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    E' scontro sulle Case Green. La Lega promette battaglia in Ue

       Il Parlamento Europeo modifica le classi energetiche proposte dalla Commissione Europea da raggiungere per gli edifici residenziali ed aumenta i fondi per sostenere le ristrutturazioni energentiche. Ma la Lega Nord, raccoglie le istanze dell’Anci e di Confedilizia fortemente critiche con Bruxelles e Strasburgo, e promette battaglia contro l’iniziativa europea.
    Il Parlamento Europeo alza gli obiettivi, classe D entro il 2033   Classi energetiche più alte da raggiungere entro il 2030 e il 2033 per gli edifici residenziali, cioè la E e la D al posto della F e della E proposte dalla Commissione europea, ma anche più fondi per sostenere le ristrutturazioni energetiche. I gruppi politici dei Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra hanno raggiunto, a quanto apprende l’ANSA, un accordo sugli emendamenti di compromesso sulla proposta di direttiva sulle case green. Il primo voto degli eurodeputati sul testo, più ambizioso di quello di Commissione europea e Consiglio Ue, sarà espresso il 9 febbraio. Nella loro versione della direttiva, che dovrà poi essere discussa con le altre istituzioni Ue, gli eurodeputati appoggiano la riclassificazione energetica proposta dalla Commissione (il 15% degli edifici più energivori sarà la nuova classe G) ma chiedono appunto che le classi energetiche da raggiungere entro il 2030 e il 2033 per gli edifici residenziali siano più alte, cioè la E e la D. Tra le altre modifiche suggerite dagli eurodeputati, c’è la possibilità per i Paesi membri di esentare dagli obiettivi, almeno in parte, l’edilizia sociale, qualora la ristrutturazione implicasse un eccessivo aumento degli affitti. Gli Stati dovrebbero poi indicare nei loro Piani nazionali di ristrutturazione obiettivi di riduzione della povertà energetica e quale quota dei finanziamenti di coesione, del Pnrr e del Fondo Sociale per il clima sarà utilizzata per le riqualificazioni. Autorità Ue e nazionali, sostengono gli eurodeputati, dovrebbero intervenire per facilitare i mutui e regimi di prestito agevolato per le ristrutturazioni energetiche.
    Ance: servono 630 anni per il primo step dell’Ue   “Nel periodo 2017-2019 abbiamo ristrutturato mediamente 2.900 edifici all’anno, sono necessari quindi 630 anni per raggiungere il primo step della direttiva Ue e 3.800 anni per arrivare alla decarbonizzazione completa degli edifici”. Così i rappresentanti dell’Ance in audizione alla Commissione Politiche Ue della Camera circa l’applicazione della norma Ue sull’efficienza energetica degli immobili. Ance, per obiettivi Ue servono politica e strumenti  “Abbiamo una esperienza positiva che è quella dell’ultimo biennio dove c’è stato il superbonus, sicuramente non lo si può ripetere ma va adottata una nuova politica pluriennale che permetta di riqualificare gli edifici”. Così i rappresentanti dell’Ance in audizione alla Commissione Politiche Ue della Camera circa l’applicazione della norma Ue sull’efficienza energetica degli immobili. “Nel periodo 2021-2022, mediamente, abbiamo ristrutturato 180mila edifici all’anno, che è l’obiettivo su almeno 10 anni che pone la direttiva europea all’esame delle istituzioni. Abbiamo la capacità tecnica di realizzare questi interventi, abbiamo dimostrato nell’ultimo biennio che possiamo sostenere questo ritmo ma bisogna avere la politica e gli strumenti, i finanziamenti europei e nazionali che consentono di tenere questo ritmo e raggiungere l’obiettivo”, hanno spiegato.
    Confedilizia: partiti difendano risparmio italiani.   “In Italia, tutti i partiti di maggioranza e almeno due di opposizione hanno espresso critiche radicali alla proposta di direttiva europea che prevede l’obbligo di effettuare rilevanti interventi di efficientamento energetico sugli immobili entro pochissimi anni. A questi partiti chiediamo di essere conseguenti nell’attività svolta a Bruxelles dai loro referenti”. Lo afferma in una nota il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, parlando della direttiva Ue sulle case green. “Il testo che sarà posto in votazione il prossimo 9 febbraio nella Commissione industria del Parlamento europeo, modificato o meno per effetto delle riunioni notturne di questi giorni, provocherebbe in Italia effetti devastanti (le ragioni sono ormai a tutti note e non le ripetiamo). C’è una settimana per difendere il risparmio di milioni di famiglie italiane, la bellezza del nostro patrimonio edilizio e la libertà dei Paesi europei di individuare le proprie esigenze e stabilire le proprie priorità (l’Italia, ad esempio, ha maggiore urgenza di favorire gli interventi di miglioramento sismico, che l’approvazione di questa direttiva impedirebbe di sostenere adeguatamente). Alle parole seguano i fatti”.
    Lega: sulle ‘case green’ daremo battaglia in Ue   “Le tempistiche” previste dall’accordo di compromesso sulle case green in seno al Parlamento europeo rendono la riqualificazione energetica degli immobili “irrealizzabile”. Lo ha detto all’ANSA l’eurodeputata Isabella della Lega, Isabella Tovaglieri, relatrice ombra del testo che sarà votato il 9 febbraio in commissione Industria, indicando che il suo partito è pronto, insieme al governo, a “contrastare la deriva ideologica dell’Eurocamera”. “Fermo restando che l’obiettivo è condiviso, l’auspicio è che si arrivi nei negoziati con le altre istituzioni Ue a una posizione più laica” che preveda anche “risorse europee”, ha evidenziato. L’eurodeputata ha messo in chiaro che l’obiettivo di massima dell’efficientamento energetico degli immobili è ormai definito e la Lega e l’intero governo sono “disponibili” al confronto. Ma, ha evidenziato, “tempistiche” e “risorse” sono le vere “criticità” del compromesso raggiunto dagli eurodeputati, che hanno respinto l’emendamento proposto dal Carroccio per spostare di 5 anni tutte le scadenze (fissate al 2030 e 2033) per la riclassificazione energetica. “E’ evidente – ha sottolineato Tovaglieri – che il governo italiano debba aver chiaro che l’obiettivo è comunque ormai tracciato e irreversibile, e che parallelamente sia necessario prevedere un piano di ristrutturazioni e incentivazione che tenda a quell’obiettivo: non si può aspettare o rimandare. Ma se non ci sono le risorse necessarie rischiamo di creare un boomerang soprattutto nei confronti del nostro Paese, che ha un azionariato privato di proprietari di case molto importante”. Per rendere la politica Ue “praticabile” servirà, nella visione dell’eurodeputata, rivedere dunque tempistiche e modalità di finanziamento. “E’ inutile negoziare più eccezioni” per “dare un contentino”, ha spiegato l’eurodeputata, piuttosto serve darsi “un orizzonte temporale più sostenibile” e prevedere “incentivi” europei che, fin qui “non sono stati resi noti”. Al contrario, ha aggiunto Tovaglieri, nel testo della direttiva della Commissione europea “è escluso che ci sia un contributo dell’Europa, ma è evidente che una rivoluzione di una portata tale non possa essere scaricata sui governi nazionali”. Il compromesso appoggiato da tutti i gruppi politici ad eccezione di Identità e Democrazia (ID, la famiglia europea della Lega) e dei Conservatori Ue (Ecr) guidati da Giorgia Meloni dovrà essere licenziato anche dalla plenaria del Pe nelle prossime settimane per approdare al tavolo di trattativa con gli Stati membri e la Commissione Ue. La posizione del Consiglio Ue, adottato lo scorso ottobre con l’appoggio anche del ministro Gilberto Pichetto, “è più laica – ha evidenziato Tovaglieri -, ma credo che al trilogo possa essere ancora migliorata”.

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    'Con il ritorno delle Province non aumentano i costi'

       La riforma mai compita delle Province e i tagli che ci sono stati con la spending review non hanno portato tanti benefici quanto “inefficienze”. E’ auspicabile quindi per la Corte dei Conti un riassetto delle funzioni e un riordino in materia fiscale. Anche il ritorno all’elezione diretta, secondo la magistratura contabile, non peserebbe troppo sulle casse dello Stato, ma avrebbe il vantaggio dell’accountability pubblica.
        In una nota depositata alla Commissione Affari Costituzionali del Senato nell’ambito della discussione sui disegni di legge sul ritorno all’elezione diretta delle Province, la sezione della Autonomie della Corte dei Conti sottolinea che la riforma incompiuta ha prodotto un contesto transitorio “caratterizzato da una condizione di incertezza”, il ridimensionamento del ruolo delle Province è stato accompagnato da rilevanti tagli delle risorse, “i cui effetti si sono riverberati negativamente sui servizi ai cittadini”. Occorre rivedere “l’assetto del governo locale” con le attribuzioni di Comuni e Regioni, “riconsolidando le funzioni fondamentali delle Province, a partire da quelle in materia di pianificazione territoriale, ambiente, edilizia scolastica, viabilità, raccolta ed elaborazione dati, assistenza agli enti locali, pari opportunità, già previste dalla legge”. E anche i costi del ritorno all’elezione diretta non avrebbero ripercussioni significative “nell’ambito delle grandezze di finanza pubblica”.
        Proprio quello che l’Unione delle Province da tempo sostiene e, infatti, il presidente Michele de Pascale, invita il Parlamento a valutare attentatamene le osservazioni della Corte dei Conti, “soprattutto quando sottolinea la necessità di consolidare ed ampliare le funzioni fondamentali delle Province” e che “con l’elezione diretta si ottiene una maggiore legittimazione”.
        Informazioni per un dibattito sull’architettura istituzionale e i compiti degli enti locali arrivano da un Focus dell’Istat sulle 14 città metropolitane, quella di Torino, risulta la più estesa, con 6.827 chilometri quadrati, quella di Napoli ne ha 1.179 e la più alta densità, 2.535 abitanti per chilometro quadrato, Genova è quella che si presenta più vulnerabile e, con 269 anziani ogni 100 giovani, detiene anche il primato di “città più vecchia”. E ancora, Bologna è la città metropolitana con la maggiore propensione femminile al lavoro, 51 donne ogni 100. I livelli occupazionali (tasso di occupazione 25-64 anni) più critici sono a Palermo.   

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    Un anno per la nuova Autonomia: il timing del ddl

        Con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, il disegno di legge sull’autonomia differenziata compie il primo passo per quello che si annuncia, già oggi, un lungo percorso verso la sua piena attuazione. Il traguardo è infatti fissato dal ministro Calderoli a fine anno, al termine di un tortuoso percorso che coinvolgerà, a più riprese, Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni.    Vediamo come: uscito da Palazzo Chigi, il testo andrà alla Conferenza unificata, chiamata a esprimersi sulla legge di attuazione. Parere che dovrebbe arrivare nel giro di tre settimane. Nel caso in cui la Conferenza decidesse di intervenire, il Cdm sarebbe costretto a riceverlo, riapprovarlo e inviarlo una seconda volta in questa sede. Qualora, invece, il testo non subisse interventi in Conferenza, potrebbe tornare in Consiglio dei ministri per il via libera definitivo. Dopo l’ok del governo, a quel punto toccherà al Parlamento, dove la legge seguirà il consueto iter di approvazione.    Da qui in poi, potrà parallelamente prendere le mosse l’istituzione della Cabina di regia, il cui compito sarà quello di stabilire i Livelli essenziali di prestazione (Lep) entro la fine del 2023. La definizione dei Lep è proprio il delicato meccanismo su cui la riforma ha rischiato di incepparsi. Motivo per cui, si è deciso di coinvolgere ampiamente le Aule parlamentari. La Cabina di regia, quindi, prenderà parecchi mesi per soppesare le materie a cui applicare i Livelli essenziali di prestazione e per definire i costi e i fabbisogni standard. Alla termine di questo iter, toccherà nuovamente al Consiglio dei ministri emanare un Dpcm per ogni Lep individuato. Dpcm che dovrà prima trovare l’intesa della Conferenza unificata, e poi arrivare alle Camere. E qui entreranno in gioco Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama, che dovranno esprimere il loro parere.    Da questo momento in poi sarà il turno delle Regioni, che potranno inviare la proposta di intesa al Consiglio dei ministri. Passaggio al quale seguirà la valutazione dei ministeri competenti. Potrà così cominciare il negoziato governo-Regioni, al termine del quale il Cdm approverà l’intesa preliminare. Intesa su cui diranno la loro la Conferenza unificata, prima, e le Camere, poi. Dopo l’ok delle Aule, sarà Palazzo Chigi, infine, a siglare l’intesa definitiva, che verrà approvata dalla singola Regione, per poi tornare in Cdm. Qui avrà finalmente luogo l’approvazione definitiva con disegno di legge. 

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    Approvato ddl su Autonomia differenziata, applausi in Cdm

    (ANSA) – ROMA, 02 FEB – Approvato in Consiglio dei ministri
    il ddl sull’Autonomia differenziata, messo a punto dal ministro
    per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. L’approvazione, a
    quanto si apprende, è avvenuta fra gli applausi. (ANSA).   

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    Mulè, non presiederò giurì d'Onore alla Camera su Cospito

    (ANSA) – ROMA, 02 FEB – “Nelle ultime quarantotto ore mi sono
    confrontato con il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo
    Fontana, per verificare l’opportunità di presiedere la
    Commissione che dovrà pronunciarsi su quanto successo in Aula
    martedì 31 gennaio tra l’onorevole Giovanni Donzelli e diversi
    deputati dell’opposizione”. Lo dichiara il vicepresidente della
    Camera, Giorgio Mulè.   
    “Dal momento che presiedevo l’Aula quando i fatti sono
    accaduti, abbiamo convenuto di non dare seguito all’incarico.   
    Sento il dovere di reiterare un sincero ringraziamento al
    Presidente Fontana per aver pubblicamente riconosciuto la
    correttezza delle mie azioni nella funzione di presidente di
    turno dell’Aula durante la seduta del 31 gennaio”. (ANSA).   

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    Autonomia: Meloni in Cdm, coerenti con mandato dei cittadini

    (ANSA) – ROMA, 02 FEB – Questo provvedimento dimostra ancora
    una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la
    coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una
    bussola. Lo ha detto, a quanto si apprende, la premier Giorgia
    Meloni dopo il varo del ddl sull’autonomia da parte del Cdm.   
    (ANSA).   

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    Autonomia: Schlein, si convochi Stato regioni

    (ANSA) – ROMA, 02 FEB – “Sarebbe opportuno che le Regioni del
    sud e quelle guidate dal Pd chiedessero una convocazione urgente
    della Conferenza Stato-Regioni. Conferenza Stato-Regioni
    ignorata e umiliata dal governo e da Calderoli che non ha voluto
    fare un passaggio preventivo col voto delle Regioni”. Lo
    dichiara la deputata e candidata alla guida del Pd, Elly
    Schlein. “Oggi nel Consiglio dei Ministri arriva l’autonomia
    differenziata di Calderoli, scavalcando il confronto con le
    Regioni e col Parlamento, per avanzare un disegno di legge che
    divide il Paese”. (ANSA).   

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    E' morto Enzo Carra. Fu portavoce della Dc di Forlani

    E’ morto a Roma nella notte Enzo Carra, ex portavoce della Dc quando era segretario Arnaldo Forlani. Aveva 79 anni. 
       Durante l’inchiesta di Tangentopoil fu arrestato e fece molto scalpore, oltre a determinare forti polemiche, la foto del suo fermo in tribunale: Carra appariva ammanettato con i cosiddetti  “schiavettoni”, un tipo di manette con una pesante catena utlizzate per evitare la fuga dei detenuti. Si scatenò un partecipato dibattito sull’uso di questa misura, ritenuta da molti eccessiva e umiliante.    Il suo nome è comunque legato principalmente alla attività politica svolta con la Democrazia Cristiana e, negli anni a seguire, con Udc e Margherita. 
       “Un grande abbraccio alla famiglia e a coloro che piangono oggi la scomparsa di Enzo Carra a nome di tutta la comunità delle democratiche e dei democratici”. Lo scrive sui social il segretario del Pd, Enrico Letta
        “Un uomo buono, colto, intelligente. Un pezzo di storia della Democrazia Cristiana e un testimone di cosa deve essere la politica. Per me e per molti di noi un amico vero che ci mancherà”. Scrive in una nota di cordoglio il senatore del Pd Dario Franceschini. 
       “Oggi ci lascia un autentico gentiluomo. Enzo lo era nella vita privata e in quella politica. Persona riservata, non amante del clamore, ha patito con profonda sofferenza la gogna mediatica frutto della furia giustizialista. E l’ha vissuta con profonda dignità e con il rispetto delle Istituzioni”. Lo afferma Lorenzo Cesa dell’Udc. “Abbiamo avuto l’orgoglio di averlo avuto tra i nostri parlamentari in cui si e’ distinto per la sua capacità di essere un punto di riferimento, anche per i giovani parlamentari, per la sue doti umane e per la sua abilità di sintesi. A nome della comunità dell’Udc esprimo le più sentite condoglianze alla sua famiglia. Ciao Enzo!”, conclude.
       “Le mie condoglianze alla famiglia e agli amici di Enzo Carra, personalità di valore dell’esperienza rappresentata dalla Margherita. Mancheranno alla comunità politica la sua esperienza e la sua predisposizione al confronto e alla discussione”. Lo afferma Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera dei Deputati.
       “Ci ha lasciato Enzo Carra. Giornalista, intellettuale, politico, ma soprattutto un grande notista politico, capace di interpretare con acume e lungimiranza il quadro politico e di saper cogliere come pochi l’essenza del dibattito pubblico. Ci lascia un gentiluomo e un amico, con cui fino alle ultime ore ci siamo confrontati e riuniti per la pubblicazione del suo ultimo libro in uscita proprio oggi, ‘L’ultima Repubblica’ (Eurilink University Press). La sua scomparsa provoca un grande vuoto nel panorama giornalistico e politico del nostro Paese. In questo momento di immenso dolore siamo vicini alla moglie Olga e al figlio Giorgio”. Lo dichiarano in una nota l’ex deputato Michele Anzaldi e l’ex ministro Enzo Scotti.
       “Desidero esprimere le mie più sentite condoglianze alla famiglia dell’onorevole Enzo Carra. Fu vittima della furia giustizialista di Tangentopoli, vero, ma soprattutto giornalista e politico di intelligenza notevole. Una grande perdita”. Così in una nota Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato.
       “Enzo Carra è stato un eccellente giornalista e un politico perbene, la cui immagine pubblica risultò indelebilmente macchiata dalla gogna mediatica cui fu sottoposto, in manette, ai tempi della furia giustizialista di Mani Pulite. Non si lasciò abbattere. Mantenne il buon umore e la curiosità allora, così come li mantenne negli ultimi mesi di convivenza con la malattia. Era un amico personale e un amico della Fondazione Luigi Einaudi. Ai suoi familiari le nostre più sentite condoglianze’. Lo afferma Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi.
       “Ci ha lasciato Enzo Carra, intellettuale e fine politico, ex portavoce della Dc. Un uomo capace di interpretare con acume e lungimiranza il quadro politico e di saper cogliere come pochi l’essenza del dibattito pubblico. Una grave perdita non solo per la famiglia, a cui vanno le più sentite condoglianze, ma per tutti noi che lo abbiamo conosciuto, che abbiamo lavorato con lui, che lo abbiamo apprezzato e stimato”. Lo afferma Ettore Rosato (Az-IV).