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    Elezioni comunali 2023, i risultati in diretta

    La nuova mappa dei sindaci, mentre è in corso lo scrutinio del primo turno delle amministrative, comincia a prender forma. Diverse sono le amministrazioni che il 28 e 29 maggio andranno al ballottaggio, tema piuttosto caldo anche nella maggioranza dove si spinge per la revisione o addirittura l’abolizione del secondo turno, che attualmente è previsto nei comuni con una popolazione superiore ai 15mila abitanti.
    Dei 595 Comuni che sono andati al voto tra ieri e oggi, 13 sono capoluoghi. Di questi, 5 vanno al centrodestra 2 al centrosinistra. Sei sono invece i capoluoghi che si avviano verso il secondo turno. Solo a Siena è avanti il centrosinistra.

    Agenzia ANSA

    Calderoli lancia” il governatore d’Italia”. 5s-Pd e Azione insorgono (ANSA)

    BRESCIA. “Questo risultato è figlio del buon governo di questi dieci anni. E’ un’emozione essere la prima donna sindaco di Brescia, soddisfazione aver vinto al primo turno. La città ha dato una chiara indicazione della strada da percorrere»: queste le prime parole di Laura Castelletti, candidata del centrosinistra, che in piazza della Loggia a Brescia festeggia quella che si profila essere la vittoria alle Amministrative 2023. Castellettisi attesta attorno al 55%. Fermo al 41% il candidato del centrodestra Fabio Rolfi.

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    Laura Castelletti è la prima donna sindaco nella storia di Brescia. (ANSA)

    LATINA. Il comune commissariato da ottobre 2022 sceglie il candidato di centrodestra Matilde Celentano, che ha surclassato quello del centrosinistra Damiano Coletta affermandosi con il 70% delle preferenze, contro il 30% del suo avversario.
    IMPERIA. L’ex ministro e sindaco uscente, Claudio Scajola, va verso la riconferma a primo cittadino di Imperia. Dopo 14 sezioni su 44 scrutinate Scajola è al 62,27% di consensi mentre il suo diretto rivale, Ivan Bracco il poliziotto che lo indagò sei volte, esponente del centrosinistra, segue al 22,21%.

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    L’ex ministro e sindaco uscente, Claudio Scajola, va verso la riconferma a primo cittadino di Imperia. (ANSA)

    ANCONA. Si prospetta un ballottaggio tra il candidato del centrodestra, Daniele Silvetti (al momento al 45,8%) e quello del Pd e Terzo Polo Ida Simonella (al 40,8%).
    La roccaforte rossa Ancona scricchiola
    TREVISO. Non c’è gara a Treviso tra il sindaco leghista uscente Mario Conte, che a poco meno del 20% dello scrutinio sopravanza gli altri candidati con il 64,78% delle preferenze. Staccato nettamente, con il 27,35%, è Giorgio De Nardi, imprenditore candidato dal centrosinistra, più lontani gli altri.

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    La Lega resta padrona a Treviso. Il partito di Salvini si conferma inattaccabile nella roccaforte della Marca – dove è in sella da un ventennio – e riconquista con Mario Conte la poltrona del sindaco al primo turno. (ANSA)

    SIENA. Possibile ballottaggio, lo scrutinio va a rilento. Avanti con il 40% Anna Ferretti, candidata sostenuta da Pd e Sinistra italiana, seguita dalla sfidante di centrodestra Nicoletta Fabio, ferma al 25%.
    SONDRIO. Il candidato di centrodestra Marco Scaramellini è al 60% delle preferenze. Segue, con il 37%, il candidato di centrosinistra Simone Del Curto.
    BRINDISI. Si va verso il ballottaggio tra il candidato del centrodestra Pino Marchionna, al momento al 45,4%, e quello del centrosinistra (con il M5s) Roberto Fusco, dietro di oltre dieci punti al 32,2%..
    MASSA. Si profila un ballottaggio. Il sindaco uscente Francesco Persiani, sostenuto da Lega, Fi e liste civiche, è avanti di un migliaio di voti sul candidato di Pd e Alleanza Verdi Sinistra Enzo Ricci. Nel centrodestra diviso, resterebbe fuori il candidato indicato da Fratelli d’Italia, Marco Guidi.
    PISA. Si va verso l’elezione al primo turno del sindaco uscente di centrodestra Michele Conti che, a metà delle sezioni scrutinate, ha il 52% dei voti, contro il 40% del candidato di centrosinistra Paolo Martinelli.
    TERAMO. Si profila la vittoria del candidato di Pd-M5S Gianguido D’Alberto.
    TERNI. Ballottaggio tra Orlando Masselli, candidato del centrodestra, e Stefano Bandecchi, candidato di alcune liste civiche. Fuori al primo turno centrosinistra e Movimento 5 Stelle.
    A Terni si delinea la sfida centrodestra-Bandecchi
    VICENZA. Il primo cittadino uscente, Francesco Rucco (centrodestra), è in testa di qualche lunghezza sul candidato di centrosinistra Giacomo Possamai.

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    Giacomo Possamai testa a testa con Francesco Rucco (ANSA)

    AFFLUENZA IN CALOL’affluenza definitiva alle elezioni si attesta al 59,03%, proseguendo nel trend di un crollo Inesorabile della partecipazione alle urne in Italia. Sulla scia delle scorse politiche, che hanno fatto registrare il dato più basso della storia repubblicana (il 63,9%), anche le comunali perdono terreno, seppur in maniera leggermente più contenuta. Al termine dei due giorni di voto, domenica e lunedì, il totale degli elettori che si è recato ai seggi è stato il 59% degli aventi diritto, 2 punti percentuali in meno rispetto al 61,22% delle passate amministrative.

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    Inesorabile continua il crollo dell’affluenza alle urne in Italia. (ANSA)

    Gli eventuali ballottaggi sono in programma il 28 e 29 maggio. Il 21 maggio, invece, si voterà in Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, e la settimana successiva – il 28 e 29 maggio – in Sardegna e Sicilia con ballottaggi l’11 e 12 giugno. In Friuli Venezia Giulia si è già votato il 2 e 3 aprile scorsi.

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    A Pisa centrodestra avanti, cerca la vittoria subito

     Rischia di vincere al primo turno evitando il ballottaggio il sindaco uscente di Pisa sostenuto dal centrodestra unito (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) più tre liste civiche. Michele Conti quando il lento scrutinio dei voti si attesta a 50 sezioni elettorali su 86 è largamente in vantaggio rispetto allo sfidante del centrosinistra e M5S, Paolo Martinelli. Ma il dato, politico più che aritmetico, è che Conti ora al 51,2% potrebbe ottenere la riconferma già al primo turno, perché il suo principale competitor (staccato di oltre 2300 voti) si ferma intorno al 40% e può solo sperare in un eventuale ballottaggio.    Nettamente più staccati gli altri quattro candidati: Ciccio Auletta per la sinistra radicale è al 6,3%, il terzo polo appena sopra l’1% e residuali gli altri due sfidanti. Quello che si profila dunque è un’attesa solo per sapere se il candidato del centrodestra riesce a conquistare la riconferma alla guida del Comune già al primo turno, ma se ciò non avvenisse partirebbe comunque largamente favorito nell’eventuale turno di ballottaggio distanziando di una decina di punti il rivale del centrosinistra. In attesa di conoscere, a tarda sera, l’esito del voto per il sindaco, Conti porta però a casa già un primo successo personale: non solo la tenuta della sua coalizione in una sfida che la stessa leader del Pd, Elly Schlein, venerdì scorso “aveva definito decisiva anche per il laboratorio politico costruito dal basso con un’intesa programmatica con il M5S”, ma anche perché la lista civica da lui stesso ispirata, Pisa al centro, fa il pieno di voti attestandosi intorno al 15% e piazzandosi come seconda forza della coalizione dietro a Fratelli d’Italia che veleggia intorno al 18%. Regge l’urto di un declino annunciato anche la Lega attualmente intorno al 10-11% dei consensi.    Dalla parte opposta tiene il Pd della Schlein, saldamente primo partito della città con il 23-24%, ma è una voce isolata nel suo campo, con le altre liste tutte nettamente più basse.    Naufraga invece il M5S che con quasi il 60% delle schede scrutinate non va oltre il 3%: alle amministrative del 2018 sfiorò il 10%. Evidentemente il “laboratorio politico” dell’intesa con il Pd non è piaciuto al suo elettorato, migrato altrove. Insomma, “la partita decisiva” evocata da Elly non ha dato i risultati sperati e, almeno in città, è stato respinto al mittente. Le prossime ore di scrutinio serviranno dunque solo a stabilire il divario tra i due candidati, ma Conti spera di centrare il traguardo già stasera.    

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    Siena, verso ballottaggio centrodestra-centrosinistra

    La cosa che sembrerebbe certa già da oggi è che Siena dovrebbe avere per la prima volta un sindaco donna. Il risultato che si profila per le elezioni comunali nella città del Palio sarebbe un ballottaggio tra Nicoletta Fabio, sostenuta dai partiti di centrodestra, e Anna Ferretti, che ha corso con il Pd e altre forze di centrosinistra ma senza il Movimento 5 Stelle che ha schierato in campo la propria candidata Elena Boldrini.    Per sapere chi tra Fabio e Ferretti, docente delle scuole superiori la prima ed ex dipendente Caritas la seconda, bisognerà dunque attendere il ballottaggio del 28 e 29 maggio.    La forbice al primo turno dovrebbe attestarsi su poche centinaia di voti di scarto tra le due candidate secondo le proiezioni dei rispettivi comitati. Il testa a testa sta andando avanti con uno scrutinio al momento fermo, alle 20:37, a 10 sezioni su 50, dunque con tempi che si sono allungati rispetto ad altri comuni andati al voto in Toscana. Un testa a testa che ha visto alle proiezioni l’incognita del candidato civico, sostenuto da 7 liste, Fabio Pacciani. Con il trascorrere delle sezioni scrutinate, delineatosi per lui il terzo posto, è stato il primo a parlare ammettendo la sconfitta: “Prendiamo atto del risultato elettorale che ci penalizza nonostante il grande sforzo profuso in questi mesi”. “Valuteremo il da farsi in una prossima riunione del comitato politico che convocheremo a breve” ha detto Pacciani in vista del ballottaggio.    Principale sconfitto al primo turno invece sarebbe invece il candidato che si poneva in continuità con l’amministrazione comunale uscente: stando ai primi risultati, Massimo Castagnini, sostenuto anche da Italia Viva, non raggiungerebbe neppure il quarto posto perchè scavalcato dal candidato civico Emanuele Montomoli. Quest’ultimo era stato la prima scelta del centrodestra prima di essere stato scaricato dopo il suo outing circa l’appartenenza alla massoneria. Dalle prime proiezioni dai comitati non entrerebbero neanche in consiglio comunale il Movimento 5 Stelle e Azione che ha scelto di correre da solo con Roberto Bozzi. Fuori da Palazzo Pubblico anche il candidato di Siena Popolare Alessandro Bisogni.    Da domani i lavori in vista del ballottaggio, difficile prevedere apparentamenti ufficiali ma non sono da escludere accordi dietro le quinte.   

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    Resta l’incognita sull’intesa tra Pd e M5s

    Il risultato del test è deludente, seppur parziale. Bisognerà attendere gli esiti dei ballottaggi di fine maggio per tirare le somme e approfondire l’analisi. Ma l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, stando ai primi dati raccolti, non sembra aver dato i frutti sperati.
    L’intesa, stretta in 4 capoluoghi di provincia su 13, vede il candidato giallorosso prevalere soltanto a Teramo, dove è vicina la vittoria al primo turno. Il tonfo più pesante è quello di Latina, dove Damiano Colletta ha già perso, non sfondando neanche il 30%. E anche a Pisa l’alleanza è prossima alla disfatta al primo turno. Mentre a Brindisi si va verso il ballottaggio con molti punti di distacco dal centrodestra. I commenti dei leader Giuseppe Conte e Elly Schlein si fanno attendere. Nessuno si sbilancia nell’analizzare una situazione ancora in via di definizione. Ma la riflessione, su entrambi i fronti, è già avviata.
    La segretaria Dem aveva chiuso la sua campagna elettorale in Toscana, nella speranza di accelerare la ripresa nell’ex zona rossa. A Pisa, laboratorio dell’alleanza con il M5s, aveva parlato di sfida decisiva. Ma la “swing city” scontenterebbe soprattutto chi, al Nazareno, continua a guardare con speranza al consolidamento di una coalizione con i pentastellati. I componenti della segreteria tengono le bocche cucite. Del resto, il cammino verso queste intese nei territori non è stato intrapreso dalla nuova guida. L’unico a parlare è Davide Baruffi, responsabile Enti locali, che esprime cautela. La speranza, velata, è che il supporto dei 5 Stelle possa arrivare nei ballottaggi. Come già avvenuto ad Udine, sancendo la vittoria del candidato del centrosinistra. Le indicazioni di voto, però, si faranno attendere.
    Intanto, il Nazareno osserva un dato. Il Pd tiene, anche lì dove non è alleato con il M5s. Certo, non si può parlare di effetto Schlein, ma nemmeno di debacle. Qualche indicazione positiva, ad esempio, arriva da Brescia, Vicenza e Massa. “Stare sui territori conta”, è il ragionamento Dem nelle prime ore post voto. Lo stesso non si può dire ai vertici del Movimento. Campo Marzio tiene un profilo basso. Prevale la consapevolezza e il realismo per l’affanno già dimostrato in questo genere di competizioni. Il ragionamento di queste ore è che i risultati siano in linea con le aspettative. Gli obiettivi non erano grossissimi.
    Certo, le deludenti cifre raggiunte dal M5s in solitaria offriranno spunti di riflessione nei prossimi giorni. Conte, all’indomani della disfatta delle scorse regionali, aveva preannunciato una nuova spinta del M5s verso il radicamento nei territori. Ma il tempo a disposizione, si ragiona ai vertici, è stato insufficiente. Il presidente aveva chiuso la campagna elettorale a Brindisi, sostenendo il candidato pentastellato dell’alleanza giallorossa. Anche qui, però, l’intesa supera di poco il 30%. E sempre qui, Conte aveva ribadito come l’alleanza strutturale con il Pd non fosse all’orizzonte. Un ennesimo tentativo di smarcarsi dalle “nozze” con Schlein. Ora, i risultati definitivi in arrivo dalle urne non fanno che accrescere le incognite.  

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    Centrodestra esulta, superato il primo test dopo le politiche

     Il centrodestra esulta per i risultati di questa tornata elettorale. Ovviamente la partira finirà tra due settimane, ai ballottaggi, tuttavia, per ora, dai primi dati non definitivi sembra che il governo abbia superato il primo test dopo la vittoria alle politiche di 8 mesi fa.    Fratelli d’Italia non ha dubbi: “Netta vittoria del centrodestra – sottolinea Giovanni Donzelli – e per noi la conferma della crescita esponenziale rispetto alle scorse amministrative già emersa con le ultime politiche”. Anche il leader della Lega Matteo Salvini festeggia la “netta crescita” del suo partito “sia in termini di voti, sia di sindaci e consiglieri eletti”.    “L’effetto Schlein, se c’è, non si vede”, commenta l’azzurro Tullio Ferrante.    Si tratta di elezioni locali, non una prova significativa di metà mandato per il governo. Quella, arriverà l’anno prossimo, con le europee, quando si valuterà al livello nazionale la tenuta della maggioranza e i suoi equilibri interni. Anche se non s’è votato in nessuna grande città, circa 6,3 milioni di italiani sono stati chiamati ai seggi per eleggere sindaci e consigli comunali. L’astensione c’è stata, ma non sembra aver inciso in modo radicale sui risultati.    A tenere banco nella giornata politica, non ci sono solo le comunali, ma anche il tema delle riforme. Ad accendere le polveri è il ministro Roberto Calderoli e la sua proposta di istituire “il governatore d’Italia”. Il dirigente leghista, su Repubblica, definisce “una bestemmia” la soluzione del sindaco d’Italia: “Piuttosto – aggiunge – penso al modello ‘governatore’ della Regione. Il capo del governo è eletto direttamente dal popolo, però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto occorrerebbe introdurre la ‘fiducia costruttiva’, ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari”.    Contro questa ipotesi insorgono tutte le opposioni: il responsabile Riforme del Pd, Alessandro Alfieri, osserva che l’elezione diretta “svuoterebbe la figura del presidente della Repubblica come garante della Costituzione e della coesione nazionale”. Anche il dem Dario Parrini, vice presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama. boccia Calderoli: “Il lupo – osserva – perde il pelo ma non il vizio: propone di temperare l’elezione diretta del presidente del consiglio – pericolosa trovata all’italiana che aggredisce e svuota le competenze-chiave del Presidente della Repubblica, e che diventa ancora più pericolosa se, come prospetta Calderoli, viene fatta a turno unico – nientemeno che con un’altra trovata sconosciuta nel mondo intero, cioè l’istituto che lui chiama della “fiducia costruttiva”.    Il Movimento Cinque Stelle parla apertamemente di “pasticciatissimo scarabocchio costituzionale”. “Un presidente del Consiglio ‘eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa’ nelle Camere. Così – attaccano i Cinque Stelle – il Parlamento, l’organo che rappresenta la sovranità popolare e che approva le leggi, viene ridotto ad appendice del governo”.    “Il governatore d’Italia – commenta il leader di Azione, Carlo Calenda – non so davvero cosa sia. Non mi risulta che esista un modello del genere “. Osvaldo Napoli, sempre di Azione, definisce la proposta del ministro “il tentativo di macelleria costituzionale”.     

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    Mattarella a Nordio, indipendenza toghe è irrinunciabile

    “L’indipendenza della magistratura è un patrimonio irrinunciabile”. Sergio Mattarella ribadisce un concetto che a prima vista potrebbe apparire scontato, ma che in queste ore assume forza e sostanza. Il presidente della Repubblica ha parlato da Napoli per l’inaugurazione della terza sede della scuola superiore di magistratura. E lo ha fatto con accanto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a Castel Capuano (sede della nuova scuola) in rappresentanza del governo. Il Guardasigilli ha parlato soprattutto come artefice di un progetto di riforma della giustizia importante che si trova oggi in dirittura d’arrivo, come ha confermato lui stesso: “Un primo pacchetto di provvedimenti – improntati a garantismo e pragmatismo – è pronto per essere sottoposto al Consiglio dei Ministri e poi al dibattito parlamentare”. Naturalmente il capo dello Stato e presidente del Consiglio Superiore della Magistratura non entra nel merito dei provvedimenti che finiranno all’esame delle Camere sovrane, ma attraverso un discorso denso e pieno di riferimenti sembra indirizzarsi sia al governo che alle stesse toghe. Intanto Mattarella vuole sgombrare il campo da un possibile equivoco: i magistrati non sono responsabili politicamente, ma “soggetti soltanto alla legge” essendo non eletti. Legge che, precisa il presidente, è espressione di “parlamentari eletti dal popolo e quindi politicamente responsabili”. Una precisazione che Mattarella ha ritenuto di dover ribadire perchè da queste “considerazioni si ritrova l’essenza dell’indipendenza della Magistratura come patrimonio irrinunziabile dello Stato di diritto e della nostra democrazia costituzionale”.

    Giustizia, Mattarella: ‘Processi diventino piu’ agili e moderni’

    Ma non finisce qui: il capo dello Stato sembra voler far capire alla politica che non devono essere le toghe a dover supplire alle carenze legislative e ai magistrati che non devono usare le inchieste per altri fini. Infatti il presidente, dopo aver chiesto “processi più agili e moderni”, aggiunge: “talvolta le istanze di tutela dei diritti che vengono presentate alla Magistratura assumono connotazioni nuove e inedite, rispetto alle quali risulta difficile rinvenire una puntuale e chiara disciplina normativa, nonostante sia stata a più voci sollecitata. Vi sono, indubbiamente, alcuni ritardi del Legislatore”. Dall’altro lato, tenendo al centro la barra dei richiami, non fa sconti ai magistrati e chiede loro “uniformità” nei giudizi e l’uso di un linguaggio “consono e misurato”. Dopo aver ribadito all’uditorio togato che “lo stesso rispetto che deve essere assicurato alla piena indipendenza della funzione giudiziaria deve essere sempre riconosciuto e assicurato anche alle altre funzioni dello Stato”. Niente interferenze, quindi. Non poteva mancare infine un preoccupato appello a non far accadere più quanto di deplorevole visto, anche nel Csm, negli anni passati: “Va doverosamente ricordato quanto sarebbe preferibile prevenire ogni forma di malcostume interno, attraverso un più attento esercizio dei compiti di vigilanza, evitando grave discredito che potrebbe ricadere sull’Ordine giudiziario e far dubitare dell’integrale espletamento dei doveri d’istituto”. Dopo gli scandali che hanno investito parte della magistratura oggi il presidente suggerisce un vecchio motto: prevenire è meglio che curare.

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    Centrodestra riprende Latina, Celentano prima sindaca

     Il centrodestra si riprende Latina.    Manca solo l’ufficialità sulla schiacciante vittoria di Matilde Celentano, la prima donna-sindaco nella storia della città.    Sull’onda lunga del trend nazionale e regionale, la candidata si è affermata con circa il 70% delle preferenze, in attesa del completamento dei dati ufficiali sul sito del Comune.    Supportata da Fratelli d’Italia, Lega, lista Matilde Celentano Sindaco, Udc-Dc e Forza Italia si è imposta nettamente sul primo cittadino uscente Damiano Coletta, sostenuto da Pd, Movimento 5 Stelle, Per Latina 2032 e Latina Bene Comune.    Non è riuscito così il tris all’uscente Coletta il medico, civico del centrosinistra, disarcionato lo scorso settembre dalle dimissioni di massa del Consiglio comunale. E con la sua sconfitta è tramontato anche il progetto di far guidare la città da un ritrovato campo largo Pd-M5s. Coletta ha subito telefonato alla rivale per congratularsi.    “Dedico questa vittoria a tutte le donne della mia città. È un risultato straordinario. Sono felice, commossa, emozionata, ma avverto tutta la responsabilità di rimettere in piedi una città in stato di abbandono. Mi conforta il fatto che non sarò sola, potendo contare in una maggioranza solida – ha detto la neo sindaca – Questa vittoria ci dà ragione sulla proposta politica di centrodestra, credibile e fattibile e che, ne sono certa, sarà in grado di dare risposte alla città e alla comunità di Latina tutta, che attende la realizzazione di un progetto di sviluppo”.    Alle urne nel capoluogo Pontino si sono presentati il 58,08% del totale degli aventi diritto al voto, a fronte del 61,18% della scorsa tornata elettorale, 3 punti percentuali in meno rispetto al 2021. Un’affluenza leggermente inferiore a quella registrata in tutto il Lazio che si attesta al 59,8%.    Sempre in provincia di Latina, non è andata bene all’imprenditrice trans Andrea Paola Iannotti che si era candidata sindaco a Campodimele come risposta alla precedente candidatura di Mario Adinolfi a primo cittadino di Ventotene. Il suo risultato è stato zero voti. “Sono stata discriminata”, dice ora.    Partita ancora aperta invece, in un altro centro importante del Lazio ad Anagni, in provincia di Frosinone. Qui l’affluenza è stata del 74,19%, poco più del 74,08 delle ultime elezioni e sarà ballottaggio tra il sindaco uscente di centrodestra Daniele Natalia e Alessandro Cardinali, imprenditore di 45 anni sostenuto dalla coalizione civica ‘SiAmo Anagni’.     

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    A Vicenza il centrosinistra insidia il sindaco uscente

     Testa a testa e ballottaggio a Vicenza, dove lo sfidante Giacomo Possamai si presenta al ballottaggio in un inaspettato vantaggio rispetto al sindaco uscente, il ‘civico di centrodestra’ Francesco Rucco. A quest’ultimo non basta la “stampella” della lista civica che porta il suo nome alla coalizione, dove la Lega raccoglie poco meno del 7% delle preferenze.    Il capoluogo berico vede realizzarsi l’exploit sperato del giovane capogruppo Pd in Consiglio regionale Possamai, sostenuto dai dem in collaborazione con il Terzo Polo. Il 33enne viaggia intorno al 46-47% delle preferenze personali, tre punti sopra Rucco. Non sembra esserci poi spazio, né posto in Consiglio comunale, per tutte le altre formazioni, Cinquestelle compresi, che non riescono a superare la soglia del 3%.    All’interno della coalizione di centrodestra, come detto, la lista di Rucco primeggia, come già sperimentato in altre esperienze elettorali, prime fra tutte le regionali. Ma è il resto della coalizione che crolla, con un 10% di Fdi e la Lega più giù al 7%. Cinque anni fa, vincendo al primo turno con il 50,7%, la Lega era al 15,88%, più del doppio di oggi.    Pd e la lista Possamai viaggiano entrambe al 13-14%, Azione-Iv pesa poco nella coalizione, circa il 3,3%. Nulla da fare per gli altri cinque candidati, in particolare per Edoardo Bortolotto dei Cinquestelle – addirittura penultimo – e per l’ex assessore Claudio Cicero, di area centrodestra.    “Avevamo un sondaggio che ci dava una forbice tra il 45 e il 49 per cento – ha commentato Rucco – quindi ci aspettavamo il ballottaggio, che altro non è che la seconda tappa di un percorso che avevamo già previsto di fare. Ora si corre e si va a prendere tutte quelle persone che non hanno votato e che sono tante, purtroppo. Ho sempre chiesto a Possamai il confronto a due su quelli che sono i nostri due progetti, ma lui ha voluto nascondersi. Ora però non potrà più farlo – ha concluso – e quindi verrà al confronto diretto”.    Ringraziando la città per il risultato “straordinario”, Possamai invita comunque a mantenere la concentrazione per il ‘secondo tempo’: “Noi siamo partiti mesi fa – ha sottolineato – a muoverci quartiere per quartiere, persona per persona, avendo chiaro che Vicenza veniva prima di tutto, anche dei temi nazionali. Il nostro progetto, per Vicenza e per i vicentini, ha dimostrato di poter fare la differenza. Fiducia oltre le aspettative dai vicentini nei nostri confronti e ora non li possiamo deludere”.