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    Catania: Sudano (Lega), metto a disposizione mia candidatura

    (ANSA) – CATANIA, 23 FEB – “Ho deciso di mettere a
    disposizione di tutta la città la mia candidatura a sindaco di
    Catania”. Così la parlamentare nazionale della Lega, Valeria
    Sudano, in un’intervista a La Sicilia, ufficializza la discesa
    in campo per le amministrative della prossima primavera. Lo fa,
    spiega, “perché arriva un momento in cui si devono fare delle
    scelte” che “non siano basate sulla ragione né sul calcolo, ma
    fondate sul sentimento e sulla passione”. La sua candidatura,
    sostiene che non spaccherà il centrodestra, e in particolare con
    Fdi, perché, sostiene, “non nasce per creare divisioni o
    frizioni ma per esclusivo senso di responsabilità e di
    gratitudine nei confronti una straordinaria comunità cittadina”
    La scelta, rivela Sudano, “è stata valutata e condivisa con il
    mio segretario nazionale”. “Salvini – ricorda la deputata della
    Lega – in più occasioni, anche con interventi concreti come
    tutti sanno, ha mostrato interesse e impegno per la nostra città
    che certamente non farà mancare nel futuro. Sono pronta a
    raccogliere consigli e suggerimenti, esperienze ed energie.   
    Vorrei che in questo progetto fossero coinvolte quante più
    realtà e mondi possibili, anche diversi fra di loro, della
    nostra città”. In caso di vittoria il suo ruolo di parlamentare
    alla Camera dovrà essere rimesso in gioco perché è stata eletta
    in un seggio uninominale: “invece di 5 anni di tranquillità a
    Roma scelgo di rimettermi in gioco per amministrare la nostra
    città perché voglio una Catania che torni a parlare e a far
    parlare di sé positivamente, ma allo stesso tempo capace di
    ascoltare e ascoltarsi per costruire concreti modelli di
    crescita”. E stabilirebbe un record storico: la prima donna
    sindaco di Catania: “Non c’è bisogno di jolly, né di quote rosa.   
    Io penso che le donne in politica non abbiano bisogno di corsie
    speciali. Certamente devi faticare di più, ma impegno e
    perseveranza alla fine consentono di emergere”. E sull’appoggio
    di Luca Sammartino, anche lui della Lega, e ‘mister preferenze’
    in Sicilia, dice: “con lui condivido un percorso, che è
    cominciato anni fa, che continua e che vede il coinvolgimento
    straordinario di un gruppo umano e politico che in questi anni
    ci ha sostenuti e rappresentati”. (ANSA).   

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    Misteriosa palla di ferro in una spiaggia giapponese

       Una misteriosa palla di ferro, che misura un metro e mezzo di diametro, è comparsa sulla spiaggia di Enshu nella città di Hamamatsu, sulla costa del Pacifico in Giappone: le autorità hanno ammesso di non avere idea di che cosa sia, solo hanno chiarito che non sta per esplodere. I timori che potesse trattarsi di una mina sono stati esclusi dagli esperti, che hanno utilizzato la tecnologia a raggi X per esaminare l’interno della sfera scoprendo che è cava. La polizia ha iniziato a ispezionare la palla, che è marrone-arancio con quelle che sembrano macchie più scure di ruggine, dopo che una donna del posto l’ha vista sulla sabbia a pochi metri dalla riva.
       L’area è stata isolata, le fotografie sono state inviate alle forze di autodifesa giapponesi e alla guardia costiera per un ulteriore esame. Un uomo del posto che di solito fa jogging sulla spiaggia ha detto di non capire perché la palla sia diventata improvvisamente al centro dell’attenzione: “È lì da un mese”, ha affermato, “ho provato a spingerla, ma non si muove”. Secondo alcuni, somiglia a qualcosa della popolare serie manga Dragon Ball , mentre altri sostengono che sia un Ufo. La presenza di due maniglie rialzate sulla superficie della sfera – che indicano che può essere agganciata a qualcos’altro – ha suggerito una spiegazione più prosaica: che si tratti di una boa di ormeggio che si è semplicemente allentata ed è caduta.   

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    Nordio: 'Le dimissioni di Delmastro non possono dipendere dai pm'

       “Le dimissioni di Delmastro? E’ un’ aspirazione velleitaria e metafisica che l’informazione di garanzia possa costiurie un progetto di dimissioni. Diversamente, devolveremmo all’autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti all’assemblea”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante il question time 
       “La classificazione della natura segreta, riservata, per legge appartiene all’autorità che forma il documento. Spetta al ministero definire la qualifica degli atti. E su questi abbiamo già risposto”. Al question time il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito che gli atti divulgati dal sottosegretario Delmastro non sono segreti. Ma ha anche aggiunto, riferendosi all’indagine aperta dalla procura di Roma: “se la qualifica della segretezza dell’atto non dovesse più dipendere dall’autorità che forma l’atto, cioè dal ministero ma devoluta all’interpretazione della magistratura, potrebbe crearsi una problematica”.
       “Questo Governo e, anche e soprattutto, questo Ministro, anche per chi ha letto i miei interventi anche in momenti precedenti, è profondamente convinto che, soprattutto dopo gli scandali emersi a suo tempo nel cosiddetto affare Palamara, vi sia la necessità di una profonda revisione dell’ordinamento giudiziario. Quindi è ferma volontà del Governo di esercitare la delega contenuta in questa legge con gli opportuni correttivi che riterremo di adottare”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio al question time rispondendo a un’interrogazione sull’esercizio della delega della riforma approvata a giugno dell’anno scorso.   I correttivi, ha spiegato il ministro, saranno “più orientati” e “coerenti con quella che è la iniziativa riformatrice del governo”, ha spiegato il ministro. L’ufficio legislativo del ministero ha già “avviato l’elaborazione della programmazione delle attività normativa per attuare questi impegni tra i quali appunto rientrano quelli della legge delegata nel più breve tempo possibile, tenuto conto della complessità della materia, entro il termine di giugno. È un termine che noi speriamo di poter rispettare ma nessuno meglio di voi sa che trattandosi di materia estremamente complessa potrebbe essere necessaria qualche settimana in più. In ogni caso questa è una nostra priorità” Resta il fatto che il Governo “condivide pienamente” i principi ispiratori della riforma approvata a giugno dal Parlamento, cioè quelli di ” mettere fine alle logiche correntizie che minano la credibilità della magistratura italiana” , ha aggiunto Nordio, citando le parole della premier Giorgia Meloni. Quanto al Csm in particolare,la sua disciplina “è regolata dalla Costituzione e una sua eventuale revisione – che pure è nei programmi del Governo richiederà una procedura prevista appunto dalla Carta delle leggi”.
       “Per quanto riguarda l’intervento della magistratura, noi siamo rispettosissimi e attendiamo con fiducia quello che è l’esito dell’indagine che riguarda l’onorevole Delmastro”. Ha detto il ministro Nordio aggiungendo che “se la qualifica della segretezza o meno dell’atto non dovesse più dipendere dall’autorità che forma l’atto – cioè dal ministero – ma dovesse essere devoluta alla interpretazione della magistratura potrebbe crearsi una problematica che potrebbe e dovrebbe essere risolta in un’altra sede”. Parole con cui sembra riferirsi a una ipotetica pronuncia della Corte costituzionale.
       “Nordio ha sempre avuto la stima di tutta a maggioranza. E quanto ha detto oggi è in linea con quanto aveva sempre detto su questa vicenda”. Il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli risponde così ai giornalisti che gli chiedono un commento sulle dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio circa la secretazione degli atti che lo stesso Donzelli aveva rivelato in Aula sul caso dell’anarchico Cospito e della visita in carcere da parte dei parlamentari Dem. Per quanto riguarda la sua audizione davanti al Giurì d’onore che sta indagando sulla fondatezza delle accuse mosse dal deputato FdI alla delegazione Dem che è andata a visitare Cospito nel carcere di Sassari, non dichiara nulla. “E’ tutto coperto da segreto e ovviamente non rilascio alcuna dichiarazione in proposito”, ha spiegato.

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    No comment di Donzelli sull'audizione davanti al Giurì d'onore

       “E’ tutto coperto da segreto e ovviamente non rilascio alcuna dichiarazione in proposito”. Il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli risponde così ai cronisti che gli hanno chiesto un commento in merito alla sua audizione davanti al Giurì d’onore che sta indagando sulla fondatezza delle accuse mosse dal deputato FdI alla delegazione Dem che è andata a visitare l’anarchico Alferdo Cospito nel carcere di Sassari.
       In mattinata si sonop tenute le audizioni dei deputati Serracchiani, Lai e Orlando. Il Giurì d’onore è stato convocato a Montecitorio per capire se le accuse del deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ai parlamentari Dem Debora Serracchiani, Andrea Orlando, Silvio Lai e Walter Verini siano state davvero “lesive della loro dignità e onorabilità” (“Dicano se stanno con la mafia e il terrorismo o con lo Stato”, aveva detto il deputato di FdI). I parlamentari erano andati a visitare Cospito in carcere a Sassari. Il Giurì ha un campo d’azione limitato perché può solo ascoltare le parti e fare una relazione che non ha effetti vincolanti. 
    Il Giurì è presieduto da Sergio Costa (M5S) e composto da Roberto Giachetti (Az-IV), da Alessandro Colucci (Nm), da Fabrizio Cecchetti (Lega) e da Annarita Patriarca (FI).

    Caso Cospito, Donzelli: ‘Ho fiducia nelle istituzioni, rifarei quello che ho fatto’

    Orlando: ho difeso l’istituto delle visite parlamentari in carcere “Spero di essere riuscito a spiegare quello che volevo spiegare”. Il deputato Dem Andrea Orlando risponde così ai cronisti che gli chiedono com’è andata la sua audizione davanti al Giurì d’onore di Montecitorio. “Spero di essere riuscito a chiarire sia sul fronte della lesione dell’onorabilità delle singole persone, sia per quanto riguarda la difesa dell’istituto delle visite in carcere dei detenuti da parte dei parlamentri – aggiunge Orlando – perché se andare a fare una visita ai detenuti in carcere fosse la causa della lesione dell’onorabilità dei parlamentari, e mi auguro che questo non avvenga, sarebbe un vulnus anche all’istituto stesso che nel corso degli anni ha portato a risultati positivi”. “Il prossimo parlamentare al quale venisse in mente di andare a fare una visita in carcere, infatti – prosegue Orlando – ci penserebbe due volte prima di farlo, qualunque sia la situazione. E invece penso che, al di là della nostra situazione specifica, difendere questa pratica sia difendere una molla che ha costituito nel corso degli anni uno stimolo a migliorare la situazione degli istituti di pena e lo dico anche da ex ministro della Giustizia che spesso si è mosso sulla base del fatto che alcuni parlamentari di tutte le forze politiche mi segnalavano che c’erano situazioni di difficoltà che si registravano nelle carceri italiane”.
    Serracchiani: mi aspetto che si faccia chiarezza “Mi aspetto che si faccia chiarezza sulle dichiarazioni che hanno portato a questo Giurì”. Lo ha detto la presidente dei deputati del Pd Debora Serracchiani al termine della sua audizione di fronte al Giurì d’onore. Di quello che ha detto davanti all’organismo parlamentare presieduto da Sergio Costa (M5s) però non ha voluto parlare: “Si tratta di atti riservati e io rispetto sempre la riservatezza”, ha spiegato Serracchiani.
    Lai: mi attengo alla riservatezza e non dirò nulla “E’ una procedura riservata e quindi mi attengo ai criteri della riservatezza”. Il deputato del Pd, Silvio Lai, risponde così ai cronisti che gli chiedono un commento dopo la sua audizione davanti al Giurì della Camera.

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    Mosca, da Zelensky un attacco di rabbia impotente contro Berlusconi

    “In un ennesimo attacco di rabbia impotente, l’abitante del bunker si è scagliato contro Berlusconi, perhè questi ha ricordato al regime di Kiev del Donbass”. Così la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova commenta su Telegram le critiche del presidente ucraino al leader di Forza Italia. Zakharova ricorda quanto detto da Berlusconi sui bombardamenti alleati su Milano quando era bambino, e poi conclude: “In modo banale Zelensky ha paragonato il proprio regime a quello fascista e l’operazione militare speciale russa alle azioni degli Alleati nella Seconda guerra mondiale. Gli è scappata la verità”.

    Zelensky: ‘La casa di Berlusconi non e’ mai stata bombardata’

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    Pd, Bonaccini: “Se vinco chiederò a Schlein di dare una mano”

    “Se diventerò segretario chiederò certamente ad Elly di darmi una mano. Se dovesse prevalere lei, io, senza chiedere nulla per me, non ne ho bisogno, se vorrà, darò una mano. Ho sofferto troppo le divisioni dei gruppi dirigenti e credo che molti elettori si siano allontanati e stufati anche perché c’erano troppe rivalità. Certamente se diventerò segretario, costruirò un nuovo gruppo dirigente perché credo che sia giusto e fisiologico che, dopo l’ennesima sconfitta nazionale, il gruppo dirigente debba essere sostituito”. Così Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e candidato alle primarie del Pd di domenica prossima, intervistato su Rai Radio1.
    Sulle possibili alleanze dice: “Per quanto mi riguarda, non c’è tabù verso nessuno: certo senza il Pd non è possibile nessuna alternativa di centro sinistra. Quello che mi permetto però di dire è che almeno, ognuno nella propria autonomia, su alcune battaglie potremmo insieme fare opposizione in Parlamento e nel Paese”.
    Schlein: “Ticket con Bonaccini? Finito il tempo delle donne vice” “Non ha senso, è finito il tempo del partito patriarcale che vede le donne bene nei ruoli di vice e credo il partito necessiti di una guida femminista chea apra il varco a donne e giovani. Io non ho offerto posti e non mi sono stati offerti”. Così la deputata e candidata alla guida del Pd, Elly Schlein, a Omnibus su La7. A chi le chiede se in caso di vittoria sarebbe disposta invece a proporre il ruolo di vice a Bonaccini, replica: “Se tanti verranno a votrare e vincerò avrò interesse a lavorare con tutti. Le forme e i modi si vedranno”.   

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    De Luca: 'L'autonomia rischia di essere la morte del Sud'

        “Dobbiamo insieme al Sud stare attenti a cosa si muove su piano nazionale, sull’autonomia differenziata che rischia di essere non solo la rottura dell’unità d’Italia ma la morte del Sud, partendo da sanità e scuola”. Lo ha detto il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca nel corso della riapertura del cantiere per la nuova stazione ferroviaria di Bacoli.    “L’obiettivo che hanno sulla sanità e sulla scuola – ha detto De Luca riferendosi al decreto Calderoli – è fare contratti regionali autonomi. In sanità già non abbiamo personale e le Regioni del Nord hanno i soldi per fare contratti integrativi, dando 2500 euro al mese in più a un medico, a un infermiere”.   Questo significa che i pochi medici che abbiamo, andranno via al Nord. E’ un pericolo mortale per la nostra sanità. Pensano anche di fare corsi di specializazione regionali autonomi, finanziati dalle Regioni e avendo poi la possibilità per gli specializzati regionali di inserirsi nel sistema sanitario pubblico”.    “Sulla scuola – ha detto De Luca – pensano a contratti integrativi regionali, e anche questo è un pericolo gravissimo per il Sud e la Campania. Sarebbe bene che tutte le forze politiche facessero battaglia per bloccare questa doppia operazione su scuola e sanità pubblica”. 
       “Un pericolo grave è vedere risucchiati i soldi del Sud dal Nord. C’è un capitolo sui Fsc, i Fondi di sviluppo e coesione, destinati per l’80% al Mezzogiorno. Parliamo di 67 miliardi di euro, con un riparto definito da sei mesi ma il Governo non convoca il Cipess (il Comitato interminesteriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile – ndr) per fare concretamente l’investimento con 5 miliardi e 600 milioni di euro che spettano alla Campania”. Ha detto il governatore . “Questi hanno in testa – ha detto, riferendosi al Governo – di prendere i fondi del Sud e spalmarli sul piano nazionale. La motivazione che daranno è che al sud non spendiamo i soldi, è una grande palla e l’ha detta anche Meloni. Questo nuovo imbroglio serve per dare una motivazione alla rapina dei fondi e dovremo ora fare una battaglia unitaria al Mezzogiorno al di là delle bandiere di partito, perché ci giochiamo il futuro delle prossime generazioni. Dobbiamo combattere con unghie e denti per avere non soldi in più per recuperare, ma almeno gli stessi diritti che hanno i cittadini del Nord”.

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    Attanasio, Meloni: 'Sostegno delle Istituzioni per la verità'

    “Sono trascorsi due anni dall’attentato nel quale hanno perso la vita l’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo Luca Attanasio, il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e l’autista del Programma Alimentare Mondiale Mustapha Milambo. Ricordare Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci non è solo un dovere istituzionale, ma un atto di giustizia e di amore. Verso le loro famiglie e i loro cari, che più di qualunque altro piangono la loro scomparsa e che possono contare sul sostegno delle Istituzioni per conoscere la verità su quei tragici fatti”. Lo dichiara la premier Giorgia Meloni. Il ricordo delle vittime è un dovere istituzionale, un atto di giustizia e di amore”, continua Meloni, anche “verso la nostra Nazione, che con orgoglio può rendere omaggio al sacrificio di due servitori dello Stato rimasti uccisi nel compimento dei propri doveri. Verso le future generazioni, perché possano ispirarsi a Luca e a Vittorio nel proprio cammino, umano e professionale. Due uomini – prosegue – che prestavano servizio nella Repubblica Democratica del Congo, Paese che Papa Francesco ha definito nel suo recente viaggio apostolico ‘un continente nel Continente africano’ e un ‘diamante del Creato’. Un Paese che la comunità internazionale ha spesso dimenticato ma che al contrario merita attenzione, rispetto e il sostegno di cui ha bisogno per esprimere le sue potenzialità”. “Questo – sottolinea la premier – è lo spirito che muoveva l’azione e l’operato dell’Ambasciatore Attanasio e del carabiniere scelto Vittorio Iacovacci nella Repubblica Democratica del Congo. Questo è lo spirito che muove la politica estera dell’Italia nei confronti dell’Africa, che ha come obiettivo strategico quello di costruire un modello virtuoso di collaborazione e crescita capace di garantire sicurezza, stabilità e reciproco sviluppo ai nostri popoli e alle nostre Nazioni”. 
    L’ambasciatore è stato ricordato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “La Repubblica Italiana conserva la memoria del sacrificio loro e di tutti coloro che hanno generosamente dato la vita nel servire le Istituzioni. Nel loro ricordo prosegue l’impegno italiano in Africa per la promozione dei valori di solidarietà e convivenza pacifica tra i popoli”. Il Senato ha osservato in Aula un minuto di silenzio.
    “L’esempio di Luca e Vittorio è ogni giorno fonte di ispirazione per i tanti giovani diplomatici sempre più spesso impegnati in prima linea dove affrontano, affiancati dalle uomini e dalle donne dell’Arma dei Carabinieri contesti complessi, situazioni di crisi internazionali talvolta mettendo a repentaglio la loro stessa vita. La loro dedizione, passione e senso dello Stato sono gli stessi con cui i nostri diplomatici rappresentano l’Italia nel mondo tutelando e promuovendo l’interesse nazionale delle nostre imprese e di tutti i cittadini italiani”. Così il ministro degli esteri Antonio Tajani ha ricordato l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Antonio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo, a due anni dall’agguato al convoglio nella Repubblica democratica del Congo.
    E’ fissata per mercoledì prossimo, primo marzo, l’udienza conclusiva del processo in corso a Kinshasa per l’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista Mustapha Milambo. Lo segnalano fonti informate dalla capitale della Repubblica democratica del Congo nel secondo anniversario della morte del diplomatico italiano. Fra una settimana sono attese le richieste dell’accusa e le arringhe di parte civile e difesa, viene precisato, ricordando che la data era stata fissata alla precedente udienza, svoltasi il 15 febbraio. Come noto, da ottobre sono alla sbarra davanti a un tribunale militare sei congolesi (il “capobanda” è latitante) accusati per l’agguato in cui fu ucciso Attanasio. Le accuse a loro carico sono, a vario titolo, di omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra, l’imputazione che giustifica il ricorso al tribunale militare. Gli imputati hanno negato un loro coinvolgimento ritrattando iniziali ammissioni estorte, a loro dire, con la violenza. Attanasio, 43 anni, era stato ferito a morte da colpi di arma da fuoco in un’imboscata tesa da criminali a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) con cui viaggiava ai margini del Parco nazionale dei Virunga, nella provincia di Kivu Nord, area ad alto rischio da tre decenni.