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    Pnrr: Fedriga,non coinvolgere Regioni è un problema per il Paese

    Sul Pnrr “noi come sistema delle regioni diamo la disponibilità a collaborare ma chiediamo di essere coinvolti perché se questo non avviene, per noi è molto più comodo perché guardiamo tutto da lontano, ma sarà un problema per il paese se le opere non si realizzano”. Lo ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga a margine del Festival ‘L’Italia delle Regioni’ che si apre a Milano. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se Mario Draghi con il suo governo ha lasciato dei buchi sul Pnrr Fedriga ha riposto che “più che buchi direi che oggi siamo di fronte a una dotazione difficile che è quella della realizzazione delle opere, mentre la prima fase era più che altro legata alle riforme che sono state fatte in modo importante – ha spiegato – . Oggi siamo di fronte a una fase estremamente difficile per un problema strutturale del paese, cioè la capacità di realizzazione delle opere stesse. Quindi non penso che ci siano dei buchi prima e delle mancanze dopo, penso che dobbiamo lavorare insieme perché il tempo è molto stretto”. “Se devo trovare una criticità che c’è stata, nata con il governo Conte 2, è quella di non coinvolgere le Regioni – ha concluso -. Questo ha portato ad un disallineamento tra le istituzioni e un rallentamento che vedremo nel Pnrr”.
    Autonomia: Calderoli, sei mesi di ricognizione, poi Lep e costi – Negli incontri avuti “è emerso che su un’esigenza assoluta c’è accordo di tutti, ossia che prima bisogna definire i livelli essenziali delle prestazioni, poi si può parlare di costi, fabbisogni standard e trasferimenti”. Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, durante il suo discorso al festival ‘L’Italia delle Regioni’ al Palazzo Lombardia di Milano. “Nelle legge di stabilità – ha spiegato – è stata prevista una cabina di regia” dove si farà “una ricognizione sull’attività dello Stato e delle Regioni”. E forse, secondo Calderoli, questa “è la volta buona che riusciamo a chiarirci su cosa è meglio che faccia lo Stato e cosa le Regioni”. Perché dopo “sei mesi” di ricognizione “poi inizieranno a uscire Lep, costi e fabbisogni standard”, ha concluso Calderoli sottolineando che “avevo messo provocatoriamente una bozza sul tavolo sennò non si sarebbe mai partiti”.
       

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    Meloni,c'è sinergia con le regioni, sfide non si affrontano soli

    (ANSA) – ROMA, 05 DIC – “Questo governo crede fortemente
    nella collaborazione tra Stato, Regioni, Province autonome, enti
    locali” e vuole “investire fortemente nella sinergia tra tutti i
    livelli” di governo perché “in questo tempo nessuno può pensare
    di affrontare da solo le sfide che abbiamo di fronte”. Così la
    presidente del Consiglio Giorgia Meloni in collegamento con il
    festival delle Regioni in corso a Milano. (ANSA).   

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    Ponte sullo Stretto, Salvini: “Commissario Valean apre ad aiuto Ue”

    La Commissione Europea sarebbe “onorata” di aiutare concretamente l’Italia nell’avvio del Ponte sullo Stretto, a patto siano formalizzati un solido piano finanziario e un progetto definitivo. Lo ha confermato la Commissaria ai Trasporti Adina Valean al Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Lo affermano fonti vicini allo stesso Salvini.   

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    Lega: Salvini tiene in Lombardia ma il Comitato Nord lo pressa

    La linea di Matteo Salvini tiene quasi ovunque in Lombardia ma sale il pressing del Comitato Nord, la corrente fondata da Umberto Bossi che professa il ritorno alle origini del partito. Si è concluso un altro week-end di congressi provinciali per il Carroccio, con i militanti che hanno scelto i nuovi segretari di Varese, Como, Lodi, Cremona, Brescia e Pavia.
    La dicotomia tra salviniani e bossiani è ormai sempre più evidente. A Varese, dove il Senatùr fondò la Lega nel 1984, il nuovo segretario eletto è il sindaco di Gallarate Andrea Cassani. Considerato vicino a Salvini, Cassani ha vinto però sul filo del rasoio superando di soli 12 voti Giuseppe Longhin, appoggiato dal Comitato Nord. Il congresso si è tenuto a Busto Arsizio e ha votato anche il governatore lombardo Attilio Fontana mentre non si è visto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
    Una sfida nella sfida, visto che un’eventuale vittoria di un candidato bossiano si sarebbe sommata a quella di due settimane fa in un’altra roccaforte della Lega come Bergamo, quando fu eletto segretario provinciale il sindaco di Telgate, e rappresentante del Comitato Nord, Fabrizio Sala, critico con la linea di Salvini, desideroso di rimettere al centro i militanti e diffidente verso le candidature “calate dell’alto”.
    “La mia intenzione è quella di collaborare e tenere unita la Lega”, assicura a caldo Cassani. Salviniano è anche Simone Bossi, eletto segretario all’unanimità a Cremona dopo un lungo commissariamento affidato a Fabio Grassani. Così come salviniana è pure Laura Santin, moglie del coordinatore lombardo Fabrizio Cecchetti e commissaria uscente riconfermata a Como, dove hanno votato anche il ministro alla Disabilità Alessandra Locatelli, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni e il presidente del Consiglio regionale lombardo Alessandro Fermi. Claudio Bariselli, invece, unico candidato nel lodigiano, è stato riconfermato quasi all’unanimità con sole tre astensioni.
    A Brescia il dualismo con i “nordisti” si risolve con il trionfo dei bossiani che eleggono come nuova segretaria la sindaca di Torbole Casaglia Roberta Sisti che ha sconfitto l’uscente Alberto Bertagna, fedelissimo del ‘Capitano’ e sostenuto dai parlamentari Stefano Borghesi e Paolo Formentini.
    Passa la linea Salvini invece a Pavia, feudo elettorale di Angelo Ciocca, referente del Comitato Nord che, non a caso, ha scelto proprio il pavese per la prima riunione di ieri alla presenza di Bossi e del sindaco della città Fabrizio Fracassi.
    Jacopo Vignati è stato confermato come segretario dopo averla spuntata sull’assessore al Turismo del Comune di Pavia Roberta Marcone, che godeva della benedizione dei bossiani.
    “Nella Lega sta andando tutto bene”, risponde intanto Salvini a chi chiede un commento sul ritorno in campo del Senatùr. Ma Paolo Grimoldi, scelto da Bossi come coordinatore del Comitato Nord insieme a Ciocca, fa notare parlando con l’ANSA che in Lombardia “c’è una Lega spaccata a metà. Chi vince lo fa per pochissimi voti. C’era bisogno di arrivare a questo?”.
    A buttare acqua sul fuoco ci pensa Cecchetti sottolineando invece “l’altissima percentuale di partecipazione” ai congressi, superiore al 70%. Nessuna spaccatura per il coordinatore regionale, semmai “la conferma di quanto il nostro movimento sia in salute in Lombardia, radicato nelle comunità, vivace e attivo”. Al termine della giornata di votazioni, Salvini si dice “orgoglioso del coinvolgimento dei militanti” e sui nuovi segretari dice: “sapranno fare squadra”.    

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    Pd: Schlein, parte da noi una storia nuova

    “Parte da noi una storia nuova che possa costruire l’alternativa che merita questo Paese. Il governo Meloni ha già dimostrato il suo volto” criticando anche la manovra, che “è contro i poveri”. “Siamo qua per far partire un percorso collettivo per un contributo alla ricostruzione di un nuovo Pd di cui abbiamo bisogno. Questo processo costituente è un’occasione. Portiamo le nostre proposte. Non siamo qua per fare una partita da resa dei conti identitaria, ma per fare il nuovo Pd, tenere insieme la comunità e salvaguardare il suo pluralismo, le sue diversità, ma senza rinunciare a una identità chiara, comprensibile e coerente. Non è una sfida da leggere nella divisione fra riformismo e radicalità, c’è un campo comune: come cambiare il modello di sviluppo neoliberista che si è rivelato insostenibile”, è uno dei passaggi dell’interventi di Elly Schlein all’incontro “Parte da noi” in corso a Roma dove ha anche sottolineato che  “Siamo qua non per fare una nuova corrente, siamo un’onda non una corrente nuova. Non ci saranno mai gli schleiniani”.
    “La visione del futuro che parte da noi parte da tre sfide cruciali: diseguaglianze, clima e precarietà. Le destre non ne parlano, è come se vivessero in un altro paese” ha aggiunto spiegando che “Il disegno di Calderoli sull’Autonomia differenziata affonda le radici nel progetto leghista di secessione, va rigettato”, ha detto. “Non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli”. Lo ha detto Elly Schlein a Roma, durante l’incontro ‘Parte da noi’. “Mi auguro che Meloni voglia ritirare la querela a Saviano, non si possono colpire gli scrittori e le scrittrici”.
    “A Renzi, che dice di averci portato in Parlamento, dico di non dimenticare che per quanto mi riguarda a portami in Parlamento furono 50 mila preferenze. Renzi ha il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con una gestione arrogante. Ha ridotto il Pd in macerie e poi se n’è andato”. “Io – ha aggiunto – mi rimetto in viaggio, per riascoltare la base, i circoli. La fase costituente non può finire con le primarie, anche dopo servirà il coraggio di cambiare. Serve una cosa nuova, perché quello che siamo stati fino a qua non basta. Non sprechiamo la Costituente, è una sfida, non la vince chi si candida ma una comunità, bisogna valorizzare una nuova classe dirigente, con amministratrici e amministratori”.
    “Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro, costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd. Insieme a voi voglio diventare la segretaria del nuovo Pd”.
    “Un abbraccio e un saluto a Bonaccini” con cui per le Regionali “facemmo una bella campagna, trovando una sintesi sulle differenze, componendo le nostre diversità, ma senza far mancare la compattezza quando è stato necessario governare in mezzo alla pandemia”.
      

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    Elly Schlein, da OccupyPd alla corsa per la leadership

    Dalla protesta di OccupyPd alla corsa per diventarne leader, sfidante nel derby emiliano con Stefano Bonaccini. Ma la parabola politica di Elly Schlein, che questa mattina ha annunciato a Roma la candidatura alla segreteria, è più complessa di così e passa attraverso anni di battaglie e esperienze che l’hanno vista avvicinarsi, allontanarsi e ancora avvicinarsi al partito, componendo via via la figura di giovane donna vocata a rinnovare la sinistra italiana.
    Internazionale la storia della sua famiglia: il nonno materno, Agostino Viviani, era un noto avvocato senese e antifascista, mentre il nonno paterno, Harry Schlein era emigrato negli Stati Uniti da una famiglia di origine ebraica, dell’Europa Orientale. Nata in Svizzera nel 1985, da madre italiana e padre americano, Elly ha scelto Bologna come città per laurearsi in giurisprudenza e vivere. Oltre a Susanna, la diplomatica dell’ambasciata greca vittima nei giorni scorsi di un attentato, ha anche un altro fratello che vive all’estero.
     Volontaria in gioventù nella campagna elettorale di Barack Obama, esperienza che raccontò anche in un blog, nel 2013 Schlein lanciò insieme ad altri OccupyPd, nata per protestare contro i 101 che affossarono l’elezione di Romano Prodi al Quirinale e proponendo 102 (una in più) idee per cambiare il centrosinistra.
    L’anno dopo fu candidata con le liste del Pd alle Europee e, un po’ a sorpresa, venne eletta. Ma poi uscì dal partito, insieme a Pippo Civati e in aperto contrasto con Matteo Renzi, per fondare Possibile, altra esperienza da cui si allontanò.
    Decise poi di non ricandidarsi alle elezioni Europee ed è tornata in campo per le Regionali di gennaio 2020, dando vita a un rassemblement ecologista-progressista, Emilia-Romagna Coraggiosa, con l’obiettivo di raccogliere tutte le forze di sinistra che sostenevano Bonaccini in quel momento fortemente minacciate dal centrodestra. I sondaggi ventilavano una disfatta in uno dei suoi storici fortini e Matteo Salvini era impegnato a battere il territorio quasi ogni giorno per sostenere la candidatura Lucia Borgonzoni. In una di queste occasioni, a San Giovanni in Persiceto, il leader leghista trovò proprio Schlein, con un gruppo di attivisti, ad attenderlo fuori da un comizio e incalzarlo sulle politiche migratorie dell’Unione europea e non solo.
    Bonaccini alla fine vinse e si riconfermò presidente e Emilia-Romagna Coraggiosa contribuì con il 3,8, ma Schlein fu primatista di preferenze con 22mila voti personali, raccolti in tre collegi. A Bologna, da sola, ne prese più dei big del Pd.
    “Non vogliamo fare la sinistra della ztl, perché la sinistra può e deve tornare a parlare a quei territori che si sono sentiti un po’ abbandonati”, commentò.
    Di diritto entrò in giunta e Bonaccini le diede l’incarico di vicepresidente con la delega al Welfare, ruolo che ha rivestito per gli ultimi tre anni, attraversando tutto il periodo Covid, arrivato tra capo e collo appena il nuovo esecutivo regionale si era insediato. E da vicepresidente si è candidata alle Politiche, capolista, ottenendo un seggio alla Camera, pur rimanendo ancora non iscritta al Pd. Dopo un tempo di riflessione, con poche e mirate uscite pubbliche e due settimane dopo la discesa in campo di Stefano Bonaccini, ha annunciato la sua scelta: correrà.