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    Chi è Guido Crosetto, il fondatore di Fdi alla Difesa

     É il gigante gentile della destra, mediatore per vocazione. Guido Crosetto, 59 anni,è uno dei fondatori di Fratelli d’Italia insieme a Ignazio La Russa e Giorgia Meloni. Resta celebre la foto in cui lo “Shrek azzurro”, come lo chiamano i suoi, prende in braccio la leader romana: è il dicembre del 2012, qualche giorno prima della creazione del “partito con la fiamma”. Da allora è il consigliere fidato di Meloni, schietto, ma pacato, sempre pronto a smussare gli angoli.    Crosetto, la politica, la sceglie per passione. Fin dalla sua giovinezza piemontese. Non vanta alcun trascorso in formazioni post-fasciste, ma un esordio nella Democrazia cristiana. Figlio di una famiglia di importanti industriali nel settore metalmeccanico, lascia l’università di economia per militare nelle giovanili dello scudo crociato. Poi una lunga carriera da indipendente: in primis, alla guida del suo comune. É sindaco di Marene, in provincia di Cuneo, per 14 anni, dal 1990 in poi. Nel 2000, però, arriva l’iscrizione a Forza Italia, in cui ricopre subito l’incarico di coordinatore regionale.    Presto comincia a frequentare la Capitale: entra a Montecitorio alle elezioni politiche del 2001 e ci resta per più di dieci anni. Nel governo Berlusconi IV è anche sottosegretario alla Difesa. Tutto cambia con il divorzio politico dal Cavaliere. Fonda così FdI, di cui è coordinatore nazionale fino al 2014. Sono i primi anni, quelli dei disastri elettorali. Poi giunge il momento della pausa dalla politica: Crosetto torna al suo mestiere di dirigente d’azienda.    Formatosi come manager nell’impresa di famiglia, arriva a presiedere l’Aiad, federazione che rappresenta la aziende italiane nei settori aerospazio, difesa e sicurezza. Nel 2018 si riaccende la fiamma: ritorna a Montecitorio e al coordinamento di Fdi, ma nel 2019 lascia entrambe le cariche. Questa volta, però, la chiamata della politica arriva direttamente da Giorgia Meloni per un posto da ministro. Crosetto dovrà così abbandonare i suoi oltre 200 mila follower su Twitter per rimettersi al lavoro sui dossier della Farnesina.    

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    Sindaco Città della Pieve, ora Draghi venga qui a riposarsi

    (ANSA) – CITTA’ DELLA PIEVE (PERUGIA), 21 OTT – “È stato un
    onore e motivo di grande orgoglio avere il ‘nostro’ Mario Draghi
    alla guida del governo italiano, adesso che il suo incarico è
    terminato lo attendiamo a Città della Pieve, ormai una sua
    dimora abituale”: a dirlo all’ANSA è il sindaco della cittadina
    umbra, Fausto Risini, nei minuti successivi al momento in cui
    Giorgia Meloni ha accettato l’incarico di presidente del
    Consiglio che le è stato conferito dal capo dello Stato, Sergio
    Mattarella. “Il presidente Draghi – ha aggiunto – ha svolto un
    grande lavoro per il Paese, sia nella gestione della pandemia
    che nel riportare l’Italia ai vertici della credibilità
    internazionale”.   
    “Di certo il presidente può ricoprire qualsiasi ruolo
    istituzionale – ha detto ancora Risini riferendosi a possibili
    altri incarichi per Draghi -, oltre che professionale, ma forse
    adesso si riposerà di magari lo farà proprio a Città della
    Pieve. Draghi sa benissimo che qui può trovare tranquillità e
    affetto da parte dei pievesi”.   
    “A Giorgia Meloni – ha concluso Risini – non posso che
    augurare un proficuo lavoro, ad attenderla ci sono questioni
    estremamente difficili e la speranza di tutti noi è che possano
    essere affrontate e risolte in tempi rapidi”. (ANSA).   

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    Chi è Tajani, una vita tra Forza Italia e l'Europa

     “Venticinque anni di profondo impegno con l’Unione Europea e i suoi cittadini”. Antonio Tajani, 68 anni, vicepresidente e co-fondatore di Forza Italia, riassume così, nel suo profilo Linkedin, la sua storia politica e professionale. Iniziata come ufficiale di complemento dell’aereonautica, tiene a ricordare nel suo curriculum, e proseguita nel giornalismo – dai microfoni dei Gr Rai alla guida della sede romana de ‘il Giornale’ – prima di approdare alla politica.    Tra i fondatori di Forza Italia a fine 2013 con Silvio Berlusconi, Tajani assume l’incarico di portavoce del primo governo del Cavaliere. L’anno dopo diventa europarlamentare nel Ppe e vola in Europa per una lunga carriera che lo vede arrivare ai vertici delle istituzioni, prima con la vicepresidenza della Commissione e poi con la presidenza dell’Eurocamera nel 2017 dopo essere stato Commissario per i Trasporti (2008-2010) e all’Industria, Imprenditoria e Turismo (2010-2014).    Nel 2002 diventa uno dei vicepresidenti del Partito popolare europeo e nel 2004 ottiene il terzo mandato a Strasburgo, dove lavora alla Costituzione europea, mai decollata per le bocciature dei referendum in Francia e Olanda. All’inizio del 2021, rimasto fuori dalla rosa dei ministri forzisti, viene nominato da Berlusconi nella carica di coordinatore unico nazionale di FI. Eletto alle ultime elezioni politiche del 25 settembre alla Camera, Tajani, che da ragazzo militò nel Fronte Monarchico Giovanile, è laureato in Giurisprudenza, parla inglese, francese e spagnolo ed è sposato con due figli. Molto riservato sulla sua vita privata, è impegnato nel sociale con il sostegno ai tossicodipendenti di una comunità del frusinate, nel Lazio, di cui era originaria la mamma. E a cui – ha annunciato qualche anno fa – devolve la sua pensione da ex vice presidente della Commissione Ue.    

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    Chi è Giorgetti, il mediatore della Lega al Tesoro

    Da quando è iniziato a circolare il suo nome per la casella di ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti ha incassato solo giudizi positivi. L’ultimo del ministro uscente Daniele Franco che, nella sua ultima intervista, lo ha definito “adattissimo”, chiosando: “farà sicuramente bene”. Lui, dopo una prima risata e una battuta scherzosa (“Ho un’offerta della Juventus”), ha risposto con spirito di ‘civil servant:’ “Se la Lega vuole, ci vado”. E così è stato: alla fine il suo nome non è andato bruciato e ora al Tesoro arriva un leghista che da politico accorto, spesso ha fatto sintesi e mediatore tra diverse posizioni, senza rinunciare mai a dire la propria. Con una certezza: essendo un ministro di peso del governo Draghi, l’approccio alla strategica scrivania di Quintino Sella, non potrà che essere nel segno della continuità. Come del resto testimonia il giudizio dato dal suo predecessore.    Nato in un piccolo paesino della provincia di Varese (Cazzago Brabbia), dove risiede ed è stato anche sindaco (dal 1995 al 2004), Giorgetti è un uomo riservatissimo. Classe 1966, di lui si sa che ha una moglie e una figlia, cattolico praticante, ma non ha mai messo in piazza la sua vita privata. Ha due grandi passioni. La prima è il lago, il lago di Varese, che per lui che viene da una famiglia di pescatori è il luogo dell’anima, dove ha casa e radici. Nel maggio 2019 a chi gli chiedeva se ci sarebbe stato fino alla fine della legislatura, rispondeva: “Penso di no, ho il sogno di andare su un lago a fare il pescatore”. L’altra passione è il Southampton, squadra di calcio inglese della Premier League che Giorgetti tifa da quando era bambino e che, quando può, segue anche da vivo.    Laureato in economia aziendale alla Bocconi, è un veterano della politica, con la casacca della Lega, di cui è vicesegretario federale (dal 2015): è a Montecitorio come deputato ininterrottamente da 26 anni, ora inizia la sua settima legislatura. E’ stato due volte presidente della commissione Bilancio (2001-2006 e 2008-2013). Nel governo giallo-verde ha ricoperto il delicato ruolo di sottosegretario alla presidenza del consiglio (2018-19), con l’esecutivo Draghi è stato ministro dello sviluppo economico. A Palazzo Piacentini si è trovato a gestire numerose crisi da Whirlpool all’automotive, da Corneliani, con cui ha inaugurato un metodo di successo per salvare le aziende, all’Alitalia che ha portato alla liquidazione completa, ha alzato la voce con Dazn e ha provato a mettere in piedi il polo nazionale dei vaccini. Da sottosegretario è finito nel mirino per il suo inglese durante una visita negli Usa: ma l’ambasciata italiana a Washington è intervenuta per chiarire che si è espresso in tutti gli incontri “in un inglese corretto e fluente”. Giorgetti parla anche francese e un po’ di tedesco.    Considerato un mediatore, ha sempre smentito voci di dissidi con Salvini. Ricorrendo alla metafora del calcio, spesso dice: “Senza attaccanti non fai gol, io ho sempre detto che mi consideravo un po’ il Pirlo della situazione, che è uno che magari si vedeva poco ma era importante”. Al Tesoro lo aspetta una sfida non facile. Lui lo sa e infatti, racconta chi gli è vicino, affronta l’incarico con la giusta umiltà. Sa che il momento è molto complesso e che il percorso non sarà facile: bisognerà dire tanti no, perché tutte le risorse vanno concentrate sulla necessità di sterilizzare il caro energia per frenare l’inflazione. Al momento non c’è spazio per altro. Sono tutti avvisati.

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    Chi è Bernini, politica di lungo corso all'Università

     Annamaria Bernini, già ministra per le Politiche europee nel governo Berlusconi IV, nel 2011, è il nuovo ministro dell’Università. Politica di lungo corso, ha iniziato la carriera in Alleanza nazionale di Gianfranco Fini, diventando poi esponente del Popolo della Libertà e, infine, di Forza Italia. Eletta in Parlamento per la prima volta nel 2008, nel 2010 corre alle Regionali dell’Emilia-Romagna come candidata di centrodestra. Alle Politiche 2013 viene eletta senatrice del Popolo della libertà, salvo poi aderire alla rinata Forza Italia dal 16 novembre dello stesso anno. Nel 2018 è rieletta a Palazzo Madama, ricoprendo la carica di capogruppo dei senatori azzurri e affianca Antonio Tajani come vicecoordinatrice nazionale del partito.    Laureata con lode in Giurisprudenza all’Alma Mater nel 1991, diversi programmi di studio all’estero, è avvocata e docente universitaria. Per dieci anni docente di Diritto dell’Arbitrato Interno e Internazionale e delle procedure alternative alla Facoltà di Economia dell’Università di Bologna, è professoressa associata di Istituzioni di Diritto pubblico comparato alla Facoltà di Economia dell’Unibo, sede di Forlì , ma oggi è in aspettativa per incarichi istituzionali. Ha svolto anche attività di docenza in materia di Istituzioni di Diritto Pubblico alla Facoltà di Economia dell’Alma Mater.    Nel 2019 ha presentato un Disegno di Legge a favore dei giovani meritevoli. Il provvedimento prevedeva sistemi premianti per under 35 particolarmente meritevoli attraverso borse di studio per effettuare tesi di ricerca, master di primo o secondo livello, un fondo start up in materie legate alle nuove tecnologie, fondi per il rientro di cervelli in fuga, incentivi per stimolare le assunzioni di giovani, l’anticipo del praticantato e l’istituzione del fondo Erasmus Italia. Sempre nel 2019 ha presentato un altro Disegno di Legge a favore dei giovani laureati, che prevedeva strumenti di riscatto della laurea a fini pensionistici.    

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    Chi è Sangiuliano, un giornalista alla cultura

    Napoletano, classe ’62, una formazione da giurista e una carriera tutta nel giornalismo, inviato di economia e politica internazionale e poi direttore, dal 2018 al timone del Tg2 Rai, Gennaro Sangiuliano, da oggi ministro della cultura nel governo Meloni, è da sempre dichiaratamente schierato e impegnato a destra. “La tradizione del giornalismo italiano è politica. Ed è certamente più onesta una faziosità limpida ed esibita di una subdola terzietà”, spiegava qualche anno fa in un’intervista al Foglio, rivendicando al contempo l’equilibrio politico sempre mantenuto dal suo tg: “Basta vedere i dati dell’Osservatorio di Pavia. E questo perché sto attento al minutaggio, sono maniacalmente attento che ci siano tutte le voci”. Nell’aprile del 2022 diventò un caso la sua partecipazione con un intervento sul conservatorismo alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Milano.    Laureato in giurisprudenza alla Federico II, un dottorato in Diritto ed economia, sempre a Napoli, e poi un master in diritto privato europeo alla Luiss di Roma dove ha avuto come professore Giuseppe Conte, docente alla Lumsa, alla Sapienza e alla Luiss, dal 1996 al 2001 è stato direttore del quotidiano Roma e poi vicedirettore di Libero. Entrato in Rai nel 2003 è stato inviato in Bosnia, Kosovo e in Afghanistan. Dal 2009 al 2018 è stato vicedirettore del Tg1. Nel 2018 è stato nominato direttore del Tg2, riconfermato nel 2021. Autore di numerosi saggi, si è dedicato soprattutto alle biografie, da quella di Giuseppe Prezzolini (l’anarchico conservatore, 2008) a quella di Putin.    (Vita di uno zar, 2015), ma anche Hillary Clinton (Vita in una dynasty americana 2016), Trump (Vita di un presidente contro tutti 2017) e Xi Jinping (Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi, 2019). L’ultimo, nel 2021, è dedicato a “Reagan Il presidente che cambiò la politica americana”.       

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    Chi è Raffaele Fitto, curerà Affari europei e Pnrr

     Un’esperienza da eurodeputato, presidente della Regione Puglia e ministro per gli Affari regionali nel quarto governo Berlusconi.    Raffaele Fitto occuperà la cruciale casella degli Affari europei – che si occuperà anche del Pnrr – nel nuovo governo di centrodestra targato Meloni dopo una lunga carriera politica iniziata con la militanza nella Dc a soli 19 anni, passata per Forza Italia e approdata in Fratelli d’Italia.    Nato a Maglie il 28 agosto 1969, Raffaele è figlio del politico democristiano Salvatore Fitto, presidente della Regione Puglia dal 1985 fino alla sua morte, nel 1988. E’ questo l’anno in cui il giovane Fitto inizia la sua militanza nella Dc, con cui viene eletto in consiglio regionale della Puglia nel 1990.    Nel 1994 arriva la laurea in giurisprudenza e, con lo scioglimento della Dc, l’adesione al Partito Popolare Italiano di Rocco Buttiglione, che seguirà nell’alleanza con la neonata Forza Italia. Nel 1995 viene riconfermato in regione, dove diventerà assessore e vicepresidente. Nel 1999 è eletto parlamentare europeo con Forza Italia. Rimane in carica solo per un anno perché nel 2000 si candida alla guida della Puglia, diventando il più giovane presidente di Regione della storia della Repubblica. Ricandidatosi alle regionali del 2005, è sconfitto per un soffio da Nichi Vendola. L’anno dopo, Fitto approda in Parlamento come deputato Fi, e nel 2008 è nominato ministro per gli Affari regionali nel governo Berlusconi IV.    Nel 2014 torna a Strasburgo con la vittoria alle europee, ma quello stesso anno si consuma la rottura con Forza Italia a seguito del patto del Nazareno. Il divorzio definitivo arriverà nel 2015. Due anni dopo nasce l’esperienza di Direzione Italia, ma dopo il fallimento alle elezioni del 2018, il partito si federa con Fratelli d’Italia per le europee del 2019, in cui Fitto risulterà rieletto. Nel 2020, Fitto si ricandida a governatore della Puglia, ma viene battuto dal presidente uscente Michele Emiliano. Alle politiche del 25 settembre scorso è stato eletto deputato con Fratelli d’Italia.    

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    Chi è Lollobrigida, capogruppo Fdi all'Agricoltura

     Dopo la conferma della designazione a capogruppo di Fdi, incarico ricoperto negli ultimi quattro anni, Francesco Lollobrigida, 50 anni è stato oggi designato dalla premier Giorgia Meloni per l’incarico di ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Un dicastero rinominato dunque e che verrà guidato da un esponente di Fratelli d’Italia. Militante di destra di lungo corso, Lollobrigida è cognato della presidente del consiglio in pectore Meloni. E’ infatti sposato con Arianna Meloni, militante di Alleanza Nazionale, nonché sorella di Giorgia, e ha due figlie.    Nato a Tivoli, vive a Roma, dove si è laureato in giurisprudenza. È pronipote di Gina Lollobrigida.    Entrato in politica fin da giovanissimo nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, guidando l’organizzazione missina nella Provincia di Roma fino al 1995. Ha svolto il servizio militare in Aeronautica.. In seguito è stato consigliere comunale a Subiaco, consigliere provinciale di Roma, poi assessore allo sport, cultura e turismo del comune di Ardea, e Consigliere regionale nel Lazio. Nel 2008 diventa presidente di Alleanza Nazionale nella sezione provinciale di Roma e dal 2010 al 2012 del Popolo della Libertà (PdL). Dal 2010 al 2013 è stato assessore con deleghe regionali alla mobilità e ai trasporti nella giunta regionale del Lazio di Renata Polverini..    Il 20 dicembre 2012 abbandona il PdL, assieme alla cognata Giorgia Meloni, e insieme sono tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Nel 2013 diventa responsabile nazionale “organizzazione” di Fratelli d’Italia. Nel 2018 viene eletto capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio. Risulta sostenitore delle comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti, e ha collaborato con San Patrignano.