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    Manovra: Calenda tende la mano, Meloni lo invita al confronto

    Carlo Calenda presenta in Senato la contromanovra del Terzo Polo: otto proposte su fisco, welfare e sviluppo che, a parità di coperture, “offrono risposte vere al Paese”. La prima legge di bilancio del governo Meloni viene bocciata senza appello dal leader di Azione: “Una presa in giro, in primis per gli elettori del centrodestra”. Poi, un po’ a sorpresa, la mano tesa alla premier: “Chiediamo un incontro urgente, lei è nuova” nel ruolo e “credo vada aiutata, non solo contestata. Noi siamo disponibili”. Ma la vera sorpresa, dopo aver fatto trapelare una certa insofferenza per parole che sembravano più una provocazione che un’offerta di confronto, viene in serata da Palazzo Chigi che fa sapere che l’incontro Meloni-Calenda si farà. Già la prossima settimana. Non è noto cosa abbia fatto cambiare idea alla premier o ai suoi consiglieri. Di certo c’è da registrare che nel corso della stessa conferenza stampa, con una doppia mossa, Calenda aveva aperto anche ad una convergenza tematica con Pd e M5s in Parlamento per portare a casa il salario minimo (inserito tra i punti della sua contromanovra e presente anche nel programma degli altri due partiti). “Me lo auguro”, risponde il capogruppo del M5s alla Camera Francesco Silvestri mentre il leader pentastellato, Giuseppe Conte, apre e rivendica: “Sul salario minimo io è dal primo giorno che ho presentato una proposta: quindi in Parlamento se si uniscono altre forze è un bene. Lo vedremo”. E i dem, plaudendo all’apertura, rilanciano sul coordinamento delle opposizioni: “Che ci sia almeno sui temi”. “La proposta del M5s è chiarissima”, di fronte a “chi vuole sostenere la battaglia del salario minimo io sono il più contento al mondo”, commenta Silvestri in Transatlantico. Il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, definisce il salario minimo “una vera urgenza del paese” e auspica che “a partire dai temi prevalga la ragionevolezza politica: per essere più efficaci le opposizioni devono collaborare e coordinarsi – insiste il dem -. Se non sulla politica, almeno sui temi concreti”. L’ex ministro del lavoro, Andrea Orlando, concorda: “Se si vuole lavorare insieme ci sono tutte le condizioni per farlo”. Se tutto ciò si tradurrà in una effettiva sinergia parlamentare è ancora da verificare. Ma – a parole – le intenzioni da parte delle tre principali forze politiche di minoranza sono agli atti. Sulle modalità di opposizione alla manovra, invece, le ricette restano molto diverse: il Pd ha annunciato, il 17 dicembre, la prima manifestazione nazionale contro la finanziaria; il Movimento 5 stelle sta valutando le sue iniziative senza sbilanciarsi su una possibile piazza comune; Azione e Iv preferiscono insistere sui temi in Parlamento.

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    Calenda lo dice in gergo romanesco: “Delle manifestazioni sulla finanziaria ‘non me ne può fregar di meno’. E’ una manovra talmente demenziale che è smontabile su ogni cosa con delle proposte. Dico al Pd sediamoci e discutiamo. Poi se vogliono andare in piazza il 17, andassero in piazza”. Tra le proposte del terzo polo c’è la “cancellazione del reddito di cittadinanza a favore di reddito di inclusione potenziato”, una “riforma sistemica del fisco” e il “family act”. “Avevano detto ‘aboliamo il Rdc’ e poi non sanno come farlo. Allora io chiedo a Meloni, se è così, che hai fatto all’opposizione?”, incalza il leader di Azione. Che pone alla maggioranza un interrogativo: “Dei 35 miliardi della manovra” gli ultimi “15 dove li trovano? La pressione fiscale aumenterà. L’unico governo in cui non è avvenuto è il governo Renzi”. Da Palazzo Chigi replica il sottosegretario all’Attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari: “Se Calenda ha un’idea veramente geniale (sul reddito di cittadinanza o di inclusione, ndr), la metteremo nella legge di bilancio. Purtroppo finora non sono arrivate, altrimenti le avremmo saccheggiate, ma siamo fiduciosi”. La tagliente ironia non piace a Mariastella Gelmini che bacchetta: “Fazzolari rispetti il ruolo delle opposizioni. Azione e Iv hanno presentato proposte concrete su una legge di bilancio di cui, sia detto per inciso, non è ancora possibile disporre di un testo”.

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    Energia, Roma boccia la proposta Ue, sul price cap torna il caos

    (dAppena nato e già morto e sepolto. Il controverso price cap a 275 euro a megawattora proposto dalla Commissione europea scontenta tutti e mette i ministri dell’Energia, attesi a Bruxelles, davanti a un vicolo cieco. Dal quale sarà difficile uscire nelle settimane a venire.
    Ne sono una prova le prime reazioni dalle capitali che hanno già iniziato ad affilare le armi in vista del confronto con l’esecutivo Ue. A partire dalla stragrande maggioranza dei Paesi – Roma in testa – che il cap lo invocano da tempo ma non certo nei numeri e nelle modalità di quello targato Ursula von der Leyen. Recriminazioni a cui si accoda il manipolo dei contrari, guidati da Germania e Paesi Bassi, che del meccanismo invece non vogliono proprio sentir parlare.
    E, come se non bastasse, nemmeno i mercati sembrano gradire, con il gas che è tornato a volare sfiorando i 130 euro al megawattora ad Amsterdam con un aumento dell’8,34%, dopo aver toccato un massimo di giornata a 133,9 euro (+11%).
    Il giorno dopo la travagliata proposta, la pioggia di critiche su Palazzo Berlaymont è incessante. C’è chi bolla il testo legislativo come ‘un gioco’, chi come un disegno ‘del tutto fuori luogo’ e chi esprime profonda ‘insoddisfazione’. Tanto che, è la battuta che circola nelle cancellerie europee, la Commissione europea è riuscita a mettere tutti d’accordo. Con un unico comun denominatore emerso anche dalla riunione, descritta da più parti come molto politica, degli ambasciatori Ue: la proposta è da affossare. E sotto più punti di vista, dalla soglia (ritenuta decisamente troppo alta) alle modalità di attivazione, che prevedono che la quotazione resti al di sopra dei 275 euro a megawattora per due settimane consecutive e che lo spread con gli indici di riferimento globali per il Gnl sia di almeno 58 euro per megawattora per 10 giorni consecutivi. Uno scenario in cui – si ironizza anche in rete – i pianeti dovrebbero allinearsi e che non si è verificato nemmeno durante la crisi dei prezzi di agosto.
    A conti fatti, per l’Italia il cap Ue così com’è “rischia di essere inefficace, una pura bandiera” che, ha argomentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, invece che arginare la speculazione non farebbe che soffiarci sopra, rivelandosi controproducente. Niente di più che “un topolino partorito dalla montagna europea” è l’immagine usata dal collega di governo Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Anche la ministra spagnola Teresa Ribeira si è detta pronta a opporsi “in maniera forte” a un testo che sembra “un gioco”, colpevole di “generare l’effetto opposto a quello desiderato” con “un maggiore aumento artificiale dei prezzi”, mentre da Varsavia un “preoccupato” primo ministro Mateusz Morawiecki punta a fare squadra con gli omologhi di Visegrad.
    Ed è lapidario il giudizio di Parigi: la proposta, hanno sentenziato fonti di governo, “è insufficiente, inefficace e incoerente” e ora Bruxelles deve presentare “soluzioni praticabili e operative”, non fare “propaganda politica”. Una richiesta che l’alleanza dei quindici Paesi sostenitori del cap (tra loro anche Belgio, Grecia e Croazia) è pronta a recapitare direttamente alla commissaria Ue per l’Energia, Kadri Simson, capro espiatorio di una battaglia che va avanti da sei mesi.

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    Ecco la Manovra: 136 articoli tra fisco, pensioni ed energia. Calenda apre, Meloni lo vede

    La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo quanto si apprende, la prossima settimana incontrerà il leader di Azione, Carlo Calenda. “Chiediamo un incontro a Meloni”, ha detto oggi Calenda, parlando di una “manovra estremamente lacunosa” e aggiungendo che la premier è nuova” nel ruolo e “credo vada aiutata, non solo contestata. Noi siamo disponibili”.Fisco, pensioni, energia: arriva il testo della manovra. Le misure, in una bozza del testo definito dal Cdm che riporta la data di oggi, sono contenute in 136 articoli strutturati in 15 capitoli e 70 pagine.Arrivano nuove esenzioni all’obbligo di consentire piccoli pagamenti, sotto i 30 euro, anche con carte e bancomat: secondo quanto previsto dalla bozza della manovra approvata in Cdm, il ministero delle Imprese e del Made in Italy stabilirà entro giugno (180 giorni) i “criteri di esclusione al fine di garantire la proporzionalità della sanzione e di assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse”. Nel frattempo, “sono sospesi i procedimenti ed i termini per l’adozione delle sanzioni”.Scatta il 31 gennaio del prossimo anno l’annullamento delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro relative agli anni 2010-2015. Ma lo stop sarà immediato, con l’entrata in vigore della legge di Bilancio. Lo prevede uno degli articoli della bozza della manovra.Sono otto diverse modalità di regolarizzazione quelle previste dalla manovra per la cosiddetta ‘tregua fiscale’. E’ quanto si evince dalla bozza del testo. Ci sono: 1)la definizione agevolata sui controlli automatizzati delle dichiarazioni; 2)la regolarizzazione di irregolarità formali; 3)il ravvedimento speciale delle violazioni tributarie; 4)la definizione agevolata dei procedimenti di accertamento; 5)la definizione agevolata e conciliazione agevolata delle controversie tributarie; 6)la rinuncia ai giudizi in cassazione; 7)stralcio cartelle sotto 1000 euro;8) definizione dei ruoli affidati alla riscossione dal 2000 al giugno 2022Due miliardi in più nel 2023 e altrettanti nel 2024 per finanziare la sanità. Lo si legge nella bozza della manovra che stabilisce per il prossimo anno 1,4 miliardi sono destinati a fare fronte ai maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche. Vengono poi stanziati 650 milioni, nel 2023, da destinare all’acquisto dei vaccini e dei farmaci anti Covid.Anche i seggiolini auto per i bambini, oltre ai pannolini e al cibo per l’infanzia, saranno tassati al 5%.Il taglio di due punti del cuneo fiscale durerà un anno, per tutto 2023, e sarà aumentato al 3% per chi percepisce uno stipendio, di tredici mensilità, non superiore a 1.538 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. Lo prevede la bozza della manovra che stabilisce che non impatta sui conti per la pensione futura: “Tenuto conto dell’eccezionalità della misura di cui al primo periodo – viene scritto – resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche”.

    Agenzia ANSA

    Tempi strettissimi per ok. Tra venerdì e lunedì approdo a Camera (ANSA)

    Si istituisce presso il Mef un fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per l’anno 2023, destinato all’acquisito di beni alimentari di prima necessità “dei soggetti con un Isee non superiore a 15.000 euro, da fruire mediante l’utilizzo di un apposito sistema abilitante”. Lo prevede la manovra, come si legge in una bozza del testo varato dal Consiglio dei ministri. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento si prevede che siano stabiliti i criteri di individuazione dei titolari del beneficio, tenendo conto dell’età, dei trattamenti pensionistici e di altre forme di sussidi. E’ la norma della social card
    Viene tagliato di 400 milioni di euro l’incremento da 1,3 miliardi – introdotto a maggio – al fondo per fronteggiare l’aumento dei costi delle materie prime nell’affidamento di opere pubbliche, e destinato agli interventi del Pnrr per gli investimenti complementari. Come si legge nella bozza, l’incremento al fondo (di complessivi 7,5 miliardi fino al 2026) si riduce a 900 milioni: è invariato nelle quote per 2022 (180 milioni), 2023 (240) e 2027 (235), ma cala da 245 a 125 milioni per il 2024, da 195 a 55 per il 2025 e d 205 a 65 per il 2026.Stop all’adeguamento delle multe alla variazione Istat per il prossimo biennio. La misura è contenuta nella bozza della manovra. “In considerazione dell’eccezionalità della situazione economica – si legge nel testo – a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, per gli anni 2023 e 2024, è sospeso l’aggiornamento biennale delle sanzioni amministrative pecuniarie in misura pari all’intera variazione, accertata dall’Istat.La tassa forfait al 15% degli autonomi sale da 65 a 85mila euro. Ma con un paletto: salta anche nel corso dell’anno, in modo retroattivo, se il contribuente supera i 100mila euro di ricavi o compensi.

    Manovra, Renzi: ‘Non e’ ne’ carne, ne’ pesce: migliorarla in Parlamento’

    Sale l’accisa sulle sigarette. Secondo una bozza, che riporta la data di oggi, del testo della manovra definito dal Cdm, sale quella parte di accisa definita “importo fisso per unità di prodotto”: nel 2023 sarà di 36 euro per 1.000 sigarette – in pratica poco più di 70 centesimi medi per un pacchetto di 20 sigarette – per l’anno 2024 sarà 36,50 euro e, a partire dall’anno 2025, sarà 37 euro per 1.000 sigarette.Meno tasse sulle mance ai camerieri: l’importo, che costituisce reddito imponibile, sarà tassato ora con una imposta al 5% che sostituisce l’Irpef e le addizionali locali sul reddito. Lo prevede uno degli articoli della manovra contenuto nella bozza definita dal Cdm. Il prelievo ridotto, che dovrà essere trattenuto dal datore di lavoro, si applica per una quota non superiore al 25% del reddito annuale e per un massimo di 50mila euro.Un fondo per la sovranità alimentare da 25 milioni di euro per il 2023, e altrettanti per ciascuno dei tre anni successivi: lo prevede la manovra, come si legge in una bozza del testo varato lunedì dal Consiglio dei ministri. La misura punta a “rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare nazionale, anche attraverso interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del cibo italiano di qualità, alla riduzione del costi di produzione per le imprese agricole, al sostegno delle filiere agricole, alla gestione delle crisi di mercato garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari”.Con la manovra arriva una spinta agli investimenti per Milano-Cortina: come si legge nella bozza, vengono stanziati 400 milioni di euro, per realizzazione del Piano complessivo delle opere relative alle Olimpiadi invernali del 2026. Sono 120 milioni per il 2024, 140 milioni per il 2025 e 140 milioni per il 2026.Un incremento del 10% dei fondi assegnati agli enti locali finanziati con il Pnrr in relazione alle gare delle opere pubbliche avviate dal primo gennaio 2023 al 31 dicembre 2023: è quanto prevede la manovra, secondo la bozza del testo approvata dal Cdm. La misura punta a “fronteggiare l’aumento del costo dei materiali”. Nella bozza non compaiono ancora le cifre specifiche per l’incremento del Fondo per l’avvio delle opere indifferibili, utilizzato a copertura.Per le attività connesse con la presidenza italiana del G7 è autorizzata la spesa di 5 milioni per il 2023, di 40 milioni per il 2024 e di 1 milione per il 2025″.  “Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell’economia e delle finanze, è istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la delegazione per la presidenza italiana del G7, per lo svolgimento delle attività” da “concludersi non oltre il 31 dicembre 2025”.Per “assicurare la più efficace esecuzione dei decreti di espulsione dello straniero”, il Ministero dell’interno è autorizzato ad ampliare la rete dei centri di permanenza per i rimpatri. Lo prevede la manovra, come si legge in una bozza del testo varato dal Consiglio dei ministri. A tal fine “le risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero” sono “incrementate di euro 5.397.360 per l’anno 2023, di euro 14.392.960 per l’anno 2024, di euro 16.192.080 per l’anno 2025. Per le “ulteriori spese di gestione” i fondi sono incrementati di 260.544 euro per il 2023, di 1.730.352 euro per l’anno 2024 e di 4.072.643 per il 2025.

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    Manovra, Calenda a Meloni: 'Vediamoci, pronti a aiutare'

     ‘Chiediamo un incontro a Meloni’ perché è una ‘manovra estremamente lacunosa. Noi abbiamo una contromanovra con più investimenti, più welfare e meno mance. Lei è nuova’ nel ruolo e credo vada aiutata, non solo contestata. Noi siamo disponibili’. Lo ha detto il leader di Azione Carlo Calenda. Aquanto si apprende, Meloni incontrerà Calenda la prossima settimana.
    ‘Oggi presentiamo la nostra contromanovra: idee concrete per impegnare le risorse a parità di fondi. Il giudizio complessivo sulla manovra è che e’ una grande presa in giro per elettori della destra. Tutte le promesse elettorali sono state disattese”. Lo ha detto in conferenza stampa al Senato il leader di Azione Carlo Calenda. Secondo cui, le misure sulle pensioni su cui ha puntato Berlusconi si concretizzeranno in ‘6 euro al mese’. La ‘promessa di abolire la Fornero’ si è trasformata in ‘un intervento idiota’. ‘Non ci sono investimenti industriali. Non c’è niente’, ha aggiunto. ‘Dei 35 miliardi della manovra gli ultimi 15 dove li trovano? La pressione fiscale aumenterà. L’unico governo in cui non è avvenuto è il governo Renzi’
     ‘Avevano detto ‘aboliamo il Rdc’ e poi non sanno come farlo. Allora io chiedo a Meloni, se è così, che hai fatto all’opposizione?. Cancellazione del Rdc a favore di reddito di inclusione potenziale; riforma sistemica del fisco, family act’ .Il Terzo polo, che ha illustrato la sua controproposta di manovra in una conferenza stampa a cui hanno preso parte tra gli altri Luigi Marattin, Mariastella Gelmini e Elena Bonetti, nel documento divulgato durante la conferenza stampa spiega: “Il reddito di cittadinanza nel 2021 è costato circa 8,4 miliardi di euro e ha coinvolto 2,5 milioni di persone. La componente di politiche attive ha largamente fallito: solo il 42,5% delle persone abili al lavoro sono prese in carico dai centri per l’impiego. Solamente il 10% degli abili al lavoro (senza già un’occupazione) trova lavoro”. Le proposte per tutti i percettori (“il 38% non abili al lavoro, il 62% abili”) sono di “far gestire il RdC dai comuni in linea con quanto previsto dal Rei (inclusa la fase di accesso al beneficio); spostare la componente del RdC relativa ai figli sull’assegno unico; togliere il sussidio agli under 40 senza figli; abilitare le agenzie private per il lavoro a formare e trovare lavoro ai percettori; prevedere incentivi non economici per cercare lavoro (come la riduzione dell’importo dopo 1,5 anni senza lavoro)”. E ancora: “Prevedere un’imposta negativa temporanea per i percettori che trovano lavoro e ri-potenziare i voucher; adeguare il sussidio alle diverse soglie di povertà territoriali”.

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    Conte: “Il salario minimo è una proposta del M5s, vedremo chi converge”

    “Sul salario minimo io è dal primo giorno che ho presentato una proposta: quindi in Parlamento se si uniscono altre forze è un bene. Lo vedremo” . Così il leader M5s, Giuseppe Conte, in Transatlantico, dopo l’apertura del leader di Azione Carlo Calenda a lavorare insieme a Pd e Cinquestelle sul salario minimo.
    Parlando della legge di bilancio, “è un bene se se uniscono le forze in piazza contro la manovra? Assolutamente sì!”, ha detto Conte senza rispondere alla domanda se il M5s si unirà alla manifestazione indetta dal Pd per il 17 dicembre.
    In merito all’abolizione del reddito di cittadinanza, “quando Meloni si confronterà a settembre con persone che non trovano lavoro, perché se il lavoro non c’è non lo inventa Meloni e queste persone non potranno sfamare le famiglie, Meloni si renderà conto del disastro sociale che sta costruendo in questi giorni”, ha aggiunto Conte, ospite a Controcorrente in onda questa sera su Retequattro.

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    Timing da incubo sulla Manovra, in Senato dopo Natale

    Timing da incubo per l’approvazione della legge di bilancio a Camera e Senato con i senatori che, conti alla mano, saranno con tutta probabilità chiamati a lavorare anche tra Natale e Capodanno.    Governo e maggioranza stanno studiando il calendario ma, al momento, si ragiona solo su ipotesi in attesa che il testo arrivi in Parlamento. Cosa che, viene sottolineato da più parti, non avverrà prima di venerdì prossimo, 25 novembre, o, più probabilmente, dell’inizio della prossima settimana. Intanto in una riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Bilancio di Montecitorio, è stata stilata una lista di ipotetiche audizioni (dalle istituzioni ai sindacati al mondo industriale) alle quali – secondo quanto viene riferito – maggioranza e opposizione potranno aggiungere due ulteriori indicazioni a testa. Alle audizioni, secondo l’indicazione emersa, dovrebbero essere dedicati solo 2 giorni. L’ufficio di presidenza della Bilancio verrà riconvocato, anche eventualmente online, appena la manovra approderà in Parlamento, per stilare immediatamente un timing di massima.    Calendario alla mano si arriva, quindi, almeno al 30 novembre.    Una data nella quale, tra l’altro, i capigruppo della Camera sono convocati per stabilire il calendario d’Aula di dicembre e dunque i tempi di esame della legge di bilancio. In commissione, intanto, dopo le audizioni verranno fissati i termini per la presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi, verosimilmente entro la settimana o tutt’al più all’inizio di quella successiva e dunque tra il 4 e il 6 dicembre.    L’indicazione emersa da una riunione dei capigruppo di maggioranza è quella ai gruppi di non eccedere nel numero delle proposte di modifica anche in considerazione del fatto che il numero dei parlamentari è stato ridotto, dunque di non arrivare a oltre 400 emendamenti del centrodestra considerando il fatto che questo è l’attuale numero di deputati. Qualche spazio dovrebbe esserci anche per l’opposizione.    In ogni caso vanno messi in conto almeno una decina di giorni per l’esame degli emendamenti e si arriva, così, calendario alla mano, intorno al 15 dicembre. A quel punto la manovra dovrà approdare in Aula e, secondo quanto viene riferito, almeno per il momento, non ci sarebbe la volontà da parte del governo blindare il testo con la fiducia. Si arriva così al 21-22 dicembre per il via libera di Montecitorio. Nella settimana successiva il testo arriverebbe in Senato con l’approdo in Aula e l’approvazione – dunque – tra Natale e Capodanno.    

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    Mattarella: 'Su Autonomia garantire diritti a nord e a sud”

    “Il mio augurio è che la “voce del Paese” possa sempre esprimersi in modo compiuto e trovare ascolto. A conferire autorevolezza sarà la capacità di tenere fede ai decisivi impegni assunti in questi tempi difficili. Punti fermi sono la garanzia dei diritti dei cittadini, che al Nord come nel Mezzogiorno, nelle città come nei paesi, nelle metropoli come nelle aree interne, devono poter vivere la piena validità dei principi costituzionali”. Sergio Mattarella parla all’Anci, l’associazione che riunisce i circa 9000 comuni italiani, e parla di Autonomia, pur senza mai citarla. Alla presenza dei sindaci, chiamati a raccolta a Bergamo per l’Assemblea nazionale dell’Anci, il presidente della Repubblica elenca più volte la “coesione nazionale”, richiama alla responsabilità e ricorda il “principio di uguaglianza” sancito dalla Costituzione, che vale, sottolinea, sia “per i cittadini che per i Comuni”. E lo fa di fronte al ministro per gli Affari regionali, quel Roberto Calderoli che si sta battendo per il progetto di Autonomia differenziata. Dall’Assemblea dell’Anci piovono applausi sin dall’inizio quando il capo dello Stato sembra subito prendere di petto l’argomento:
    “i Comuni sono l’Italia. Sono la Repubblica, come recita l’art.114 della Costituzione. I quasi 9000 Comuni adempiono, con identica dignità e impegno, alla responsabilità di sostenere le nostre comunità, offrendo servizi di carattere universale. La Costituzione – ricorda – sancisce il principio di uguaglianza per i cittadini e, naturalmente, vale per i Comuni, che devono essere messi tutti in condizione di adempiere ai compiti loro affidati, per poter concorrere a realizzare il principio costituzionale della pari dignità dei cittadini”. Pari dignità da nord a sud, è il cuore del ragionamento del presidente che in mattinata si era soffermato sulla necessità di una forte coesione istituzionale del Paese anche in una materia più ampia come quella del welfare: che, per Mattarella, “è una colonna portante del nostro modello di convivenza e una misura della concreta attuazione dei principi della nostra Costituzione”. Bisogna quindi “riflettere sui modi in cui, nel contesto dei mutamenti indotti dall’evolvere dei processi produttivi e dall’evoluzione della struttura demografica del Paese, gli obiettivi di coesione possano essere resi sempre più raggiungibili, è opera preziosa”. L’atmosfera tra i sindaci è rilassata ma sul tema da giorni crescono le fibrillazioni con diversi governatori del sud pronti a fare le barricate per contrastare un progetto che potrebbe far aumentare il divario tra Nord e Mezzogiorno.
    E il presidente cuce con attenzione ma mette alcuni paletti con un intervento tutto teso a rilanciare l’unità nazionale, la collaborazione tra sindaci, e quella tra i diversi livelli di governo. Una trama che per il presidente ha resistito benissimo alla pandemia e che nessuno deve oggi stracciare. Forse per questo Mattarella motiva i sindaci a lavorare insieme per il bene del Paese tenendosi lontani da fughe in solitaria: “E’ nella missione dei Sindaci essere portatori degli interessi generali del Paese. Occorre rifuggire la tentazione della chiusura nel ristretto orizzonte del proprio “particulare”. Non si farebbe neppure il bene della propria comunità immaginarlo contrapposto a quello delle comunità vicine o, addirittura, a quello della più ampia comunità nazionale”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Anci Antonio Decaro il quale, ricordando come “l tema del regionalismo differenziato in queste settimane sia tornato a infuocare il dibattito politico”, chiede che l’obiettivo rimanga “il miglioramento del livello e della qualità dei servizi pubblici per tutti i cittadini italiani, nel tentativo di ridurre le distanze che ancora esistono fra varie zone del Paese”. Il capo dello Stato chiude quindi con una preoccupazione che diventa sempre più pressante nei suoi discorsi: l’attuazione del Pnrr, che “l’Italia non può eludere per colmare ritardi strutturali”.

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    Meloni firma la manovra: 'Coraggiosa e con scelte politiche'

    Approvata dal Cdm la Manovra economica da 35 miliardi per il 2023. “Sono molto soddisfatta del lavoro fatto con questa manovra perché non si limita a un lavoro ragionieristico ma fa scelte politiche e la presenta un governo che in appena un mese ha scritto e presentato una manovra che ricalca e racconta di una visione politica”, ha detto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa dopo l’approvazione della manovra.
    “Sono contenta che l’approccio che abbiamo avuto, per come lo vedo, è quello di un bilancio familiare, quando ti occupi di bilancio familiare se mancano risorse non stai a preoccuparti del consenso ma di cosa sia giusto fare per far crescere la famiglia nel migliore dei modi”.
    “Questa è una manovra figlia di scelte politiche, come è giusto e normale che sia per un governo politico, abbiamo scelto e concentrato le risorse, è una manovra coraggiosa, coerente con gli impegni che abbiamo preso con il popolo italiano e che scommette sul futuro”. 
    “Alla base delle norma che conta complessivamente 35 miliardi di euro ci sono due grandi priorità: la crescita, cioè mettere in sicurezza il tessuto produttivo” e, dall’altra parte “la giustizia sociale, vale a dire l’attenzione alle famiglie e ai redditi più bassi”, ha aggiunto la premier.
    Meloni: ’35 miliardi a crescita e giustizia sociale’

    “Un’altra scelta riguarda le famiglie. Lo Stato interviene per calmierare le bollette per le famiglie, prima con un Isee massimo di 12.000 euro e noi lo portiamo a 15 mila euro. La platea per le famiglie si allarga ma chiaramente la misura è per quelle più bisognose e vale 9 miliardi di euro”.
    Nella manovra ci sono “tre tasse piatte”, tra cui quella “sui redditi incrementali alle partite Iva che hanno una tassa piatta del 15% sul maggiore utile conseguito rispetto al triennio precedente con soglia massima 40 mila euro, il che dimostra che si tratta di una misura rivolta al ceto medio, che non favorisce i ricchi e riconosce i sacrifici di chi lavora”, ha spiegato Giorgia Meloni. La premier ricorda l’aumento della flat tax a 85mila euro e “l’intorduzione della tassa piatta al 5% sui premi di produttività fino a 3mila euro contro il 10% previsto attualmente e fa il paio con estensione fringe benefit”.
    “Sul congedo parentale: io ho sempre pensato che molte madri non se lo potessero permettere con il 30% della retribuzione. Noi abbiamo aggiunto un mese di congedo facoltativo retribuito all’80% e utilizzabile fino al sesto anno di vita. Una sorta di salvadanaio del tempo senza ritrovarsi in condizione economiche difficili”.
    “Rinviamo l’entrata in vigore della plastic tax e sugar tax” di un anno. Così la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa dopo l’approvazione della manovra. E ha aggiunto: “Introduciamo i buoni per lavori in agricoltura e nel settore della cura della persona in particolare per lavori domestici fino a 10 mila euro. E’ una misura per regolarizzare il lavoro stagionale e occasionale che si deve accompagnare a controlli molto rigidi per evitare storture”.
    “I provvedimenti per la famiglia e natalità valgono un miliardo e mezzo di euro, una scelta che non ha molti precedenti. L’assegno unico viene aumentato del 50% a tutti per il primo anno di vita del bambino, del 50% per tre anni per le famiglie numerose. L’Iva su tutti i prodotti della prima infanzia sarà al 5% e anche per quello che riguarda i dispositivi igienici femminili non compostabili, vengono confermate le misure per acquisto della prima casa sulle giovani coppie”. 
    “Come promesso, la voce maggiore di spesa della manovra riguarda il tema del caro bollette: su una manovra di 35 miliardi, i provvedimenti per l’energia sono di circa 21 miliardi, ovviamente le due scelte fondamentali riguardano i crediti di imposta per le aziende, per cui è previsto un credito che si applica su parte dell’aumento che le imprese hanno fatto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quindi noi confermiamo e aumentiamo i crediti dal 40 al 45% per le aziende energetivore e fino al 35% per le non energivore”. 
    “Rivaluteremo le pensioni” con le “minime al 120%” ma con un meccanismo di aumento fino a 2000 euro ma poi “mano a mano l’aumento diminuisce fino alle pensioni oltre 10 volte la minima, cioè sopra i 5mila per le quali l’indicizzazione la finiamo al 35%”, ha spiegato Meloni. La manovra in materia pensionistica interviene “sullo scalone pensionistico che sarebbe scattato dal 1 gennaio, senza un intervento dal 1 gennaio sarebbe scattata la pensione a 67 anni”: si potra’ andare in pensione “a 62 anni con 41 di contributi, ma con dei paletti di buon senso. Chi decide di entrare in questa finestra, fino a maturazione dei requisiti non potrà prendere una pensione superiore a 5 volte la minima, quindi tra i 62 e i 67 anni”. 
    Sul reddito di cittadinanza, “siamo fedeli ai nostri principi, si continua a tutelare chi non può lavorare, aggiungiamo anche le donne in gravidanza, ma per chi può lavorare si abolirà alla fine del prossimo anno e non potrà essere percepito per più di 8 mesi e decade alla prima offerta di lavoro”. “Vedo forze politiche che chiamano la piazza, va bene tutto però vorrei sapere se chi lo ha pensato lo ha immaginato come uno strumento dello Stato per occuparsi delle persone dai 18 ai 60 anni. C’è gente che lo prende da tre anni, evidentemente non ha funzionato o per alcuni italiani deve andare all’infinito, io credo che lo Stato debba occuparsi di loro a trovare un posto di lavoro”. 
    “Non abbiamo fatto quella scelta perché non potendo distinguere il reddito di chi acquista quei beni, la misura sarebbe andata anche a chi non ne aveva bisogno”, ha spiegato Giorgia Meloni dicendo perché non è stata introdotta la cancellazione dell’Iva su beni primari come pane e latte. “Abbiamo pensato di selezionare alcuni alimenti – ha aggiunto – e usare 500 milioni per abbassare il prezzo su quei beni usando la rete dei Comuni e abbiamo in mente di fare un appello ai produttori e distributori per aiutarci. Diremo chi aderirà, calmierando il prezzo, e quindi diremo quali hanno aderito alla nostra iniziativa e dove si possono spendere quelle risorse”.
    Nell’ambito della discussione sulla manovra in maggioranza “non ho visto egoismi ma voglia di lavorare nella linea decisa” per questo “ringrazio i partiti della maggioranza”. Ora “speriamo che nell’iter parlamentare possa essere migliorata” con i contributi “anche dell’opposizione e speriamo in un atteggiamento serio e responsabile come quello avuto da noi”.
    “Lo spirito da cui muoviamo è un rapporto diverso tra Stato e contribuente: lo Stato non è più aggressivo e punitivo ma giusto e comprensivo verso chi è in difficoltà”: dice la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa parlando della “tregua fiscale” inserita in manovra e assicurando che “non esiste alcun condono ma solo operazioni vantaggiose per lo Stato”. Vengono “annullate – spiega – le cartelle inferiori a 1000 euro e antecedenti al 2015. Per tutti gli altri si paga il dovuto con una maggiorazione unica del 3% e la rateizzazione”.
    Nella manovra finanziaria ci sarà “una norma di contrasto alla concorrenza sleale a esercizi ‘apri e chiudi’ cioè quelli che aprono, non versano un euro alle casse dello Stato, chiudono prima dei controlli, spariscono e ricominciano da capo. Ora quando l’Agenzia delle entrate ha avvisaglie, convoca (quegli imprenditori, ndr) e se non ha le rassicurazioni necessarie, può cancellare l’Iva o chiede una fideiussione sul pagamento delle tasse”. Meloni ha concluso: “E’ una misura di buon senso, perché i commercianti devono essere difesi”.
    “C’è la proroga dell’Iva fino a marzo sul gas, una parte delle risorse è per la ridefinizione della norma degli extraprofitti che supera alcuni elementi di contestazione. Recuperiamo circa 2,5 miliardi e alziamo aliquota da 25% a 35%”, ha aggiunto Meloni. “Credo che abbiamo fatto passi in avanti dopo di che per il futuro il tema di un tetto europeo” al prezzo del gas è fondamentale”, ha spiegato Meloni replicando a una domanda sul price cap. “C’è chi chiede lo scostamento, quel che va fatto si farà ma dare 30 miliardi alla speculazione non mi fa felice: sono risorse che vorrei spendere altrimenti, è un pozzo senza fondo se non c’è una soluzione europea”. “Ci sarà il consiglio a dicembre, speriamo in una soluzione per cui dopo marzo abbiamo un’altra situazione”. “Noi ragioniamo o di avere altri strumenti, come Sure, altrimenti maggiore flessibilità sui fondi già esistenti”.
    “C’è il taglio del cuneo: non solo confermiamo quello del 2% sui redditi fino a 35mila euro interamente lato lavoratore ma aggiungiamo un ulteriore punto per i redditi fino a 20mila euro”. “E’ la misura più costosa di tutta la legge di bilancio: costa 4 miliardi di euro e questo indica che l’altra priorità del governo è per aumentare” lo stipendio a “coloro che hanno redditi più bassi”. “Noi abbiamo fatto una scelta diversa: al netto delle bollette, la misura più costosa (della manovra, ndr) è il taglio del cuneo fiscale, quindi siamo perfettamente coerenti con gli impegni presi”.
    LA CONFERENZA STAMPA 
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    Presentando la Nadef avevamo indicato una linea “prudente, responsabile e sostenibile: credo che l’abbiamo dimostrato”, con l’aggiunta di un approccio “coraggioso e giusto. Quando si ha il coraggio di prendere scelte anche impopolari è qualcosa di importante”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa dopo il varo della manovra in Cdm. “La presentiamo in modo orgoglioso agli italiani e a tutti i risparmiatori che continuano ad aver fiducia, ricordo il successo del Btp Italia”. E’ con le lacrime agli occhi che il ministro dell’Economia ricorda Roberto Maroni chiamandolo amichevolmente ‘Bobo’. Il bonus rinnovato in manovra, che prevede una maggiorazione del 10% per chi resta al lavoro pur con i requisiti per la pensione, “è sua, non mia”.
    “Il nostro sistema sanzionatorio si attesta al 100-120% dell’imposta – ha detto il viceministro dell’economia Maurizio Leo in conferenza stampa sulla tregua fiscale in manovra -. Questo è il primo intervento su cui siamo intervenuti. Ci sono sanzioni che sono una sorta di esproprio per il contribuente. Noi abbiamo detto: il contribuente che ha presentato una dichiarazione fino al 2021 in modo diligente ma non aveva le risorse finanziarie, deve pagare tutte le imposte. Non è assolutamente un condono né ci sono sanatorie di tipo penale: si applica una sanzione più bassa e si concede uno spettro di pagamento temporale quinquennale”.
    Con le nuove regole sul Reddito di cittadinanza sono stati “messi in sicurezza coloro che hanno condizioni di difficoltà ulteriore, i nuclei con minori, disabili, anziani e donne in gravidanza”. Lo ha assicurato la ministra del Lavoro, Marina Calderone, in conferenza stampa sulla manovra. “C’è un collegamento con la formazione, c’è il passaggio dal sussidio all’attivazione, non come richiamo ma come percorso obbligatorio”, ha aggiunto, precisando anche altri elementi: il lavoro stagionale è reso compatibile entro 3.000 euro con il reddito; saranno intensificati i controlli e il beneficio decadrà dopo il rifiuto di un’offerta congrua. “Stiamo lavorando per rivedere tutto il sistema dei controlli. Il fatto che si utilizzi l’autocertificazione è dato dal fatto che i controlli venivano fatti ex post perché la tempistica di corresponsione (30 giorni) non consentiva un controllo puntuale. Stiamo parlando anche con l’Inps per cercare di mettere a sistema i controlli utilizzando al meglio le informazioni e le banche dati”. Inoltre, ha detto, “ci sarà un’attenzione specifica per verificare l’effettiva presenza sul territorio italiano dei percettori nel caso siano lavoratori stranieri e sarà fatto coinvolgendo l’Inps”.
    “Abbiamo già provveduto a notificare alla Commissione europea la prosecuzione di intevernti di decontribuzione al Sud che anche per il 2023 intendiamo portare avanti”, ha spiegato la ministra del Lavoro. Calderone ha quindi ribadito l’intervento in legge di bilancio per la decontribuzione a favore di donne, giovani under 36 e percettori di reddito. La decontribuzione “per scelta”, ha aggiunto, è destinata “a incrementae l’importo netto della retribuzione dei lavoratori”.