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    Schlein, governo ha varato un decreto ricattabilità

    (ANSA) – FIRENZE, 03 MAG – “Hanno approvato un decreto che
    hanno chiamato lavoro, ma sarebbe più corretto chiamare decreto
    precarietà e ricattabilità”. Lo ha affermato Elly Schlein,
    segretaria del Pd, a margine di una iniziativa della
    Filcams-Cgil alla Stazione Leopolda di Firenze.   
    “L’idea che le causali per fare i contratti a termine – ha
    spiegato – possano essere stabilite addirittura dalla
    contrattazione tra le parti fa capire qual è l’ideologia di
    questo governo, e cioè rendere più ricattabili e più fragili i
    lavoratori, perché quando si siedono al tavolo quelle parti non
    sono alla pari, c’è un dislivello di potere tra chi il lavoro è
    in condizioni di offrirlo e chi invece ne ha bisogno per
    mangiare, e questo li rende più fragili”. (ANSA).   

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    Renzi, sul Riformista la foto di Travaglio che chiede scusa a Napolitano

    Chi ha paura del Riformista? Forse hanno paura che facciamo qualche polemicuccia? La faremo. Tutte le sere Travaglio in tv ha raccontato che c’era la trattativa Stato mafia. La trattativa non c’è stata, lo ha detto la Cassazione. Alla luce di questo, mi aspetterei che dopo dieci anni Travaglio venisse in televisione e dicesse “scusate, ho sbagliato”.
    Siccome non lo farà lui, domani metteremo una foto gigantesca sul Riformista, fatta con l’intelligenza artificiale, con Travaglio in ginocchio che chiede scusa a Giorgio Napolitano”. Lo dichiara il leader di Italia Viva Matteo Renzi alla trasmissione “Porta a Porta” su Rai 1.

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    Il Papa fa gli auguri a Edith Bruck che compie 92 anni

       “Noi a Roma abbiamo una brava poetessa ungherese, che ha passato tutte queste prove, e racconta ai giovani il bisogno di lottare per un ideale, per non essere vinti dalle persecuzioni e dallo scoraggiamento. Questa poetessa oggi fa 92 anni: tanti auguri Edith!”. Durante l’udienza generale, in cui ha ripercorso i momenti e i temi del suo recente viaggio in Ungheria, papa Francesco ha pronunciato queste parole a braccio per fare gli auguri alla poetessa sua amica Edith Bruck.    

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    25 aprile: banda Aosta suona troppo Bella Ciao, Lega protesta

    (ANSA) – AOSTA, 03 MAG – Non è piaciuta alla Lega Vda la
    scelta della banda municipale di Aosta di suonare “a più
    riprese” la canzone ‘Bella Ciao’ durante le celebrazioni del 25
    aprile nel capoluogo valdostano. Per questo è stata presentata
    un’interpellanza – firmata dai consiglieri Luca Distort,
    Raffaella Foudraz, Simone Perron e Paolo Sammaritani – che sarà
    discussa nella prossima riunione del Consiglio Valle il 10 e 11
    maggio.   
    “Il momento celebrativo – sottolinea la Lega in merito al 25
    aprile scorso – tra la deposizione della corona al Giardino
    della Rimembranza e il trasferimento, in corteo, in Piazza
    Chanoux, per la deposizione della corona al Monumento del
    Soldato valdostano, l’alzabandiera e i discorsi istituzionali si
    è svolto in accompagnamento musicale, da parte della banda
    municipale, esclusivamente sul tema, ripetuto a più riprese, di
    “Bella Ciao”, una canzone introdotta artificialmente nel
    repertorio partigiano, mentre si è omessa alcun’altra
    intonazione di ambito tematico”.   
    “La data del 25 aprile si connota come festa nazionale della
    Repubblica Italiana – prosegue il Carroccio – per commemorare la
    liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista” e
    “costituisce un simbolo celebrativo che riveste il carattere di
    rappresentazione dell’intera nazione, delle sue istituzioni, dei
    corpi sociali che la compongono, sino ad ogni cittadino che si
    riconosce nella volontà di opporsi ad ogni forma di
    totalitarismo e, quindi, deve per sua natura possedere i
    caratteri di universalità di rappresentanza di un’intera
    nazione”. (ANSA).   

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    Tajani: ‘il prossimo Giro parta dall’Ucraina’

       Lo sport è uno “strumento di politica estera” per “valorizzare l’Italia e le sue meraviglie”. Si spiega così l’importanza che la Farnesina attribuisce al Giro d’Italia, quest’anno con tappa finale a Roma: “una vetrina del saper fare italiano” e un volano per il “turismo”, ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Un grande evento con una valenza anche politica: creare “legami di solidarietà e vicinanza” con altri popoli. In questo senso, è l’auspicio di Tajani, “mi piacerebbe che il Giro del prossimo anno potesse partire dall’Ucraina. Sarebbe un segno di attenzione ad un Paese che sosteniamo con grande forza”.    Proprio l’ambasciatore di Kiev Yaroslav Melnyk era tra i diplomatici a cui il governo ha voluto presentare la 106esima edizione della Corsa Rosa. Un’iniziativa pensata nel solco della strategia di diplomazia della crescita. “Il Giro d’Italia è importante non solo in quanto grande evento sportivo, ma è anche un modo per far conoscere l’Italia. Perché spesso raggiunge luoghi e città che il grande pubblico non conosce”, ha spiegato Tajani, ricordando i “piccoli centri che sono parte del nostro patrimonio culturale”.    Nei piccoli borghi “viene prodotto il 90% dell’industria enogastronomica” e quindi “il Giro aiuterà molto il turismo”, ha confermato la ministra Daniela Santanché. Annunciando che “ad oggi le prenotazioni nelle stanze d’albergo hanno raggiunto le 38mila unità”. Inoltre, grazie ai “tantissimi stranieri che arrivano nel nostro Paese per seguire gli eventi sportivi, abbiamo il vantaggio di poter destagionalizzare” e quindi “stabilizzare tantissimi lavoratori”.    Non solo turismo, ma il Giro e lo sport rappresentano una “grande industria importante che compete a livello globale”, ha detto ancora Tajani. Mentre il presidente dell’agenzia Ice Matteo Zoppas ha ricordato il comparto delle biciclette, che vale un miliardo di euro di esportazioni. Il suo ente è impegnato per promuovere le eccellenze nei territori attraversati dalla corsa e questo sforzo è particolarmente apprezzato da Urbano Cairo. Il presidente di Rcs e patron della competizione ha “ringraziato il governo che fa sentire il Giro come un bene importante”. E per rendere la gara ancora più “spettacolare” ad un pubblico di “200 Paesi”, ha annunciato che “abbiamo migliorato le riprese tv”. Alla Farnesina il testimonial d’eccezione è stato Vincenzo Nibali. “Quando l’ho vinto venivo riconosciuto ovunque”, ha raccontato il campione siciliano, secondo cui il Giro è “una corsa che entra nelle case e nelle tv delle famiglie e stimola i ragazzi e le persone a voler intraprendere un’attività fisica”.    Il Giro 2023 chiuderà il suo percorso a Roma per la quinta volta nella sua storia, con il suggestivo arrivo ai Fori Imperiali. In un anno in cui la capitale ospiterà anche gli Europei di pallavolo e la Ryder Cup di golf, ma anche un’iniziativa politica di alto livello come la conferenza della Fao sulla sicurezza alimentare. Tutte occasioni – ha rimarcato Tajani – per dimostrare la capacità italiana nell’organizzazione e gestione di grandi eventi internazionali. E per tirare la volata alla candidatura di Roma a Expo 2030. “Una candidatura basata su accoglienza, pari dignità e collaborazioni future”, ha sottolineato l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore. Il suo messaggio rivolto agli ambasciatori presenti alla Farnesina è che l’Expo a Roma “non sarà un’operazione mordi e fuggi, ma un’occasione di legarsi in maniera stabile a un grande Paese europeo, avere un accesso ad un grande mercato unico europeo. Un’importante piattaforma di business duratura e inclusiva”.   

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    Landini: ‘Sciopero generale? Non escludo nulla’

    “Io non escludo nulla. Chiediamo un cambiamento vero, se non ci saranno risposte e continueranno a non coinvolgerci, metteremo in campo tutto quello che è necessario. Il governo non ha una strategia, sta andando avanti in modo propagandistico”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a “Il cavallo e la torre” su Rai3, risponde alla domanda se non escluda lo sciopero generale. “Il governo rispetti i sindacati. Noi lo rispettiamo”, dice Landini rimarcando tra l’altro che il decreto lavoro “allarga la precarietà”. Intanto, ricorda Landini, sono in programma le tre manifestazioni unitarie i prossimi tre sabato.

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    ‘Ciao fratello’, l’addio commosso di Meloni ad Augello

    Si commuove Giorgia Meloni, ma riesce anche a strappare una mezza risata e un applauso, nell’ultimo saluto ad Andrea Augello. Era stato il senatore di Fratelli d’Italia e storico nome della destra italiana, scomparso a 62 anni e malato di cancro da due, a chiedere alla premier di ricordarlo ai suoi funerali. E lei lo fa con la promessa di considerarlo per sempre “un fratello”.
    Un “compito difficile”, quello di parlare ai suoi funerali, chiesto anche a Goffredo Bettini, avversario politico e vecchio amico. “Non era complicità di tutti con tutti. Parlo di amicizia io – sottolinea l’esponente del Pd – e gli amici si appartengono, si attraversano, si fanno palombari dell’animo umano”. Voci, aneddoti, ricordi che risuonano dal pulpito di Santa Maria in Aracoeli a Roma, la chiesa che domina il Campidoglio. Al centro, il feretro avvolto nel Tricolore e coperto di rose rosse.
    Meloni parla per ultima. Ricorda la spavalderia di Augello, la sua antiretorica, l’ironia fulminante di chi è capace di “ridere di tutto e far ridere tutti”. Succede anche quando la leader di FdI racconta il giorno in cui l’amico le rivela di essere malato: “Pensavo dovesse dirmi qualcosa di lavoro. Gli dissi: ‘Dimmi Andrea, ho solo 20 minuti’. Lui mi guarda e senza muovere un muscolo mi dice: ‘Sto morendo’. Io non riesco a dire niente. E lui: “‘Dai, Giorgia, non fare così. Pensa a me che devo dirti che devo morire in 20 minuti…’. Andrea era così!”. E in chiesa parte un applauso.
    Meloni rammenta anche l’ultimo discorso pubblico del politico, di solida fede rautiana, in cui invitava a non dimenticare il passato nonostante il riscatto vissuto di recente dalla destra con la conquista del governo. E conclude con la voce rotta: “Saremo degni dei sacrifici che quella generazione ha fatto per consentirci di vivere questo tempo. E quando penseremo a te, Andrea, useremo le stesse parole che hai usato per Tony: c’era una volta mio fratello”.
    Parole che ricalcano il titolo del libro (‘C’era una volta mio fratello’) che Augello scrisse per suo fratelloTony, anche lui militante missino , morto nel 2000 per la stessa malattia. Ora anche ad Andrea sarà intitolato il centro studi nato nel ventennale della scomparsa di Tony Augello. Lo annuncia in chiesa la moglie Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, che si fa portavoce di un altro messaggio lasciato dal marito: “Andrea voleva che vi trasmettessi tre parole: forza, coraggio e onore”, dice. Accanto a lei le figlie di Augello, i parenti, gran parte della sua comunità politica. Da Francesco Storace, che alla guida della Regione Lazio lo nominò assessore al Bilancio nel 2000, a Gianni Alemanno di cui Augello curò la campagna per l’elezione a sindaco di Roma, fino al presidente del Senato, Ignazio La Russa. Non mancano esponenti del governo (tra gli altri i ministri Raffaele Fitto, Eugenia Roccella, Andrea Abodi), il governatore del Lazio, Francesco Rocca e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

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    Sgarbi: ‘Meglio che resti sottosegretario’, la Regione Lombardia vota l’incompatibilità

    “Aspetterò la lettera di Fontana e risponderò che è più utile per la Lombardia che io resti sottosegretario anziché consigliere regionale”. Lo dice all’ANSA il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, commentando la decisione del Consiglio regionale della Lombardia di decretare l’incompatibilità tra i due incarichi. “Sarei voluto andare già oggi in Consiglio, ma andrò alla prossima convocazione, appena riceverò la lettera, per salutare i colleghi”, spiega, sottolineando che “si tratta di un atto dovuto” e che ci sono una serie di iniziative e progetti nella regione “che posso portare avanti meglio come sottosegretario”.
    Il Consiglio regionale della Lombardia ha votato l’incompatibilità per Vittorio Sgarbi tra l’incarico di sottosegretario di Stato alla Cultura e la carica di consigliere regionale.
    Il consigliere del gruppo di Noi Moderati avrà dieci giorni di tempo entro i quali dovrà optare per una delle due cariche, dopodiché l’incarico di consigliere regionale decadrà automaticamente. Al posto di Sgarbi subentrerebbe in Consiglio per Noi Moderati Nicolas Gallizi, eletto nella circoscrizione di Milano.