More stories

  • in

    A Castelrotto candidata Svp batte ex sindaco no vax

    (ANSA) – BOLZANO, 14 NOV – Alle elezioni comunali a
    Castelrotto, comune della Provincia autonoma di Bolzano, in
    Trentino Alto Adige, la candidata Svp Cristina Pallanch
    Malfertheiner si è imposta nettamente sull’ex sindaco Andreas
    Colli, noto per le sue posizioni vicine al mondo no vax.   
    Pallanch è stata eletta con il 45,53% del voti, mentre Colli si
    è fermato con la sua lista “Mir Buerger” (Noi Cittadini) al
    34,87%. Cristoph Senoner della Freie Liste ha ricevuto il 19,60%
    dei consensi.   
    Lo scorso marzo il comune altoatesino era stato posto sotto
    commissariamento, dopo le dimissioni dell’intero consiglio
    comunale, in protesta contro il sindaco Colli, che in precedenza
    aveva assunto in più occasioni posizioni no vax. Quando il green
    pass era ancora obbligatorio si era infatti rifiutato di
    controllare il qr dei consiglieri prima della seduta.   
    Il segretario Svp Philipp Achammer si complimenta con la
    nuova prima cittadina. “Questa vittoria – afferma – non è solo
    il risultato del buon lavoro che Cristina Pallanch ha svolto per
    i cittadini di Castelrotto negli anni passati (come assessora,
    ndr.), ma anche il risultato di un forte lavoro di squadra di
    tutta la Svp Castelrotto”. (ANSA).   

  • in

    Nardella: assemblea il 26 per un nuovo progetto di centrosinistra

    “Sabato 26 novembre a Roma convochiamo un’assemblea nazionale con tutte le forze culturali sociali e politiche che credono in un nuovo progetto per il centrosinistra italiano. Non vogliamo stare alla finestra a vedere le destra che compromettono la rinascita economica e sociale del Paese, alimentano un egoismo sterile ed ideologico nelle comunità, che mortificano l’immagine dell’Italia in Europa”. Lo ha annunciato il sindaco di Firenze Dario Nardella, in occasione della presentazione del libro ‘La città universale’, in corso al Tuscany Hall.
    Mi rivolgo a tutti voi stasera, che abbiate votato o meno il Pd a queste elezioni, che ne siate già parte o no: partecipate e aiutateci a costruire un progetto nuovo – ha aggiunto Nardella -. Dobbiamo essere protagonisti a pieno titolo nel congresso del Pd perché sentiamo tutta la responsabilità di cambiare profondamente il partito, chiuso in se stesso, incapace di rigenerarsi, coniugando e rilanciando le diverse culture che trenta anni fa hanno dato vita al grande progetto e sogno dell’Ulivo. Laici e cattolici, riformisti e progressisti, nord e sud. Perché non esiste una leadership forte e innovatrice senza idee e valori”. Nardella ha concluso affermando: “Ci batteremo per un congresso che non sia la resa dei conti tra gruppi di potere, anticamera di una scissione, ma sia l’occasione di ritrovare una identità forte, una casa comune e plurale che dia voce a milioni di cittadini che non hanno perso la fiducia nella politica, persone come voi”.   

  • in

    Salvini, pronti al pugno duro contro gli sbarchi

    Se l’Ue già nel Consiglio degli Affari Esteri non chiamerà il time out, rischia pericolosamente di avvitarsi lo scontro diplomatico sull’accoglienza dei migranti. Mentre Parigi alza ancora i toni, definendo “Giorgia Meloni la grande perdente di questa situazione”, Berlino si è schierata a sostegno del soccorso umanitario. “L’impegno delle ong merita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio”, ha twittato l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling mentre il Bundestag finanzierà con due milioni di euro l’anno la tedesca United4Rescue, che si prepara a mandare nel Mediterraneo la Sea Watch 5. Ma l’Italia non arretra: “Il governo è pronto al pugno duro sugli sbarchi”, ha rilanciato il vicepremier Matteo Salvini, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani, pur ribadendo le ragioni di Roma, è sembrato tendere la mano ai francesi: “Siamo pronti a parlare con Parigi e a chiudere una polemica che non è partita da noi”.
    Un incontro tra la premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron “al momento non è previsto” al G20 che si apre martedì a Bali, ha fatto sapere Tajani. Ma se il presidente del Consiglio italiano già venerdì scorso aveva espresso la sua disponibilità a parlarsi “per mettere sul tavolo le soluzioni”, la Francia non dà segnali di apertura. Il portavoce del governo francese, Olivier Véran, ha confermato che Parigi non farà quanto era stato previsto, ovvero accogliere “un po’ più di 3.000 persone” sbarcate in Italia, “di cui 500 entro la fine dell’anno”, nel quadro del meccanismo di solidarietà. E a favore dell’attuale schema europeo, deciso a luglio scorso, è anche il governo socialista di Pedro Sanchez, che ieri non ha firmato la richiesta di un cambio di marcia in tema migratorio avanzata da Italia, Grecia, Malta e Cipro. Oggi, dopo essere stata chiamata in causa nei giorni scorsi dalla Francia, è uscita dal silenzio anche Berlino, senza tuttavia annunciare ritorsioni sui ricollocamenti. “Nel 2022 – ha affermato l’ambasciatore Elbling – sono già oltre 1.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo. Un 12% dei sopravvissuti sono stati salvati dalle ong. Loro salvano vite laddove l’aiuto da parte degli Stati manca. Il loro impegno umanitario merita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio”.
    Una difesa a spada tratta delle organizzazioni umanitarie per le quali invece l’Italia chiede all’Europa “un codice di condotta”. “Non possono fare i taxi” dei migranti, ha rincarato Tajani, ricordando un rapporto di Frontex sugli “appuntamenti in mare tra trafficanti” e ong per prendere a bordo le persone in fuga dai Paesi di origine. Ripristinare la legalità e scardinare certi automatismi in tema di sbarchi restano, spiegano fonti di governo, gli unici obiettivi dell’esecutivo. Nessuna volontà quindi di rompere con Paesi cui ci unisce una “fratellanza antica” e con i quali anzi è “necessario continuare un percorso comune”, ha assicurato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ma l’incomunicabilità al momento resta ed è per questo che sia Parigi che Roma chiamano in causa l’Europa.
    “La decisione unilaterale, inaccettabile, inefficace e ingiusta da parte dell’attuale governo italiano esige risposte europee”, è tornata a tuonare la Francia per bocca del portavoce del governo Olivier Véran. Mentre “su richiesta esplicita dell’Italia”, domani il nodo cooperazione sui flussi migratori e il ruolo delle ong approdano al Consiglio dei Ministri degli Esteri a Bruxelles. Un invito a fermarsi prima che sia troppo tardi arriva dal ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn: “Francia e Italia sono due pilastri imprescindibili per giungere ad una riforma del sistema europeo di gestione delle migrazioni. Una lite continua” tra Roma e Parigi, ha avvertito in un’intervista all’ANSA, “danneggerà l’intera Ue”.

  • in

    Natascia Maesi, una presidente alla guida di Arcigay

        Natascia Maesi, giornalista 45enne, nata a Caserta e laureata in filosofia a Napoli, è la prima donna eletta presidente di Arcigay al XVII Congresso nazionale svoltosi a Latina. Confermato Gabriele Piazzoni, 38 anni di Crema, come segretario. Approvata la mozione ‘Orgoglio in movimento’ e ribadita con voto unanime l’identità antifascista e pacifista dell’associazione.    “Sono molto onorata del ruolo di cui l’associazione oggi mi investe e che è l’esito di un percorso che viene da lontano e che coinvolge numerose attiviste”, ha dichiarato Maesi, che vive a Siena dove si occupa di uffici stampa e comunicazione. “Per quattro anni, sarò la presidente di Arcigay. E sottolineo il la, a marcare la differenza profonda tra leadership femminile e leadership femminista. Giorgia Meloni, nell’infrangere il soffitto di cristallo, ha disposto la cancellazione del femminile, con la conseguente invisibilizzazione delle donne dal discorso pubblico e politico, rafforzando l’idea che le donne abbiano valore solo se assomigliano agli uomini, diventano come loro, si appellano al maschile per essere autorevoli”. “Altra cosa è il modo in cui io e le altre attiviste transfemministe di Arcigay – spiega Maesi – intendiamo affrontare generi, rendendoli visibili e attraversabili, disobbedendo a norme e aspettative di genere, superando i limiti del binarismo. Le parole creano senso e immaginario, sono strumenti potentissimi che vanno usati responsabilmente. Ancora di più se si ha un privilegio o si esercita un potere”.    Maesi mette al primo punto della ‘to do list’ l’impegno contro la violenza che subiscono le donne e la comunità Lgbtqia+ perchè è “una violenza che in tutti e due i casi ha una matrice patriarcale: colpisce le donne quando non si conformano a certe aspettative, così come colpisce gli uomini che non si conformano al modello del machismo”. Poi rimettere “al centro la battaglia per la piena applicazione della legge 194, l’aborto libero e gratuito riguarda anche le donne della nostra comunità”. Da portare avanti, subito, anche “il tema dell’autodeterminazione – prosegue la presidente di Arcigay – con il superamento della legge 164 sulla transizione di genere, occorre togliere l’obbligo di percorsi psicologici, e poi è necessario che sia adottata la ‘carriera alias’ sui posti di lavoro, a scuola, nella pubblica amministrazione”.    Sui figli delle famiglie arcobaleno, Maesi ha l’obiettivo di farli dichiarare figli al momento della nascita e non al termine di lunghi e incerti percorsi affidati agli uffici anagrafici e alle diverse ‘sensibilità’ dei sindaci.    “Arcigay esce da questo appuntamento come un’associazione forte e volitiva, compatta, coesa e battagliera”, ha sottolineato Piazzoni. “Attraversiamo un tempo complicato – ha proseguito -, per molti versi ostile. Ma ci sentiamo pronti e pronte ad attraversare questo tempo senza paura. Già da domani siamo al lavoro per garantire alle persone lgbtqia sostegno e rappresentanza, per rilanciare le battaglie per la piena uguaglianza di tutte e tutti, per una politica che rimuova gli ostacoli e che colmi il vuoto che questo Paese sconta in termini di diritti umani, civili, sociali.”.    Congratulazioni a Natascia Maesi, “prima donna a essere eletta presidente nazionale di Arcigay” sono state espresse dalla deputata dem Laura Boldrini. “Mi impegnerò – aggiunge la ex presidente della Camera – per far sì che venga portata all’attenzione del Parlamento la piattaforma programmatica elaborata dalle associazioni Lgbtqia+.Per una società più equa, che rispetti i diritti di tutti e tutte”.   

  • in

    G20: Meloni vola a Bali, oltre a Biden, vede anche Xi e Modi

    La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è in partenza con la delegazione italiana per Bali, dove martedì e mercoledì si terrà il G20 presieduto dall’Indonesia.    Dopo la prima uscita internazionale a Bruxelles per incontrare i vertici europei e la Cop27 di Sharm el-Sheikh, la missione sarà di nuovo l’occasione per la premier per “presentarsi” ai leader mondiali con cui ancora non ha avuto, nelle tre settimane da quando è in carica il governo di centrodestra, l’occasione di uno scambio dal vivo.    Il bilaterale più atteso a Bali sarà quello con il presidente americano Joe Biden: Ucraina e i rapporti con la Cina, ha fatto sapere la Casa Bianca, saranno al centro del primo colloquio tra i due.
    Per Meloni sarà l’occasione per confermare direttamente al presidente Usa che la postura italiana in politica internazionale non è cambiata e resta saldamente sull’asse eruroatlantico.
    La premier vedrà Biden martedì, a margine del vertice, e successivamente dovrebbe incontrare anche il presidente cinese Xi Jinping (e sarà da vedere se sarà confermata la posizione di Meloni su Taiwan) e l’indiano Narendra Modi.
    Non sarebbe in programma, invece, un faccia a faccia ufficiale con Emmanuel Macron: non era nei piani e l’agenda al momento non è cambiata, spiegano da Palazzo Chigi, ricordando che con il presidente francese ci sono già state due occasioni di scambio, a Roma e a Sharm el-Sheikh. Non è da escludere, comunque, che i due possano trovarsi qualche minuto a tu per tu a margine dei lavori del G20.    Per Meloni sono previsti due interventi ai tavoli ufficiali: alla sessione di apertura del vertice, dedicata a “food, energy, security”, e nella sessione sulla lotta a pandemia e malattie globale.   

  • in

    Migranti: a Ventimiglia controlli francesi a tappeto

    (ANSA) – VENTIMIGLIA, 13 NOV – Al confine italo francese di
    Ventimiglia sono scattati i controlli a tappeto dei francesi per
    bloccare l’ingresso di migranti. Dopo due giorni di verifiche
    soft, successive all’annuncio del Governo Macron dell’invio di
    500 uomini ai punti di frontiera, stamani sei gendarmi (ieri
    erano 2) hanno controllato tutti i mezzi in transito. Si sono
    formate lunghe code verso la Francia (fino a 1 km). Molti gli
    automobilisti indignati. Sul caso è intervenuto anche il vescovo
    di Ventimiglia Antonio Suetta: “La reazione della Francia è
    spropositata, non umano e dal punto di vista della solidarietà
    europea poco leale”. (ANSA).   

  • in

    Papa, non facciamoci incantare dalle sirene del populismo

    “Facciamo nostro l’invito forte e chiaro del Vangelo a ‘non lasciarci ingannare’. Non diamo ascolto ai profeti di sventura; non facciamoci incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative. Non seguiamo i falsi ‘messia’ che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all’emarginazione”. Lo ha detto papa Francesco durante la messa nella Basilica di San Pietro per la VI Giornata Mondiale dei Poveri.
    “Anch’io faccio questa domanda oggi: che cosa ci sta dicendo il Signore davanti a questa terza guerra mondiale? Che cosa ci sta dicendo il Signore? Non fuggire, farsi la domanda: cosa mi dice il Signore e cosa posso fare io di bene?”. Così il Papa ‘a braccio’ nell’omelia. “Oggi ognuno di noi deve interrogarsi davanti a tante calamità, davanti a questa terza guerra mondiale così crudele, davanti alla fame di tanti bambini, di tante gente – ha aggiunto -: io posso sprecare, sprecare i soldi, sprecare la mia vita, sprecare il senso della mia vita senza prenderne coraggio e andare avanti?”.

  • in

    Migranti, dichiarazione di Italia-Malta-Cipro-Grecia: delusione sui ricollocamenti

    Madrid “non può sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche”: lo dice all’ANSA un portavoce del ministero dell’Interno spagnolo, commentando la dichiarazione congiunta di Italia, Grecia, Malta e Cipro sui migranti rivolta all’Unione europea. La Spagna, è la premessa, “condivide con i suoi partner mediterranei la necessità di istituire un meccanismo per un’equa distribuzione delle responsabilità tra i Paesi dell’Ue in materia di migrazioni, e lo ha sempre difeso sia all’interno della Med5 che nei Consigli dei ministri dell’Interno”. Ma “non può però sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche”.
    In una dichiarazione congiunta Italia, Malta, Cipro e Grecia – i Paesi di primo ingresso in Europa nel Mediterraneo – definiscono “increscioso e deludente” il mancato rispetto degli accordi sulla ricollocazione dei migranti. “Purtroppo – si legge nella nota -, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari”. Il meccanismo, aggiungono, si è dimostrato “lento” per alleviare la pressione sui Paesi “di prima linea”. 
    Italia, Malta, Cipro e Grecia invitano le ong a “rispettare” la “cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue”. “Ogni Stato – si legge nella nota – deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera”. I quattro Paesi, inoltre, ritengono “urgente e necessaria” una discussione sul coordinamento delle Ong nel rispetto delle convenzioni internazionali”. “Tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali”, conclude la nota invitando l’Ue ad adottare le misure per avviare la discussione.
    “Visto che tutti si riempiono la bocca della parola solidarietà europea, vediamo di applicarla. Ormai l’hanno detto anche il Papa e Mattarella, l’Europa batta un colpo”. Lo ha detto il leader della Lega e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini. “Se nel corso di quest’anno fra le decine di migliaia, ormai siamo quasi a 90 mila, di immigrati arrivati in Italia la famosa solidarietà europea ne ha collocati 117 negli altri paesi, dove sta? – ha concluso -. Non può essere tutto sulle spalle di Italia, Spagna, Grecia o di Malta e Cipro. L’Europa è tutta Europa”.
    La dichiarazione congiunta”L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto Paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale – si legge nella nota -, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue. Abbiamo sempre sostenuto con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri”. “Il 10 giugno 2022 – continua la dichiarazione congiunta -, abbiamo approvato una Dichiarazione Politica che istituisce un meccanismo di relocation temporaneo e volontario, nonostante i Paesi MED 5 sostenessero uno schema di relocation obbligatoria. Purtroppo, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari che abbiamo ricevuto finora nel corso di questo anno. Inoltre, a tutt’oggi il meccanismo si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti, in quanto finora solo un esiguo numero di relocation è stato effettuato. Tutto ciò è increscioso e deludente, soprattutto in questo momento in cui i nostri Paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza”. “Non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali – conclude la nota -, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti”.