas e delle bollette. Un’emergenza che Mario Draghi, al suo ultimo vertice europeo, ha cercato di riportare al centro dell’attenzione invocando in modo netto l’unità e un’azione immediata. Necessarie, per il premier italiano, anche a congedarsi dall’Ue segnando un punto decisivo sul tetto al prezzo del gas.
    Il palazzo dell’Europa Building a Bruxelles ha accolto i capi di Stato e di governo a circa due settimane dall’ultimo incontro a Praga e la tensione nel frattempo si è fatta sempre più alta. Ad anticipare che il confronto porterà con tutta probabilità a un’intesa soltanto minima è stato il premier olandese Mark Rutte, capobanda dei falchi nordici contrari al price cap al gas e a nuovo debito comune insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Oggi – ha tagliato corto – ci sarà l’accordo sull’acquisto congiunto del gas”. Da negoziare con i partner affidabili come Norvegia, Algeria e Stati Uniti su tutti. Sul price cap, vero pomo della discordia, si chiederà invece alla Commissione di “esaminare ancora alcune opzioni”. Per prendere altro tempo e, dal punto di vista di Berlino e L’Aja, cercare di ostacolare la proposta di Roma, Parigi e un gruppo di capitali che – insieme – raggiungerebbero già la soglia per la maggioranza qualificata necessaria. E che in queste settimane, nonostante la contrarietà di Germania, Olanda, Irlanda, Austria, Danimarca e Ungheria – che con Viktor Orban ha messo il carico da novanta bollando il tetto come “un suicidio economico” -, hanno portato anche Bruxelles a una prima apertura, con la proposta di Ursula von der Leyen su un corridoio di prezzo dinamico e temporaneo almeno per gestire il passaggio ad un nuovo indice di riferimento del gas da affiancare all’ormai non più rappresentativo Ttf.
    Lo scontro principale comunque si consuma tutto tra Parigi e Berlino, ormai in piena crisi. E nemmeno il bilaterale tra Macron e Scholz prima dell’avvio dei lavori è riuscito a rimarginare le divergenze. Tutto il contrario: a certificarlo le parole seccate del francese, che a favor di telecamere non le ha mandate a dire. “Dobbiamo preservare l’unità finanziaria e politica degli europei” e “non è positivo che la Germania si isoli”, ha tuonato. Un’irritazione che avrebbe origine nello scudo da 200 miliardi sull’energia varato da Berlino, forte del suo spazio fiscale, e dai continui ‘no’ tedeschi su una necessaria “solidarietà europea” davanti a una crisi che, ha evidenziato il capo dell’Eliseo, “riguarda tutti”. Per questo “è importante che si trovi l’unanimità”.
    Il muro tedesco però è ben saldo e negli stessi istanti è il cancelliere Olaf Scholz a rispedire le accuse al mittente, evidenziando che il Recovery fund e il maxi-piano energetico RePowerEu – che porta in dote un nuovo capitolo ai Pnrr – sono già “opportunità per agire in solidarietà”. Per quanto riguarda poi “gli strumenti” per far abbassare i prezzi del gas, serve quantomeno una discussione “intensa” perché “devono funzionare, nessuno vuole rimanere senza gas”.
    Le parole del Bundeskanzler sono risuonate come una pietra tombale sulla possibilità di un nuovo Sure che, invece, è l’elefante nella stanza del vertice. Nella bozza delle conclusioni non se ne trova traccia, ma Emmanuel Macron e Mario Draghi sono in pressing da settimane. E sono tornati a chiederlo anche al tavolo dei leader. Riportando l’orologio indietro al luglio 2020 e allo scontro frontale tra le capitali sul Recovery fund. La cui riuscita, alla fine, fu agevolata dalla guida di Angela Merkel. Nell’estremo tentativo di ricucire lo strappo, magari in tempo per il nuovo Consiglio straordinario energia annunciato il 18 novembre, il presidente francese aprirà le porte dell’Eliseo al cancelliere tedesco mercoledì prossimo. Riportare l’asse in linea è cruciale per il destino della crisi energetica dell’intera Europa.   

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    Dal price cap al Ttf, il glossario della crisi

    Una parola ‘tecnica’ per ogni misura. La crisi energetica in Europa parla un linguaggio dentro al quale spesso non è facile districarsi. Ecco in ordine alfabetico le proposte su cui si confrontano i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles, alla ricerca di un cammino comune per abbassare i prezzi dell’energia e delle bollette dei cittadini.
        * ACQUISTI COMUNI – Si tratta di una nuova piattaforma Ue per coordinare l’acquisto congiunto di gas con cui riempire degli stock. Prevede una partecipazione obbligatoria dei Paesi membri per almeno il 15% del volume.    * COESIONE – I Paesi potranno dirottare i fondi per i territori della programmazione 2014-2020 non ancora impegnati, fino a un massimo di 40 miliardi, per la crisi energetica.    * ECCEZIONE IBERICA – Si tratta di un limite al prezzo del gas sul modello di quello attuato da Spagna e Portogallo.    Andrebbe però finanziato con sussidi nazionali.    * PRICE CAP – In italiano, tetto al prezzo del gas. E’ il nodo della discordia più grande tra i Paesi Ue. Bruxelles ha aperto alla possibilità di un meccanismo di correzione del mercato dinamico e temporaneo (la sua durata massima sarebbe di tre mesi) per prevenire picchi estremi di prezzo. Sul tavolo anche un price cap per limitare la volatilità dei prezzi infra-quotidiani.    * SURE 2 – Quello originale è il fondo da 100 miliardi di euro in prestiti varato durante la pandemia per finanziare tramite l’emissione di debito comune le Cig e gli schemi nazionali contro la disoccupazione. Oggi alcuni Paesi, tra cui Italia e Francia, ne chiedono un remake per fare fronte al caro energia.    * TAGLIO DELLA DOMANDA – L’obiettivo già concordato nel maxi piano energetico RePowerEu del taglio del 15% dei consumi di gas diventa obbligatorio tramite l’attivazione dello stato di allerta Ue.    * TTF – Acronimo di Title Transfer di Amsterdam, il principale mercato europeo di riferimento per lo scambio del gas naturale, sarà affiancato da un nuovo indice di riferimento entro aprile 2023.    

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    Draghi al vertice Ue chiede unità e misure rapide sul gas

    “Gli Stati Membri devono avere una capacità di spesa comune per difendere il level playing field. Non è una questione di solidarietà ma di salvaguardia del mercato interno”. Lo ha detto – a quanto si apprende da fonti europee – il premier Mario Draghi nel corso del summit dei leader Ue. Draghi ha anche sottolineato l’urgenza di adottare misure che incidano sulla dinamica dei prezzi, quali l’introduzione di un price cap e una riforma del mercato elettrico.
    Agire subito, mantenendo l’unità dell’Ue e preservare il mercato unico. Sono questi, a quanto apprende l’ANSA da più fonti europee, alcuni dei punti chiave che il premier Mario Draghi ha sottolineato nel corso del suo intervento al tavolo del vertice europeo. L’intervento di Draghi è stato descritto dalle stesse fonti come “netto”. Tra i punti toccati dal presidente del Consiglio ci sono stati, si apprende ancora, la necessità di mettere sul tavolo una forma di price cap e uno strumento di solidarietà come lo Sure sull’energia.
    Orban, price cap? Suicidio economico non aiuterà Ucraina  – “L’ultimo piano di Bruxelles sul tetto al prezzo del gas dell’Ue equivale ad un embargo totale sul gas. Il suicidio economico non aiuterà l’Ucraina. Mi aspetto un grande dibattito al Consiglio europeo”. Lo scrive in un tweet il premier ungherese Viktor Orban.
    Macron, preservare unità europea, Berlino non si isoli  – “Dobbiamo preservare l’unità degli europei, finanziaria e politica”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron arrivando al vertice Ue, sottolineando che “non è positivo che la Germania si isoli, né per se stessa né per l’Europa”. Sulle misure contro il caro energia proposte dalla Commissione europea “oggi c’è un ampio consenso, ed è importante che si trovi l’unanimità”, ha evidenziato Macron, riferendo che lavorerà con il cancelliere Olaf Scholz per “costruire un cammino”.
    Michel, importante dare un forte segnale di unità  – “E’ molto importante dare un segnale forte che siamo pronti ad agire insieme”. Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel arrivando al vertice dei capi di stato e di governo a Bruxelles. “Sono fiducioso: è importante un segnale di unità”. “Vediamo chiaramente che il mercato non funziona normalmente, c’è un grave problema di volatilità, una bolletta pesante per i cittadini, per le famiglie e le aziende. E’ anche un tema di competitività”. “Tutto questo è una minaccia per la nostra prosperità economica ed è per questo che in una situazione eccezionale serve una risposta eccezionale”.
    Scholz, strumenti contro caro energia devono funzionare – “Gli strumenti” per far abbassare i prezzi del gas “devono essere discussi intensamente perché devono funzionare, nessuno vuole rimanere senza gas”. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz arrivando al vertice Ue. “Quello che dobbiamo cercare di capire è come possiamo supportare tutti i Paesi insieme nell’abbassare i prezzi sul mercato, non solo con i sussidi. Dobbiamo collaborare con la Corea del Sud, il Giappone, gli altri amici del G7 e altri fornitori a livello globale”, ha evidenziato Scholz, indicando che il compromesso deve garantire di “forniture sufficienti per tutti in Europa”.

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    L'effimera parabola di Liz fra gaffe e retromarce

    Il cancelliere dello Scacchiere più effimero da oltre 50 anni; il ministro dell’Interno durato meno da oltre un secolo; e il capo del governo di Sua Maestà costretto a gettare la spugna dopo il mandato più breve dell’intera storia britannica. Sono i numeri umilianti che sintetizzano la parabola di Liz Truss, leader Tory e premier del Regno Unito fattasi da parte dopo appena 45 giorni di permanenza a Downing Street.
    Un’avventura nata fra le perplessità di molti. E degenerata in ultimo sotto le macerie di un fallimento di leadership da manuale: con poche, pochissime attenuanti. Un flop ormai atteso che, come spesso succede – ‘Guai ai vinti!’ -, scatena l’irrisione (oltre all’allarme) di oppositori, commentatori e media, ben più di quanto riesca a generare compassione: sino alle beffe di chi infierisce nel paragone fra Liz e una lattuga (a sottolineare una sopravvivenza politica più corta dell’esistenza fugace dell’ortaggio); o trasforma number 10 a colpi di meme in un residenza libera, “perfette per brevi permanenze” nello stile del circuito di Airbnb.
    Difficile trovare del resto alibi alla 47enne ambiziosa quanto poco carismatica ex ministra lanciatasi quest’estate con piglio caparbio, da improbabile erede del mito della defunta lady di ferro Margaret Thatcher, nella sfida per la successione a Boris Johnson. Partita vinta alla fine di misura, nel ballottaggio con il più pragmatico ex cancelliere Rishi Sunak, grazie al voto della maggioranza di nicchia degli iscritti del Partito Conservatore, dopo essere sempre rimasta indietro negli scrutini preliminari fra i colleghi deputati. E vinta, col sostegno dei tabloid della destra più populista, all’insegna di avventurosi slogan iperliberisti e illusioni brexiteer raccolte in opuscoli dai titoli tonitruanti come ‘Britain Unchained’.
    Slogan di cui oggi non resta che polvere, per una premiership durante la quale Truss si è distinta per le gaffe, le inversioni a u, l’incapacità di comunicare con efficacia o credibilità alla nazione. Confermando tutti i dubbi di chi ne aveva intuito i limiti già nell’unico anno trascorso prima dell’arrivo a Downing Street alla testa di un dicastero top, quello degli Esteri: suggellato da atteggiamenti di fermezza ferrea nella linea dura contro la Russia per la guerra in Ucraina, ma anche da evidenti carenze diplomatiche e figuracce vere e proprie come quelle fatte di fronte ai tranelli preparati contro di lei dalla vecchia volpe Serghei Lavrov nell’unica visita a Mosca pre-invasione. Il tutto sullo sfondo di una biografia non certo priva di successi nella vita pubblica, eppure intessuta di giravolte inopinate: dalla militanza giovanile nella corrente anti-monarchica del partito europeista dei LibDem, all’adesione alla parrocchia Tory post-thatcheriana; dall’arrivo in Parlamento e al governo su posizioni relativamente moderate (e contrarie alla Brexit prima del referendum del 2016), alla conversione a beniamina di molti degli alfieri della destra interna più oltranzista ed euroscettica durante la corsa al dopo-BoJo.
    Premesse sfociate in un percorso non molto più rassicurante al timone dell’esecutivo, ultimo dei 15 primi ministri dei 70 anni di regno di Elisabetta II; dove in appena sei settimane – nate sotto la stella nera dello scossone epocale della morte della regina 96enne ad appena due giorni dal suo insediamento e proseguita con l’ascesa al trono di un re, Carlo III, arrivato ad accoglierla in udienza dopo i primi passi falsi al suono d’un irrituale sospiro di preoccupazione ‘Dear, oh dear’ – si è ritrovata nella condizione di dover sacrificare a razzo due dei ministri ed alleati più importanti (i falchi Kwasi Kwarteng e Suella Braverman, sostituiti dai più cauti Jeremy Hunt e Grant Shapps); ma soprattutto a subire da una settimana all’altra lo smantellamento di un pacchetto fiscale di tagli di tasse in deficit sbandierato all’esordio come stimolo cruciale alla “crescita”, salvo essere travolto nello spazio d’un mattino dalla rovinosa reazione dei mercati in favore di strategie diametralmente opposte di ritorno verso forme di austerity.
    Il segno di una confusione che ha finito per alienarle rapidamente il sostegno di gran parte di un lacerato e sempre più anarchico gruppo parlamentare di maggioranza. Fino alla resa improvvisa, annunciata ora quasi con sollievo per accomodarsi fra le note a margine dei libri di storia. Forte di un solo record, quello della permanenza minima sulla poltrona che fu fra i tanti di Winston Churchill: nettamente inferiore ai 119 giorni concessi dal fato al carneade George Canning, morto in carica dopo 4 mesi scarsi di mandato nel lontano 1827.    

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    Al via le consultazioni, Tajani vola a Bruxelles

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    LA DIRETTA DAL QUIRINALE

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