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    Johnson, Putin minacciò di bombardare il Regno Unito (2)

    (ANSA) – ROMA, 30 GEN – Tuttavia, l’emittente britannica
    commenta che, visti i precedenti attacchi russi al Regno Unito –
    l’ultimo dei quali a Salisbury nel 2018 – qualsiasi minaccia da
    parte del leader russo, per quanto leggera, è probabilmente una
    minaccia che Johnson non avrebbe avuto altra scelta che prendere
    sul serio.   
    Prima della minaccia del leader russo, Johnson lo aveva
    avvertito – durante una “lunghissima” telefonata all’inizio di
    febbraio 2022 – che la guerra sarebbe stata una “catastrofe
    totale” e che avrebbe portato a sanzioni occidentali e ad un
    aumento delle truppe Nato ai confini della Russia. Johnson cercò
    anche di dissuaderlo dicendogli che l’Ucraina non si sarebbe
    unita alla Nato “nel prossimo futuro”.   
    “A un certo punto mi ha minacciato, dicendo: ‘Boris, non
    voglio farti del male ma, con un missile, ci vorrebbe solo un
    minuto’. O qualcosa del genere”, ha raccontato l’ex premier alla
    Bbc. “Ma credo che dal tono molto rilassato che aveva, dalla
    sorta di aria di distacco che sembrava avere, stesse solo
    giocando con i miei tentativi di convincerlo a negoziare”, ha
    aggiunto commentando che Putin fu “molto informale” durante
    quella “straordinaria telefonata”.   
    Nove giorni dopo la telefonata, l’11 febbraio, il ministro
    della Difesa britannico Ben Wallace incontrò a Mosca il suo
    omologo russo, Sergei Shoigu. Il documentario rivela che Wallace
    ripartì per Londra con l’assicurazione che la Russia non avrebbe
    invaso l’Ucraina, ma disse che entrambe le parti sapevano che
    era una bugia. (ANSA).   

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    Meloni: 'Lo spread da 236 a 175 punti base in questi 100 giorni'

    “L’Italia è in una situazione più solida di quanto alcuni vogliono far credere”. Così la premier Giorgia Meloni, in una puntata della sua rubrica social, in occasione dei 100 giorni del suo governo. “Lo spread negli ultimi anni è stato considerato il grande metro di giudizio per valutare lo stato dell’economia italiana – ha detto -. Negli ultimi cento giorni è sceso da 236 a 175 punti base. La Borsa ha registrato un aumento del 20%, la Banca d’Italia stima che nel secondo semestre 2023 l’economia italiana sarà in netta ripresa e che quella ripresa si stabilizzerà nel 2024 e nel 2025. E che l’inflazione tornerà a livelli accettabili”. 
    Il governo Meloni non punta a “misure spot”, ha detto la stessa presidente del Consiglio. “Ho visto governi che avevano la necessità di comunicare ogni giorno iniziative diverse, ma quelle iniziative non erano soluzioni. Io voglio soluzioni”, ha spiegato
    “Ho lungamente parlato con il ministro Nordio nei giorni scorsi, che è impegnato su una riforma molto seria e ampia della giustizia che possa garantire tempi certi e massimo delle garanzie per chi è sotto processo e sotto indagine, ma anche il massimo delle garanzie che quando vieni condannato sconti la pena”.

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    Lazio: primo dibattito candidati, scintille sulla sanità

    Arroccati sulle loro posizioni, propongono i cavalli di battaglia della campagna elettorale, ma si scambiano anche qualche bordata e sono scintille su sanità, autonomia differenziata, il termovalorizzatore di Roma. Su Rai 3 è andato in onda il primo dibattito tra i principali candidati alla presidenza della Regione Lazio. Nello studio di Lucia Annunziata si sono confrontati Donatella Bianchi del M5s, Alessio D’Amato del centrosinistra e Francesco Rocca del centrodestra.
    E il principale tema di scontro è quello della salute, a partire dal Covid, che D’Amato rivendica come “un modello che ha salvato vite umane”. Rocca minimizza: “Un lavoro corale, non di un uomo solo” mentre Bianchi fa distinguo: “Covid e ospedali sono due condizioni diverse”. D’Amato non ci sta: che la sanità sia migliorata lo dicono i “livelli essenziali di assistenza e il Piano nazionale degli esiti”. “Il servizio brilla per il personale, ma la sanità è disastrata” chiosa Bianchi. “Non va tutto bene – reagisce D’Amato – ma rappresentare un disastro non è corretto”. Rocca gioca la carta degli ospedali che “usano ancora il fax” e D’Amato lo rintuzza: “Non è vero, c’è un sistema digitale che si chiama Advice: è una rappresentazione da teatrino. Voi avete fatto il più alto debito e la più bassa adempienza”. Interviene Bianchi: “Il debito? Generato sia da sinistra che da destra”.
    “Ma non è così” le sbotta accanto D’Amato. Interviene Rocca: “La Corte dei Conti nel 2009 ha accertato che Storace non commise illeciti, gli anni di maggior debito sono stati il 2006 e il 2007”. “E infatti – ironizza D’Amato – siamo usciti dal commissariamento. E tu hai lasciato il Sant’Andrea con 80 milioni di disavanzo”. “Perché era una startup – replica l’ex capo della Cri – Io i soldi li ho saputi spendere, tutti”. Gli animi si scaldano: “Sì, e hai anche il record del lavoro interinale” l’attacca D’Amato, e l’altro: “Dice cose che non capisce”. “Io capisco molto bene – la replica – Tu fino a qualche mese fa eri a capo di una associazione della sanità privata”. “Stai gettando la palla in tribuna. Hai innalzato di mezzo miliardo la spesa per i privati e parli?”. “E tu sei controllato e controllore”.
    Dove invece D’Amato e Bianchi sembrano allineati è il no all’autonomia di Calderoli: “Il Lazio sarà di serie B” dice l’uno, mentre per l’altra è “una proposta scellerata”. “Ma nel 2018 – interviene Rocca – avete votato insieme in Regione per l’autonomia differenziata”. “Non era lo stesso progetto” replicano gli altri due quasi in coro. “E’ il progetto di un partito politico” argomenta Rocca, e D’Amato: “E’ di un ministro: vallo a dire alla Lega”. Infine, il termovalorizzatore: D’Amato lo difende: “Va chiuso il ciclo dei rifiuti, c’è stata una lobby storica favorevole alle discariche”. E Bianchi, contraria: “L’Europa ci tasserà”. Rocca se la prende col sindaco-commissario Gualtieri: “Sì all’impianto, ma come risolverà il traffico dell’Ardeatina? Con i M5s in Campidoglio la differenziata è diminuita”. E Bianchi: “L’Ispra dice il contrario, ma ci sono stati altri problemi, come gli impianti che andavano a fuoco”.  

    Agenzia ANSA

    Al voto il 12 e 13 febbraio. Nel Lazio sei candidati, in Lombardia quattro (ANSA)

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    Garante Umbria, porre fine a mattanza detenuti

    (ANSA) – PERUGIA, 29 GEN – “E’ ora di porre fine a questa
    mattanza nelle carceri umbre”: l’appello arriva dall’avvocato
    Giuseppe Caforio, Garante dei detenuti in Umbria, dopo il
    suicidio nel carcere di Terni. “È sulla coscienza di ognuno di
    noi questo stillicidio di detenuti che allo stremo decidono di
    compiere atti di autolesionismo fino a quello estremo della
    morte” aggiunge.   
    Caforio ricorda come “all’inaugurazione dell’ anno giudiziario
    il procuratore generale Sergio Sottani ha chiesto ancora una
    volta la realizzazione di Rems dove accogliere i detenuti con
    deficit psichiatrici ora nelle carceri ordinarie, spesso in
    quelli di massima sicurezza”. “Nel carcere di Terni – ha
    ricordato – su circa 550 detenuti ve ne sono circa 150 con
    problemi psichiatrici seri non adeguatamente assistiti sul piano
    sanitario che poi danno luogo ad episodi di violenza e
    autolesionismo”.   
    “Adesso basta – ha sottolineato ancora il Garante -, questa
    situazione di imbarbarimento non è degna di una società civile e
    l’Umbria con tutte le sue istituzioni deve dare risposte
    immediate che devono partire dalla tempestiva realizzazione di
    almeno due Rems e dal reclutamento straordinario di psichiatri e
    psicologi da porre al servizio delle carceri umbre”. (ANSA).   

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    Pd: l'ex M5S Giarrusso annuncia l'ingresso nel partito

    Dino Giarrusso ex esponente del Movimento 5 stelle e attuale eurodeputato indipendente ha annunciato il suo ingresso nel Partito democratico dal palco della convention promossa a Milano da Stefano Bonaccini. “Annuncio oggi ufficialmente il mio ingesso nel Pd. Con grande gioia e orgoglio entro in una casa che esiste da tempo con rispetto per chi l’ha costruita e con umiltà – ha spiegato -. Entro in punta di piedi in una casa che esiste da tempo.    Credo che sia necessario un centrosinistra forte, credo nel progetto di rinascita che Bonaccini ha in mente “.    Dal palco Giarrusso si è rivolto a suo ex partito il Movimento 5 stelle dicendo, “non facciamo una battaglia a chi ha mezzo punto in più o meno, uniamoci per poi fare passi avanti insieme”   

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    FdI, nel Pdl stretta sugli atti osceni, torna il carcere

    Stretta sugli atti osceni in luogo pubblico. E’ quanto prevede una proposta di legge di Fratelli d’Italia a prima firma del viceministro Edmondo Cirielli che modifica il codice penale ripristinando il carcere per questo tipo di reato.
    L’obiettivo dichiarato nell’illustrazione della proposta depositata alla Camera è “contrastare in maniera più adeguata il degrado morale che affligge la nostra collettività” e “rafforzare la sicurezza dei cittadini”. Si mira così anche a “tutelare la moralità pubblica e il buon costume”.
    “La proposta di legge di Edmondo Cirielli è stata presentata prima della formazione del governo e non rientra nell’agenda del governo”. Lo spiegano fonti di maggioranza a proposito della proposta di legge che propone una stretta sugli atti osceni in luogo pubblico presentata dal viceministro Cirielli “il 13 ottobre”.
    La proposta di legge risulta infatti depositata a Montecitorio il 13 ottobre. Il primo articolo modifica l’articolo 527 del codice penale prevedendo che chiunque non solo compia atti osceni ma anche “si mostra nudo” è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni (attualmente per gli atti osceni è prevista solo una multa fino a 30mila euro). Aumenta anche la previsione relativa agli atti osceni “all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori”: ora è previsto il carcere da quattro mesi a quattro anni e sei mesi, si passa alla reclusione “da due a sei anni”. Se il fatto avviene “per colpa” (cioè senza la volontà di compiere reato) la multa arriva fino a 500 euro (attualmente la sanzione massima è di 309 euro).
    Nell’illustrazione della proposta di legge si spiega come ratio anche il fatto che “negli ultimi anni si stanno verificando con sempre maggiore frequenza comportamenti degradanti sul territorio nazionale che ledono in maniera allarmante la moralità pubblica e la sicurezza dei cittadini”. “Sovente, purtroppo – si evidenzia – tali azioni si configurano come veri e propri atti osceni. Talora sono commesse da immigrati presenti a vario titolo sul territorio nazionale, incuranti della presenza – per le strade – di altre persone, tra cui anche minori”. Un capitolo a parte dell’illustrazione della proposta riguarda la prostituzione evidenziando come la mera sanzione amministrativa, seppur pesante, anche per i ‘signori clienti’ “non avranno mai la stessa capacità general-preventiva della sanzione penale”. “Ancora: l’applicazione di una mera sanzione amministrativa – si prosegue – non è certo un deterrente per l’allarme sociale connesso alle condotte di immigrati che, non avvezzi ai costumi, alle consuetudini e alle norme etiche e giuridiche che regolano la convivenza civile nella nostra società e sradicati dagli ambienti di provenienza, compiono talora azioni oscene o degradanti nelle nostre città”.
    Contro la proposta di legge si scaglia Riccardo Magi. “A quando l’introduzione della polizia morale? Questo viene da chiedersi leggendo la delirante relazione illustrativa che accompagna la proposta di legge sugli atti osceni depositata dal viceministro di Fdi Cirielli”, afferma il deputato e presidente di Più Europa. “Sembrerebbe che l’Italia sia invasa da persone, in particolare immigrati, secondo Cirielli sono loro i più lascivi e inclini a tali atti, che vagano denudandosi. Davvero il primo partito italiano crede che il degrado della società e i rischi per la sicurezza collettiva si prevengano così?”. “Gli atti osceni in luogo pubblico – prosegue Magi – sono attualmente sanzionati e non c’è alcuna urgenza di reintrodurre sanzioni penali – aggiuge – piuttosto non vorremmo che a Cirielli e ai suoi compagni di partito e di governo possa venire in mente di far passare per atto osceno il bacio tra due ragazze o due ragazzi valutandola come una manifestazione di sensualità che offenda intensamente il loro senso del pudore”.
    “Il vice ministro Cirielli non è nuovo a queste iniziative in difesa di una presunta morale pubblica. Ora chiede il carcere per i clienti delle prostitute se si appartano in automobile ma in appartamento i maschi possono sfruttare il corpo della donne come desiderano. Stessa pena Cirielli e Fdi chiedono per chi va in giro nudo: ci dicano dove sono tutte queste persone che vanno in giro nude perché noi non le vediamo. Ci pare una inizitiva degna del moralismo più pruriginoso e del maschilismo più opportunista”. Così Luana Zanella, capogruppo di Verdi e Sinistra alla Camera, la quale aggiunge: “ogni giorno questa destra propone o inventa un nuovo reato, ma il ministro Nordio non aveva detto che è necessario ridurne il numero e depenalizzare?”.

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    Giorno della Memoria, Mattarella: 'Mai più Shoah, ma c'è un subdolo negazionismo'

     “Mai più un ‘Italia razzista”, mai più le atrocità di Auschwitz, mai più permettere quel “tacito consenso” che permise la follia del nazi-fascismo. E mai più “negazionismo che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa”. Ad ascoltare le asciutte parole di Sergio Mattarella nel salone dei Corazzieri al Quirinale ci sono come di consueto le alte cariche dello Stato e non si può non notare come quest’anno il parterre istituzionale alle celebrazioni della giornata della Memoria si sia spostato a destra: in prima fila la premier Giorgia Meloni ha ascoltato con grande attenzione e altrettanto hanno fatto il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello della Camera Lorenzo Fontana.
    Forse per questo l’intervento del presidente della Repubblica ha assunto una severa solennità e molti dei suoi passaggi sembravano diretti all’oggi più che al domani. Il capo dello Stato non ha fatto sconti nè alla politica nè agli italiani ricordando in diretta televisiva quanto ampie furono le responsabilità che portarono alla Shoah.
    Troppo facile limitarsi ad individuare in Hitler e Mussolini gli unici colpevoli: ci fu un lungo periodo – ha sottolineato Mattarella – in cui un “diffuso consenso, a volte tacito” permise l’inimmaginabile. Fu “un consenso con gradi e motivazioni diversi: l’adesione incondizionata, la paura, ma anche, e spesso, il conformismo e quell’orribile apatia morale costituita dall’indifferenza”.  

    Giorno Memoria, Mattarella: ‘Auschwitz nasce su tossine letali e istinti brutali’

    Un’apatia morale che in pochi vinsero e che oggi preoccupa non poco il presidente che ha sentito l’obbligo di parlarne con chiarezza: “I principi che informano la nostra Costituzione sono la radicale negazione dell’universo che ha portato ad Auschwitz. Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante – alimentato da un uso distorto dei social – dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa”.
    Non è mancato poi un voluto accenno alla Repubblica di Salò attraverso il quale il capo dello Stato ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, quasi costretto a ricordare che la storia non è un velo oscurante dietro il quale gli attori sono tutti uguali nei comportamenti: “non possiamo dimenticare le sofferenze patite dai nostri militari, internati nei campi di prigionia tedesca, dopo il rifiuto di passare nelle file della Repubblica di Salò, alleata e complice dell’occupante nazista. Furono 650.000. Il loro no ha rappresentato un atto di estremo coraggio, di riscatto morale, di Resistenza”. Ci furono insomma “i giusti” che “decisero di resistere alla barbarie nazista, nascondendo o aiutando gli ebrei a scappare; e ci furono, e furono tanti, “delatori, informatori e traditori che consegnarono vite umane agli assassini, per fanatismo o in vile cambio di denaro”.  
    Molto dura la condanna di Giorgia Meloni che ha preceduto il capo dello Stato con un messaggio forte: “la Shoah rappresenta l’abisso dell’umanità. Un male che ha toccato in profondità anche la nostra nazione con l’infamia delle leggi razziali del 1938. È nostro dovere fare in modo che la memoria di quei fatti e di ciò che è successo non si riduca ad un mero esercizio di stile”, ha scritto la premier. Anche La Russa ha condannato “l’infamia delle leggi razziali” garantendo che “il Senato è stato e sarà sempre in prima linea per diffondere il profondo significato del Giorno della Memoria”. Silvio Berlusconi invece alza il tiro sulla politica e mentre si susseguono gli scontri in Cisgiordania sottolinea che “non basta ricordare se non si difende lo Stato di Israele”. Ci pensa infine papa Francesco a ricucire in una frase le tante riflessioni che accompagnano il giorno della Memoria: “il ricordo dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto”. Ma per il presidente della Repubblica la riflessione non si chiude con la cerimonia al Quirinale: presto Sergio Mattarella visiterà Aushwitz. Il viaggio del capo dello Stato è in organizzazione e potrebbe realizzarsi entro aprile.  

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    Ratzinger: “Il motivo centrale delle mie dimissioni? L'insonnia”

    L’insonnia sofferta da Papa Benedetto XVI è stata il “motivo centrale” delle sue dimissioni nel 2013: lo ha rivelato lui stesso in una lettera inviata poche settimane prima della sua morte al suo biografo e diffusa oggi da un settimanale tedesco.
    Il Papa emerito ha inviato una lettera il 28 ottobre, poche settimane prima della sua morte, al suo biografo, il tedesco Peter Seewald. In questo documento, rivelato dal settimanale Focus, Joseph Ratzinger, scomparso all’età di 95 anni lo scorso 31 dicembre, spiega che il “motivo centrale” delle sue dimissioni nel febbraio 2013 è stata “l’insonnia che (lo) aveva accompagnato ininterrottamente dalle Giornate mondiali della Gioventù a Colonia” nell’agosto 2005, pochi mesi dopo la sua elezione a successore di Giovanni Paolo II.
    Il suo medico personale gli aveva poi prescritto “potenti rimedi” che gli avevano inizialmente permesso di assicurare il suo incarico. Ma questi sonniferi avrebbero col tempo, secondo la lettera del Papa emerito, raggiunto i loro “limiti” e sarebbero stati “sempre meno in grado di garantirne” la disponibilità.
    Questa assunzione di sonniferi sarebbe stata anche la causa di un incidente durante il viaggio in Messico e a Cuba nel marzo 2012. La mattina dopo la prima notte, avrebbe scoperto che il suo fazzoletto era “totalmente inzuppato di sangue”, secondo il lettera citata da Focus. “Devo aver sbattuto contro qualcosa in bagno e sono caduto”, scrive il Papa emerito.

    Psichiatri, ‘molecola agisce su orexina, ‘direttrice’ del sonno’ (ANSA)

    Un medico è stato in grado di assicurarsi che le ferite non fossero visibili e si dice che un nuovo medico personale abbia insistito dopo questo incidente per prescrivere una “riduzione dei sonniferi” e abbia consigliato al Papa di presentarsi solo la mattina nei suoi viaggi all’estero.
    Il Papa emerito afferma nella sua lettera di essere ben consapevole che queste restrizioni mediche “potrebbero essere sostenibili solo per un breve periodo” e questa constatazione lo ha portato a dimettersi nel febbraio 2013, pochi mesi prima della Gmg di Rio che riteneva di non essere in grado di “superare”. Si è quindi dimesso abbastanza presto affinché il suo successore, papa Francesco, onorasse questa visita in Brasile.