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    Pd: Schlein domani ripropone Braga e Boccia come capigruppo

    (ANSA) – ROMA, 26 MAR – La segretaria del Pd, Elly Schlein,
    alla riunione dei deputati e dei senatori Dem convocata per
    domani, riproporrà i nomi di Chiara Braga e di Francesco Boccia
    come capigruppo, rispettivamente, di Camera e Senato. Lo si
    apprende da ambienti parlamentari. Nell’incontro di ieri, il
    presidente Stefano Bonaccini aveva detto ai suoi di attendere
    una “proposta” dalla segretaria in vista del voto dei capigruppo
    previsto per martedì. E solo dopo l’elezione dei capigruppo, si
    assicura, si penserà alla composizione della segreteria. (ANSA).   

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    Giorgia Meloni al Brancaccio allo spettacolo di Zalone

    Entrata a luci spente, un minuto prima che si aprisse il sipario, la premier Giorgia Meloni ha trascorso la serata al teatro Brancaccio di Roma per assistere allo spettacolo ‘Amore + Iva’ di Checco Zalone.    Dopo un paio d’ore di show, il comico pugliese ha rivelato agli spettatori, alla sua maniera, la sua presenza in mezzo al pubblico. “Non mi fate fare figure di m…. che c’è la presidente del consiglio qua che ha preferito il mio spettacolo al karaoke con Macron”, ha detto. Quando si sono riaccese le luci in sala, Meloni, scortata, tra gli altri, dal compagno Andrea Giambruno e dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, ha lasciato il teatro tra la curiosità dei presenti e qualche applauso.    Nel parterre, oltre alla premier, il sindaco del paese di origine di Zalone, Capurso, Francesco Crudele, e molti esponenti dello sport italiano, dal numero 1 del Coni Giovanni Malagò a Bebe Vio, Gianmarco Tamberi e Martin Castrogiovanni.   

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    Meloni, proiettiamo l'Italia in un nuovo Rinascimento

    “Le ‘Giornate Fai di Primavera’ rappresentano da oltre trent’anni una straordinaria occasione per celebrare e far conoscere la bellezza nascosta del patrimonio artistico e culturale italiano”. Lo dichiara la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
    “In questo fine settimana – ricorda la premier – i cittadini avranno modo di visitare centinaia di gioielli poco conosciuti e spesso inaccessibili. Grazie al Fai, al lavoro di migliaia di volontari e apprendisti ‘ciceroni’, si apriranno ancora una volta le porte di luoghi speciali e identitari che custodiscono pagine uniche della nostra storia. Tra i tanti penso a Villa Bonaparte a Roma, sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, che ha assistito ad uno degli episodi più importanti del Risorgimento: la Breccia di Porta Pia”.
    “La nostra Nazione – sottolinea Meloni – è la Patria del bello ed è nostro dovere proteggere e valorizzare l’immenso patrimonio di cui siamo eredi. Così come è nostro preciso compito rimettere al centro la cultura, in tutte le sue forme, per proiettare l’Italia in un nuovo Rinascimento. Sono impegni che abbiamo assunto con i cittadini e che il Governo è impegnato a portare avanti”.
    “La bellezza, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio italiano sono fra le priorità del Governo. Le parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di oggi, in occasione della 31° edizione delle ‘Giornate FAI di Primavera’, ne sono – dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – solo l’ultima conferma”. L’Esecutivo – sottolinea il ministro – “è impegnato con grandi e piccoli progetti in ogni regione d’Italia per potenziare l’offerta culturale: dall’Albergo dei Poveri a Napoli a Villa Verdi in Emilia, alle Ville Medicee in Toscana, Palazzo Citterio a Milano e Villa Buonaccorsi nelle Marche. Ma ce ne sono tanti altri. Il FAI svolge da decenni un’opera meritoria in questa direzione e il Ministero della cultura è al suo fianco. Il patrimonio va tutelato, sviluppato e reso fruibile ma prima di tutto va amato nella coscienza dei cittadini, perché incarna e forgia la nostra identità nazionale”.

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    Milano: Salvini, il green di Sala è ideologico e classista

    (ANSA) – MILANO, 25 MAR – “Ormai se non sei un po’ green non
    sei, e quindi occorre essere un po’ green, ma è giusto, ne sono
    convinto. Però non green ideologico, ‘alla Sala’, che per essere
    green o c’hai la macchina nuova o a Milano a lavorare non ci
    vieni. Questo non è green, questo è classismo: se sei ricco ti
    puoi permettere Milano, se non sei ricco stattene gentilmente a
    casa tua”. Lo ha detto il ministro alle Infrastrutture e
    segretario federale Lega, Matteo Salvini, intervenendo alla
    scuola di formazione politica del partito a Milano.   
    “Questa – ha aggiunto – non è la mia Milano, che deve essere
    inclusiva, accogliente, solidale, che aiuta: non hai i 50 mila
    per cambiare la macchina? Ti do una mano. ‘C’hai il furgone
    vecchio, mi fai schifo, stai fuori che tutelo l’ambiente’ non è
    il green”. (ANSA).   

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    Pd, Bonaccini a Schlein: o si tratta o pronti alla conta

    Nella partita a scacchi sulla quadra del Pd, Elly Schlein e Stefano Bonaccini sono gli sfidanti che preparano le mosse. E anche le contromosse. La prima spetta al presidente: domani riunisce in streaming i parlamentari che lo hanno sostenuto al congresso. Il principale nodo da sciogliere è quello dei capigruppo. Bonaccini e i suoi non digeriscono la strategia della segretaria: “E’ inaccettabile – dicono – che li voglia entrambi e per giunta si presenti con due nomi secchi”, Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera, “senza trattativa: prendere o lasciare”. Se questo è l’atteggiamento, dirà Bonaccini, la gestione unitaria non ci può essere: martedì, quindi, quando senatori e deputati dovranno eleggere i capigruppo, si andrà alla conta. E in quel caso, ricordano i sostenitori del governatore, Schlein dovrà fare i conti col fatto che al congresso la maggioranza dei parlamentari stava con Bonaccini. La rottura avrebbe conseguenze anche sulla segreteria, con la scelta dell’area Bonaccini di non entrare nella squadra di Schlein. Se invece il confronto venisse aperto, il ventaglio degli esiti possibili è ampio: ma il punto di partenza resta la richiesta del governatore di un capogruppo espressione della sua squadra. In giornata, in Transatlantico c’è anche chi ha ventilato la possibilità di lasciare i capigruppo a Schlein, ma con una trattativa sui nomi. Una mini apertura che col proseguo delle ore ha perso consistenza. La riunione di domani servirà anche a mettere sul tavolo – e a cercare di lenire – i mal di pancia che da qualche giorno si stanno manifestando all’interno dell’area di Bonaccini. Una parte dei suoi sostenitori ha sollevato critiche non solo nei confronti del modo con cui Schlein sta procedendo sui capigruppo, ma anche sull’atteggiamento – giudicato non abbastanza deciso – con cui lo stesso Bonaccini ha portato avanti le trattative. La segretaria è reduce dal viaggio a Bruxelles, dove ha incontrato i vertici dei partiti socialisti europei: “Si è registrata una gigantesca apertura di credito verso Elly Schlein e verso il Pd – ha riconosciuto la vicepresidente del parlamento europeo Pina Picierno (Pd), che ha corso in tandem con Bonaccini al congresso – Si tratta di un fatto non banale, che dimostra come il Pd sia al centro dello scenario europeo”. Lunedì Schlein riunirà deputati e senatori per il primo confronto con loro da segretaria, alla vigilia del voto sui capigruppo. “Il suo è un atteggiamento inclusivo – spiegava un parlamentare vicino alla segretaria – di disponibilità a discutere di tutto. Immagino che la segretaria farà le sue proposte e terrà conto di una visione unitaria”.    L’impressione, però, è che non intenda fare passi indietro dall’indicazione di Boccia e Braga come capigruppo: la scelta di due fedeli sarebbe funzionale anche a rassicurarla sul massimo allineamento fra la sua azione da segretaria e quella del partito con gli atti in Parlamento. Fra i sostenitori di Schlein, non sembra esserci nemmeno troppa preoccupazione per un eventuale conta sui capigruppo, martedì: i numeri sono in evoluzione, l’esito del congresso – è la riflessione – porta sempre a un fisiologico riequilibrio fra vincitore e sconfitto.

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    Tortura: alla Camera la proposta di legge di FdI per abrogare il reato. Protestano le opposizioni

    Nuovo scontro tra maggioranza e opposizione sulla giustizia. Oggetto della discussione è una proposta di legge per abrogare il reato di tortura introdotto nell’ordinamento italiano nel 2017 dopo un tormentato iter parlamentare. A presentarla sono alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, prima firmataria Imma Vietri.Contro la legge Ilaria Cucchi si appella al capo dello Stato Sergio Mattarella.
    Con il provvedimento, assegnato in Commissione Giustizia della Camera, si intendono di fatto abrogare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale che introducevano il reato e si lascia in piedi solo una sorta di aggravante all’articolo 61 del codice penale.
    “L’incertezza applicativa in cui è lasciato l’interprete” con le norme introdotte nel 2017, “potrebbe comportare la pericolosa attrazione nella nuova fattispecie penale di tutte le condotte dei soggetti preposti all’applicazione della legge, in particolare del personale delle Forze di polizia che per l’esercizio delle proprie funzioni – spiegano i firmatari nella relazione delle Pdl – è autorizzato a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica”. Se non si abrogassero gli articoli 613-bis e 613-ter, si legge ancora “potrebbero finire nelle maglie del reato in esame comportamenti chiaramente estranei al suo ambito d’applicazione classico, tra cui un rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata”.
    “Ad esempio, gli appartenenti alla polizia penitenziaria rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate”. “Il rischio di subire denunce e processi strumentali – osservano i deputati di FdI – potrebbe, inoltre, disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine, privando i soggetti preposti all’ applicazione della legge dello slancio necessario per portare avanti al meglio il loro lavoro, con conseguente arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati e uno scoraggiamento generalizzato dell’iniziativa delle Forze dell’ordine”. Secondo i firmatari che sono, oltre a Imma Vietri anche Amich, Cangiano, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Iaia, La Porta, Longi, Maiorano, Michelotti e Tremaglia, le pene previste per il reato sono anche “chiaramente sproporzionate rispetto ai reati che puniscono nel codice attualmente tali condotte (percosse, lesioni, minaccia eccetera) e non giustificate dall’andamento della situazione criminale in Italia”. “Alla luce di tali considerazioni, per tutelare adeguatamente l’onorabilità e l’immagine delle Forze di polizia, che ogni giorno si adoperano per garantire la sicurezza pubblica rischiando la loro stessa vita e per evitare le pericolose deviazioni che l’applicazione delle nuove ipotesi di reato potrebbe determinare, la presente proposta di legge – si sottolinea ancora nella relazione – prevede l’introduzione di una nuova aggravante comune per dare attuazione agli obblighi internazionali” e “la contestuale abrogazione delle fattispecie penali della tortura e dell’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura di cui rispettivamente agli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale”.

    Agenzia ANSA

    Chiesta di nuovo abolizione isolamento diurno e riesame 41bis. Nordio: ‘Carceri sovraffollate, ma ridurremo la criticità’ (ANSA)

    Forte la reazione della senatrice di Sinistra Italiana-Alleanza Verde Ilaria Cucchi, che si appella al capo dello Stato affinché non si cancelli dall’ ordinamento l’aggaravante del reato di tortura “come invece intende fare Fratelli d’Italia” con una pdl depositata alla Camera e asegnata in Commissione Giustizia. “E’ notizia di queste ore la sospensione di 23 agenti del carcere di Biella accusati dalla magistratura di tortura di Stato nei confronti di 3 detenuti e nelle stesse ore veniamo a conoscenza dell’assegnazione in Commissione Giustizia della Camera di una proposta di legge di Fdi che vuole abrogare la tortura. Questo è un fatto gravissimo. Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia. Far finta di niente e voltarsi dall’altra parte è già questa una violazione dei diritti umani e lo so perchè l’ho provata sulla mia pelle. Più di un giudicie, prima dell’introduzione di questa legge si è trovato a non poter procedere perché la legge non esisteva. Abbiamo lottato per la sua introduizione e ora rivolgo un appello a tutte le forze politiche soprattutto al presidente della Repubblica: giù le mani dalla legge che punisce la tortura”, dichiara la senatrice che aggiunge: “Chi ha paura del reato di tortura legittima la tortura”.

    Agenzia ANSA

    Sono stati sospesi dal servizio 23 agenti della polizia penitenziaria di Biella, in esecuzione di un’ordinanza del gip, per il reato di tortura di stato, commesso all’interno del carcere nei confronti di tre detenuti. (ANSA)

    Malpezzi: Meloni vuole colpire diritti umani? “È agghiacciante la proposta di FdI di cancellare il reato di tortura. Meloni dica qualcosa: il suo governo e la sua forza politica vogliono attaccare una norma in difesa dei diritti umani?” Così su Twitter, la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi.
    Bazoli (Pd): grave che Fdi voglia abolire reato. “È gravissimo che alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia abbiano presentato una proposta di legge per abrogare il reato di tortura. Non ci siamo dimenticati di quando l’attuale presidente del Consiglio dichiarò che con quel reato si “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro”. Il reato di tortura c’è in tutti gli ordinamenti democratici, è richiesto dalle convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani, siamo uno degli ultimi paesi occidentali che l’hanno introdotto. L”idea di abrogarlo rivela un’idea preoccupante e pericolosa dell’uso del potere e della forza da parte della destra. La difesa dello stato di diritto, e la difesa delle nostre forze dell’ordine, non può tollerare che lo si metta in discussione”. Lo dichiara Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato.

    Agenzia ANSA

    Si riaccende il dibattito sulle detenute madri. Renzi: “Uscite da Bar”. Zan: “Fdi vuole rendere i bambini orfani” (ANSA)

    Bonelli-Dori: la destra continua a mostrare il suo vero volto. “Fratelli d’Italia vuole far sparire il reato di tortura, infatti ha presentato una proposta di legge, la numero 623, in cui chiede l’abolizione del reato di tortura previsto dall’articolo 613bis del Codice Penale, che appunto norma questo reato. Eliminare la parola ‘tortura’ dal nostro codice è un atto che oltre ad essere vergognoso, fa pensare drammaticamente ai tempi del fascismo e del nazismo con la totale assenza di tutela dei diritti umani. Si tratta di un’azione gravissima che va contro la Convenzione ONU del 1984 contro la tortura, ratificata dall’Italia con la legge n. 498/1988, che prevede l’obbligo per gli Stati di legiferare affinché qualsiasi atto di tortura sia espressamente e immediatamente contemplato come reato nel diritto penale interno. Questa destra sta dimostrando, ancora una volta, qual è il suo vero volto”. Lo affermano in una nota Angelo Bonelli co-portavoce nazionale di Europa Verde e il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione Giustizia Devis Dori.”Il sospetto che prima o poi questa destra avrebbe messo mano al reato di tortura lo avevamo da tempo – aggiungono – lo scorso 11 gennaio ho interrogato il Ministro Nordio relativamente ai fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, in cui ho ricordato le parole che allora pronunciò l’attuale sottosegretario Delmastro Delle Vedove in cui chiedeva addirittura un encomio per le forze dell’ordine che hanno selvaggiamente picchiato i detenuti. O anche le parole del Viceministro Bignami, che nel dicembre scorso atttaverso il concetto di “reiterazione” ipotizzava di fatto di rendere il reato inapplicabile”. “Si tratta di una proposta inaccettabile e in violazione di convenzioni internazionali ratificate dal nostro Paese. Avevo già chiesto al Ministro Nordio di impedire affermazioni, delle fughe in avanti, di alcuni membri esponenti di questo Governo su questo tema e lo chiedo ancora con forza”, conclude Dori.
     Ascolta “Tortura nel carcere di Biella, 23 agenti sospesi dal servizio” su Spreaker

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    Cirielli: “Se la madre è condannata e in carcere si tolga la patria potestà”

    Si riaccende lo scontro tra maggioranza e opposizioni sulle detenute madri, con la proposta di Cirielli per togliere la patria potestà alle madri condannate.
    “Se una madre viene condannata e finisce in carcere le si deve togliere la patria potestà, visto che se si va in carcere vuol dire che si è commesso un reato grave punibile con almeno 5 anni. Diverso invece il disorso per la madre che è in carcere per custodia cautelare. In quel caso va bene la detenzione attenuata che può essere trascorsa o negli Icam o nelle case famiglia”, ha detto il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli (Fdi) commentando così la proposta di legge presentata ieri dalla Lega dopo lo scontro con il Pd sulle madri detenute in carcere.
    “Non conosco nel dettaglio la pdl della Lega – osserva Cirielli – occupandomi io ora di Esteri e non più di giustizia, ma quello della patria potestà tolta alle condannate era oggetto di un mio progetto di legge presentato nella scorsa legioslatura. Una posizione che comunque mi sento di confermare anche oggi”.
    Il primo a replicare al viceministro è Matteo Renzi. “Togliere la patria potestà alle madri condannate significa capire poco di diritto ma significa soprattutto non capire nulla di umanità. I membri del governo Meloni devono smetterla con queste uscite da bar e pensare a governare, se ci riescono”.
    “Fratelli d’Italia continua ad accanirsi contro i bambini. Oggi Cirielli vuole togliere la patria potestà alle madri detenute. Quindi una donna che sbaglia, oltre la pena, deve perdere i figli, rendendo di fatto un bambino orfano della madre. Siamo alla follia”, commenta su Twitter Alessandro Zan, deputato Pd e relatore della proposta di legge sulle detenute madri.
    “Vogliono togliere la patria potestá alle madri in carcere per legge, abolire il reato di tortura e chi più ne ha più ne metta: la classe dirigente di Fdi è disarmante, la presidente Meloni li fermi, è inaccettabile”, scrive su Twitter Raffaella Paita, capogruppo di Azione-Italia Viva al Senato.

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    Fi: Barelli nuovo capogruppo Camera, Ronzulli resta al Senato

    “Al fine di arrivare pronti alle prossime elezioni europee, con una squadra coesa e radicata su tutto il territorio nazionale, ho ritenuto di nominare al fianco di Anna Maria Bernini, Alessandro Cattaneo quale Vice Coordinatore Nazionale di Forza Italia con la delega alla organizzazione territoriale del partito .In virtù di tale lavoro, che ci vedrà impegnati quotidianamente per sostenere le nostre battaglie in vista dell’importante appuntamento con le elezioni europee, indico quale nuovo Capogruppo alla Camera Paolo Barelli e confermo quale Capogruppo al Senato la Sen. Licia Ronzulli”. Lo scrive in una nota Silvio Berlusconi.
    Ronzulli, riconfermata al Senato, perde però il coordinamento della Lombardia. Al suo posto, si legge nella nota di Berlusconi, viene nominato il forzista Alessandro Sorte.
    “Per dare pieno supporto al lavoro” che attende Forza Italia in vista delle elezioni europee “con una squadra coesa e radicata su tutto il territorio nazionale”, Silvio Berlusconi ha provveduto a nominare sette nuovi Coordinatori Regionali. Si tratta: – Per la Basilicata: Sen. Maria Elisabetta Casellati; – per l’Emilia Romagna: On. Rosaria Tassinari; – per la Lombardia: On. Alessandro Sorte; – per il Molise: Sen. Claudio Lotito; – per la Sicilia: Dott. Marcello Caruso; – per la Toscana: Dott. Marco Stella; – per il Veneto: On. Flavio Tosi.