More stories

  • in

    Giorgetti: 'Manovra coraggiosa, prende da previdenza, dà a figli'

    Sulla manovra abbiamo avuto un “approccio di prudenza”, che guarda sia all’emergenza energetica che al debito alto, ma è anche una “manovra coraggiosissima, che in passato nessuno ha fatto”, perché “ha preso risorse dalla previdenza e le ha messe sulla famiglia, sui figli, perché senza figli non ci sarà riforma delle pensioni che sia sostenibile”: lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’evento ‘MoltoEconomia, la recessione che verrà’, organizzato dal Messaggero.
    Il Governo ha utilizzato “quel minimo di scostamento” previsto dalle regole di bilancio “per destinare tutte le risorse a famiglie e imprese – ha aggiunto Giorgetti -, e lo abbiamo fatto in modo più mirato rispetto a quello che ha fatto il Governo Draghi, cioè a favore delle famiglie più bisognose. Abbiamo fatto scelte coraggiose come togliere lo sconto su benzina e gasolio”.
    “Abbiamo svolto due giorni di incontri con le parti sociali, abbiamo fatto una concertazione che riteniamo molto importante, per affinare la nostra controproposta rispetto alla legge Bilancio, per ascoltare e coordinarci rispetto al lavoro parlamentare. Usciamo confermando il giudizio negativo: una manovra senza visione, più che una legge di Bilancio per il 2023 è sostanzialmente un decreto aiuti quinquies”. Così il segretario del Pd Enrico Letta, al termine degli incontri, parlando di una manovra “totalmente inadeguata” e anche “iniqua” e confermando la manifestazione del 17 dicembre a Roma.
    “C’è bisogno di non stare fermi, di scendere anche in piazza e di chiedere a tutto il Parlamento di cambiare una manovra sbagliata. Abbiamo proposto a Cisl e Uil di mettere in campo iniziative di mobilitazione. Siamo d’accordo con la proposta Uil che in questa fase possano essere sul territorio e regionali, si sta discutendo in queste ore regione per regione. Per quello che ci riguarda non è escluso che siano proclamati nei territori e nelle regioni anche iniziative di mobilitazione e di sciopero”, che potrebbero collocarsi nella settimana tra il 12 e 16 dicembre. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, dopo l’incontro al Pd.

  • in

    Addio a Gerardo Bianco, gentiluomo della politica

    Gerardo Bianco, esponente storico della Democrazia cristiana, è morto stamani a Roma. Era nato a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, il 12 settembre 1931. Si laureò in lettere classiche dell’Università degli Studi di Parma, diventando poi docente universitario di storia della lingua latina e letteratura latina presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Parma. In gioventù è stato attivo nella Federazione universitaria cattolica, la Fuci. Deputato dal 1968 al 2008 in 9 legislature, 7 delle quali dal 1968 al 1994 con la Democrazia Cristiana . Inizialmente vicino alla corrente della DC “Base”, composta prevalentemente da avellinesi e guidata da Fiorentino Sullo prima e Ciriaco De Mita dopo, se ne allontana nel 1978 per avvicinarsi a quella guidata da Carlo Donat-Cattin prima e Franco Marini dopo. Capogruppo a Montecitorio della DC nel corso della VIII legislatura, dal 1979 al 1983. Vicepresidente della Camera dal 1987 fino al 1990, quando divenne Ministro della pubblica istruzione (fino a marzo ’91) nel sesto governo Andreotti. Dal 1992 al 1994 ha presieduto nuovamente il gruppo della DC alla Camera.
    Personaggio di indiscussa moralità, è sempre stato considerato nell’ambiente parlamentare un uomo di cultura prestato alla politica. Nel 1994, in seguito alla fine della DC, e sostanzialmente di quella che è stata definita la prima repubblica, a seguito l’inchiesta di Mani pulite, aderisce al nuovo Partito Popolare (PPI) di Mino Martinazzoli e viene eletto Europarlamentare a Strasburgo. Nel 1995 si schiera contro la virata a destra di Rocco Buttiglione, divenuto nel frattempo segretario. Così Bianco raccoglie intorno a sé una parte del centro e tutta la sinistra del partito, ottenendo la bocciatura della decisione del segretario dall’assemblea nazionale. La frattura tra le due anime del partito, guidate da Buttiglione e Bianco, non si ricompose più, tanto che alle elezioni regionali esse parteciparono separatamente: l’ala del partito fedele alla linea conservatrice sociale d presentò le liste comuni con Forza Italia e CCD in tutte le 15 regioni chiamate al voto, con la denominazione di “Forza Italia – il Polo Popolare”, mentre quella cristiano sociale guidata da Bianco si presentò con proprie liste (in Toscana e nel Lazio assieme al Patto dei Democratici) alleate col centro-sinistra (tranne nelle Marche e in Campania dove sostenne propri candidati alla presidenza della Il 24 giugno 1995, a seguito di mesi e mesi di vertenze giudiziarie, venne finalmente raggiunta un’intesa tra le due componenti che facevano capo a Buttiglione e Bianco nel PPI: si sarebbero separati, dove quella di Bianco conserva il nome del partito (Partito Popolare Italiano) mentre quella di Buttiglione mantenne il simbolo storico (lo scudo crociato), con il quale a luglio diede vita ai Cristiani Democratici Uniti.
    Bianco ha guidato il partito per tre anni, contribuendo in maniera determinante alla nascita dell’Ulivo e all’arrivo del cattolico Romano Prodi a Palazzo Chigi. Dopo quelle elezioni politiche del 1996, a gennaio del ’97 lascia la segreteria del PPI e viene nominato presidente del partito, carica che ha ricoperto fino al 2 ottobre 1999. Alle elezioni politiche del 2001 si ricandida alla Camera, e viene rieletto deputato nella circoscrizione Campania 1. È stato direttore del quotidiano Il Popolo, organo ufficiale della Democrazia Cristiana prima e del Partito Popolare Italiano poi. Nel 2002 è uno dei principali rappresentanti della corrente contraria alla continuazione dell’attività politica all’interno de La Margherita di Francesco Rutelli. A novembre 2004 fonda, insieme ai parlamentari Alberto Monticone e Lino Duilio, il movimento Italia Popolare – Movimento per l’Europa, che, pur non essendo un partito, si propone di ridare una autonoma presenza organizzata ai cattolici democratici in Italia per non disperdere e mantenere viva l’anima ideologica che fu del PPI. Alle elezioni politiche del 2006 viene rieletto alla Camera nelle liste dell’Ulivo (La Margherita con i Democratici di Sinistra di Piero Fassino), per poi comunicare alle camere (il 15 febbraio 2008) di non aderire al PD e di passare al gruppo misto. Successivamente, con il suo movimento Italia Popolare, e insieme a Savino Pezzotta e Bruno Tabacci, dà vita al progetto centrista della Rosa per l’Italia, partito svincolato dai poli e di ispirazione cattolica. Da sempre grande studioso, latinista, considerato grande meridionalista, è stato anche condirettore della Enciclopedia oraziana presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana.
    “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha appreso con stato d’animo di tristezza la notizia della scomparsa di Gerardo Bianco, leale servitore delle istituzioni, politico appassionato, ricco di cultura e umanità”. Così un comunicato del Quirinale.

  • in

    Informativa Musumeci in Parlamento su frana a Casamicciola

    (ANSA) – ROMA, 01 DIC – Informativa del ministro del Sud
    Nello Musumeci in Parlamento sulla frana a Casamicciola, ad
    Ischia. Le parole di Musumeci sono state accolte dall’aula di
    palazzo Madama con un lungo applauso. Nel corso del dibattito le
    forze politiche hanno chiesto “più fondi” a favore della
    prevenzione e unità d’intenti per la salvaguardia del
    territorio. (ANSA).   

  • in

    Meloni all'Agci, presidio contro l'uso distorto delle coop

    (ANSA) – ROMA, 01 DIC – “La cooperazione e la mutualità
    possono fare la differenza, realizzando quel tessuto comune
    capace di innervare e rinsaldare le nostre comunità. Così come è
    fondamentale il presidio di legalità, di vigilanza e di
    controllo esercitato da realtà come la vostra per contrastare un
    utilizzo distorto della forma cooperativa”. Lo afferma la
    presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un messaggio in
    occasione del sessantesimo anniversario dell’Agci,
    l’Associazione generale delle cooperative italiane.   
    La premier sottolinea che “le cooperative sono state, molto
    spesso, la chiave per rispondere a bisogni nuovi e per aiutare
    le nostre comunità locali a condividere opportunità e servizi” e
    “sono state capaci di superare la dicotomia ‘pubblico-privato’ e
    di incidere significativamente sul nostro welfare e sul nostro
    tessuto economico e produttivo”.   
    “Il movimento cooperativo – aggiunge Meloni – è un alleato
    importante delle Istituzioni ed è esattamente in questa
    direzione che il Governo intende muoversi. Penso, ad esempio,
    alla riforma delle politiche attive che questo Esecutivo sta
    portando avanti: la cooperazione può essere un alleato
    importante nel definire servizi e strumenti in grado di
    sostenere l’occupabilità e l’inserimento lavorativo di nostri
    ancora troppi disoccupati”. (ANSA).   

  • in

    Mattarella inaugura l'anno accademico dell'Università di Modena e Reggio Emilia

    Un applauso, l’Inno di Mameli e l’Inno alla Gioia hanno salutato l’ingresso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Teatro Ariosto di Reggio Emilia, dove si tiene la cerimonia di inaugurazione dell’847/o anno accademico dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e il 25/o anniversario della sede reggiana dell’Ateneo. Alla cerimonia partecipano anche il ministro dell’Università Anna Maria Bernini, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi e altre autorità regionali e cittadine. 
    “Desidero esprimere un saluto di grande cordialità. Ringrazio il ministro per i suoi riferimenti a favore del diritto allo studio e a Marco Biagi. Questo è un ateneo giovane nella formula ma antico e consolidato nell’esperienza. Condivido quello che ha detto il rappresente degli studenti come l’università luogo di formazione”, ha detto Mattarella, intervenendo alla Cerimonia di Inaugurazione dell’ 847° Anno Accademico dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nel teatro “Romolo Valli” di Reggio. 
    “E’ evidente l’importanza del ruolo degli atenei nel nostro Paese come ovunque nel mondo: c’è bisogno di quanto consegnano alla società, la trasmissione e l’avanzamento della conoscenza e dello spirito critico, come motore della ricerca”.  

  • in

    Addio a Gerardo Bianco, padre dell'Ulivo e gentiluomo Dc

    (ANSA) – ROMA, 01 DIC – Gentile d’animo, colto, acuto,
    aperto, politico di razza. Se ne è andato a 91 anni nella notte
    a Roma Gerardo Bianco, per nove legislature in Parlamento (7 con
    la Dc), padre dell’Ulivo, vicepresidente della Camera, ministro,
    europarlamentare, uomo di cultura, latinista, meridionalista.   
    Un grande lutto nel mondo della politica, grata per la
    visione aperta e riformatrice che di Bianco era la cifra. “Il
    Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha appreso con
    stato d’animo di tristezza la notizia della scomparsa di Gerardo
    Bianco, leale servitore delle istituzioni, politico
    appassionato, ricco di cultura e umanità”, è il ricordo che
    arriva dal Quirinale.   
    Nella Dc, nel Ppi, nella Margherita e nell’Ulivo, di cui fu
    padre, come gli riconosce il segretario dem Enrico Letta: “Uomo
    libero e coraggioso, saggio e di visione. Con le sue scelte e la
    sua determinazione ha dato un contributo fondamentale alla
    nascita del centrosinistra”. “Antico e moderno insieme”, nel
    ricordo di Dario Franceschini. “Capace di ascolto e forte della
    sua formazione umanistica”, nelle parole del segretario Udc
    Lorenzo Cesa. “Pronto al confronto, con rispetto e con
    incoraggiamento ai più giovani. Curioso e aperto verso il nuovo,
    saggio nei consigli”, dice di lui Lorenzo Guerini. “La sua
    testimonianza un fiore di tolleranza, intelligenza e
    generosità”, lo piange con commozione e rimpianto Pier
    Ferdinando Casini. (ANSA).   

  • in

    Musumeci, 'un migliaio di comuni senza piano di Protezione Civile'

     “Non c’è solo il caso di Casamicciola. Noi, al Dipartimento, temiamo che siano circa un migliaio i Comuni in Italia privi di piano comunale di Protezione Civile perché lo si considera spesso uno strumento inutile, una fotocopia da tenere agli atti. Ma sono tanti i Comuni che non lo hanno adottato e chi lo ha fatto non sempre lo ha sottoposto al costante aggiornamento. E’ il primo strumento sul quale un soccorritore deve approntare la propria azione. E’ un dovere essenziale”. Lo ha detto il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, nella puntata di Porta a Porta.
    “Una delle ipotesi che metterò sul tavolo nel gruppo di lavoro che ho voluto costituire d’intesa con il presidente Meloni e con i colleghi di governo” è quella che “il prefetto potrebbe essere l’autorità maggiormente deputata alla demolizione” degli abusi edilizi, dietro ai quali “spesso si nascondono le organizzazioni criminali”. Lo ha detto il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, nella puntata di Porta a Porta in onda in serata.. “A volte quando il sindaco chiede all’ufficio tecnico di istruire la pratica l’ufficio ha difficoltà a lavorare – sottolinea -. Si potrebbe intervenire anche con il genio militare” .
    “Quella che sembrava una zona circoscritta ora si è ampliata perché la persistente pioggia potrebbe causare nuovi smottamenti. E quindi il pericolo per gli abitanti di quel quartiere, di quella zona, per quelle case che sono rimaste in piedi, potrebbe essere incombente. Per questo si è provveduto ad allargare il perimetro della zona rossa anche se rimangono le resistenze di alcune famiglie per varie ragioni, compreso il timore di sciacallaggio. Sono, invece, oltre 200 gli sfollati che hanno già accettato ospitalità”. Lo ha detto il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, nella puntata di Porta a Porta che andrà in onda stasera.
       

  • in

    Manovra: si studia modifica a Opzione donna, c'è il nodo coperture

    Il governo lavora ad una possibile modifica della norma relativa ad Opzione donna, inserita in manovra. Lo si apprende da diverse fonti della maggioranza. Il tema, secondo quanto viene riferito, dovrebbe essere oggetto anche di una riunione informale con esponenti di maggioranza e la ministra del Lavoro Marina Calderone. Un’eventuale modifica, tuttavia, è legata al problema delle coperture: la norma attuale, che limita l’anticipo pensionistico alle sole lavoratrici svantaggiate, restringe molto la platea e per modificarla servono risorse aggiuntive.
    La clausola che lega l’uscita anticipata dal lavoro al numero dei figli continua a far discutere e il governo è al lavoro per trovare una soluzione. La partita si giocherà tutta in Parlamento, dove la manovra con i suoi quasi 36 miliardi di risorse e un tesoretto limitato di 400 milioni per le modifiche inizia il suo iter: un percorso ad ostacoli con molti nodi ancora aperti, a partire dal superbonus; ma anche una corsa contro il tempo, con l’approdo in Aula alla Camera già fissato per il 20 novembre. L’ultima versione di Opzione donna, oggetto nei giorni scorsi di varie riscritture da parte del governo, appare molto restrittiva rispetto alla versione originaria, limitando la possibilità di andare in pensione anticipatamente a tre sole categorie di lavoratrici (caregiver, invalide almeno al 75% e licenziate o dipendenti di aziende in crisi); l’età è fissata a 60 anni, soglia che può scendere di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due. A preoccupare è proprio quest’ultima clausola, che rischia di penalizzare le donne che non ne hanno. L’argomento è stato al centro di riunioni informali alla Camera tra la ministra del lavoro Marina Calderone e alcuni esponenti della maggioranza. La strada appare stretta, legata anche al tema delle coperture, ma si sta cercando una mediazione e tra le ipotesi ci sarebbe quella di eliminare il passaggio, rinviando comunque l’intero tema alla riforma complessiva delle pensioni da fare il prossimo anno. Tema quest’ultimo che vede i sindacati già sul piede di guerra: con i tagli alle rivalutazioni si tolgono al sistema 17 miliardi in tre anni, attacca la Cgil, che con la Uil è già pronta alla mobilitazione (più cauta la Cisl).

    Agenzia ANSA

    Renzi: ‘Surreali le crtiche al Terzo polo’. Letta vede le associazioni e annuncia una contromanovra del Pd. Berlusconi rilancia su assunzioni e pensioni (ANSA)

    La manovra approderà nell’Aula della Camera il prossimo 20 dicembre alle 10.30 con la discussione generale, secondo quanto ha stabilito la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio. Le votazioni avranno inizio dalle 14. 
    PENSIONI -Nel 2023 “a fronte di 726,4 milioni” che finanziano gli interventi sulle pensioni pevisti in manovra (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale), “si sottraggono al sistema 3,7 miliardi tra taglio della rivalutazione delle pensioni in essere (-3,5 miliardi) e abrogazione del fondo per l’uscita anticipata nelle Pmi in crisi (-200 milioni). Se si considera il triennio, le mancate rivalutazioni ammonteranno a 17 miliardi”. Queste le stime dell’Osservatorio previdenza di Cgil e Fondazione Di Vittorio, secondo cui “le risorse che saranno effettivamente spese saranno poco più di un terzo: 274,3 milioni, con un risparmio di 452,1 milioni”. “Per sostenere le piattaforme unitarie sul lavoro, fisco e welfare anche oltre la manovra e per chiedere al governo di modificare le scelte in corso di discussione in Parlamento, la Uil chiede a Cisl e Cgil di avviare un percorso di mobilitazione regionale eo territoriale e di categorie sui posti di lavoro. Percorso da articolare in accordo con i territori e non escludendo nessuno degli strumenti di mobilitazione sindacali”: così il documento approvato dall’esecutivo nazionale Uil, secondo cui la legge di bilancio “contiene molte scelte” che giudica “sbagliate” e “iniquo” il blocco della rivalutazione per le pensioni.
    La Cgil prevede che nel corso del 2023 le persone ce accederanno a Quota 103, Ape sociale e Opzione donna saranno nel complesso 25.615 corrispondenti al 40% delle uscite stimate dal governo (90.172) nel Ddl Bilancio 2023. In un report sulle misure in materia previdenziale la Cgil stima per le tre misure una spesa complessiva di 274,3 milioni di euro, ” di gran lunga inferiore rispetto a quella stanziata dal governo (pari a 726,4 milioni) e, di conseguenza, un futuro risparmio di 452,1 milioni”. Le misure previdenziali approvate dal Consiglio dei ministri “sono molto limitate, largamente insufficienti e, in alcuni casi, addirittura peggiorative rispetto al quadro normativo vigente”. Lo sostiene il segretario confederale del sindacato Christian Ferrari presentando un Report sulle misure del Governo secondo il quale a fronte di 726,4 milioni di euro che finanziano i diversi interventi (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale e altro), si sottraggono al sistema ben 3,7 miliardi di euro tra taglio della rivalutazione delle pensioni in essere (-3,5 miliardi solo nel 2023) e abrogazione del fondo per l’uscita anticipata nelle PMI in crisi (-200 milioni). Se si considera il triennio, le mancate rivalutazioni ammonteranno a 17 miliardi. In realtà, le risorse che saranno effettivamente spese – sulla base della dell’analisi della Cgil – saranno poco più di un terzo: 274,3 milioni, con un risparmio di 452,1 milioni poiché solo una parte minoritaria della platea stimata dal Governo accederà alle misure per l’uscita. “Non vengono affrontate in alcun modo – afferma Ferrari – le criticità presenti nel nostro sistema pensionistico, e men che meno si prefigurano le condizioni per una riforma complessiva del nostro impianto previdenziale. Nessun superamento della legge Fornero, dunque, e nemmeno la possibilità di accedere al pensionamento con 41 anni di contribuzione. Gli slogan e le promesse elettorali, ancora una volta, si configurano come vera e propria pubblicità ingannevole. In sostanza, non solo non c’è alcun miglioramento né allargamento delle tutele e dei diritti previdenziali, ma c’è un intervento regressivo rispetto alla situazione attuale'”. “Si fa cassa sulle spalle di lavoratori e pensionati – dice – per tagliare le tasse a professionisti da 85.000 euro annui. Intanto, nessuna risposta ai giovani, a chi svolge lavori gravosi e, soprattutto, alle donne, che hanno pagato il prezzo più salato delle “riforme” degli ultimi 15 anni”.
    LA MOBILITAZIONE CGIL – ll Comitato direttivo della Cgil “dà mandato alla segreteria nazionale, nel confronto con Cisl e Uil, di mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie, nessuna esclusa, per sostenere le piattaforme unitarie e le nostre richieste tese ad ottenere le risposte necessarie ad affrontare questa fase che rischia di peggiorare rapidamente la condizione delle persone, aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali, bloccare lo sviluppo del Paese”. Così l’ordine del giorno approvato dal parlamentino della Cgil, in cui si richiama il giudizio sulla manovra considerata “sbagliata e da cambiare”. l Comitato direttivo impegna, quindi, “tutte le strutture della Cgil a sostenere il percorso di mobilitazione che sarà definito dalla segreteria nazionale” nei prossimi giorni. Alla luce del testo definitivo del disegno di legge di bilancio “condivide e conferma il giudizio già espresso dalla segreteria nazionale della Cgil” nel documento con le prime valutazioni della scorsa settimana: “una manovra sbagliata e da cambiare che non risponde alle reali emergenze del Paese, a partire dalla condizione materiale dei lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati, cittadini e cittadine”.
    SUPERBONUS – Tra i nodi che rischiano di complicare il lavoro del governo c’è il problema dei crediti incagliati del superbonus. Forza Italia è in pressing da tempo per allargare le maglie delle nuove norme e ora anche FdI chiede di allungare i tempi. Spunta, tra le proposte di modifica al decreto aiuti quater, l’ipotesi di posticipare il deposito delle Cilas – la comunicazione di inizio lavori che consente di utilizzare ancora il 110% da parte dei condomini – almeno al 31 dicembre e sbloccare i crediti d’imposta già maturati attraverso lo strumento degli F24: la palla, spiega il relatore e senatore di Fratelli d’Italia Guido Quintino Liris, è al Mef per le coperture. Resta da capire anche il destino della norma sul Pos contenuta in manovra, oggetto di interlocuzioni con Bruxelles e tema strettamente legato all’attuazione del Pnrr.