More stories

  • in

    Bud Light sceglie transgender per i suoi spot, è bufera in Usa

    (ANSA) – NEW YORK, 22 APR – Bud Light si affida
    all’influencer transgender Dylan Mulvaney come volto per la sua
    campagna pubblicitaria e scoppia la bufera. Molti dei suoi
    ‘tradizionali’ clienti e molti repubblicani, fra i quali il
    governatore della Florida Ron DeSantis, chiedono di boicottare
    la popolare birra in protesta contro una scelta a loro avviso
    controversa.   
    Sommersa dalle critiche Alissa Heinerscheid, la vice
    presidente del marketing di Bud Light e l’architetta della
    campagna pubblicitaria con Mulvaney protagonista, si prende
    un’aspettativa e non è chiaro, secondo indiscrezioni, se tornerà
    al suo posto. La partnership con Mulvaney – salita alla cronache
    per aver documentato la sua transizione sui social – è stata
    decisa da Bud Light e da Anheuser-Bush, la società a cui fa
    capo, per riposizionare il marchio e attirare nuovi consumatori
    spingendo più sull’inclusività.   
    La reazione violenta contro la campagna pubblicitari del
    popolare marchio di birra affonda le sue radici nell’ondata
    anti-transgender in atto negli Stati Uniti, dove molti stati
    conservatori stanno usando il pugno duro e vietando le terapie
    ormonali per la transizione. (ANSA).   

  • in

    Expo 2030: Massolo: ‘Ecco le prossime tappe per corsa di Roma’

     “Entro la prima decade di maggio il Bureau dovrà riunire un proprio organo composto da una parte degli stati membri che si chiama Comitato esecutivo che dovrà deliberare in base agli esiti delle missioni ispettive chi può proseguire e chi no”. Cosi il presidente del comitato promotore di Expo 2030 Giampiero Massolo, nel corso della conferenza stampa finale degli ispettori del Bie a Roma per Expo 2030.    “Noi auspichiamo che tutte e 4 le citta candidate possano farcela, inclusa Odessa. Siamo ovviamente molto fiduciosi di proseguire noi. Il 20 giugno ci sarà a Parigi una Assemblea generale del Bie proprio per continuare a presentare il nostro progetto. Poi ci sarà la volata finale fino al voto di novembre”, ha concluso Massolo. 
    “Noi stiamo lavorando per evitare che la stampa internazionale finisca per chiedersi, il giorno prima dell’Expo, ‘ma perché lo facciamo li?’. Bisogna pensarci al momento del voto, non dopo. Ogni nostro sforzo va in questa direzione”. Cosi, rispetto ai temi dei diritti, il presidente del Comitato promotore di Expo 2030 Giampiero Massolo nel corso della conferenza stampa finale della visita ispettiva del Bie a Roma. “C’e una ferma determinazione attorno a un progetto di cui siamo fieri, perché presenta caratteristiche importanti che spero siano emerse nel corso della visita – ha aggiunto – c’è molta coerenza tra la traduzione in termini strutturali del progetto e il titolo dell’Expo, il rapporto tra persone e territori. A tutte le latitudini, devi costantemente rigenerare gli habitat. Sarà un Expo che metterà tutti i paesi sullo stesso piano, c’e un unico grande boulevard per tutti, non ci saranno una prima e una seconda fila. Lavoreremo perché tutti siano rappresentati al meglio”. “Ora – ha detto ancora Massolo – è una durissima campagna elettorale porta a porta contro paesi che sono molto competitivi, ognuno con le modalità e i mezzi che ha. Questo ci mette a durissima prova. Abbiamo idee semplici: non facciamo Expo per mettere in rilievo una città, Roma è già patrimonio del mondo, oppure un paese importante già amichevole protagonista della comunità internazionale. Lo facciamo per offrire la migliore cornice possibile per far vedere come il mondo può lavorare insieme su un tema globale, e questo è un tema anche delle Nazioni Unite. Noi siamo convinti che Expo sia il miglior strumento possibile per far progredire la comunità internazionale. Noi siamo un membro fondatore del Bie, è nel nostro interesse mostrare che Expo non è solo una fiera o una questione di soldi o opportunità aziendali – ha concluso Massolo – è anche anima e materiale progresso del vivere insieme in collettività e il mondo si deve riconoscere in questo obiettivo collettivo”.
    “L’ Europa è famosa per essere disunita nelle candidature internazionali e questa volta l’Expo non fa eccezione. Abbiamo constatato con punte di dispiacere che qui e là il sostegno è andato altrove. Abbiamo però, e siamo forti di questo, il sostegno delle istituzioni europee”. Cosi il presidente del Comitato promotore di Expo 2030 Giampiero Massolo, in occasione della conferenza stampa finale degli ispettori del Bie. “Roma – ha detto – è l’unica capitale dell’Unione Europea a candidarsi e questo fa molto la differenza. Io spero che chi ora da la propria preferenza ad altri possa ricredersi per tempo, perché voterebbe per un progetto valido, nell’interesse non solo dell’Italia ma dell’Europa intera”.

  • in

    Sudan: paramilitari già disponibili a favorire evacuazioni

     Già la notte scorsa, in un messaggio su Facebook, i paramilitari sudanesi hanno annunciato “di essere pronti ad aprire parzialmente tutti gli aeroporti sudanesi al traffico aereo per consentire ai Paesi fratelli e amici che desiderano evacuare i propri cittadini di lasciare il Paese in sicurezza”.    L’annuncio è stato fatto “in linea con la tregua umanitaria annunciata” dalle stesse “Forze di Supporto Rapido” (Rsf) per una durata “di 72 ore” e “iniziata venerdì mattina”, proprio “nel tentativo di facilitare gli spostamenti di cittadini e residenti”.    Nel messaggio viene ribadito che le Rsf “affermano la loro piena disponibilità a cooperare, coordinare e fornire tutte le strutture per consentire agli espatriati e alle missioni di lasciare il Paese in sicurezza”. (ANSA).   

  • in

    Mosca, pericoloso per l’Europa parlare di Ucraina nella Nato

     La Russia considera “miope e pericoloso” per l’Europa parlare di adesione dell’Ucraina alla Nato. Lo afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova su Telegram.    Una prospettiva del genere, ha aggiunto, “potrebbe portare al collasso definitivo del sistema di sicurezza europeo”. (ANSA).   

  • in

    Altolà dell’Antitrust, ‘Meta torni al tavolo con Siae’

     L’Antitrust impone a Meta la ripresa delle trattative con Siae per cercare un’intesa sui corrispettivi da corrispondere per l’utilizzo della musica italiana su Facebook e Instagram e ordina pure di ripristinare, “in modo pieno”, la disponibilità dei contenuti musicali rimossi ora dai social, “per tutto il periodo necessario alla conclusione delle negoziazioni”. Insomma dal Garante della Concorrenza arriva, nella sostanza, l’indicazione a sedersi ad un tavolo per trovare almeno un accordo-ponte che consenta, in vista dell’intesa definitiva, di poter, al più presto, tornare ad ascoltare la musica italiana sui social.Da Meta arriva una prima apertura.”A dimostrazione del nostro impegno, invieremo a Siae un’ulteriore richiesta per prorogare il nostro accordo di licenza. Se Siae accetterà, potremo ripristinare la musica sulle nostre piattaforme nel corso delle trattative, garantendo così ad artisti e musicisti la piena tutela del diritto d’autore” dice la società di Menlo Park augurandosi, di poter trattare con Siae, è la stoccata, “come già facciamo con altri titolari di diritti in Italia, come Soundreef”. Un riferimento che non sfugge alla Siae che replica piccata sottolineando la sua disponibilità a sedersi al tavolo ma solo alle condizioni poste dall’Antitrust: vale a dire “sulla base delle informazioni necessarie alla adeguata valorizzazione dei contenuti” musicali.In altre parole solo se Meta si convincerà a mettere sul piatto della trattativa i numeri di traffico necessari a quantificare il valore prodotto dai contenuti. L’altolà del Garante in ogni caso ha prodotto una prima un’accelerazione. Visti gli esiti scarsi ottenuti al tavolo tra le parti convocato al ministero della Cultura lo scorso 6 aprile, l’Authority è infatti tornata a riunirsi per esaminare il caso e ha deliberato di procedere con le misure cautelari previste per un presunto “abuso di dipendenza economica” da parte del gruppo di Mark Zuckerberg.Anche in questa delibera l’Agcm ha inoltre ribadito che Meta dovrà fornire tutte le “informazioni necessarie” nell’ambito della ripresa delle trattative. Insomma l’Antitrust continua a ritenere necessaria una “disclosure” dei dati di traffico che Meta, invece, non vuole svelare. Tant’è che in un primo momento, al provvedimento del Garante, la società di Menlo Park ha risposto positivamente all’invito a rintavolare la trattativa ma ha confermato di non condividere le misure cautelari adottate dall’Antitrust. E’ invece apparso da subito “molto soddisfatto” della decisione dell’Agcm, che ha “accolto in pieno – dice – le nostre ragioni”, il presidente della Siae, Salvatore Nastasi. Ora, aggiunge, potrà “tornare al tavolo della trattativa in maniera paritaria, avendo dal colosso Meta tutte le informazioni necessarie per consentirci di ristabilire un equilibrio”. Di date per rivedere le parti sedute ad un tavolo, per ora, nessuno parla. Anche se è possibile che debbano farlo a breve, almeno per trattare le condizioni per l’intesa ponte, visto che la licenza è scaduta a fine 2022 e che è dal 16 marzo scorso Meta ha rimosso da Facebook e Instagram il repertorio musicale amministrato da Siae. 

  • in

    Pd, se si stravolge voto sui sindaci stop dialogo sulle riforme

    (ANSA) – ROMA, 21 APR – “La maggioranza deve decidere se
    sulle riforme cerca il dialogo o lo scontro. Se c’è una legge
    elettorale che ha funzionato in questi anni, è quella dei
    sindaci nei comuni sopra i 15 mila abitanti: mai cambiata con
    colpi di mano e forzature nei suoi trent’anni di vita. Eliminare
    il ballottaggio – come propone Calderoli – significa stravolgere
    quella legge. E lo fa usando parole faziose, infondate nel
    merito, molto gravi sul piano del metodo. Il contrario di quel
    che serve per dialogare. Perfette per rendere impossibile
    qualsiasi confronto”. Così in una nota Alessandro Alfieri,
    responsabile Riforme del Pd e il Dario Parrini. (ANSA).   

  • in

    Calderoli: ‘Aboliamo il ballottaggio’. Scontro col Pd

    “La maggioranza deve decidere se sulle riforme cerca il dialogo o lo scontro. Se c’è una legge elettorale che ha funzionato in questi anni, è quella dei sindaci nei comuni sopra i 15 mila abitanti: mai cambiata con colpi di mano e forzature nei suoi trent’anni di vita. Eliminare il ballottaggio – come propone Calderoli – significa stravolgere quella legge. E lo fa usando parole faziose, infondate nel merito, molto gravi sul piano del metodo. Il contrario di quel che serve per dialogare. Perfette per rendere impossibile qualsiasi confronto”. Così in una nota Alessandro Alfieri, responsabile Riforme del Pd e il Dario Parrini.”Il caso di Udine è emblematico. Chi ha vinto (il candidato sindaco del centrosinistra, ndr) ha preso meno voti di quanti ne aveva presi il sindaco uscente al primo turno. Così non viene rispettata la volontà popolare”. Così il ministro delle Autonomie Roberto Calderoli, in una intervista al Corriere della Sera, rispetto all’abolizione del ballottaggio. “I cittadini si sono già espressi una volta, non capiscono perché devono essere costretti a tornare ai seggi dopo due settimane. Così non vince chi ha il consenso ma chi ha più capacità di mobilitazione degli iscritti e dei simpatizzanti”. “Il sistema elettorale migliore – prosegue – è quello delle Regionali che di norma è su un unico turno, con premio di maggioranza per chi supera il 40%”. Inoltre “basta voto disgiunto, è una vera sciocchezza. Se il sistema è bipolare non si capisce perché un sindaco può trovarsi a governare con una maggioranza di altro colore”. In ogni caso “il primo problema è la bassa affluenza. Abbiamo una tessera che vale per una ventina di elezioni, ma spesso non sai più nemmeno dove l’hai messa. Così, molti cittadini non sanno che devono andare a votare. I sindaci mandino una lettera prima del voto”. Rispetto al ripristino delle Province “c’è la volontà di ritornare all’elezione diretta del presidente e di eleggere i consiglieri su liste provinciali con le preferenze. Si sta lavorando perché si possa riallineare tutto il sistema nel 2024. Il nostro obiettivo è approvare la legge entro ottobre per indire un turno unico di voto nella primavera 2024 per le Europee e per le Province e i sindaci delle città metropolitane”. “Dobbiamo porci il tema sui ballottaggi. Se chi partecipa al primo turno, come numero totale di elettori, è molto superiore a quello del secondo turno e la scelta al secondo turno viene stravolta da un numero inferiore di elettori, sicuramente esiste un problema nel rispettare la volontà popolare e chi viene eletto. Questo è un tema da porci”.    Lo ha affermato il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a margine di un incontro, riferendosi a una possibile revisione della norma che prevede i ballottaggi, anche dopo il risultato alle comunali di Udine.    “Oggi c’è un sindaco a Udine che ha tutta la legittimità di essere eletto e di operare e non c’è dubbio – ha puntualizzato – ma il problema dobbiamo porcelo. Dobbiamo far sì che il sistema elettorale rispecchi nel modo più ampio possibile la volontà popolare”.    

  • in

    Cdm il 1 maggio,sul tavolo il taglio del cuneo

    (ANSA) – ROMA, 21 APR – Si terrà il primo maggio una nuova
    riunione del Consiglio dei ministri: il governo, secondo quanto
    si apprende, sta lavorando per convocare i ministri il giorno
    della Festa dei lavoratori per varare il decreto legge con il
    nuovo annunciato taglio del cuneo fiscale. L’ordine del giorno
    non è ancora stato definito e allo studio ci sono anche le altre
    misure sul lavoro. (ANSA).