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    Le dimissioni di Ratzinger: 'Sento il peso'. Il testo dell'annuncio in latino e italiano

    Questo il discorso in latino con il quale Benedetto XVI ha comunicato la sua rinuncia al ministero di Papa:
    “Fratres carissimi, non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vitae communicem. Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum. Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam.
    Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commissum renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 29, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse. Fratres carissimi, ex toto corde gratias ago vobis pro omni amore et labore, quo mecum pondus ministerii mei portastis et veniam peto pro omnibus defectibus meis. Nunc autem Sanctam Dei Ecclesiam curae Summi eius Pastoris, Domini nostri Iesu Christi confidimus sanctamque eius Matrem Mariam imploramus, ut patribus Cardinalibus in eligendo novo Summo Pontifice materna sua bonitate assistat. Quod ad me attinet etiam in futuro vita orationi dedicata Sanctae Ecclesiae Dei toto ex corde servire velim”.
    IL TESTO IN ITALIANO
    ”Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa”. Cosi comincia il testo dell’annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI.
    ”Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio – prosegue il documento – sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’eta’ avanzata, non sono piu’ adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, e’ necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me e’ diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacita’ di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravita’ di questo atto, con piena liberta’, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sara’ vacante e dovra’ essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”.
    ”Carissimi Fratelli – conclude il Papa – vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesu’ Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinche’ assista con la sua bonta’ materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorro’ servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio”. BOLLETTINO N. 0089 – 11.02.2013 3 Dal Vaticano, 10 febbraio 2013 BENEDICTUS.

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    La manovra approda in Aula al Senato, domani l'ok finale

    (ANSA) – ROMA, 28 DIC – La manovra approda in Aula al Senato.   
    E’ in corso, infatti, a Palazzo Madama la discussione generale
    sulla legge di bilancio che dovrebbe durare fino al tardo
    pomeriggio quando il governo porrà la questione di fiducia. Il
    provvedimento è arrivato in Aula senza che la commissione
    Bilancio abbia completato l’esame e dunque senza il voto del
    mandato al relatore. “Avevamo dato la disponibilità – spiega il
    capogruppo di Fdi Lucio Malan – a proseguire fino alle 12 in
    commissione a patto di una riduzione del numero degli
    emendamenti ma serviva un accordo che non c’è stato”. “I tempi
    d’esame – evidenzia la capogruppo del Pd Simona Malpezzi – erano
    non congrui e avevamo chiesto un impegno sugli ordini del giorno
    ma non c’è stata apertura da parte del governo”. Invariati,
    comunque i tempi di approvazione finale previsti per domani
    entro le 12. In Aula il senatore a vita Mario Monti ha
    annunciato la propria astensione. (ANSA).   

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    Il Papa: 'Ucraina oppressa dalla brutalità della guerra'

    Il Bambino di Betlemme “conceda alla martoriata Ucraina, oppressa dalla brutalità della guerra, il sospirato dono della pace”. Lo ha detto papa Francesco al termine dell’udienza generale, salutando i pellegrini di lingua italiana.    

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    Papa, basta caricatura mondana Natale, consumistica e sdolcinata

    “Stiamo attenti a non scivolare nella caricatura mondana del Natale, ridotta a una festa consumistica e sdolcinata”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, che oggi ha dedicato a una meditazione su “Il Natale con San Francesco di Sales”, in occasione del quarto centenario della morte. “No, l’amore di Dio non è mieloso, ce lo dimostra la mangiatoia di Gesù – ha sottolineato il Pontefice -. Non è un buonismo ipocrita che nasconde la ricerca dei piaceri e delle comodità”. “I nostri vecchi che avevano conosciuto la guerra e anche la fame lo sapevano bene: il Natale è gioia e festa, certamente, ma nella semplicità e nell’austerità”, ha aggiunto. “Un altro aspetto che risalta nel presepe è la povertà, intesa come rinuncia ad ogni vanità mondana – ha proseguito -. Quando noi vediamo i soldi che si spendono per la vanità! Tanti soldi per la vanità mondana! Tanti sforzi, tante ricerche per la vanità!”.
    “Gesù, il Re dell’universo, non si è mai seduto su un trono: è nato in una stalla, avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia; e alla fine è morto su una croce e, avvolto in un lenzuolo, è stato deposto nel sepolcro”, ha ricordato il Papa. E a proposito della mangiatoia ha spiegato che “questo segno ci mostra lo ‘stile’ di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza. Con questo suo stile, Dio ci attira a sé. Non ci prende con la forza, non ci impone la sua verità e la sua giustizia, non fa proselitismo con noi. No, vuole attirarci con l’amore, con la tenerezza”. E non con “un amore possessivo ed egoistico, come purtroppo è tanto spesso l’amore umano”.
     Francesco ha infine indicato “un grande insegnamento, che ci viene da Gesù Bambino attraverso la sapienza di San Francesco di Sales: non desiderare nulla e non rifiutare nulla, accettare tutto quello che Dio ci manda”. “Ma attenzione! Sempre e solo per amore, perché Dio ci ama e vuole sempre e solo il nostro bene”, ha concluso.
    Il Pontefice, a proposito del quarto centenario della morte di San Francesco di Sales, ha annunciato “che oggi viene pubblicata la Lettera Apostolica che commemora tale anniversario. Si intitola ‘Tutto appartiene all’amore’, riprendendo un’espressione caratteristica del Santo Vescovo di Ginevra”.

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    Ucraina: Onu, molti più civili uccisi dei 6.884 noti

    Il numero di civili ucraini rimasti uccisi dall’inizio dell’invasione russa è “considerevolmente superiore” ai 6.884 noti finora: ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr). Lo riporta il Guardian. Il conteggio del numero di vittime civili in Ucraina secondo l’Onu indica che i morti accertati tra il 24 febbraio e il 26 dicembre sono 6.884, di cui 429 bambini. Ma l’agenzia sottolinea che è probabile che la cifra effettiva sia “considerevolmente più alta, poiché le informazioni da zone in cui ci sono state intense ostilità è ritardata e molti rapporti sono ancora in attesa di conferma”.
    Civili in fuga da Kherson, ‘bombe di continuo, è spaventoso’  – Centinaia di civili terrorizzati dai bombardamenti russi sono in fuga dalla città meridionale di Kherson, code di macchine si formano ai posti di blocco in uscita dall’area metropolitana. Lo scrive la Bbc pubblicando le foto delle auto in fila il 25 dicembre, proprio il giorno di Natale 400 residenti hanno abbandonato la loro città. “Prima i russi ci bombardavano da sette a 10 volte al giorno, ora sono 70-80 volte, tutto il giorno. È troppo spaventoso. Amo l’Ucraina e la mia cara città. Ma dobbiamo andare”, ha raccontato una donna partita in treno con la famiglia. L’evacuazione è facilitata dal governo ucraino. L’esercito russo ha lasciato Kherson l’11 novembre scorso.
    Volodymyr Zelensky cerca la sponda dell’Italia sui sistemi anti-aerei vitali per difendere l’Ucraina dagli attacchi russi. Dopo una telefonata con Giorgia Meloni, il leader ucraino ha riferito che la premier lo ha “informato” che a Roma “si sta valutando la questione della fornitura di sistemi di difesa aerea a protezione dei cieli ucraini”. Da Palazzo Chigi, Meloni ha rinnovato “il pieno sostegno” del governo all’Ucraina in ambito politico, economico, umanitario e anche militare. E confermando la sua intenzione di recarsi a Kiev con l’arrivo del nuovo anno, la premier ha invitato Zelensky a venire in visita a Roma, dopo il recente viaggio a Washington. Il presidente ucraino ha ringraziato l’Italia “per la solidarietà e il supporto” e lodato “lo stanziamento del governo italiano di ulteriori 10 milioni di euro in aiuti”. Per poi discutere con Meloni del piano di pace promosso da Kiev, con il quale Zelensky punta a organizzare un summit all’Onu a febbraio, in occasione del primo anniversario della guerra.
    Dall’Italia c’è “il massimo impegno per ogni azione utile per arrivare ad una pace giusta per la Nazione ucraina”, sottolineano da Palazzo Chigi. Ma la pace è ancora un’utopia, mentre crescono le minacce da Mosca, con il ministro degli Esteri Serghei Lavrov che ha lanciato l’ennesimo ultimatum a Kiev: “Accetti le nostre proposte in modo amichevole, o in caso contrario sarà l’esercito russo ad occuparsi della questione”. Secondo il capo della diplomazia russa, “il nemico è ben consapevole delle nostre proposte sulla smilitarizzazione e la denazificazione dei territori controllati dal regime di Kiev, e l’eliminazione delle minacce alla sicurezza della Russia che include i nostri nuovi territori” di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Tutte proposte ovviamente inaccettabili per Kiev, che vede un solo finale possibile per il conflitto: “L’Ucraina smilitarizzerà la Federazione Russa, estromettendo gli invasori da tutti i territori occupati”, ha detto il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. Mosca si è poi scagliata di nuovo contro l’Occidente e gli Stati Uniti, accusati da Lavrov di “fare di tutto per rendere il conflitto ancora più violento”, di aver portato “alla rottura dei legami tra Russia ed Europa” e anche di tramare per assassinare Vladimir Putin (qui il ministro russo ha citato non meglio precisate minacce di “funzionari anonimi” del Pentagono). In serata è arrivata la contromossa sul price cap al petrolio russo, con il decreto firmato dallo zar che blocca le forniture di greggio dal primo febbraio al primo luglio a tutti i Paesi che hanno imposto un tetto al prezzo. Con queste premesse, la pace o anche solo una tregua restano un miraggio, e mentre il presidente Putin incontrava l’alleato bielorusso Lukashenko a San Pietroburgo per “mettere a punto molte questioni”, è risuonato di nuovo l’allarme aereo in tutta l’Ucraina a causa di due Mig decollati da un aeroporto nella regione di Minsk. Suscita orrore poi la notizia di una famiglia di otto persone sterminata a colpi di pistola alla testa a Makiivka, nella regione di Donetsk occupata dai russi. Tra le vittime, anche quattro bambini di 1, 7 e 9 anni. Una strage per la quale il consigliere del sindaco di Mariupol, Petr Andryushchenko, ha accusato i sanguinari mercenari della Wagner. I russi avrebbero infine bombardato il reparto maternità di un ospedale a Kherson, fortunatamente senza fare vittime. Nel Donbass la “situazione è difficile e dolorosa”, ha riferito Zelensky, mentre continuano i combattimenti a Bakhmut nel Donetsk e a Svatove e Kreminna, nel Lugansk. E se milioni di persone restano ancora senza elettricità, una speranza spunta per Capodanno: “In assenza di bombardamenti, le vacanze passeranno senza blackout di emergenza”, ha detto il primo ministro Denys Shmyhal. In mezzo a tanta disperazione, viene già chiamato ‘il miracolo di Natale’ quanto accaduto il 23 dicembre a Kherson: due razzi sono volati contro la chiesa cattolica piena di persone e anche bambini, ma non sono esplosi. Uno è caduto e si è spezzato in due, l’altro è rimasto incastrato nel muro. “Dio comanda. Una persona spara ma Dio controlla quel razzo”, ha commentato il vescovo di Odessa-Simferopol, Stanislav Szyrokoradiuk. 

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    Crosetto, via i burocrati capaci solo di dire no

    Per un’opera pubblica ora ci vogliono 17 anni, dovranno diventare quattro o cinque. E con coraggio si dovrà usare il machete con le catene che bloccano lo sviluppo dell’Italia. Intervistato dal Messaggero, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sottolinea la necessità di intervenire in profondità sulla burocrazia. E a chi critica la manovra risponde che non è stato sprecato un solo euro e che si è lavorato per la crescita. Sulla richiesta di Kiev di sistemi antiaerei, spiega che non è ancora cominciata la costruzione del sesto decreto Ucraina, ma ‘se sarà possibile, certamente li aiuteremo a difendersi’, aggiunge.

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    Stretta sulle Ong, in Consiglio dei ministri il pacchetto sull'immigrazione

    Un nuovo codice per le Ong che effettuano salvataggi nel Mediterraneo, poi anche misure di prevenzione più stringenti contro la violenza sulle donne e per il contrasto alle baby gang. Sono almeno tre gli assi su cui lavora il governo e che potrebbero portare a uno o più decreti sicurezza. Una riunione operativa si è svolta tra gli uffici legislativi dei ministeri dell’Interno, Giustizia, Lavoro, Infrastrutture, Esteri e di Palazzo Chigi.
    Attesi al molo Norimberga di Messina, i 104 migranti a bordo del pattugliatore Monte Cimone della Guardia di Finanza. I migranti facevano parte di un gruppo più numeroso di 489 persone che si trovavano su un barcone, partito dalla Libia, soccorso dalle motovedette della Guardia Costiera a sud di Porto Palo. I profughi sono stati poi suddivisi su più unità navali: 180 persone al porto di Augusta, 205 a Catania e 104 a Messina.
    Il Consiglio dei ministri potrebbe esaminare prima la parte sull’immigrazione. La bozza è ancora aperta – come spiegano diverse fonti di governo – il perimetro e la tempistica non sono ancora definiti. Il Cdm non è ancora convocato ma dovrebbe tenersi nel tardo pomeriggio dopo la fiducia sul decreto Rave. Alla festa per il decennale di Fratelli d’Italia, il ministro dell’Intero Matteo Piantedosi aveva annunciato un “codice di condotta” per le Ong con “sanzioni più efficaci rispetto a quelle vigenti, che sono state depotenziate dal legislatore al punto che basta la visita di un medico a bordo per annullare l’azione del Governo”. L’ipotesi su cui lavora il Viminale è che le organizzazioni umanitarie possano compiere un unico salvataggio, informando immediatamente le autorità e chiedendo l’approdo in un porto sicuro. Per rendere effettiva questa disposizione sarebbero anche vietati i trasbordi tra un’imbarcazione e l’altra. Ai migranti a bordo dovrà poi essere chiesto se intendano presentare domanda di protezione internazionale, affinché sia il Paese di bandiera della nave a farsene carico. A fronte di queste disposizioni stringenti sono anche previste sanzioni e sequestri amministrativi. Il pacchetto sulla violenza di genere andrà a integrare il Codice Rosso, le ipotesi al vaglio riprendono in parte il pacchetto messo a punto lo scorso anno dalle ministre Marta Cartabia e Luciana Lamorgese. La fine della legislatura ha interrotto il cammino di quel disegno di legge, che prevedeva tra le altre cose l’arresto obbligatorio in alcuni casi anche senza la flagranza, il carcere per chi manomette il braccialetto elettronico, l’ampliamento dello strumento dell’ammonimento del questore per gli stalker. I numeri sui femminicidi sono quelli di una emergenza prolungata: 121 donne uccise dall’inzio dell’anno, di cui 99 in ambito familiare. L’ultima Maria Amatuzzo, 29 anni, uccisa la vigilia di Natale a Marinella di Selinunte, in Sicilia. Il governo studia l’ampliamento dei casi in cui sono previsti gli ammonimenti del questore e pene più severe per chi viola il provvedimento, il carcere per chi tenta di manomettere il braccialetto elettronico e una stretta ulteriore su misure per prevenire l’escalation di violenza come il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima. Tra le ipotesi allo studio anche il daspo per i minorenni, per arginare le incursioni delle baby gang: il provvedimento impedirebbe di frequentare alcune aree, locali pubblici e zone della movida. Dal momento che una componente frequente sono chat e social, che servono per organizzare il branco e anche come palcoscenico – come emerge da una recente ricerca del centro Transcrime dell’Università Cattolica, del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e quello per la Giustizia Minorile – si valuta anche il divieto di utilizzo del cellulare. In mattinata il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, parlando delle misure, aveva sottolineato: “conto che dal 2023 daremo le risposte che da qualche anno mancano”. 

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    Sicurezza: riunione in giornata al Viminale su nuovo decreto

     Un incontro tra i tecnici di vari ministeri e di palazzo Chigi è in programma al Viminale per mettere a punto un nuovo decreto sicurezza, che potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri in una delle prossime riunioni. Il provvedimento, di cui scrive il ‘Corriere della Sera’, non è ancora stato definito nei dettagli e dovrebbe contenere tra l’altro interventi per contrastare più efficacemente la violenza contro le donne, per arginare il fenomeno delle baby gang e per regolamentare l’attività delle Ong impegnate nella ricerca e nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo. All’incontro, oltre ai tecnici del ministero dell’Interno, saranno presenti gli uffici legislativi di Infrastrutture, Lavoro, Giustizia, Difesa, Esteri e di palazzo Chigi. 
    Il governo pone alla Camera la questione di fiducia sul dl rave. Lo ha annunciato all’Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Il provvedimento scade il 30 dicembre. A seguito dell’apposizione della questione di fiducia la conferenza dei capigruppo viene immediatamente convocata: dovrà decidere sul prosieguo dei lavori dell’Aula.