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    È l'ora dei gazebo, per Bonaccini-Schlein sfida al rinnovamento

    “C’è rispetto e amicizia” dice Stefano Bonaccini. Ma ormai suona l’ora delle primarie e a prevalere nella sfida per la segreteria del Pd sarà uno solo: o lui o Elly Schlein. E quindi, il governatore dell’Emilia Romagna ricorda che, se fosse per gli iscritti al partito, lui avrebbe già vinto: “Quattro candidati non c’erano mai stati – sottolinea – nonostante questo, nel voto ai circoli ho superato il 50% con quasi venti punti di distacco”. Schlein mira a una “partecipazione alta” ai gazebo. “Credo che questa bella mobilitazione si trasformerà in passaparola” dice, convinta che più grandi saranno i numeri più lei sarà favorita. “C’è una forte voglia di cambiamento, a sinistra – aggiunge – una sinistra che non può che essere ecologista e femminista”. Mentre Bonaccini “è il vecchio modello – affonda Schlein – un Pd già visto”. Sui numeri non è facile sbilanciarsi. Dalla prima volta ai gazebo, nel 2007, all’ultima, nel 2019, il calo è stato costante: l’affluenza è passata da 3,5 milioni a 1,6 milioni. Stavolta l’auspicio è arrivare almeno a un milione.
    La sfida fra due proposte in molti aspetti simili si basa soprattutto sulla capacità di garantire il cambiamento, a partire dalla classe dirigente. Lo promette Bonaccini, lo promette Schlein. E ogni occasione è buona per accusare la controparte di non poterlo assicurare. L’ultimo caso ha come protagonista Vincenzo De Luca, sostenitore di Bonaccini: il presidente della Campania vorrebbe avere la possibilità di candidarsi per il terzo mandato. E Bonaccini non chiude: “Il tema è legato a leggi che ci possono essere. E se ci sono, in democrazia, allora lo si può fare, poi sono i cittadini a decidere se uno può continuare a fare il presidente”. Schlein attacca: “Mi chiedo se sia questa l’idea di rinnovamento di Bonaccini, perché abbiamo idee molto diverse. Nuovo gruppo dirigente e poi De Luca? Bene”. Bonaccini risponde, anche se sembra parlare di altro: “Vorrei ricordare che l’avversario è la destra, non qualcuno all’interno del Partito Democratico. Cosa che, purtroppo registro, si è verificata negli anni passati. E anche qui serve un cambio di passo”.
    La Campania è osservata speciale anche per i casi delle tessere gonfiate. Sandro Ruotolo, che in regione è il portavoce di Schlein, mette in guardia: “Facciamo un appello alle elettrici e agli elettori: siate le nostre antenne, soprattutto nella provincia di Salerno cioè la provincia di De Luca. Abbiamo bisogno che siano accesi i riflettori in tutti i seggi”. Mentre Bonaccini non crede che gli elettori di altre forze politiche possano andare a votare alle primarie per inquinare il risultato: “Mi auguro proprio di no. Dobbiamo viverla come una grande festa democratica e spero che tutto proceda regolarmente, senza condizionamenti esterni”. Nelle ultime ore si susseguono gli endorsement. La candidata esclusa dalle primarie, Paola De Micheli, vota Bonaccini. Mentre l’altro escluso, Gianni Cuperlo, non si è sbilanciato né per l’uno né per l’altra. A sostegno di Schlein si è schierato Pier Luigi Bersani che, su Twitter, ha fatto una doppia rivelazione: perché il fatto che voterà rappresenta un’adesione al percorso di convergenza sul Pd imboccato dal suo partito, Articolo Uno. Le due forze sono destinate a tornare assieme, ma l’ex ministro ed ex segretario dem ha sempre seguito questo processo senza sbilanciarsi troppo. Bonaccini e Schlein si preparano al giorno della verità. I seggi resteranno aperti dalle 8 alle 20. Sono 5.500 in tutta Italia, soprattutto nelle sedi Pd, ma non solo: anche teatri, scuole, circoli Arci… Bonaccini aspetterà il voto in un suo comitato a Casalecchio di Reno, a 10 chilometri da Bologna. Schlein sarà a Roma, in un teatro, lo Spazio Diamante. Mentre al Nazareno verranno diffusi i risultati ufficiali dello spoglio.

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    Dal Colle l'onorificenza per il caffè delle recluse di Pozzuoli

    (ANSA) – NAPOLI, 25 FEB – Creare una torrefazione nel carcere
    femminile di Pozzuoli, per offrire un’occasione di lavoro e
    riscatto alle detenute. E’ diventata un’esperienza vincente
    quella varata dodici anni fa da Imma Carpiniello, fondatrice
    della coop sociale il cui successo ha prodotto anche la nascita
    di un bar-bistrot nel cuore di Napoli: un’esperienza che rientra
    tra quelle cui oggi il Capo dello Stato ha conferito le
    onorificenze al Merito della Repubblica.   
    Tra gli insigniti c’è, appunto, Imma. Dodici anni fa c’era chi
    la additava come una visionaria, per l’idea di produrre caffè di
    qualità,secondo l’antica tradizione partenopea, in un carcere.   
    Oggi la sua cooperativa, “Le Lazzarelle”, realizza 10 quintali
    di caffè in un anno: il prodotto è apprezzato e venduto
    soprattutto sul web, e può essere degustato nel locale che Imma
    è riuscita ad aprire nel 2020, con alcune socie della coop e il
    contributo di volontari, nella Galleria Principe di Napoli, in
    pieno centro cittadino. Qui si gustano varie specialità
    ‘tipiche’ (dalla lasagna al timballo di orecchiette con funghi,
    patate e caciocavallo) oltre al notissimo caffè, che oggi è
    andato letteralmente a ruba dopo che i media hanno diffuso la
    notizia dell’onorificenza.   
    Imma, 49 anni, entrò in contatto con la realtà carceraria
    nell’ambito del suo impegno con il terzo settore. Laureata in
    scienze politiche, con un master in politiche di genere e
    diritti umani, sognava un percorso di formazione che avviasse le
    detenute al circuito della legalità, all’interno di un’impresa
    che offrisse al mercato “un prodotto artigianale, etico e legato
    al territorio”. Superate le inevitabili difficoltà, anche grazie
    a un finanziamento della Regione Campania nell’ambito del
    sostegno alle start-up, la cooperativa nasce. Sono le stesse
    prime dieci detenute aderenti a scegliere il nome “Le
    Lazzarelle”, e in dodici anni hanno lavorato alla torrefazione
    ben 72 recluse. Il caffè a Napoli è da sempre un toccasana, ma
    quello delle Lazzarelle ha un gusto davvero speciale. (ANSA).   

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    La questione balneari cos'è e cosa rischia l'Italia

    L’atteso richiamo del capo dello Stato sulle misure sui balneari inserite nel decreto Milleproroghe è arrivato forte e chiaro. Dopo giorni di rumors e di moral suasion il Colle – in una lettera ai presidenti delle Camere e alla premier che accompagna la promulgazione della legge – puntualizza tutte le proprie riserve sul provvedimento, nel merito e nel metodo, facendo trasparire come la firma sia arrivata, di fatto, solo per non far decadere altre importanti misure contenute nel testo ma con l’invito a un ineludibile intervento correttivo.
    Già all’indomani dell’approvazione dell’emendamento al Milleproroghe che prevede il posticipo della messa a bando di un anno (e fino al 2025 “in presenza di ragioni oggettive che impediscono l’espletamento della procedura selettiva”), l’Europa, attraverso un portavoce della Commissione era tornata a insistere sulla necessità delle gare essendo il suolo (delle spiagge) pubblico e quindi di proprietà dello Stato . “I cittadini e le imprese” italiane –  ha affermato il portavoce – “hanno bisogno, senza ulteriori ritardi, di procedure trasparenti, imparziali e aperte” per decidere “a quale impresa debba essere concesso il diritto di utilizzare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge, per offrire i propri servizi”. Bruxelles “continua a seguire da vicino gli sviluppi sulla riforma delle concessioni in Italia” che, evidenzia il portavoce, “è  già  oggetto di una procedura d’infrazione” avviata nei confronti dell’Italia nel 2020 e ribadita nel novembre 2021.
    Cosa può accadereSecondo l’ex presidente del Consiglio di Stato e della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio “il rischio di una procedura di infrazione è serio. E ci sono segnali forti di una pronuncia rapida, perché pende già una questione pregiudiziale davanti alla Corte di Giustizia Ue, che ha deciso la procedura accelerata. Il che prelude a una sentenza rapida e dall’esito facilmente prevedibile, visti i termini cristallini della questione”.
    La posizione di AssobalneariAssobalneari ha sempre sostenuto la necessità di una proroga per preservare i livelli occupazionali e si è espressa in termini positivi all’introduzione dell’emendamento sulla proroga all’interno del Milleproroghe. Il provvedimento, secondo il presidente dell’associazione Fabrizio Licordari, tutela “le imprese italiane dagli attacchi di Bruxelles che vorrebbero gare per tutte le attività, del nostro Paese che ancora resistono agli assalti delle Multinazionali come invece non hanno saputo sostenere le piccole attività commerciali di prossimità. Mi riferisco alle imprese balneari, campeggi, porti turistici, ristoranti, alberghi, ormeggiatori, imprese della nautica, ma anche i taxi, gli ambulanti per citarne alcuni”.
    La messa in mora dell’Italia da parte della Ue il 3 dicembre 2020. Ecco il documento:
    “La Commissione ha deciso in data odierna di inviare una lettera di costituzione in mora all’Italia in merito al rilascio di autorizzazioni relative all’uso del demanio marittimo per il turismo balneare e i servizi ricreativi (concessioni balneari). Gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (ad esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. L’obiettivo è fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse.
    In una sentenza del 14 luglio 2016 emessa a seguito di un rinvio pregiudiziale del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia (cause riunite C-458/14 e C-67/15), la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la normativa pertinente e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni vigenti delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell’Unione. L’Italia non ha attuato la sentenza della Corte. Inoltre l’Italia da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione. La Commissione ritiene che la normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’UE, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della CGUE sopra menzionata e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia di coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane. L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato”

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    Tar: presidente Catania, poteri economici lucrano su guerra

    (ANSA) – CATANIA, 25 FEB – “È arrivato il momento di
    ridisegnare i rapporti e la dinamica degli interessi pubblici,
    mettendo alla porta, una volta per tutte, chi, sotto le mentite
    spoglie della loro cura, a qualsiasi livello, pretende di
    esercitare un potere, piuttosto che un servizio alla qualità
    delle cose da fare”. Lo afferma il presidente del Tribunale
    amministrativo regionale di Catania, Pancrazio Maria Savasta,
    nella relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario,
    ricordando “l’omelia sferzante e coraggiosa dell’arcivescovo
    Luigi Renna” per la festa di Sant’Agata e il suo “invito a ‘non
    avere paura’”.   
    “Il Giudice amministrativo, però, da solo – sottolinea Savasta –
    non può cambiare le cose. Occorre sviluppare virtuose sinergie
    tra i poteri dello Stato.   
    Il Legislatore anche regionale deve avere il coraggio di
    assumere le scelte politiche, senza scaricare la responsabilità
    sull’Amministrazione e sulla giurisdizione. Deve intervenire sui
    centri del potere economico, che mai forse come in questo
    periodo stanno lucrando accampando giustificazioni fondate sulle
    tragedie di una guerra scellerata. Assistiamo a una crisi sempre
    più pressante di fiducia del cittadino, soffocato nella sua
    dimensione economica dal gioco dei poteri forti”. “Occorre
    intervenire – aggiunge il presidente del Tar di Catania – per
    creare indiscriminate condizioni per tutte le famiglie e le
    imprese, per affrancarsi dalle dipendenze energetiche, che,
    ingiustificatamente, hanno raggiunto valori intollerabili,
    abbandonando il sistema dell’assistenza, che suona come la
    dipendenza da elemosina. Bisogna porre rimedio a scelte di
    politica fiscale sull’edilizia, che hanno avuto l’effetto di
    drogare un mercato, assestando verso l’alto i prezzi generali di
    uno dei maggiori settori produttivi dell’economia e affliggendo
    con costi esorbitanti i cittadini e le stesse imprese”.   
    “Non sta a me indicare i motivi e le modalità di intervento –
    osserva il presidente Savasta – posso soltanto auspicare che
    venga fuori il coraggio della reale e leale vicinanza al
    cittadino, ciascuno nel proprio ruolo, senza il timore di
    rischiare per costruire”. (ANSA).   

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    Sardegna: Solinas nomina segretaria generale, fuori 5 dg

    (ANSA) – CAGLIARI, 25 FEB – E’ Gabriella Massidda la nuova
    segretaria generale della Regione Sardegna. La nomina è arrivata
    ieri a tarda sera dopo una riunione di Giunta convocata in tutta
    fretta e ha seguito a stretto giro la rinuncia all’incarico
    dell’avvocato Giuseppe Luigi Cucca, che dopo soli quattro giorni
    dall’annuncio della nomina ha deciso di lasciare a causa delle
    “risibili e insipienti polemiche”.   
    Insieme all’incarico a Massidda, già direttrice generale
    dell’assessorato dei Trasporti e direttrice della presidenza
    della Giunta con l’esecutivo Cappellacci, è anche arrivata la
    revoca dell’incarico per cinque direttori generali. Il
    presidente Christian Solinas ha deciso di non confermare Roberto
    Raimondi, dell’ufficio speciale dell’Autorità di gestione del
    programma Eni Cbc Bacino del Mediterraneo, indagato insieme al
    governatore pochi giorni fa dalla Procura di Cagliari
    nell’inchiesta per evasione, Silvia Curto, nella presidenza
    della Regione e sulla cui nomina Solinas è stato rinviato a
    giudizio, Riccardo Porcu agli Affari generali, Cinzia Lilliu
    nella Centrale regionale di committenza ed Ersilia Lai, alla
    Pianificazione urbanistica e vigilanza edilizia.   
    La motivazione di Solinas ieri durante la seduta, accesa
    anche nei toni in alcuni momenti, è chiara: “L’incarico dei
    direttori generali deve essere confermato o revocato entro i 90
    giorni successivi all’insediamento di una nuova Giunta
    regionale”. Per nuova Giunta si intende la cosiddetta
    Solinas-bis, frutto del rimpasto dello scorso 29 novembre: il
    governatore aveva dunque ancora pochi giorni di tempo per
    decidere cosa fare. (ANSA).   

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    Su 'Usato sicuro' e correnti scintille Bonaccini-Schlein

       Stefano Bonaccini guarda al dopo: “Se divento segretario prendo l’impegno: fra qualche anno torniamo al governo battendo la destra alle urne e già tra un anno facciamo di tutto per essere il primo partito alle europee”. Elly Schlein invita gli elettori del Pd a scommettere: “Non si va avanti con l’usato sicuro”, dice in un’intervista al Manifesto. A poche ore dal giorno della verità, i due sfidanti alla guida del Pd sparano le ultime munizioni. Ancora poche ore e poi saranno gli elettori dem a decidere: 5.500 gazebo aperti dalle 8 alle 20 di domenica. In molti seggi, accanto alle bandiere del Pd, sventoleranno quelle della pace e dell’Ucraina.
        A un anno dall’inizio della guerra, Enrico Letta ha voluto compiere l’ultimo atto da segretario guidando una delegazione del partito in visita all’ambasciata ucraina a Roma: “È un gesto importante – ha detto – Ho voluto testimoniare la coerenza della nostra linea: l’aggressione infame deve arrestarsi”. Letta è sicuro, chiunque vinca domenica, la linea del Pd non cambierà, anche sull’invio delle armi: “Il Pd ha preso una decisione che è nel suo dna, difendere chi è aggredito”. A dividere i candidati a succedergli sono di più i temi interni. Bonaccini non si sente un usato sicuro. “Non ho mai fatto parte di alcuna corrente – ha detto – e sono stato il primo a dire che se le correnti volevano appoggiarmi io quell’appoggio non lo avrei voluto e questo ha fatto sì che veramente abbiamo sparigliato. Non è un caso che tutti i dirigenti o quasi che hanno guidato il partito non sostengano Bonaccini”. E poi, in risposta alle accuse della rivale: “I diritti civili sono fondamentali per accrescere diritti a minoranze che non ne hanno. Su quelli non prendo lezioni da nessuno, in Emilia Romagna, nella legislatura scorsa, quando Schlein ancora non era in Regione, abbiamo approvato la legge regionale contro l’omotransfobia”.
        Intanto Schlein ha incassato un altro endorsement. E’ quello della presidente del Pd, la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi. “Dobbiamo prenderci lo spazio che ci hanno negato per tanto tempo soffocando le nostre energie – ha scritto su Facebook – E quando dico nostre, intendo un Noi largo e plurale, a differenza dell’io e dell’idea di uomo solo e forte al comando”. Schlein ha confermato: “Mi sono dispiaciuta di sentire ancora una volta quanto il partito patriarcale stia a suo agio nel dire alle donne dove devono stare e vederle casualmente sempre bene ma nel ruolo di vice. Io mi sono candidata per spezzare queste dinamiche, per dimostrare che anche per il Pd è tempo di una guida femminile e femminista soprattutto ora che al governo c’è una leader donna che ha deciso ogni giorno di non contribuire a migliorare le condizioni di vita delle altre donne”. Il congresso Pd è stato costellato anche di incidenti, grandi e piccoli. A Schlein hanno rubato lo zaino sul treno: dentro c’erano “i taccuini dove ho raccolto testimonianze e voci incrociate in questo lungo viaggio – ha scritto su Facebook – Le lettere che alcuni di voi mi hanno consegnato con le loro speranze e proposte, da Sud a Nord. Quelle mi dispiace tantissimo perderle”.

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    Su 'Usato sicuro' e correnti scintille Bonaccini-Schelin

       Stefano Bonaccini guarda al dopo: “Se divento segretario prendo l’impegno: fra qualche anno torniamo al governo battendo la destra alle urne e già tra un anno facciamo di tutto per essere il primo partito alle europee”. Elly Schlein invita gli elettori del Pd a scommettere: “Non si va avanti con l’usato sicuro”, dice in un’intervista al Manifesto. A poche ore dal giorno della verità, i due sfidanti alla guida del Pd sparano le ultime munizioni. Ancora poche ore e poi saranno gli elettori dem a decidere: 5.500 gazebo aperti dalle 8 alle 20 di domenica. In molti seggi, accanto alle bandiere del Pd, sventoleranno quelle della pace e dell’Ucraina.
        A un anno dall’inizio della guerra, Enrico Letta ha voluto compiere l’ultimo atto da segretario guidando una delegazione del partito in visita all’ambasciata ucraina a Roma: “È un gesto importante – ha detto – Ho voluto testimoniare la coerenza della nostra linea: l’aggressione infame deve arrestarsi”. Letta è sicuro, chiunque vinca domenica, la linea del Pd non cambierà, anche sull’invio delle armi: “Il Pd ha preso una decisione che è nel suo dna, difendere chi è aggredito”. A dividere i candidati a succedergli sono di più i temi interni. Bonaccini non si sente un usato sicuro. “Non ho mai fatto parte di alcuna corrente – ha detto – e sono stato il primo a dire che se le correnti volevano appoggiarmi io quell’appoggio non lo avrei voluto e questo ha fatto sì che veramente abbiamo sparigliato. Non è un caso che tutti i dirigenti o quasi che hanno guidato il partito non sostengano Bonaccini”. E poi, in risposta alle accuse della rivale: “I diritti civili sono fondamentali per accrescere diritti a minoranze che non ne hanno. Su quelli non prendo lezioni da nessuno, in Emilia Romagna, nella legislatura scorsa, quando Schlein ancora non era in Regione, abbiamo approvato la legge regionale contro l’omotransfobia”.
        Intanto Schlein ha incassato un altro endorsement. E’ quello della presidente del Pd, la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi. “Dobbiamo prenderci lo spazio che ci hanno negato per tanto tempo soffocando le nostre energie – ha scritto su Facebook – E quando dico nostre, intendo un Noi largo e plurale, a differenza dell’io e dell’idea di uomo solo e forte al comando”. Schlein ha confermato: “Mi sono dispiaciuta di sentire ancora una volta quanto il partito patriarcale stia a suo agio nel dire alle donne dove devono stare e vederle casualmente sempre bene ma nel ruolo di vice. Io mi sono candidata per spezzare queste dinamiche, per dimostrare che anche per il Pd è tempo di una guida femminile e femminista soprattutto ora che al governo c’è una leader donna che ha deciso ogni giorno di non contribuire a migliorare le condizioni di vita delle altre donne”. Il congresso Pd è stato costellato anche di incidenti, grandi e piccoli. A Schlein hanno rubato lo zaino sul treno: dentro c’erano “i taccuini dove ho raccolto testimonianze e voci incrociate in questo lungo viaggio – ha scritto su Facebook – Le lettere che alcuni di voi mi hanno consegnato con le loro speranze e proposte, da Sud a Nord. Quelle mi dispiace tantissimo perderle”.

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    Zelensky concede selfie a reporter durante conferenza stampa

    Breve siparietto durante la conferenza stampa del presidente Volodymyr Zelensky a Kiev. Nel bel mezzo dell’incontro coi giornalisti di tutto il mondo per l’anniversario della guerra, un reporter azero prima di porre la sua domanda ha chiesto al leader ucraino di potersi fare un selfie con il lui.
    “E’ per mio figlio”, si è giustificato il giornalista avanzando la richiesta, alla quale Zelensky ha risposto con un sorriso prima di alzarsi, invitare il reporter sul palco e concedere la foto. Il giornalista azero ha poi formulato una domanda sulle relazioni dell’Ucraina con l’Azerbaigian, facendo ripartire la conferenza stampa.