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    Violante, la destra riconosca il valore del 25 aprile

    (ANSA) – ROMA, 17 APR – “Mi aspetto che ci sia …….. da parte
    di chi sta a sinistra un atteggiamento che rivendica giustamente
    ma non proprietario …… dall’altra parte auspico che ci sia un
    riconoscimento del valore di quella data”. Queste le parole sul
    25 aprile di Luciano Violante, Presidente Fondazione Leonardo –
    Civiltà delle Macchine, ad Agorà su Rai Tre.   
    Parlando del Pd Violante ha poi aggiunto: Il Pd ha dentro di
    sé i cattolici democratici. Se non ci fossero non sarebbe più il
    Pd. Quella cultura è essenziale per una politica riformatrice
    nel nostro Paese”. (ANSA).   

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    Berlusconi: 13mo giorno, atteso per oggi il bollettino medico

    È atteso per oggi il bollettino medico sulle condizioni di salute del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano per curare un’infezione polmonare insorta nel quadro di una leucemia mielomonocitica cronica.
    L’ex premier da ieri non si trova più nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale, dove è rimasto per 12 giorni, dopo il ricovero dello scorso 5 aprile. Il ricovero del Cavaliere prosegue in un altro reparto. Per lui oggi è il tredicesimo giorno all’ospedale San Raffaele.   

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    Mattarella in Polonia trova tensioni con l’Ue sul grano

    È una visita complessa ed importante quella che Sergio Mattarella compie in Polonia dove è arrivato ieri sera. Ad accogliere il presidente della Repubblica a Varsavia ci sono, evidenti, le scorie della “guerra del grano”, simbolo concreto della posizione fuori sincrono della Polonia – spalleggiata in pieno dall’Ungheria – che pur sostenendo con rigore l’Ucraina di Volodymyr Zelensky, in nome della protezione del suo comparto agricolo ha proibito l’importazione di cereali dall’Ucraina. Provocando l’immediata durissima reazione di Bruxelles: “la politica commerciale è di competenza esclusiva dell’Ue e, pertanto, non sono accettabili azioni unilaterali”, ha chiarito un portavoce della Commissione Ue
    In questo clima il presidente della Repubblica potrà toccare con mano nei colloqui politici di Varsavia il labile confine tra solidarietà e protezione degli interessi nazionali. Nei Paesi centro-orientali d’Europa è evidente la contraddizione tra uno spinto atlantismo anti-russo e la tiepida adesione alle regole europee. Mattarella avrà un ruolo di ascolto non essendo il responsabile della politica estera del governo italiano, ma è evidente come la sua autorevolezza e la forza del suo convinto europeismo saranno pesati con attenzione anche dal governo conservatore polacco.
    L’obiettivo del Quirinale è quello di approfondire un confronto franco e leale per cercare di avvicinare due idee d’Europa attraverso un dialogo che tra Roma e Varsavia procede nonostante le differenze su modi e velocità dell’integrazione europea. Peserà molto sugli incontri italo-polacchi l’avvicinarsi delle elezioni politiche fissate per il prossimo ottobre. I toni della campagna elettorale sono già infuocati in un Paese nel quale la parola sovranismo domina la scena. La crisi del grano ucraino è solo l’ultimo anello di una catena di incomprensioni tra Varsavia e Bruxelles, che si possono riportare all’idea stessa di Stato sovrano e di cessione di poteri, fino al diverso passo nella difesa dei diritti umani.
    Naturalmente la guerra in Ucraina avrà un ruolo importante nelle discussioni bilaterali, sia perché l’attività bellica è in una fase cruciale in attesa della primavera, sia perchè anche in Polonia si registrano smottamenti nella tenuta dell’opinione pubblica rispetto alla guerra che si combatte ai loro confini. La protesta degli agricoltori per il danno causato dalla moratoria di un anno concessa dall’Unione europea all’Ucraina, per introdurre il loro grano in Europa senza dazi o quote, ha addirittura portato alle dimissioni del ministro dell’Agricoltura. Se è già difficile in tempi normale adottare misure che impongono sacrifici concreti alla popolazione figuriamoci quanto lo diventa con le elezioni alle porte.

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    Papa Francesco: ‘Su Wojtyla illazioni offensive e infondate’

    “Certo di intepretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”. Lo ha detto papa Francesco al Regina Caeli, applaudito dai fedeli riuniti in Piazza San Pietro. 
       

    Agenzia ANSA

    Ma il Vaticano: ‘Contro Wojtyla accuse indegne e infamanti’ (ANSA)

    La Presidenza della Cei, a nome dei Vescovi italiani, si unisce al “pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”, rivolto oggi da Papa Francesco dopo la recita del “Regina Caeli”. “Non ci possono essere mezzi termini, infatti, per definire i recenti attacchi verso San Giovanni Paolo II – si legge in una nota -. Nella Domenica della Divina Misericordia, istituita nel 2000 da Wojtyla, ricordiamo proprio le Sue parole: ‘Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità’ (Omelia, 30 aprile 2000)”. 
    “Grazie a Papa Francesco per le sue parole di questa mattina. Le illazioni vergognose verso San Giovanni Paolo II vanno respinte al mittente con sdegno e confermano, a proposito del caso di Emanuela Orlandi, che il giusto e doveroso anelito di giustizia è incompatibile col fango della menzogna.” Lo scrive sul suo profilo Facebook, Pier Ferdinando Casini.
    “E’ giusto che Papa Francesco abbia difeso Wojtyla dalle accuse fatte attraverso un audio reso pubblico lo scorso 9 dicembre. Per questo motivo ho deciso di depositare quell’audio al promotore di giustizia Alessandro Diddi”, ha affermato Pietro Orlandi suo suo profilo Facebook.
    “Io, tantomeno l’avvocato Sgrò – aggiunge -, abbiamo mai accusato Wojtyla di alcunché come qualcuno vorrebbe far credere. L’unico nostro intento è quello di dare giustizia a mia sorella Emanuela e arrivare alla verità qualunque essa sia”.

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    Tensione sui migranti, maggioranza alla prova del Senato

    Le opposizioni pronte a dare battaglia, in commissione e in Aula. Le associazioni che scendono in piazza martedì, cui già si è unita Magistratura democratica. I sindaci del Pd che guidano le grandi città che lanciano l’allarme sul rischio di smantellamento del sistema di accoglienza e chiedono al governo di ripensarci e, anzi, di valutare l’introduzione dello ius scholae per garantire diritti e integrazione ai migranti. C’è tensione attorno alla annunciata ulteriore stretta sulla protezione speciale che sarà da domani alla prova del voto dopo il serrato confronto per trovare una intesa nella maggioranza.
    Le votazioni in commissione Affari costituzionali sono in calendario a mezzogiorno, ma il tempo stringe perché il cosiddetto decreto Cutro, il provvedimento sui flussi e la gestione dei migranti varato nella cittadina calabrese all’indomani del naufragio costato la vita a oltre 90 migranti, è atteso in Aula tra martedì e mercoledì. Ci sono quasi 350 proposte di modifica delle opposizioni sulla carta da votare, e il sub-emendamento della maggioranza che restringe ulteriormente le maglie alla protezione speciale. E i famosi 21 emendamenti che la Lega tiene ancora sul tavolo aspettando di vedere come si evolvono i lavori della commissione.
    Praticamente impossibile, secondo i pronostici dei partiti, completare l’esame in commissione. La parola, se non si riuscirà a dare il mandato al relatore, passerebbe così all’Aula dove dovrebbe essere ripresentato da parte della maggioranza il solo emendamento frutto dell’accordo. A meno di “scherzi” che soprattutto in casa Fdi temono da parte dell’alleato leghista. Che però, dicono alcuni senatori, non avrebbe intenzione di ripresentare i 21 in Aula perché il testo che riduce ancora i casi per cui concedere della protezione speciale “va bene a tutti, anche a noi”. “La protezione speciale non esiste a livello europeo, l’Italia non può accogliere da sola i migranti che arrivano da ogni dove”, ribadisce Matteo Salvini, mentre da Fi Maurizio Gasparri, primo firmatario della proposta di maggioranza, sottolinea che era “urgente e indispensabile” intervenire perché “negli anni infatti l’uso strumentale della protezione umanitaria ha praticamente attuato una sanatoria permanente”.
    Ecco allora che la protezione speciale potrà essere rinnovata solo per 6 mesi e non si potrà più trasformare in permessi di lavoro. E lo stesso vale quelli per calamità e per cure mediche, a loro volta fortemente ridimensionati. Scelte che agitano i sindaci delle grandi città: in un documento congiunto sul decreto Cutro i primi cittadini di Roma, Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella chiedono al governo di fermarsi almeno “sull’esclusione dei richiedenti asilo dal Sai”, sistema che andrebbe invece rafforzato mentre i Cas andrebbero “trasformati in hub di prima accoglienza” da cui fare passare i migranti all’arrivo, prima di essere trasferiti “in modo rapido” al sistema dell’accoglienza”. Va superata, secondo i sindaci Dem, la logica “dell’emergenza” – proprio mentre il governo nomina il commissario ad hoc per i migranti, Valerio Valenti, respinto dalle 4 Regioni guidate dal centrosinistra – e ripensate le vie legali per l’immigrazione a partire dalla “regolarizzazione degli immigrati già presenti in Italia, anche attraverso il ricorso allo ius scholae”. Su cui arriva, però, l’ennesimo no sempre di Salvini: “io – dice il vicepremier – sono contrario allo ius soli e allo ius scholae. Non può essere la cittadinanza un omaggio lungo il percorso senza che chi la riceve possa scegliere al compimento dei 18 anni”. 

    Agenzia ANSA

    Lo prevede un’ordinanza a firma del capo della Protezioni Civile, Fabrizio Curcio. Toscana, Campania, Emilia Romagna e Puglia – non hanno dato l’intesa all’ordinanza (ANSA)

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    Dal folk alla trap, al Senato una proposta per la musica popolare

      Dalle bande alla trap, a patto che si tratti di musica popolare. In commissione Cultura al Senato è in discussione un provvedimento che punta a favorire questo genere di produzione artistica in tutte le sue forme: si tratti di “orchestre mandolinistiche e gruppi folk” o di musica “popolare contemporanea” ovvero “pop, rock, elettronica, rap, hiphop e trap”. Il testo base, adottato la settimana scorsa, parte da due proposte di legge, una della Lega a prima firma di Elena Testor e una di FdI a prima firma Paolo Marcheschi e il termine per gli emendamenti è stato fissato per il 18 aprile. 
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    La finalità è quella di favorire le associazioni musicali amatoriali e “salvaguardare il valore culturale” di bande, orchestre e gruppi folk “quali presidi delle tradizioni e delle specificità territoriali” ma si punta anche a “sostenere le associazioni di musica popolare contemporanea”. Si prevede, tra l’altro, che una parte del Fondo unico per lo spettacolo che sostiene le attività musicali e di danza sia “riservata esclusivamente alla promozione e alla valorizzazione della musica popolare tradizionale e della musica popolare contemporanea”. Nel complesso, anche attraverso ‘bonus strumenti’, vengono stanziati circa 30 milioni di euro a decorrere dal 2023.
    La proposta di legge prevede, tra l’altro, la definizione delle associazioni musicali amatoriali che vengono inserite in un registro online previsto in ciascuna Regione. A livello fiscale per queste associazioni spuntano una serie di agevolazioni, simili a quelle applicate per le società sportive dilettantistiche. Tra le altre, ad esempio, l’esonero dagli obblighi di tenuta delle scritture contabili ma anche un’imposta forfettaria del 3% (al netto delle plusvalenze patrimoniali).
    Al ministero per la Cultura verrebbe istituito un fondo per la promozione della musica popolare tradizionale e contemporanea con 5 milioni l’anno, volti a finanziare anche le attività delle associazioni e dalle scuole di musica iscritte nei registri regionali. Col via libera al provvedimento arriverebbe anche un ‘bonus strumenti musicali’. Dal 2023, con un tetto di 10 milioni annui, sarebbe previsto, per gli studenti tra i 5 e i 23 anni iscritti a scuole musicali un contributo una tantum “pari al 50% del prezzo finale, entro un limite massimo di mille euro, per l’acquisto di uno strumento musicale, coerente con il corso di studi o l’attività dell’associazione”.

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    Rogo di Primavalle, Meloni: “E’ stata una delle pagine più buie”

    Cinquanta anni fa, la notte tra il 15 e il 16 aprile 1973, un incendio doloso in una palazzina a Roma, noto come rogo di Primavalle, portato a termine da componenti di Potere Operaio, provocò la morte di Stefano e Virgilio Mattei, di 8 e 22 anni, figli del segretario della locale sezione del Movimento sociale italiano, Mario Mattei.
    “Il 16 aprile di 50 anni fa l’Italia e Roma hanno vissuto una delle pagine più buie della storia nazionale”, ha scritto la premier Giorgia Meloni in un messaggio inviato al presidente dell’Associazione Fratelli Mattei, Giampaolo Mattei. “Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l’Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale”, aggiunge.
       “Da allora, molti anni sono passati ma il ricordo di queste vittime innocenti dell’odio ideologico è ancora vivo in tutti noi. Per Virgilio e Stefano si chiedeva giustizia e non vendetta ma gli assassini, purtroppo, ancora oggi non hanno mai pagato per quello che è stato uno dei più efferati e drammatici delitti politici degli anni Settanta”. Così il Presidente del Senato Ignazio La Russa.
    “Non mi posso pacificare con persone che non hanno chiesto mai scusa. A nove anni mi hanno distrutto la vita, come si fa a dimenticare?”. È il ricordo di Antonella, sorella di Stefano e Virgilio Mattei. Passati cinquant’anni da quel giorno, in occasione della commemorazione con le istituzioni, sotto la palazzina di via Bernardino da Bibbiena, Antonella ha ricordato quei momenti: “La giustizia italiana è stata quella che è stata. Li hanno tutelati. Li hanno aiutati. Li hanno mantenuti. Franca Rame col suo ‘soccorso rosso’, Dario Fo, Moravia ha brindato nella casa al mare. Secondo voi io come mi devo sentire? Volete sapere la verità? Non mi posso pacificare con chi non ha mai chiesto scusa. Perché io devo essere in primis quella che va a chiedere una pacificazione? Assolutamente no. Parlo a nome personale. Avevo nove anni, ma perché mi hanno dovuto massacrare così? Abbiamo vissuto malissimo”, ha ribadito la donna, dicendo di non essere più tornata a Primavalle per quarant’anni, finché non glie lo ha chiesto suo figlio.

    Rogo di Primavalle, sorella dei fratelli Mattei: ‘Ai giovani va spiegato che le persone possono avere idee diverse’

          “Stefano Mattei aveva otto anni, io ne avevo dieci, avremmo potuto essere compagni di giochi, io ho avuto una vita, a lui invece è stata strappata in modo così violento, non ha potuto vivere la sua vita per effetto di un atto di violenza comunista, diamo i contenuti e le parole che bisogna dare. Detto questo abbiamo il dovere di chiudere il Novecento con tutte le sue lacerazioni, dobbiamo arrivare ad una pacificazione nazionale ma conservando la memoria”. Lo ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, alla cerimonia per il 50esimo anniversario dell’uccisione dei fratelli Mattei, nel rogo di Primavalle.    

    Rogo di Primavalle, Sangiuliano: ‘Mattei uccisi da violenza comunista, ma ora pacificazione’

       “Forse per la prima volta tutte le situazioni pubbliche sono qui rappresentate. Dal Municipio al Comune, alla Camera al Senato, al Governo italiano. Credo si levi un unico grido di dolore: mai più. Mai più violenza, ma più linciaggi e discriminazione. E ci sia diritto a un confronto civile tra la destra e la sinistra è che ci sia soprattutto – e questo è il compito della generazione di sopravvissuti – la possibilità, visto che non c’è stata giustizia, di avere verità storica. Questo è il nostro compito per le malefatte di quegli anni”. Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. 

    Rogo di Primavalle, Rampelli: ‘Non c’e’ stata giustizia’