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    Tajani, puntiamo a valorizzare il turismo dei piccoli centri

    (ANSA) – ROMA, 15 FEB – “Puntiamo alla crescita del turismo
    nel nostro Paese non guardando soltanto alle grandi città ma
    anche ai piccoli centri”. Lo ha detto il ministro degli Esteri
    Antonio Tajani alla presentazione del progetto del Pnrr Turismo
    delle Radici. Che si rivolge ai “tanti italiani nel mondo” che
    “vogliamo scoprire dove vivevano i loro antenati”. Per Tajani è
    un “messaggio di italianità ma anche di crescita turistica”.   
    Inoltre, “gli italiani che verranno a visitare i luoghi di
    origine saranno degli ambasciatori per promuovere l’Italia”
    anche nei Paesi in cui vivono adesso.   
    Tajani ha sottolineato che “per portare a casa il miglior
    risultato possibile abbiamo bisogno di un gioco di squadra. Per
    questo abbiamo chiesto ai colleghi ministri di darci una mano,
    ma anche ai sindaci dei piccoli comuni del nostro Paese. Per
    mettere a sistema questo progetto del ministero degli Esteri che
    deve puntare alla riscoperta culturale del nostro Paese”, ha
    sottolineato. (ANSA).   

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    Borghi (Pd), disponibili a lavorare con il Terzo polo

    (ANSA) – ROMA, 15 FEB – “Se il terzo polo prende atto che è
    velleitaria una operazione che vuol rompere un bipolarismo che è
    indotto sia dalle leggi elettorali sia dalla collocazione degli
    elettori e prende atto che la sua collocazione è nell’alveo del
    centrosinistra, noi siamo pronti a lavorare per costruire le
    ragioni di un percorso unico”. Lo ha detto il senatore e
    responsabile sicurezza Pd, Enrico Borghi, aSkyTg24. “Operazioni
    politiche per dare dei cambi a situazioni strutturate non si
    fanno in due mesi, bisogna lavorare in maniera carsica, costante
    e diuturna”. (ANSA).   

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    Fiducia in arrivo per il dl Carburanti e il Milleproroghe

    (ANSA) – ROMA, 15 FEB – Il governo porrà la fiducia sia al dl
    Carburanti sia al Milleproroghe. Lo si apprende al termine della
    Conferenza dei Capigruppo della Camera.   
    Sul primo provvedimento, la cui discussione generale avrà
    inizio domani alle 11, la fiducia verrà posta e votata lunedì
    20 febbraio dalle 14.30 (il voto finale arriverà il 21 alle
    13.30). Sul Milleproroghe la fiducia dovrebbe esser invece posta
    martedì 21 (con la discussione generale sul testo che avrà
    inizio dopo il voto finale sul dl Carburanti) per essere votata
    mercoledì 22. Il voto finale si terrebbe giovedì 23. (ANSA).   

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    Regionali: Tajani, terzo polo ha fallito, centro è Forza Italia

    (ANSA) – ROMA, 15 FEB – “Il risultato di lunedì ci dimostra
    che il centro è Forza Italia. Il terzo polo ha fallito, è stato
    un fuoco di paglia, sia nel Lazio che in Lombardia: lo ha detto
    il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in una
    intervista al Tg1.   
    “Forza Italia ha un leader che si chiama Silvio Berlusconi –
    ha poi sottolineato rispondendo a una domanda su possibili
    cambiamenti in vista delle Europee del 2024 – senza di lui non
    esisterebbe Forza Italia”. Il partito tiene comunque a mantenere
    la sua posizione: “noi stiamo dando il massimo sia al governo
    che in parlamento ma anche sul territorio con gli amministratori
    locali per far sì che il centro del centrodestra sia un elemento
    di stabilità ovunque”, ha concluso Tajani. (ANSA).   

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    Arriva l'emendamento soppressivo del governo sui diritti tv

    Sopprimere il comma 5-bis dell’articolo 16 del milleproroghe. E’ quanto prevede un emendamento del governo presentato al decreto e che, come annunciato, stralcia la norma che prevedeva, con una serie di paletti, il prolungamento da 3 a 5 anni dei contratti in essere sui diritti tv degli eventi sportivi. La norma, entrata nel provvedimento attraverso un emendamento a prima firma Claudio Lotito riguardava, tra l’altro, Dazn e Sky.

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    Nuovo misterioso suicidio nella Russia in guerra

    (di Stefano Intreccialagli)
       E’ passato solo un mese da quando Vladimir Makarov è stato sollevato dal suo incarico di vicecapo della direzione per la “lotta all’estremismo” del ministero dell’Interno russo, l’organo incaricato di reprimere il dissenso contro il presidente Vladimir Putin. Lunedì l’ex funzionario è stato ritrovato morto in casa sua: si è tolto la vita, come ha scritto l’agenzia di stampa statale Tass, in un nuovo episodio da aggiungere alla scia di oligarchi o ex dirigenti russi morti misteriosamente in casi velocemente liquidati come “suicidi”.
        Makarov, 72 anni, “è stato ritrovato nel villaggio di Golikovo, vicino a Mosca. I funzionari delle forze dell’ordine hanno detto che si è suicidato”, ha riferito l’agenzia di stampa, spiegando che “l’incidente” è avvenuto la mattina del 13 febbraio e ricordando che il maggior generale “nel gennaio di quest’anno è stato sollevato dal suo incarico di vice capo della direzione per la lotta all’estremismo”. Un termine con il quale a Mosca si intendono gruppi di opposizione – come la fondazione del dissidente incarcerato Alexey Navalny – o media critici del Cremlino.
        Makarov “è stato descritto in passato come il principale organizzatore della caccia agli attivisti dell’opposizione e ai giornalisti scomodi” e “aveva contribuito a supervisionare la repressione della Russia”, scrive il Moscow Times. Secondo fonti del canale Telegram Baza, che si ritiene abbia collegamenti con i servizi di sicurezza russi, Makarov si sarebbe sparato con un fucile da caccia a gas in presenza della moglie dopo un periodo di depressione a seguito del suo siluramento.
        Makarov è solo l’ultima figura di alto rango della sicurezza a morire per apparente suicidio negli ultimi mesi: la scorsa estate, il maggior generale in pensione dell’Fsb Yevgeny Lobachev e il maggior generale del servizio di intelligence straniero (Svr) Lev Sotskov morirono in due casi trattati come suicidi. Ed è lunga la serie di misteriosi decessi che dall’inizio dell’invasione in Ucraina hanno riguardato dirigenti, funzionari e oligarchi russi. Casi spesso avvolti nel mistero, fra apparenti omicidi-suicidi, incidenti o cadute sospette. Come nel caso di Pavel Antov, deputato del partito dello zar Russia Unita, volato giù per tre piani da un albergo in India a dicembre scorso, dopo aver esplicitamente criticato la guerra, per poi chiedere “sinceramente scusa”. Prima, anche il direttore creativo della società russa Agima, Grigory Kochenov, era precipitato da un balcone, stavolta della sua casa a Nizhny Novgorod, durante una perquisizione della polizia.
        Kochenov non aveva mai fatto mistero della sua opposizione alla guerra. Ravil Maganov, presidente del cda di Lukoil, il primo settembre precipitò invece da una finestra di una clinica di Mosca. Dai contorni poco chiari fu anche la scomparsa del magnate Alexander Tyulakov, vicedirettore generale di Gazprom, che il 25 febbraio fu trovato senza vita nel garage della sua casa per sospetto suicidio. Proprio il giorno dopo l’invasione.   

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    Regionali, Fontana: 'Sono il presidente dei lombardi, non dei partiti'. Rocca: 'Obiettivo è governare il Lazio per 10 anni'

    Il dopo voto: il centrodestra sbanca alle Regionali, rafforzando di fatto, come ha commentato subito la premier Giorgia Meloni, “l’azione del governo”. Nel Lazio e in Lombardia i rispettivi candidati, Francesco Rocca e Attilio Fontana, sfondano quota 50%.
    “Io sono il presidente dei lombardi, non dei partiti”: Attilio Fontana, appena riconfermato governatore della Regione Lombardia, lo chiarisce parlando con l’ANSA e sottolineando il suo ruolo nella formazione della giunta che “sarà la giunta Fontana”. L’elezione diretta “mi legittima davanti ai cittadini”, ha aggiunto. La nuova giunta dovrebbe essere pronta, considerati i tempi tecnici, per metà marzo e “sarà in continuità” con la precedente “nei contenuti”.
    “È una giornata importante. Il nostro obiettivo è governare noi la regione per 10 anni”, ha detto il neo presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, in collegamento telefonico a un Giorno da Pecora, su Rai Radio 1. “Ora mi chiamano governatore, ancora mi devo abituare. È Una bella responsabilità”, ha affermato Rocca. “Comunque mi piace più” la parola “presidente”, ha aggiunto.
    “Avete tutti scritto che la Moratti era la candidata perfetta per la Lombardia – così Carlo Calenda, leader di Azione, rispondendo al post di un cronista su Twitter che definiva la scelta di Letizia Moratti come “un eccesso di tatticismo” -. Il Lazio con un ottimo candidato e coalizione è andato peggio. Sono trent’anni che votiamo e siamo scontenti di chi votiamo. Sostengo da sempre che votiamo per ragioni sbagliate: appartenenza e moda. E basta guardare l’astensione per capirlo. È la ragione per cui abbiamo fondato Azione. Se stamattina volete sostenere che il voto a Fontana è basato sui risultati del buon governo, fatelo. Gli elettori decidono ma non hanno sempre ragione. Altrimenti non saremmo messi così”. 
    Per Matteo Salvini alle regionali in Lazio e Lombardia “avere stravinto vuol dire che i cittadini stanno apprezzando quello che stiamo facendo al governo”. Una vittoria “di squadra” ha tenuto a sottolineare il vicepremier e segretario della Lega parlando a Aria pulita su 7 Gold. “I primi messaggi, quelli che mi hanno fatto più piacere – ha sottolineato – sono quelli di Giorgia e Silvio. L’impegno ad andare avanti con pazienza e coerenza è reciproco”. “E’ un bellissimo risultato” quello ottenuto dalla Lega in Lombardia secondo Salvini. A Telelombardia ha spiegato che “rispetto a quattro mesi fa la Lega e la Lista Fontana hanno recuperato il 10%”. “Sono contento per me, per Giorgia, per Silvio. E’ un bellissimo San Valentino” ha aggiunto spiegando che sarà “già oggi negli uffici di Regione Lombardia a lavorare con Attilio”. In tutto “sono 20 i consiglieri” di Lega e Lista Fontana e “questo è dedicato a quelli che dicevano che la Lega è morta”. “Si vince sempre insieme, mai da soli”, ha detto Salvini sottolineando l’ottimo clima con gli alleati “Giorgia e Silvio” e ringraziando Attilio Fontana. “Certo, mi spiace perché tanta gente non ha votato” aggiunge il leader della Lega.
    “Non mi voglio spingere a dare consigli a Matteo Salvini, perché non credo che ne abbia bisogno – ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, commentando il risultato della Lega – e non li accetterebbe volentieri. Ma il Salvini che va a vedere i cantieri e si dà da fare vale più del Salvini polemico”. “Provo a dargli un consiglio da chi ha vent’anni di più: forse se lavori di più, fai le cose, ti perdi di meno in tweet o tik tok puoi funzionare – ha aggiunto -. La Lega ha tenuto, questa è un po’ una sorpresa”.
    Sui social il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi torna a commentare i risultati delle elezioni e ringrazia “candidati, militanti e dirigenti” di FI in Lombardia e nel Lazio. “Il loro lavoro è stato decisivo”, scrive. “Anche il governo – aggiunge – esce più forte da queste elezioni: il voto degli elettori fa giustizia dei tentativi di dividere la nostra coalizione che è unita da 29 anni e che ancora una volta è premiata dal voto degli italiani che non si sono fatti confondere dalle polemiche artificiose della sinistra ed hanno premiato la nostra coerenza e la nostra determinazione”.
    Il voto delle regionali è un test superato per il governo ma, sono tutti concordi, non cambia di molto gli equilibri interni alla maggioranza. E quindi si consolida la leadership di Giorgia Meloni nel centrodestra. Ma gli alleati tengono – nel caso della Lega molto più dei pronostici della vigilia, soprattutto in Lombardia – e sono pronti già da oggi, è la scommessa che fanno in molti, a ricominciare con i piccoli screzi, con i distinguo, che rischiano di rendere accidentata la strada del governo. Da qui la necessità per Palazzo Chigi , si ragiona in ambienti della coalizione, di procedere senza “strappi”. Ieri come oggi, insomma, a impensierire la premier sono più i partiti che la sostengono che le opposizioni.

    Agenzia ANSA

    A Roma affluenza ai minimi, il Pd tiene, tracollo pentastellati

    Agenzia ANSA

    Astensionismo record, exploit lista Fontana, delude Terzo Polo

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    Via a Congresso Fnsi,Mattarella 'garantire indipendenza'

    “Creare e garantire le condizioni per una stampa indipendente è compito che interpella le istituzioni, la società civile nelle sue diverse articolazioni, l’industria dei media, la coscienza professionale di ciascun giornalista”. Si è aperto con questo messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 29/o Congresso nazionale della Stampa italiana a Riccione. Il capo dello Stato ha sottolineato anche la necessità di favorire il pluralismo dell’informazione, perché “lo stato di trasformazione che sta vivendo l’industria dei media nel contesto della digitalizzazione non può tradursi in un impoverimento del patrimonio culturale e informativo”. “Informazione e democrazia. La mediamorfosi e il lavoro giornalistico” è il titolo scelto per il congresso, al quale partecipano 312 delegati chiamati ad eleggere il nuovo segretario generale della Fnsi e gli organismi dirigenti del sindacato. Ha inviato un suo contributo scritto anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
    “Resto fermamente convinto – ha detto – che la libertà di una Nazione si commisuri con la piena libertà di informare e di essere informati, senza preclusioni o pregiudizi” Dopo il saluto del sindaco, Daniela Angelini, e del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha preso la parola il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Va sanata la grande piaga del precariato nell’informazione anche attraverso aiuti all’editoria. Occorre riconoscere un contributo per il passaggio di un contratto a tempo determinato giornalistico o di collaborazione ad un contratto a tempo indeterminato, perché il precariato non aiuta l’autorevolezza dell’informazione”, ha affermato, sottolineando che è sbagliato scoraggiare i giovani dall’avviarsi nella professione giornalistica, in base alla considerazione che finiranno con l’essere precari, anche perché “fare il giornalista è una missione spirituale oltre che una professione”. Al centro della prima giornata dell’assise, che si concluderà il 16 febbraio, anche la relazione del segretario Raffaele Lorusso che lascerà l’incarico dopo due mandati.
    Nella sua relazione conclusiva ha toccato tutti i temi che caratterizzeranno i prossimi anni del settore dell’informazione fra vecchie criticità ancora irrisolte e nuove sfide, come la lotta al precariato e per la qualità del lavoro giornalistico, il contrasto alle querele temerarie e alle intimidazioni ai cronisti, l’impatto delle nuove tecnologie digitali e delle più recenti applicazioni dell’intelligenza artificiale sulla professione e sul diritto dei cittadini ad essere informati. “I segnali di ritorno dell’economia italiana ai trend pre-pandemici non riguardano il settore dell’informazione, dove continuano la caduta verticale dei fatturati e l’erosione del mercato”, ha esordito Lorusso, auspicando “la messa a punto di strategie, auspicabilmente condivise, da parte di tutti gli attori del sistema” per invertire la rotta. Tra queste il rinnovo del contratto di lavoro, fermo al 2014, che deve avvenire “nel segno dell’inclusione dei colleghi precari”. Il segretario ha ricordato anche che “i giornalisti in Italia sono sotto attacco da tempo” e che la scelta della Fnsi è stata quella di essere a fianco dei colleghi minacciati “sempre e comunque”. Tanti i temi aperti con il governo, dalla necessità di abolire il carcere per i giornalisti come stabilito dalla Consulta, fino al dibattito seguito al recepimento della direttiva Ue sulla presunzione di innocenza. “Confrontarsi con il governo è indispensabile soprattutto in una stagione politica che si vorrebbe costituente – ha detto Lorusso -. E’ indispensabile affrontare con un approccio di sistema i nodi strutturali dell’informazione italiana, che rappresenta il principale dei contrappesi democratici”.