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    Il governatore Visco e il ministro Giorgetti a Palazzo Chigi

    Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e il ministro del’Economia sono giunti stamane, separatamente, a Palazzo Chigi.
    Il ministro, riferiscono fonti ministeriali, starebbe partecipando ad una riunione, fissata da tempo, sull’Ilva. Visco, secondo quanto si apprende, è stato ricevuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che era arrivata nella sede del governo poco prima del governatore.   

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    Bozza ddl, commissario calamità con competenze manageriali

    Il commissario straordinario del governo alla ricostruzione dovrà essere “individuato tra soggetti dotati di professionalità specifica e competenza manageriale”. Lo prevede la bozza del disegno di legge quadro in materia di ricostruzione post calamità all’esame del Consiglio dei ministri. La bozza è di un ddl quadro, ovvero che riguarda ogni possibile calamità. Secondo quello che prevede la bozza, infatti, il commissario è nominato successivamente allo “stato di ricostruzione nazionale”, previsto dal testo e che deve essere deliberato dal Consiglio dei ministri.
    In caso di ricostruzione post-calamità può essere nominata con Dpcm una cabina di coordinamento che affianchi il commissario. La cabina di coordinamento è presieduta dal commissario straordinario del governo alla ricostruzione e composta dal capo del Dipartimento Casa Italia della presidenza del Consiglio, dal capo del Dipartimento della Protezione civile, dai presidenti delle Regioni e delle Province autonome interessate, dal sindaco metropolitano ove presente, da un rappresentante delle Province interessate designato dall’Upi, da un rappresentante dei Comuni interessati designato dall’Anci.
    Il pressing di Bonaccini sull’alluvionePer nominare il commissario post-alluvione “bisogna fare presto, lo dicono gli imprenditori, le famiglie e i cittadini”. È questo il messaggio lanciato dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, all’incontro ‘Innovation Days – Fare rete per essere competitivi’ in corso alla Fondazione Golinelli a Bologna. 
    Quella per la ricostruzione post-sisma in Emilia-Romagna “è una filiera istituzionale che ha funzionato come mai si era visto in precedenza nel Paese. In 11 anni abbiamo ricostruito il 95% di scuole, case, imprese, capannoni che erano crollati. Abbiamo portato quella struscia di terra che produceva l’1,9% del Pil italiano a produrre il 2,4%”, ha ricordato Bonaccini, che è commissario per la ricostruzione post sisma. “Quella filiera istituzionale ha funzionato talmente bene – ha aggiunto – che abbandonarla sarebbe un errore clamoroso. Dopodiché il governo ha il diritto e il dovere di indicare una figura e la governance e di metterci le risorse a disposizione per poter ripartire”. 
    Bonaccini preferisce non sbilanciarsi sul nome del commissario, ma chiede all’esecutivo che venga nominato “qualcuno che conosca bene l’Emilia-Romagna, perché la prima cosa per fare bene è conoscere il territorio in cui sei. Avendo qui un’esperienza come quella del terremoto che ha dimostrato come quella filiera istituzionale ha fatto dire al presidente Mattarella, l’anno scorso a Medolla e Finale Emilia in occasione del decennale, che questa è una ricostruzione che è stata esemplare nella storia del nostro Paese, io prima di buttare via quel modello di ricostruzione ci penserei due volte”.

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    Via libera dall’Aula del Senato al decreto Lavoro con 96 sì

    (ANSA) – ROMA, 22 GIU – Via libera dall’Assemblea del Senato
    al dl lavoro con 96 voti favorevoli. I voti contrari sono stati
    55 e gli astenuti 10. Il provvedimento, in scadenza il 3 luglio,
    passa ora all’esame della Camera. Presente in Aula il ministro
    del Lavoro, Elvira Calderone.   
    Ha votato a favore la maggioranza compatta, contrari Pd, Avs,
    M5s, astenuti Iv-Az e Autonomie. (ANSA).   

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    Gubitosa, il M5S non voterà a favore alla ratifica del Mes

    (ANSA) – ROMA, 22 GIU – “Noi siamo contrari allo strumento
    del Mes perché ha delle condizionalità che distruggono i Paesi.   
    Sicuramente non voteremo favorevole”: lo ha detto Michele
    Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, intervenendo ad
    Agorà su Raitre. (ANSA).   

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    Svezia, chirurgo italiano condannato per la morte di 3 pazienti

    Il chirurgo viareggino Paolo Macchiarini è stato condannato dalla Corte di appello di Svea, in Svezia, a scontare due anni e sei mesi di carcere per “aggressione aggravata”, attribuitagli per la morte di tre pazienti. Lo riporta il quotidiano l’agenzia svedese TT.
    Nel 2011 e nel 2012, il chirurgo italiano conosciuto come il ‘mago della trachea’ eseguì interventi presso l’ospedale universitario Karolinska di Solna in cui furono impiantate trachee artificiali a tre pazienti. Tutti e tre morirono dopo gravi complicazioni. Prima che il primo paziente, un uomo di 36 anni, venisse sottoposto all’operazione, il metodo non era mai stato utilizzato né su animali né su esseri umani.
    Secondo la Corte d’appello, la procedura di Macchiarini non era conforme alla scienza e, a differenza della Corte distrettuale che lo aveva precedentemente condannato a una pena inferiore, la Corte d’appello ha concluso che non c’erano situazioni di emergenza quando furono eseguiti gli interventi sul primo e sul secondo paziente, a differenza del terzo caso, quello di una giovane donna turca.
    Per la Corte, senza gli interventi i primi due pazienti sarebbero stati in grado di vivere per un periodo di tempo non trascurabile, ma anche per il terzo – nonostante l’emergenza – la procedura non era giustificabile. Per la Corte, Macchiarini era consapevole dei rischi.
    “L’intenzione di nuocere è l’accusa più terribile che si possa fare a un medico”, ha dichiarato Macchiarini a margine della sentenza che, secondo il suo avvocato Björn Hurtig, sarà impugnata, anche nel merito della pena detentiva, considerata troppo severa.   

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    Caos dl lavoro, la giornata di passione al Senato

    Doveva essere tra le stellette da appuntare al governo Meloni. Presentato nella data simbolo del primo maggio, il decreto lavoro ha rischiato però di impantanarsi in Senato con un ko delle forze di maggioranza in commissione Bilancio. FdI, FI e Lega vanno sotto in commissione sul parere del Mef al pacchetto di 12 emendamenti presentati in Aula dalla relatrice Paola Mancini (FdI).
    Si consuma così un “dramma parlamentare” concluso con un braccio di ferro tra maggioranza e opposizione durato oltre quattro ore. Il centrodestra “corregge alcuni sgorbi e cancella qualche marchetta” esulta alla fine di “una giornata di passione” un centrosinistra mai come oggi in assetto battagliero e compatto.
    La discussione generale in mattinata fila liscia, una pausa di mezz’ora per permettere alla commissione di votare i pareri sugli ultimi emendamenti presentati. Il voto finisce però in pareggio 10 a 10 e la maggioranza va sotto. Un epilogo a sorpresa perché sono mancati i voti di Forza Italia e i senatori di Az-Iv che, finora si erano astenuti sulle votazioni, realizzando di essere l’ago della bilancia, votano assieme ai partiti di opposizione.
    In casa forzista si smentisce qualsiasi ipotesi di rappresaglia interna al centrodestra. Ufficialmente i senatori azzurri, Claudio Lotito e Dario Damiani, si sono attardati per i festeggiamenti di compleanno di quest’ultimo. Ma c’è chi assicura che il patron della Lazio arrivando in ritardo in commissione avrebbe buttato lì: “questo è solo l’antipasto”. Il siparietto finisce sui giornali. Lui smentisce. Nei corridoi però si dice che il suo malcontento riguardi il disegno di legge contro la pirateria online del quale nonostante sia relatore non riesce a spuntare alcune modifiche tecniche.
    Sciatteria o maggioranza divisa? Si chiede Beppe de Cristofaro di Avs. “Un incidente, ma rimediamo anche a questo”, minimizza la relatrice, convinta che basti modificare solo il parere del Mef e tornare a votare in commissione. Il capogruppo della Lega in Aula invita a una soluzione diversa: ritirare i 12 emendamenti e ripensarci poi alla Camera. In un clima di disaccordo generale viene convocata, su richiesta delle opposizioni, una capigruppo, dove il presidente Ignazio La Russa dà una tirata di orecchie alla sua maggioranza.
    “La Russa è il primo a stigmatizzare il comportamento del governo”, racconta il presidente del Pd Francesco Boccia uscendo. Lo stesso presidente del Senato più tardi chiarisce: “al di là dell’occasionalità dell’incidente, ho raccomandato ai gruppi e ai rappresentanti del governo di trovare modi per cui non si debba sempre arrivare con l’acqua alla gola su emendamenti e tempi”. Le opposizioni ottengono dunque la modifica del parere e di alcuni punti degli emendamenti: ritirata la proposta di stanziamento di 1 milione per la comunicazione istituzionale ed è stata rivista la scala di equivalenza dell’Assegno di inclusione (Adi). La maggioranza vota a favore del parere, Pd e Az-Iv si astengono mentre M5S e Avs votano contro. L’Aula può riprendere.

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    Meloni: ‘Il fisco non sia vessatore ma alleato delle imprese’

      “Con la delega fiscale vogliamo creare un fisco alleato di chi fa impresa e produce ricchezza, non un fisco nemico e quasi vessatore, questa è la nostra visione”. Tocca alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione dell’assemblea dell’ Ance, tentare di smorzare i toni e arrivare ad un punto di convergenza sulla delicata questione del fisco. Tema che tiene banco da giorni nel dibattito politico. E lo fa scegliendo termini diversi da quelli usati a maggio a Catania quando, sempre a proposito delle tasse, parlò di “pizzo di Stato” sollevando non poche polemiche.

    Poche ore prima, era intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che aveva dovuto sottolineare come “tutti siano tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” e come “il sistema tributario” sia “informato a criteri di progressività”.
    La precisazione del Capo dello Stato era arrivata dopo un’altra dichiarazione del Guardasigilli, Carlo Nordio, che, in un convegno a Milano, a proposito del nuovo sistema sanzionatorio previsto dalla riforma tributaria che l’Esecutivo sta mettendo a punto, aveva sottolineato la necessità di una “giustizia conciliativa”. Perchè, aveva osservato, “anche all’imprenditore onesto che decidesse di assoldare un esercito di commercialisti dicendo loro ‘io pago fino all’ultimo centesimo di imposte e pago voi e voi mi dovete far dormire sonni tranquilli’ qualche violazione verrebbe trovata” visto che “le norme si contraddicono le une con le altre e magari ottemperandone una ci sarebbe la violazione di un’altra”.

    Da qui, la previsione di Nordio di una “giustizia preventiva” e “conciliativa”, che faccia stringere accordi “tra il cittadino e lo Stato creditore di tributi, affinché una volta trovato l’accordo su quella che è l’imposta da pagare, con una bollinatura, il cittadino possa dormire sonni tranquilli”. E anche se poi il ministro aveva assicurato che sull’evasione i suoi pensieri erano “stati alterati”, dal centrosinistra erano arrivate comunque critiche severe, come quella della segretaria Pd, Elly Schlein, che lo aveva accusato di “legittimare l’evasione fiscale”. E proprio sul fenomeno dell’evasione la Guardia di Finanza lancia l’allarme nel bilancio diffuso in occasione del 249esimo anniversario: aumenta il popolo di chi non paga le tasse. Dal 1 gennaio 2022 al 31 maggio 2023 ne sono stati individuati 8.924, oltre 3mila in più (il 54,8%) rispetto allo stesso periodo precedente.
    E si raddoppia anche il valore dei beni frutto di evasione e frodi sequestrati: da 2,2 miliardi si passa a 4,8 miliardi. Sul tema interviene anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che, confrontando i dati della Gdf con quelli per il nuovo Codice della strada, fa ricorso a una metafora: “Siccome c’è uno che passa col rosso, complico la vita a tutti gli automobilisti? E siccome c’è uno che evade il fisco, non è uno, ma alcune migliaia, complico la vita a tutti gli imprenditori nei rapporti con il fisco?”.
    Rincara la dose il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che spiega come l’intenzione dell’Esecutivo sia quella di combattere la “scannocrazia” come la chiamava Carlo Collodi” aiutando imprese e cittadini ad avere un sistema fiscale più equo e leggero. E della necessità di un fisco “più leggero ed equo” parla anche il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, che sottolinea gli sforzi del Governo in questo senso: “Il rinvio della flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti così come proposta per le partite Iva, la detassazione di tredicesime e premi di produttività dimostrano che il governo è seriamente impegnato nella riforma fiscale che prevede il riordino dell’Irpef” e “la strada seguita è quella di un fisco più leggero, equo e semplice per evitare che la pressione delle tasse costituisca un freno allo sviluppo”. Intanto, il governo ritira l’emendamento alla delega fiscale che prevede una stretta sulla canapa coltivata per prodotti da fumo o inalazione. Una proposta di modifica che prevedeva anche l’istituzione di una tassazione, un regime autorizzatorio per la commercializzazione e il divieto di vendita ai minori. BSA/ S

    Agenzia ANSA

    Brancaccio: ‘Bene il governo sull’abuso d’ufficio. Sbloccare i crediti incagliati del superbonus’ (ANSA)