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    Il governo si prepara al 2023 tra riforme e rischi per l'economia

    Si prende qualche giorno lontana dagli impegni ufficiali, salvo quelli legati all’addio al papa emerito Joseph Ratzinger. Ma alla ripresa delle attività di governo e Parlamento si preparano giorni complicati per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Chiusa la partita della manovra ora c’è tutto un intero anno da programmare e senza più la scusa del poco tempo a disposizione andranno tenute a bada, prima di tutto, le legittime aspirazioni delle forze della sua stessa maggioranza.
    L’economia, per ora, non preoccupa, anche se i rischi di una inflazione che continui a correre sono ben presenti. L’aumento della benzina era previsto, con la fine degli sconti sulle accise, ma per il momento viene considerato fisiologico e dovrebbe rientrare. Il governo, insomma, non pensa a nuovi tagli sui carburanti mentre tiene sotto controllo l’andamento dei prezzi dell’energia, pronto eventualmente a intervenire in primavera. Le risorse restano difficili da reperire senza mettere mano al deficit e serviranno anche per proseguire, come ha indicato la stessa Meloni nella conferenza stampa di fine anno, con la riforma del fisco e il taglio del cuneo per i lavoratori dipendenti. Un dossier che comunque dovrebbe entrare nel vivo non prima di febbraio.
    Per il momento la premier si tiene lontana anche dal dibattito sull’autonomia – infiammato dall’accelerazione di Roberto Calderoli che ha già fatto avere la sua bozza a Palazzo Chigi – così come da quello sulle riforme, demandato al tentativo di prima mediazione della ministra Elisabetta Casellati. Oltre all’autonomia, la Lega tornerà con ogni probabilità a chiedere di andare avanti sul fronte della sicurezza, con il pacchetto che guardava a misure specifiche sulle baby gang, per l’anti-terrorismo e per la violenza di genere. Mentre Forza Italia punterà tutto su giustizia e, più a stretto giro, sulla difesa dei balneari. Sulla questione si tornerà probabilmente già a metà gennaio – quando arriverà anche il tempo degli emendamenti al decreto Milleproroghe. Nel frattempo Meloni dovrebbe affidare la delega sulle concessioni balneari al ministro del Mare, Nello Musumeci, probabilmente già al prossimo Consiglio dei ministri che non dovrebbe tenersi però, nella settimana dell’Epifania ma nella successiva.
    Sempre a gennaio arriverà il momento di definire le scelte legate allo spoil system: si tratta di scelte delicate che esporranno facilmente l’esecutivo a critiche come quelle scatenate dal cambio del commissario alla ricostruzione post sisma del centro Italia, dove al posto di Giovanni Legnini arriverà l’ex sindaco di Ascoli Piceno, e senatore di Fdi, Guido Castelli. Ma i 90 giorni previsti dalla legge Bassanini (su cui Meloni avrebbe già dato il compito al ministero della Pubblica amministrazione di approfondire le eventuali modifiche) stanno per scadere e bisognerà decidere di mantenere o cambiare alcune caselle chiave, a partire dal direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera (nel mirino della maggioranza fin dall’inizio della legislatura) e dai direttori delle agenzie fiscali. Mentre Dogane e Demanio sono in bilico alle Entrate – posizione strategica anche in vista della riforma del fisco – avrebbe buone possibilità di essere riconfermato Ernesto Maria Ruffini.
    Ma le prime novità il 2023 potrebbe portarle sul fronte del Pnrr: il governo resta intenzionato a rivedere l’intero meccanismo di governance del piano con un decreto che dovrebbe arrivare nella seconda metà di gennaio. Nel frattempo Meloni, che si sta preparando a chiedere ufficialmente a Bruxelles una revisione insieme al ministro Raffaele Fitto che coordina tutto il lavoro, potrebbe parlarne già a inizio della prossima settimana con la presidente della Commissione. Ursula von der Leyen sarà a Roma lunedì, per la presentazione di un libro su David Sassoli. E non si esclude che ci possa essere un nuovo incontro tra le due.   

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    La liturgia dei funerali, Benedetto e i suoi ricordi

     Nell’addio alla vita terrena Benedetto XVI porterà con sé i ‘ricordi’ del suo Pontificato, dalle monete coniate durante i suoi otto anni al soglio di Pietro ai pallii, i paramenti liturgici che hanno accompagnato la sua carriera ecclesiale. All’interno del feretro sarà posto un cilindro metallico contenente il ‘rogito’, un testo che ripercorre le tappe principali del suo Pontificato, segnato dalle storiche dimissioni a sorpresa del 2013. Prima della sepoltura, però, gli sarà reso l’ultimo omaggio durante i funerali che si svolgeranno in piazza San Pietro, al termine dei tre giorni di camera ardente all’interno della Basilica. Un rito che sarà presieduto da papa Francesco e che, con ogni probabilità, sarà celebrato dal decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re.    L’inedita cerimonia, la prima organizzata per un papa Emerito, seguirà una liturgia particolare, sulla quale per giorni ha lavorato il cerimoniale vaticano. L’obiettivo è stato quello di garantire tutti gli onori che si devono ad un ex Pontefice, ma con qualche accorgimento per limare i passaggi dedicati al papa regnante, come avviene tradizionalmente. E così il rito, per esempio, sarà orfano delle suppliche finali, della supplica della diocesi di Roma e delle Chiese orientali che – come ha spiegato il direttore della sala stampa della Santa Sede – “sono molto specifiche del papa ‘attivo'”.    Il feretro con la salma di Benedetto XVI lascerà la Basilica giovedì mattina alle 8.50 per raggiungere il sagrato e consentire ai fedeli di recitare il Rosario. Alle 9.30 prevista la messa, presieduta da Bergoglio che successivamente dedicherà al papa Emerito la sua omelia. Infine, al termine del rito della ‘Ultima Commendatio et Valedictio’, il feretro sarà trasportato nelle grotte vaticane. Lì sarà tumulato, durante una cerimonia privata, all’interno della nicchia che prima era appartenuta a san Giovanni XXIII e Giovanni II, le cui spoglie sono state traslate all’interno della Basilica di San Pietro in seguito alle rispettive canonizzazioni.    All’interno della bara, che sarà in cipresso, zinco e rovere, saranno deposte le monete e le medaglie coniate durante il suo Pontificato e i pallii vestiti durante la carriera ecclesiale.    All’esterno saranno infine apposti i sigilli della prefettura della Casa pontificia, quello dell’ufficio celebrazioni liturgiche e del capitolo vaticano di San Pietro. Attese in piazza San Pietro decine di migliaia di fedeli, oltre a delegazioni e rappresentanti dei governi e delle confessioni religiose di tutto il mondo.    A seguire l’evento ci saranno, infine, oltre 600 giornalisti accreditati per quella che sarà, senza dubbio, una cerimonia del tutto inedita.    

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    Zaia, ci sono 4 mie intercettazioni, ma io parlo veneto

    (ANSA) – CORTINA D’AMPEZZO, JAN 3 – “Ho scoperto ci sono
    quattro telefonate mie, io non ero intercettato, mi hanno detto
    che non potevano essere pubblicate, ma non importa, sono
    responsabile di quello che dico, e lo confermo. Ma la roba
    straordinaria è che io parlo in veneto e sono tutte in
    italiano”. Lo ha rivelato stasera Luca Zaia, a proposito delle
    intercettazioni diffuse da Report, intervenendo a un incontro a
    Cortina D’Ampezzo.   
    “Non è una battuta – ha aggiunto – perché toni e modalità sono
    diverse. Al di là delle battute dico al mio dirigente che è un
    po’ che va avanti questa solfa che abbiamo denunciato Crisanti.   
    Non è vero”. (ANSA).   

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    Migranti, Meloni: 'Ecco le nuove regole, basta spola con gli scafisti'

    “Immigrazione illegale e tratta di esseri umani: è finita l’Italia che si accanisce con chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le viola sistematicamente”. Lo scrive su Instagram la presidente del Consiglio Giorgia Meloni postando un reel con un estratto degli ultimi ‘appunti di Giorgia’ nel giorno in cui entra in vigore il decreto con la stretta sulle Ong.
    Il diritto internazionale “non prevede che ci sia qualcuno che può fare il traghetto nel Mediterraneo o in qualsiasi altro mare e fare la spola per trasferire gente da una nazione all’altra”. Le norme “vogliono circoscrivere il salvataggio dei migranti a quello che è previsto dal diritto internazionale con alcune regole abbastanza semplici: se tu ti imbatti in una imbarcazione e salvi delle persone le devi portare al sicuro, quindi non le tieni a bordo continuando a fare altri salvataggi multipli finché la nave non è piena” che non è “salvataggio fortuito di naufraghi”.
    In secondo luogo, ci deve essere “coerenza tra le attività che alcune navi svolgono nel Mediterraneo e quello per cui sono registrate: navi commerciali che si mettono a fare la spola per il salvataggio dei migranti è una cosa che stride abbastanza”. Poi servono “screening di chi è a bordo, informazioni chiare sui meccanismi di salvataggio, regole per impedire che nel raccogliere queste persone a bordo non si metta a repentaglio la sicurezza dell’imbarcazione cui ci si avvicina. Regole stringenti che ci consentono di rispettare il diritto internazionale”. Se non vengono rispettate “non c’è autorizzazione a entrare in acque internazionali, e se si viola quell’autorizzazione si procede con fermo amministrativo dell’imbarcazione la prima volta per due mesi, la seconda con sequestro ai fini della confisca. Lo facciamo anche per rispettare i migranti perché qualcuno se sta rischiando la vita ha diritto a essere salvato ma cosa diversa è farsi utilizzare dalla tratta degli esseri umani del terzo millennio e continuare a far fare miliardi di euro a degli scafisti senza scrupoli”.

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    Putin ordina proiezione documentari su operazione in Ucraina

    Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato al ministero della Cultura di promuovere la proiezione nei cinema di documentari sull’operazione militare in Ucraina e quella che definisce “la lotta contro la diffusione dell’ideologia neo-nazista e neo-fascista”, che secondo Mosca è diffusa in Ucraina. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti. Il ministero della Cultura dovrà presentare entro il primo febbraio un programma in merito.
    Putin ha inoltre dato disposizioni al ministero della Difesa perché “assista i registi di documentari nel preparare il materiale cinematografico sui partecipanti all’operazione militare speciale che hanno dimostrato coraggio ed eroismo”.

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    Vescovo Norcia, non conferma Legnini è schiaffo alla gente

    (ANSA) – PERUGIA, 03 GEN – “La non riconferma di Giovanni
    Legnini alla guida della Struttura commissariale per la
    ricostruzione post sisma è uno schiaffo alle popolazioni
    terremotate”: a dirlo all’ANSA è il vescovo della diocesi
    Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, commentando
    l’avvicendamento con il senatore Guido Castelli. “Non ho nulla
    contro il nuovo commissario, che per altro non conosco – ha
    spiegato – ma credo che l’operazione sia figlia di una politica
    scellerata e di basso livello che passa sopra le teste della
    gente”.   
    “Il Governo ci spieghi il senso di questi avvicendamento,
    visti i risultati ottenuti in questi anni dal commissario
    Legnini”, ha detto ancora monsignor Boccardo. “Legnini – ha
    proseguito – ha dimostrato di essere persona seria e capace. La
    sua sostituzione offende le differenze dei cittadini”. (ANSA).   

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    Zelensky sente Rutte, c'è il rischio di un'escalation al fronte

    (ANSA) – ROMA, 03 GEN – Il presidente ucraino Volodymyr
    Zelensky ha avuto una telefonata con il premier olandese Mark
    Rutte. I due, ha precisato il leader ucraino su Twitter, hanno
    parlato “del rischio di escalation al fronte e delle potenziali
    sfide, nonché dell’esigenza di una risposta adeguata sulla
    nostra difesa”. Zelensky si è poi augurato che “i partner
    facciano dei passi concreti per rafforzare l’Ucraina alla
    prossima” riunione del cosiddetto formato “Ramstein”.   
    Rutte da parte sua ha ricordato che “l’Ucraina ha tenuto
    testa alla barbara invasione russa ormai da quasi un anno”,
    avvertendo però che “i mesi a venire sono cruciali”. Il premier
    olandese ha poi assicurato a Zelensky “che i Paesi Bassi faranno
    tutto il possibile per aiutare l’Ucraina non solo a difendersi,
    ma anche a vincere la guerra”. (ANSA).   

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    Iran: Corte Suprema annulla altre due condanne a morte

    (ANSA) – TEHERAN, 03 GEN – La Corte Suprema ha annullato il
    verdetto del Tribunale Rivoluzionario di Karaj sulla condanna a
    morte di altri due imputati insieme al medico radiologo Hamid
    Ghareh Hassanlou, processati per l’uccisione di un membro delle
    Basij (milizie di mobilitazione) nei pressi di Karaj, a ovest di
    Teheran, il 3 novembre. Lo ha dichiarato oggi il capo
    dell’Ufficio per le Relazioni Pubbliche della Corte Suprema,
    Amir Hashemi.   
    L’annullamento della condanna per il medico si era saputo
    nei giorni scorsi. Era tra i 15 manifestanti, tra cui sua moglie
    Farzaneh, Mohammadi e Aria, che erano stati processati per
    l’uccisione di un membro delle Basij (milizie di mobilitazione)
    nei pressi di Karaj, a ovest di Teheran, il 3 novembre, durante
    una cerimonia per rendere omaggio alla manifestante Hadis
    Najafi, uccisa a settembre durante le proteste anti-sistema in
    corso, che sono al quarto mese. “I verdetti per Hossein
    Mohammadi e Reza Aria, altri imputati del caso, sono stati
    annullati”, ha aggiunto Hashemi, citato da IRNA. (ANSA).