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    Calderoli porta l'autonomia in cdm, le opposizioni attaccano

    Per chi insegue da anni l’Autonomia differenziata, come il governatore leghista del Veneto Luca Zaia, giovedì sarà “una giornata storica”. Per il suo collega della Campania, Vincenzo De Luca, è invece “a rischio il Paese”.
    Il disegno di legge definito dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli è terreno di scontro fra maggioranza e opposizione. E nel centrodestra è soprattutto la Lega che si prepara a festeggiare l’approvazione del testo in Consiglio dei ministri, a venti giorni dalle Regionali in Lazio e Lombardia, una delle tre regioni che hanno già avviato il percorso per ottenere funzioni finora svolte dallo Stato. Anche se, a quanto si apprende, è prevista solo un’approvazione preliminare, a cui seguirà un ulteriore esame in un Cdm successivo.
    Secondo il ddl di 10 articoli, l’attribuzione delle funzioni può avvenire solo dopo la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, i Lep definiti con Dpcm, entro un anno come previsto dall’ultima legge di bilancio. L’iter per l’intesa fra Regione (anche a statuto speciale) e Stato durerà almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni per l’esame delle Camere. Secondo la bozza di Calderoli si sarebbero dovute esprimere le commissioni, ma fra i “ritocchi” decisi nella riunione tecnica in preparazione del Consiglio dei ministri – pare anche su input di Giorgia Meloni – si dovrebbe optare per un atto di indirizzo votato in Aula. Le intese durano fino a 10 anni: possono essere rinnovate o terminate prima, con un preavviso (di Stato o Regione) portato da 6 a 12 mesi, per evitare disallineamenti con l’anno scolastico, in riferimento alle materie relative all’istruzione. Sono previste poi misure perequative per evitare squilibri economici fra le Regioni che aderiscono all’autonomia differenziata e quelle che non lo fanno. È il rischio che vuole evitare la premier. “Non ci rassegniamo all’idea che ci siano territori e servizi di serie A e B”, le sue parole di ieri, accolte con un minimo di irritazione dalla Lega, poche ore prima che la bozza fosse diramata ai ministri.

    Agenzia ANSA

    Intervento della premier alla presentazione del Progetto ‘Polis-Casa dei servizi digitali’ di Poste Italiane. Monito di Mattarella: ‘Non impoverire i servizi locali’ IL TESTO del Ddl sull’Autonomia differenziata (ANSA)

    L’autonomia “migliorerà” il Paese e “conviene a tutti, i comuni del centro e del sud ci guadagnerebbero di più”, assicura Matteo Salvini. “Le Regioni avranno più risorse e più poteri con l’autonomia, per gestire i servizi essenziali per i cittadini, a partire naturalmente dalla sanità – è il commento di Silvio Berlusconi -. Ogni anno 200mila cittadini raggiungono la Lombardia da altre Regioni per interventi chirurgici. Quindi, dobbiamo garantire a tutti una sanità di assoluta qualità”. Da Forza Italia sottolineano che “i contenuti proposti sono stati recepiti”. Allo stesso tempo, fra gli azzurri, sottovoce si sottolinea però che la definizione dei Lep non sarà facile, e rischia di essere più lunga dell’approvazione della legge, attesa entro la fine del 2023, se il il Cdm darà l’atteso via libera. “Nessun pregiudizio sull’Autonomia differenziata, che è una possibilità offerta dalla Costituzione alle Regioni. Ma – puntualizza sempre da FI il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto – si garantiscano prima gli obblighi che la nostra Carta fondamentale pone in capo allo Stato in ordine alla definizione dei fabbisogni standard”.
    Dalle opposizioni arrivano solo critiche, soprattutto per la scelta discutere il ddl prima che ci siano i Lep, di affidare la loro definizione al presidente del Consiglio, nonché di non consentire al Parlamento di partecipare alla definizione delle intese. “L’articolo 8 conferma tutti i nostri sospetti – attacca il dem Francesco Boccia -: dall’applicazione del ddl ‘non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica’. È la riprova che non investono un centesimo per ridurre le diseguaglianze”. “È uno schiaffo ai cittadini del Sud e rischia di essere una presa in giro per quelli del Nord”, secondo Mara Carfagna (Azione): “O in assenza di determinazione dei Lep l’autonomia non verrà attuata oppure verrà realizzata senza che un solo Lep sia finanziato”. Mario Turco, del M5s, chiede che “il governo si fermi: è necessario prima colmare i gap nel Paese”. “Mano libera alle regioni del nord e penalizzazione di quelle del sud”, è la sintesi Peppe De Cristofaro (Avs).

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    L'ex speechwriter di Putin: 'golpe entro un anno'

       Vladimir Putin rischia di essere detronizzato da un colpo di stato entro un anno. A sostenerlo è Abbas Gallyamov, speechwriter del leader del Cremlino fino al 2010 e profondo conoscitore della sua personalità che, in un’intervista alla Cnn, spiega perché il fallimento della guerra in Ucraina sta accelerando il declino politico dello zar.
        “L’economia russa soffre sotto il peso delle sanzioni occidentali, la guerra è persa. Ogni giorno sempre più cadaveri rientrano in patria. I russi cominciano a domandarsi perché stia succedendo tutto questo. E la loro risposta è: ‘Perché siamo governati da un vecchio tiranno, un vecchio dittatore'”, ha detto Gallyamov, ipotizzando che “un golpe militare potrebbe accadere nei prossimi dodici mesi”. Tra un anno, ha spiegato, “la situazione politica cambierà, la guerra sarà davvero impopolare e il presidente sempre più odiato”.
        Per l’ex speechwriter è molto probabile che lo zar cancelli le elezioni presidenziali previste per marzo 2024 e dichiari la legge marziale: “Se non vincerà la guerra in Ucraina, sarà in difficoltà di fronte al popolo russo. I russi non hanno bisogno di lui se non è forte. A questo punto potrebbe annullare il voto e dichiarare la legge marziale”. Quanto alle condizioni del leader del Cremlino, l’ex collaboratore sostiene che fisicamente stia meglio rispetto ad aprile e maggio. Ma il problema è comportamentale. “Agisce in modo imprevedibile ed illogico. Un giorno promuove un generale, il giorno dopo lo degrada. Un momento concede troppo potere a Yevgeny Prigozhin, il momento dopo glielo leva”, spiega l’analista riferendosi al fondatore del gruppo di mercenari Wagner che sta acquisendo sempre più potere sull’esercito russo in Ucraina. Non solo, secondo Gallyamov l’immagine da ‘macho’ che Putin ha sempre voluto dare di sé si sta “disintegrando”. “E’ diventato troppo emotivo”, sostiene. “Prima era un uomo razionale, riusciva a controllarsi.
        Adesso è come se le sue mani si muovessero da sole. E agli occhi del popolo, da grande stratega si sta trasformando in un dittatore di serie B”.    In conclusione, per l’ex speechwriter di Putin data la situazione basterebbe veramente poco “per accendere la miccia” di un colpo di stato, considerando anche il malcontento e la frustrazione che serpeggiano da mesi nelle file dell’esercito di Mosca. “I comandanti delle forze armate di una nazione autoritaria sono opportunisti”, spiega Gallyamov. “Una volta che inizia una rivolta, la lealtà del giorno prima svanisce e i leader militari si schierano dalla parte di chi ha più chance di vincere”. 

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    Sì delle Commissioni al dl Ong, giovedì in Aula

    Le commissioni Affari costituzionali e Trasporti della Camera hanno dato il via libera al decreto sulle navi delle Ong, votando il mandato ai relatori.
    A favore la maggioranza, contrari tutti i gruppi dell’opposizione, che esprimeranno ciascuno un relatore di minoranza.
    Il decreto approda in aula giovedì per la discussione generale, mentre le votazioni slitteranno a dopo le regionali del 12 e 13 febbraio.   

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    Ultimo giorno di tesseramento al Pd, Giarrusso è fuori

    Porte chiuse e sistema online inaccessibile. Dalle 12 di stamattina il Partito Democratico non accetta più nuovi iscritti. Chi ha la tessera in tasca potrà partecipare nei circoli al voto dei candidati alla Segreteria, chi no è fuori dal percorso costituente. E l’escluso di cui si è molto parlato negli ultimi giorni è proprio Dino Giarrusso, l’eurodeputato ex M5s che aveva sorpreso tutti con l’annuncio del suo ingresso nel partito. Per Stefano Vaccari il regolamento è chiaro: “Non può iscriversi chi risulta eletto in altri gruppi, e non solo dell’europarlamento: è l’articolo 15 sul tesseramento”.
    Il responsabile Organizzazione Dem scrive dunque l’ultima parola del caso, i cui strascichi si sono sentiti fino a oggi.
    Ultimo, in ordine di apparizione, l’attacco di Matteo Renzi: “Facendosi dettare la linea dall’ex grillino, il PD diventa ufficialmente ex riformista”. Ma Vaccari rassicura tutti: “Nessun pericolo che Giarrusso prenda la tessera, lo dico anche ad Alessandro Gassmann”. Che si era speso in una dura invettiva sui social.
    Chi non ha ancora la tessera ma invece potrà discutere nei circoli Dem sono gli iscritti ad Art.1. A una condizione, però: aver sottoscritto entro oggi l’impegno ad aderire al tesseramento del “Nuovo PD” una volta concluso il percorso costituente. Dei circa 13.000 iscritti ad Art.1, i protagonisti del “ricongiungimento familiare”, secondo fonti parlamentari, sono in tutto 9000. Finora, l’unico numero trapelato da una riservatissima Commissione nazionale per il Congresso. Di altre adesioni dell’ultimo minuto dalle fila degli ex-pentastellati non c’è traccia. “Non ho contezza di richieste in tal senso”, commenta in Transatlantico Vaccari, che mette a tacere anche le voci sui possibili ingressi degli ex ministri Di Maio e Spadafora.
    Per il numero totale dei nuovi iscritti, invece, si dovrà aspettare almeno il 2 febbraio, dicono dal Nazareno. Il tempo tecnico di ricevere e accorpare le comunicazioni dai circoli, dove continuano invece i tesseramenti per chi era già nel Pd lo scorso anno. In attesa dei grandi numeri, Vaccari prova a instillare fiducia: “Il dato finale sarà la risposta alle Cassandre, a dire il vero qualcuna anche interna alla nostra stessa comunità, che preconizzavano un partito morto e sepolto”.
    Il deputato è certo di “un dato significativo, seppure in calo rispetto agli oltre 320 mila iscritti del 2021”.
    Mentre si aspettano i dati sulle nuove tessere del puzzle-Pd, alcuni importanti documenti sono già stati depositati: le mozioni dei quattro candidati alla corsa verso la segreteria.
    Limati i programmi, ora la campagna può entrare nel vivo. Tra circoli e piazze.   

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    Dalla Camera via libera all'istituzione della commissione Antimafia

    Via libera pressochè unanime dell’Aula della Camera alla proposta di legge sulla istituzione della commissione parlamentare antimafia in questa legislatura. Il testo, approvato a Montecitorio con 288 voti a favore, nessun contrario ed un astenuto, ora passa al Senato.
    La Commissione è composta da venticinque senatori e venticinque deputati, scelti rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di almeno un deputato per ciascun gruppo esistente alla Camera dei deputati e di almeno un senatore per ciascun gruppo esistente al Senato della Repubblica.
    I componenti sono nominati tenendo conto anche della specificità dei compiti assegnati alla Commissione, che può organizzare i suoi lavori attraverso uno o più comitati. La Commissione può ottenere copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organi inquirenti nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari.
    L’autorità giudiziaria può trasmettere copie di atti e documenti anche di propria iniziativa.
    I componenti della Commissione, i funzionari e il personale di qualsiasi ordine e grado addetti alla Commissione stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio sono obbligati al segreto. La Commissione può avvalersi dell’opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, di collaboratori interni ed esterni all’amministrazione dello Stato. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 300.000 euro per l’anno 2023 e per ciascuno degli anni successivi. 

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    Ex mercenario della Wagner descrive le brutalità in prima linea

       Andrei Medvedev, l’ex mercenario del gruppo Wagner che ha disertati e ha chiesto asilo alla Norvegia, in un’intervista esclusiva alla Cnn da Oslo ha raccontato la bruitalità alla quale ha assistito in Ucraina. Ha spiegato che i combattenti Wagner venivano spesso mandati in battaglia con poche indicazioni, e il trattamento riservato alle reclute riluttanti era spietato. “Riunivano quelli che non volevano combattere e gli sparavano davanti ai nuovi arrivati”, ha rivelato. “Ad esempio, hanno portato due prigionieri che si sono rifiutati di andare a combattere e hanno sparato loro davanti a tutti, poi li hanno seppelliti nelle trincee scavate dalle reclute”.    Il 26enne, che afferma di aver precedentemente prestato servizio nell’esercito russo, si è unito a Wagner come volontario. È entrato in Ucraina meno di 10 giorni dopo aver firmato il suo contratto nel luglio 2022, prestando servizio vicino a Bakhmut, la città in prima linea nel Donetsk. Medvedev ha parlato alla Cnn da Oslo dopo aver attraversato il suo confine in un’audace defezione che, stando al suo racconto, lo ha visto sfuggire all’arresto “almeno dieci volte” e schivare i proiettili delle forze russe. A suo parere, al gruppo Wagner mancava una strategia: “Non c’erano vere tattiche. Abbiamo solo ricevuto ordini sulla posizione dell’avversario ma non c’erano ordini precisi su come comportarci. Pianificavamo come procedere passo dopo passo”. 

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    Carfagna, Meloni cede alla Lega su Autonomia

    (ANSA) – ROMA, 31 GEN – “Per l’autonomia di Calderoli vale la
    proprietà commutativa: cambiando l’ordine delle bozze il
    risultato non cambia. Anche nell’ultima versione la riforma
    resta uno schiaffo ai cittadini del Sud e rischia di essere una
    presa in giro per quelli del Nord. Perché delle due l’una: o in
    assenza di determinazione dei Lep l’autonomia non verrà attuata
    oppure verrà realizzata senza che un solo Lep sia finanziato. In
    entrambi i casi spiace vedere come la Meloni abbia totalmente
    ceduto alla propaganda della Lega”. Così Mara Carfagna,
    presidente di Azione, che aggiunge: “Restano irrisolte tutte
    quelle criticità che non solo le opposizioni, ma anche imprese e
    moltissimi amministratori locali, denunciano da tempo. Inoltre,
    la possibilità per le Regioni di chiedere la potestà di tutte le
    23 materie previste dalla riforma del Titolo V, senza tener
    conto che intanto il mondo è cambiato, è una follia. Pandemia e
    crisi energetica ci hanno insegnato che scuola, infrastrutture,
    rapporti con l’Ue, politica energetica, commercio con l’estero
    devono restare potestà statale. Il problema – conclude Carfagna
    – non è l’attuazione dell’autonomia differenziata, che anzi ci
    vede favorevoli. Il problema è l’autonomia modello Calderoli,
    che non rispetta il dettato costituzionale ed è destinata a
    disegnare un’Italia ancora più spaccata”. (ANSA).   

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    Domani Nordio riferisce alla Camera su caso Cospito

    (ANSA) – ROMA, 31 GEN – Il ministro della Giustizia Carlo
    Nordio riferirà domani pomeriggio alle 16 all’Aula della Camera
    sulla vicenda relativa ad Alfredo Cospito. Lo ha deciso la
    Conferenza dei capigruppo di Montecitorio. (ANSA).