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    Meloni vede Visco, al centro prospettive economia

    (ANSA) – ROMA, 13 GEN – Il Presidente del Consiglio, Giorgia
    Meloni, ha incontrato questo pomeriggio a Palazzo Chigi il
    Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Si è trattato
    di un incontro cordiale, nel quale è stato affrontato il tema
    delle prospettive di crescita dell’Italia e degli scenari
    macroeconomici attesi per quest’anno. Lo riferisce una nota di
    Palazzo Chigi. (ANSA).   

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    Case green, alt della maggioranza. 'Una patrimoniale camuffata'

    Alt della maggioranza alla direttiva Ue sulle case green. “La casa è sacra e non si tocca. Fratelli d’Italia mette in guardia dal tentativo dell’Unione europea di rifilare all’Italia, con la direttiva sull’efficientamento energetico, una patrimoniale camuffata che va a ledere i diritti dei proprietari”: così in una nota il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti annunciando che il gruppo ha “presentato una risoluzione in Parlamento per chiedere che il governo intervenga per scongiurare l’approvazione di una norma che danneggerebbe milioni di italiani proprietari di immobili”.
    “La nostra priorità è rendere l’Europa più verde. Ci sono diversi dossier legislativi che sono ora in fase di negoziati al trilogo e il nostro obiettivo è arrivare a un accordo durante la presidenza. Tra questi, la direttiva sull’energia rinnovabile e la direttiva sull’efficientamento energetico”: così il premier svedese Ulf Kristersson nel corso della conferenza stampa con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

    Agenzia ANSA

    Tutti gli elementi principali dell’ultima bozza all’esame del Parlamento europeo (ANSA)

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    Case green dal 2030, ecco la direttiva Ue all'esame

    Case nuove a emissioni zero. E per tutte le altre requisiti più stringenti di efficienza. La controversa svolta dell’Europa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati potrebbe farsi via via realtà nelle prossime settimane, portando alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo per renderlo più sostenibile. La battaglia nell’arena istituzionale Ue è ancora tutta aperta, con oltre 1.500 emendamenti proposti dagli eurodeputati al testo messo a punto dalla Commissione europea.
    Ecco tutti gli elementi principali dell’ultima bozza all’esame del Parlamento europeo:
    * NUOVO TESTO – Entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D. Una promozione che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Per arrivare alle emissioni zero al 2050.
    * SANZIONI – Saltate al momento le possibili limitazioni alla vendita o all’affitto della case per chi non possiede il bollino verde Ue. Toccherebbe comunque ai governi decidere quali sanzioni applicare, oltre all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma.
    * ESENZIONI – Dagli interventi sono escluse le case di vacanza, i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto. Ma anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.
    * DATE – La proposta di direttiva è stata presentata dal vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, il 15 dicembre 2021. Con una rassicurazione rivolta soprattutto all’Italia: “Nessun burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata”. Il 24 gennaio il testo sarà messo ai voti alla commissione Energia del Parlamento europeo e potrebbe planare sul tavolo della plenaria a Strasburgo il 13 marzo. All’ok dell’Eurocamera seguiranno le trattative con i Paesi membri per arrivare all’approvazione definitiva.

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    Open arms: Salvini, rischio 15 anni per aver difeso l'Italia

     “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo OpenArms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”.Lo scrive il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini su Facebook. “Sono attesi come testimoni dell’accusa Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, non ci annoieremo”, aggiunge il leader della Lega. Salvini e l’avvocata Giulia Bongiorno, fa sapere l’ufficio stampa della Lega, sono arrivati circa un’ora e mezza fa nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo per l’udienza del processo OpenArms. 
    “Non ricordo di aver mai sentito parlare della presenza di terroristi a bordo della Open Arms che aveva soccorso i migranti ad agosto del 2019”,  ha detto l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, leader dei 5Stelle, deponendo al processo all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini imputato a Palermo di rifiuto di atti d’ufficio e sequestro di persona. Secondo l’accusa, Salvini avrebbe illegittimamente negato alla ong Open Arms con 147 profughi salvati in mare, ad agosto 2019, di approdare a Lampedusa e altrettanto illegittimamente avrebbe tenuto a bordo i migranti privandoli della libertà personale. “Non ricordo neppure – ha aggiunto Conte – che qualcuno mi abbia parlato di possibili accordi tra la Open Arms e gli scafisti alla guida dei barconi soccorsi”.   

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    Comitato Nord, non siamo nati per competere a regionali

    (ANSA) – MILANO, 13 GEN – Il Comitato Nord, la corrente
    interna alla Lega fondata da Umberto Bossi, “non è nato per
    competere alle elezioni regionali, ma per portare avanti
    l’autonomia, le istanze del Nord e dar voce inascoltata della
    militanza nordista”: è quanto si legge in un comunicato diffuso
    dal Comitato Nord che ha chiesto ai consiglieri espulsi dal
    Carroccio per aver formato un nuovo gruppo al Pirellone –
    Roberto Mura, Antonello Formenti, Massimiliano Bastoni e
    Federico Lena – di “restare fedeli” agli obiettivi. E di
    “mantenere la retta via con scelte compatte, coerenti ed
    intelligenti con l’importante lavoro del Comitato Nord”.   
    “Dopo aver parlato con Umberto Bossi e con
    l’europarlamentare Angelo Ciocca abbiamo deciso di non
    candidarci alle prossime elezioni regionali”, hanno dichiarato
    successivamente in una nota i consiglieri Formenti, Bastoni e
    Mura. (ANSA).   

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    Lista civica Moratti prima a depositare candidature a Milano

    (ANSA) – MILANO, 13 GEN – La prima lista ad aver depositato
    le candidature per le regionali in Lombardia alla Corte
    d’Appello di Milano è la civica di Letizia Moratti, candidata
    alla presidenza della Regione con il sostegno del Terzo polo. I
    capilista su Milano sono il consigliere regionale Manfredi
    Palmeri e la presidente della commissione Antimafia della
    Lombardia Monica Forte, entrambi presenti questa mattina per
    l’accettazione.   
    Anche la civica di Pierfrancesco Majorino (Patto Civico per
    Majorino presidente, ndr), candidato del centrosinistra e del
    M5s, ha depositato le candidature per la provincia di Milano: il
    capolista è il direttore dell’Irccs Galeazzi Fabrizio
    Pregliasco. In lista anche la vicesindaca della Città
    metropolitana di Milano e sindaca di Arese Michela Palestra, il
    medico neonatologo e consigliere regionale di +Europa Michele
    Usuelli, il consigliere comunale di Milano Mauro Orso, l’ex
    europarlamentare dei Verdi Monica Frassoni e il fondatore e
    portavoce dei Sentinelli di Milano Luca Paladini.   
    Ad aver presentato la lista per le candidature su Milano è
    anche Unione Popolare, che candida a presidente la sociologa e
    ricercatrice Mara Ghidorzi, che è anche la capolista su Milano.   
    In lista nel capoluogo lombardo, tra gli altri, anche Luca
    Massari, Domenico Maggio, Lucia Bertolini (candidata sindaca a
    Legnano nel 2020) e Giovanna Cardarelli. I candidati, oltre che
    da Unione Popolare, provengono da Rifondazione Comunista, Potere
    al Popolo e Dema. (ANSA).   

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    Meloni ai vertici del Mes, “Verificare possibili correttivi”

    Per spingere l’Italia a ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), i suoi vertici sono volati direttamente a Roma, per un faccia a faccia con la premier Giorgia Meloni che potrebbe chiudere un dossier ormai aperto da diversi anni.
    Ma al di là della ratifica formale, su cui si esprimerà il Parlamento, alla premier interessa ragionare sulla sostanza: bisogna “verificare possibili correttivi”, insieme agli altri Stati, per rendere il Mes “uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie”. Dopo la pandemia, la guerra in Ucraina e le nuove difficoltà economiche che sono seguite, lo strumento va insomma ripensato per adattarlo alla nuova situazione. Il nuovo direttore generale del Meccanismo, il lussemburghese Pierre Gramegna, nominato a dicembre anche con l’appoggio del governo italiano, ha voluto incontrare la premier a Palazzo Chigi assieme al suo braccio destro italiano, il segretario generale Nicola Giammarioli.
    L’obiettivo era ascoltare i dubbi della presidente del Consiglio, ricordandole allo stesso tempo l’impegno che l’Italia ha preso, assieme a tutti i partner dell’Eurozona, di approvare la riforma pensata per rendere più semplice il funzionamento dell’ex fondo salva-Stati. La premier, da parte sua, ha ribadito la sua posizione: il Mes è uno strumento economico-finanziario anomalo, perché pur disponendo di ingenti risorse, non viene utilizzato da lungo tempo dagli Stati aderenti, nonostante la difficile congiuntura economica nella quale si trovano. Basti pensare che nemmeno il cosiddetto ‘Mes pandemico’, la linea di credito pensata per aiutare i Paesi a finanziare la spesa sanitaria esplosa con la pandemia, è stato mai richiesto. Per Meloni, nemmeno la riforma renderà il Mes più attrattivo e quindi utile per i suoi membri. Dunque, bisogna ripensarlo e modificarlo. Un ragionamento a cui il direttore Gramegna non chiude la porta, anche in vista della riforma del Patto di stabilità e, più in generale, della governance economica europea, che potrebbe rivedere anche il ruolo del Mes.
    Il negoziato con l’Europa, insomma, si arricchisce di un altro tassello. Ma in testa resta sempre il Pnrr: la prossima settimana il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, andrà a Bruxelles per entrare nel vivo delle richieste di modifiche del piano. La prima cabina di regia dell’anno, presieduta proprio da Fitto a Palazzo Chigi, ha fissato il calendario: nelle prossime settimane saranno convocate una serie di “riunioni tecniche bilaterali” con i diversi ministeri, per verificare lo stato di attuazione di ciascuna misura e capire quali hanno bisogno di essere aggiornate. Nel cronoprogramma bisogna anche inserire il capitolo Repower Eu, che ha altri 9 miliardi da spendere in progetti sull’energia sostenibile, e vanno previsti il prima possibile per poter rispettare i tempi. Con le prime scadenze previste già a marzo, il governo ha intenzione di chiudere entro febbraio il confronto con la Commissione europea sul nuovo Pnrr. Alcuni progetti, come quelli sull’idrogeno verde su cui non c’è interesse degli operatori, saranno depennati o spostati in quelli finanziati dai fondi di coesione. Altri saranno spinti a fine anno, come potrebbe accadere all’entrata in vigore del codice degli appalti. Di certo c’è che entro il 30 giugno bisogna raggiungere 27 obiettivi, di cui 20 milestone e 7 target, per poter richiedere alla Ue la quarta rata da 16 miliardi di euro.

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    Dietrofront dei partiti, tornano le Province

    I partiti fanno dietrofront sulle province: dopo anni in cui, da più parti, questi enti intermedi sono stati considerati inutili, se non addirittura dannosi, tutte le forze politiche sembrano aver riscoperto il loro ruolo.    Tanto che sono ben sei i disegni di legge, praticamente di tutti i gruppi, depositati in commissione Affari costituzionali del Senato che ripropongono una sorta di “ritorno al passato”, ovvero l’elezione diretta dei presidenti delle province, dei sindaci metropolitani e dei componenti dei consigli provinciali e metropolitani.
        Oltre ai primi due ddl presentati dal senatore di FdI Marco Silvestroni e dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, ci sono le tre del Pd firmate, rispettivamente, da Bruno Astorre, Dario Parrini e Valeria Valente. Si tratta di proposte a titolo personale, spiegano dal gruppo dem che “vanno da un’ipotesi di ritorno radicale a prima della legge Derlrio all’ipotesi di trovare un punto di equilibrio dando la possibilità a sindaci e presidenti di nominare una giunta di quattro persone”. Anche Forza Italia ha presentato un suo ddl a prima firma della capogruppo azzurra, Licia Ronzulli. Annunciati ddl da parte di Italia viva e dal Movimento 5 stelle. Dalla commissione fanno sapere che i lavori sul ddl Province entreranno nel vivo tra due settimane.
        Su questo tema da tempo il ministro Roberto Calderoli si è detto disponibile: “Credo che sia necessario – disse a fine novembre – ricreare il soggetto provincia, che debba essere eletto nel suo presidente e nel consiglio con una elezione diretta”.    Su questo tema, un’ importante apertura arriva anche dal Movimento Cinque Stelle, un tempo fiero sostenitore dell’abolizione: “L’ultima riforma – sottolinea Giuseppe Conte – ha lasciato le province in un limbo. Tutte le forze politiche devono impegnarsi e non lasciare una riforma a mezza strada”.
        L’ex premier non chiude nemmeno all’ipotesi di elezioni diretta? “Ci siederemo al tavolo con spirito costruttivo per ripensare le province, ma non vogliamo che sia un poltronificio. Insomma non devono diventare uno sbocco occupazionale per i partiti”.    Soddisfatti ovviamente i vertici dell’Upi: “I disegni di legge in Commissione – commenta il Presidente Michele De Pascale – dimostrano che finalmente è riconosciuta e condivisa l’urgenza di intervenire per ricostruire una nuova provincia pienamente operativa e in grado di assicurare ai territori una crescita economica e sociale equa e omogenea”.