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    Rampelli: “I migranti hanno parabole e telefoni, avvisiamoli”

    “L’appello del ministro Piantedosi sembra un appello astratto ma immaginate che forza d’urto potrebbe avere, visto che nelle nazioni da cui provengono gli immigrati ci sono le parabole e i telefoni e quindi potremmo raggiungere tutte le popolazioni in difficoltà e fargli presente che quei viaggi non sono come vengono dipinti dai trafficanti di uomini che fanno pagare anche 7 mila euro di viaggi molto rischiosi”. Lo ha detto il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi).
    “Il secondo messaggio – prosegue Rampelli – non agli immigrati economici ma ai profughi è che la comunità internazionale li soccorrerà. Certo non possiamo farlo da soli, ma noi siamo in prima fila per accogliere persone che fuggono da guerre e persecuzioni”. Sulla questione migranti , sottolinea ancora il vicepresidente della Camera, l’appello del ministro Piantedosi non è astratto “faremmo tutti una migliore figura se ci occupassimo del contrasto al traffico di uomini effettuato da un circuito criminale e da scafisti che sono il punto terminale di questi viaggi della morte”.

    Naufragio migranti, Rampelli: ‘Far capire che quei viaggi sono rischiosi e si puo’ morire’

    Gozi (Re): Rampelli ‘la spara ancora più grossa’”Quando pensi che uno ha detto proprio una scemenza, ma che forse può ancora rimediare chiedendo scusa, arriva sempre l’amico ‘genio’ che la spara più grossa”. Lo scrive su Twitter Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo, commentando le dichiarazioni del vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli.

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    Grecia: il governo riconosce 'debolezze croniche' delle ferrovie

    – I ritardi nella modernizzazione delle ferrovie “hanno origine nelle patologie croniche del settore pubblico greco e in decenni di debolezza”. Lo ha dichiarato il portavoce del governo greco Yannis Oikonomou durante l’incontro giornaliero con la stampa. (ANSA).   

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    Siria: 'minacce catastrofiche' per i bambini colpiti dal sisma

    (ANSA) – ROMA, 02 MAR – I 3,7 milioni di bambini
    sopravvissuti nelle aree della Siria colpite dal potente
    terremoto – che ha scosso la Turchia meridionale e la Siria del
    nord lo scorso 6 febbraio provocando oltre 50mila morti – stanno
    affrontando diverse e sempre più numerose minacce potenzialmente
    catastrofiche. E’ l’allarme lanciato dall’Unicef al termine di
    una visita di due giorni in Siria del direttore generale,
    Catherine Russell.   
    L’impatto emotivo e psicologico dei terremoti sui bambini,
    l’aumento della minaccia di malattie contagiose, trasmesse per
    contatto e dall’acqua e la mancanza di accesso ai servizi di
    base per le famiglie rese vulnerabili da quasi 12 anni di
    conflitto rischiano di creare catastrofi continue e aggravate
    per i bambini colpiti, si legge in una nota.   
    “I bambini della Siria hanno già sopportato un orrore e uno
    strazio indicibili”, ha detto Russell. “Ora, questi terremoti e
    le scosse di assestamento non solo hanno distrutto altre case,
    scuole e luoghi di gioco, ma hanno anche distrutto ogni senso di
    sicurezza per molti dei bambini e delle famiglie più
    vulnerabili”.   
    Nel nord ovest della Siria, l’Unicef ha raggiunto oltre
    400.000 persone con aiuti e servizi per l’acqua, la nutrizione e
    i servizi igienici.   
    “Fornendo l’accesso a servizi essenziali, come l’acqua potabile,
    l’assistenza sanitaria e il sostegno psicosociale, possiamo
    aiutare i bambini e le famiglie a guarire dalle terribili
    esperienze che hanno vissuto, in modo che possano iniziare a
    ricostruire le loro vite”.   
    Per la Siria, l’Unicef richiede 172,7 milioni di dollari per
    garantire supporto salvavita immediato a 5,4 milioni di persone
    – compresi 2,6 milioni di bambini – colpite dal terremoto.   
    (ANSA).   

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    Calenda: 'Non saremo in piazza a Firenze, non acuire tensione'

       “Abbiamo condannato il mutismo del governo sui fatti di Firenze, sostenuto la preside e condannato le parole di Valditara. Ma sabato non saremo in piazza. Sappiamo chi ha torto e chi ragione, ma non vogliamo rischiare di acuire la tensione con slogan che amplifichino la violenza”. Lo scrive su Twitter, postando un suo intervento a Omnibus su La7, il leader di Azione, Carlo Calenda.    

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    La Conferenza delle Regioni dà il via libera al testo sull'Autonomia

       La Conferenza delle Regioni ha ha approvato il progetto di legge per l’Autonomia differenziata proposto dal ministro Roberto Calderoli. Hanno espresso parere contrario quattro regioni: Campania, Puglia, Emilia Romagna e Toscana. 
          “Alcune regioni si sono differenziate dalla maggioranza, mi auguro che con il prosieguo del processo che vedrà l’attuazione dell’autonomia differenziata si possa trovare una ricomposizione con le regioni che oggi hanno espresso parere contrario”. Lo ha sottolineato il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga
        “Dopo un’ampia discussione la Conferenza delle Regione ha approvato il progetto di legge del ministro Calderoli per cui finalmente il percorso per l’autonomia differenziata è partito, a questo punto noi confidiamo che si possa arrivare presto ad una risposta positiva”. Lo ha annunciato il governatore della Lombardia Attilio Fontana al termine della Conferenza delle Regioni.   
       Il progetto di legge Calderoli è stato approvato dalla Conferenza della Regioni con 4 voti contrari. Lo ha riferito il presidente del Veneto Luca Zaia, al termine della riunione. “A larghissima maggioranza, ma soprattutto, ricordiamolo, si dà finalmente corso al dettato costituzionale che prevede l’Autonomia. Non è la secessione dei ricchi ma la volontà di dare modernità, efficienza e responsabilità a questo paese”, ha concluso.”Il parere favorevole a larghissima maggioranza al disegno di legge di attuazione dell’autonomia – prosegue Zaia in una nota – costituisce un momento importante. Prende sempre più forma il progetto per dare compimento al dettato costituzionale. L’autonomia, infatti, è prevista dalla Costituzione ed è la chiave per un profilo di modernità, di efficienza e di modernità dell’amministrazione della cosa pubblica che avrà quella ricaduta positiva attesa dai cittadini. Il centralismo è l’equa divisione del malessere, l’autonomia è l’equa divisione del benessere. Questa Italia a due velocità deve finire e le regioni devono essere tutte messe nelle condizioni di dare servizi e risposte ai loro cittadini; senza lasciare indietro nessuno”, conclude.
       Il percorso per l’autonomia differenziata “è stato avviato, noi riteniamo che non si possa interrompere, anzi specialmente noi regioni del Sud dobbiamo essere partecipi a questo percorso perché dobbiamo controllare che si calcolino prima i Lep, i costi standard sui fabbisogni. Ed è arrivato il momento perché si ragioni anche sulla perequazione”. Lo ha affermato il presidente della Regione Molise Donato Toma al termine della Conferenza delle Regioni. Sulle Province il governatore ha spiegato di essere favorevole al loro ripristino, anche perché “la legge Delrio ha creato danni seri alle province e alle collettività”.
        Il via libera delle Regioni al provvedimento sulla autonomia differenziata “è un primo passo, stiamo costruendo un percorso e bisogna andare avanti per poi costruirlo nei vari dettagli, naturalmente dopo il passaggio al parlamento”. Lo ha riferito la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei al termine della Conferenza delle Regioni. “Come Conferenza delle Regioni – ha aggiunto – continuiamo a lavorare sui Lep, perché è essenziale anche sulla revisione di quelli che sono i livelli che devono essere garantiti in ogni parte del territorio”. Sulle Province, la presidente dell’Umbria ha ribadito che tutti i presidenti si sono detti d’accordo per il ripristino sulla formula elettiva, aggiungendo che “un’altra cosa importante è quella della riforma che dovrebbe dotare le regioni più piccole di un numero di assessori adeguato”.
       Il disegno di legge del ministro Roberto Calderoli “è soltanto l’avvio di un percorso” che, oltre all’autonomia, “dovrà anche superare la spesa storica e garantire i diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale”. E’ quanto avrebbe sottolineato durante la conferenza delle Regioni, secondo quanto si apprende, il presidente della Calabria Roberto Occhiuto esprimendo dunque un “parare favorevole all’avvio di questo percorso” che però “non rappresenta una cambiale in bianco”. “Soltanto quando si definirà il costo dei Lep, superando la spesa storica e quantificando le risorse occorrenti per garantire gli stessi diritti a tutti – ha aggiunto il governatore – si potrà dire se questo percorso può andare avanti o deve fermarsi, e si potrà dunque dare un giudizio conclusivo sulla proposta di riforma”. Dunque, conclude Occhiuto, “nessun pregiudizio ideologico” sull’autonomia. “A condizione che si superi la spesa storica e che si garantiscano a tutti i diritti sociali e civili, a prescindere dalla Regione nella quale si vive”.

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    Regioni: si torni a votare per le Province

        “Le Province sono indispensabili alla nostra democrazia e al buon governo dei territori, quindi devono essere un’istituzione ad elezione diretta, alla pari delle altre istituzioni territoriali”: lo dice Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, secondo il quale “la stessa impostazione deve valere anche per le città metropolitane”. La Conferenza delle Regioni è favorevole all’avvio del percorso di riforma parlamentare. Per meglio definire le funzioni di Province e Città metropolitane in modo organico e coerente, senza sovrapposizioni, potrà servire un tavolo di lavoro tra Stato, Regioni e Autonomie. 

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    Fonti Ue, vicini a grande coalizione per munizioni a Kiev (2)

    (ANSA) – BRUXELLES, 02 MAR – Per quanto riguarda l’Ucraina,
    il piano messo a punto dal Servizio di Azione Esterna dell’Ue in
    collaborazione con il Consiglio prevede di “incoraggiare” i
    Paesi membri a donare il più possibile a Kiev proiettili di
    artiglieria da 155mm (ma non solo) con la garanzia di essere
    rimborsati attraverso il Fondo Europeo per la Pace (EPF)
    attraverso un meccanismo innovativo che premi “la rapidità”.   
    Allo studio – e questa è la novità principale – vi è infatti un
    sistema per rimborsare “il 90%” delle donazioni nel primo mese,
    “poi l’80%”, e così via a scendere.   
    I rimborsi vengono calcolati sulla base dei quattrini ‘in
    pancia’ all’EPF – 3,6 miliardi sono già stati assegnati
    all’Ucraina e il fondo, intergovernativo, è stato rimpinguato lo
    scorso dicembre con altri 2 miliardi – rispetto alle ricevute
    presentate dagli Stati membri. Per questo giro di munizioni a
    Kiev si è parlato di un miliardo di euro specificamente
    riservato dentro all’EPF ma la fonte ha sottolineato che si
    tratta di “un’ipotesi di lavoro” e che alla fine potrebbero
    essere anche di più. I passaggi chiave ora sono il consiglio
    Difesa di settimana prossima a Stoccolma e poi il Consiglio
    Europeo di fine marzo, dove i leader saranno probabilmente
    chiamati a mettere la firma.   
    Questo per il breve periodo. L’Agenzia per la Difesa Europea
    dovrà invece garantire una rapida attivazione dei contratti in
    modo da rifornire nel medio periodo gli Strati membri — per
    alcuni si parla di magazzini pieni al 40%. L’ispirazione è il
    modello-vaccini. Nell’Ue solo 12 aziende (distribuite in nove
    Paesi) sono in grado di produrre le munizioni da 155mm e su di
    queste si concentreranno gli ordini, che saranno attivati nella
    pratica da un “accordo di progetto” firmato da “almeno” tre
    Paesi Ue. Ma naturalmente potranno essere anche di più. Secondo
    la fonte questo accordo potrebbe essere finalizzato “entro
    marzo” con i primi contratti di produzione attivati tra “aprile
    e maggio”. (ANSA).   

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    Urso: 'Con il decreto Ilva lo Stato torna in campo'

       Via libera definitivo dell’Aula della Camera al decreto legge Ilva. Il testo, su cui il governo ieri aveva incassato a Montecitorio, è stato approvato definitivamente con 144 voti a favore, 103 contrari e 16 astenuti (il Terzo Polo e le Minoranze linguistiche).
        “Così lo Stato torna in campo! Con l’approvazione, ad ampia maggioranza, del decreto Ilva sono state poste le condizioni per il rilancio industriale, ora tocca all’azienda: investimenti, produzione, occupazione”. E’ il commento del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che in un tweet aggiunge: “Non molliamo. Insieme si può”.
       
    LE REAZIONI POLITICHE
    “Non possiamo votare a favore di questo decreto perché riteniamo non possegga né la visione strategica necessaria né soluzioni durature, che non vadano oltre il semplice reperimento di nuovi fondi. Con la responsabilità che però ci contraddistingue, siamo consci di come dietro questa grande realtà nazionale, ci siano i diritti fondamentali della comunità tarantina, che non può vedersi negare: quello alla salute in primis, quello all’occupazione dei ventimila lavoratori e del relativo indotto, così come quello legato alla difesa di un settore fondamentale quale quello dell’acciaio. Con il governo Gentiloni e con Carlo Calenda ministro, furono individuati un socio privato e ben 4 miliardi di euro di investimenti, messi a terra per coniugare bonifiche e sviluppo dell’azienda. Tutto stracciato dall’ambientalismo farlocco del governo Conte I e da quella rincorsa ad un presunto “acciaio green” che non esiste e che, ove esistesse, non risulterebbe competitivo nei costi e nella disponibilità. Eccessi e partigianerie che rifiutiamo anche sulla fondamentale questione dello scudo penale, che non possiamo non condividere, e che non significa diritto ad inquinare ma consapevolezza, per gli imprenditori coinvolti, di poter operare senza temere avvisi di garanzia”. Così Fabrizio Benzoni, deputato di Azione-Italia Viva in dichiarazione di voto al Dl Ilva stamattina in aula.
       “Costruire il futuro, salvaguardando l’occupazione. La strategia del governo sull’ex Ilva è chiara e pragmatica. E’ necessario tutelare la produzione contestualmente all’attivazione delle procedure necessarie per ecologizzare quello che rappresenta un polo strategico dell’economia nazionale e un pilastro dell’occupazione sul territorio. Ricorrendo, come è giusto che sia, anche a norme eccezionali, ma necessarie e urgenti”. Lo dichiara Davide Bellomo, deputato della Lega e componente della commissione Giustizia della Camera. 
        “Con l’assurdo decreto Ex Ilva, su cui annuncio fortemente il voto contrario del Movimento 5 Stelle, il governo sta legittimando la libertà di inquinare impunemente e di mettere a rischio la vita dei cittadini di Taranto”. Così Leonardo Donno, deputato e coordinatore regionale M5S Puglia, durante la dichiarazione di voto in Aula alla Camera. 
       “Pd e M5s per onestà intellettuale dovrebbero spiegare che stanno votando contro il Decreto che stanzia sino ad 1 miliardo di euro per immettere liquidità’ in un’impresa che, diversamente, sarebbe destinata al fallimento. Dovrebbero spiegare ai lavoratori ed alle imprese che senza questo provvedimento il loro futuro certo e’ la disoccupazione e quello delle loro famiglie e dei loro figli e’ la disperazione.Con il decreto che ci apprestiamo ad approvare la società’ Acciaierie d’Italia può ricevere i primi 680 milioni di euro essenziali per consentire all’impresa di avere la liquidità necessaria per far fronte al caro energia ed al pagamento delle aziende dell’indotto. Il decreto introduce poi un altro aspetto importante, rappresentato dal porre un limite ai compensi degli amministratori straordinari condizionati anche ai risultati raggiunti. In ordine all’art. 7 (responsabilità penale) abbiamo sentito di tutto, sino alla idiozia giuridica di essere accusati di avere ripristinato il “diritto di uccidere”. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a vili strumentalizzazioni che nulla hanno a che vedere con lo spirito ed il dettato della norma. Si tratta di una norma che tutela chi esegue il piano ambientale e di buonsenso perchè fondamentale al fine di garantire coloro i quali intendano investire nell’acciaieria ex Ilva che ricordiamo è’ un’impresa di interesse strategico nazionale”. Lo ha detto il deputato di Fratelli d’Italia Dario Iaia