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    I Verdi Ue a Lampedusa: ‘Qui non c’è una crisi migratoria’

       “Da quello che ho visto non possono dire che c’era alcuna situazione di crisi migratoria. Posso immaginare che nell’ultimo mese ci sia stata una situazione di maggiore pressione, ma per definire crisi direi che serve avere una situazione molto più grande e più improvvisa che renda uno stato membro completamente sovraccaricato al punto di non poter agire”. Lo ha detto l’eurodeputata olandese dei Verdi, Tineke Strik, durante una conferenza stampa in seguito alla sua visita a Lampedusa. “Sono rimasta piuttosto scioccata dalle cattive condizioni dell’hotspot di Lampedusa: le condizioni igieniche sono tremende”, ha aggiunto. 
       “Ho parlato con alcuni minori che sono lì già da 10 giorni e non hanno potuto nemmeno chiamare la loro famiglia perché non c’è nessuna connessione. Anche il personale medico è poco disponibile, il che ha portato alla morte di tre persone nell’ultimo mese”, ha spiegatol’eurodeputata dei Greens in seguito alla sua visita sull’isola, che ha incluso un pattugliamento in mare con l’Ong Sea Watch.
        “Già in passato avevo notato un atteggiamento negativo contro le Ong, ma  il nuovo decreto rende davvero ancora più difficile per le organizzazioni unitarie salvare vite umane. Il loro lavoro è deliberatamente ostacolato”, ha aggiunto Strik. E sulla definizione di una crisi migratoria a Lampedusa ha puntualizzato: “Per definire lo stato di crisi occorre tenere anche conto di quanto il sistema di asilo di un Paese intero sia utilizzato realmente, al fine di evitare che qualcuno possa semplicemente aggiungere complicazioni normative che accumulano ritardi e poi affermare di avere una crisi migratoria”.    

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    Meloni verso Hiroshima, prima del G7 bilaterale con Kishida

    (ANSA) – HIROSHIMA, 17 MAG – La presidente del Consiglio,
    Giorgia Meloni, dopo aver partecipato a Reykjavik al summit dei
    capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa, è attesa a
    Hiroshima per il G7. Prima dell’avvio ufficiale del vertice
    venerdì 19 maggio, secondo quanto riferiscono fonti
    diplomatiche, è previsto un bilaterale fra la presidente del
    Consiglio e il primo ministro giapponese Fumio Kishida.   
    Il colloquio fa seguito all’incontro del 10 gennaio scorso a
    Roma nel corso del quale c’era stato un approfondito scambio di
    vedute sul programma di lavoro del G7, sulla successiva
    presidenza italiana (2024) e sulle grandi sfide globali.   
    Sarà un’occasione, spiegano le stesse fonti, per rafforzare
    ulteriormente i rapporti bilaterali che non sono mai stati
    stretti come oggi, in particolare nel campo della difesa. A fine
    2022, i governi italiano, giapponese e britannico hanno
    annunciato l’avvio del partenariato ‘Global Combat Air
    Programme’ volto a sviluppare un aereo da combattimento di sesta
    generazione entro il 2035: il Tempest. (ANSA).   

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    Omofobia: Gay help line, 21mila contatti

    Il 17 maggio 2023 – nel mondo si celebra la 33° Giornata Internazionale contro l’omobitransfobia e proprio in questi giorni è stato rinviato a giudizio l’aggressore della coppia di ragazzi gay di Milano che il 20 maggio del 2020 furono aggrediti con pugni in viso riportando varie contusioni e ferite. Questo risultato arriva anche grazie alla collaborazione tra Gay Help Line e l’osservatorio OSCAD del Ministero degli interni.
    Secondo i dati ricavati dai 21.000 contatti ricevuti nell’ultimo anno dal servizio Gay Help Line 800 713 713 numero verde contro l’omobitransfobia, presentati in Campidoglio alla presenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’omobistransfobia non si arresta e cresce in maniera sostanziale l’impatto sociale negativo della violenza e delle discriminazioni sulle persone lgbt+. Le più colpite sono le persone trans, le cui segnalazioni aumentano arrivando al 14,7% dei contatti, in particolare i giovani e gli adolescenti. Sul totale dei gestiti il 41,6% subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out: le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni.
    Per il 15% sono i minori LGBT+ ad essere vittima di maltrattamenti familiari protratti nel tempo e caratterizzati da un’escalation di violenza: la reclusione in casa anche ai danni della frequenza scolastica, i tentativi di conversione, il controllo che sfocia nella violenza verbale e fisica. Nel 5,7% dei casi il bullismo omotransfobico ha favorito l’abbandono scolastico e solo uno studente transgender su 5 ha ottenuto l’applicazione a scuola della “carriera alias”, che prevede l’autorizzazione ad utilizzare nei documenti scolastici pronomi e un nome alias congruente con il genere dello studente Per il 17% i giovani che hanno contattato Gay Help Line raccontano di aver subito la perdita del sostegno economico da parte dei familiari: la maggior parte di questi sono stati abbandonati e questo ha compromesso i loro percorsi di studio e formazione. Su circa 400 casi di giovani LGBT+ cacciati di casa solo il 10% riesce e trovare ospitalità nelle case famiglia protette come Refuge LGBT+ e A casa di Ornella, le nostre strutture, che accolgono le persone LGBT+ e le supportano perché riescano a superare il trauma subito e a raggiungere la propria autonomia attraverso la formazione e la ricerca del lavoro.
    Nel 12,6% dei casi violenza e discriminazione omotransfobiche sono state causa di marginalità sociale e disagio abitativo anche nelle fasce di età adute (fino a 70 anni): le risposte del sistema dell’accoglienza alle conseguenze sociali dell’omotransfobia risultano ad oggi insuffucienti, in particolare per le persone trans. Dell’11,4% di segnalazioni di discriminazione lavorativa, 3 casi su 4 riguardano persone trans per cui la barriera nell’accesso al mondo del lavoro è elevatissima.
    Il 12% delle segnalazioni riguarda aggressioni, molestie e atti di odio omotransfobico in luoghi pubblici o sul posto di lavoro, scatenati dalla visibilità delle vittime. Solo il 38% delle vittime di aggressione si è recato in pronto soccorso dopo aver riportato lesioni e nella maggior parte dei casi non ha dichiarato di aver subito violenza perchè LGBT+.
    Un dato che risulta costante nel tempo è la difficolta delle vittime a denunciare: il fenomeno dell’underreporting (mancata denuncia) incide in maniera preoccupante sul riconoscimento dell’entità delle discriminazioni e delle violenze. “In questo periodo di forte pressione sociale – conclude Gay Hel Line – sono ancora più urgenti misure legislative a supporto delle persone LGBT+, ancora prive di tutele contro la discriminazione, l’odio e la violenza”. 
    Il 2023 è l’anno in cui Ilga Europe (associazione internazionale per i diritti LGBT presente all’ONU), classifica l’Italia al 34° posto su 49 nella classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBT+ (lesbiche, gay, bisex e trans). 

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    Metsola, Pe supporta lotta contro omofobia, bifobia e transfobia

    “Uguaglianza. Diversità. Inclusione. Oggi celebriamo la libertà. Il Parlamento europeo è orgoglioso di unirsi al mondo nel celebrare giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia”. E’ quanto ha dichiarato via Twitter la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “Continueremo la nostra lotta contro la discriminazione, l’odio e il pregiudizio”, sottolinea Metsola.   

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    A Belgrado allarmi bomba in decine di scuole

       Allarmi bomba sono giunti stamane a decine di scuole a Belgrado. Nel darne notizia il ministero dell’interno ha riferito che sono in corso operazioni di verifica e controllo da parte di polizia, artificieri e unità antiterrorismo. Gli istituti interessati sono stati evacuati. La capitale serba è ancora scossa per la strage del 3 maggio scorso in una scuola primaria della città, dove un allievo 13enne dello stesso istituto, sparando con la pistola del padre, ha ucciso otto alunni suoi coetanei e un custode, ferendo altri sei allievi e una insegnante. 
       D’altra parte, in Kosovo nella tarda serata di ieri sconosciuti, a bordo di un’auto in corsa, hanno sparato colpi d’arma da fuoco in direzione di una scuola primaria nel villaggio di Ugljare, piccola località a maggioranza di popolazione serba non lontana da Kosovo Polje, nella parte centrale del Paese. Subito dopo l’auto si è diretta verso una vicino villaggio abitato da kosovari di etnia albanese.
       Nel darne notizia stamane, il capo dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo Petar Petkovic ha detto che al momento degli spari nel cortile dell’istituto si trovavano tre ragazzi di etnia rom di 13,15 e 17 anni, che per puro miracolo sono  rimasti illesi. Petkovic è tornato a denunciare l’atmosfera ostile e persecutoria esistente in Kosovo nei confronti della popolazione serba e non albanese, costretta a vivere nella paura e nelterrore per i continui attacchi e provocazioni.
       Basta una piccola scintilla perchè la situazione esploda e vada fuori controllo – ha osservato l’esponente serbo, che ha puntato nuovamente il dito contro il premier kosovaro Albin Kurti. La  sua politica, secondo Petkovic, sarebbe proprio quella di provocare sempre nuovi incidenti per scatenare la reazione della parte serba, consapevole del fatto che, in qualsiasi situazione di contrapposizione e scontro, l’Occidente accuserà sempre Belgrado e il presidente serbo Aleksandar Vucic.   

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    Omofobia: La Russa, inaccettabili discriminazioni e violenza

    (ANSA) – ROMA, 17 MAG – “In molte, troppe Nazioni, ancora
    oggi l’omosessualità è considerato un reato, punibile
    addirittura con la morte. Il mio auspicio è che la comunità
    internazionale faccia sentire forte il suo dissenso perché è
    inaccettabile qualunque forma di discriminazione o violenza
    derivante dagli orientamenti sessuali di una persona. I diritti
    non si calpestano”. Lo dichiara il presidente del Senato,
    Ignazio La Russa, in occasione della Giornata internazionale
    contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. (ANSA).   

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    Gb, la vulnerabilità dei missili Kinzhal imbarazza Mosca

       La Russia ha probabilmente perso numerosi missili ipersonici Kinzhal (Killjoy) e la loro apparente vulnerabilità è “una sorpresa e un imbarazzo” per Mosca, visto che il presidente Vladimir Putin aveva definito questa arma “imbattibile”: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence.
        Nell’ultima settimana si è intensificata la battaglia aerea sul confine tra la Russia e l’Ucraina, sottolinea il rapporto pubblicato su Twitter, ricordando che solo nella giornata del 13 maggio, quattro aerei delle Forze aerospaziali russe (Vks) sono precipitati, apparentemente abbattuti nella regione russa di Bryansk. Il 3 maggio scorso, l’Ucraina ha abbattuto il primo missile balistico Killjoy, un successo che ha indotto la Russia a dare priorità al tentativo di neutralizzare le migliorate capacità di difesa aerea di Kiev. Tuttavia, Mosca ha perso così altri missili Kinzhal (sei nella notte tra lunedì e martedì, Ndr).
        L’aumento della minaccia aerea sulla regione di confine della Russia sarà un’eccezionale fonte di preoccupazione per la Vks, che utilizza l’area per lanciare i suoi raid aerei a sostegno della guerra, conclude il rapporto. 
       Inoltre, l’Ucraina ha negato che un missile ipersonico russo abbia distrutto un sistema di difesa missilistico Patriot di fabbricazione statunitense durante l’attacco aereo su Kiev nella notte tra lunedì e martedì. “Voglio dire: non preoccupatevi della sorte del Patriot”, ha detto il portavoce delle forze aeree ucraine Yuriy Ignat, escludendo la possibilità che un missile Kinzhal abbia messo fuori uso un sistema Patriot e sottolineando che “distruggere ilsistema (Patriot) con un qualche tipo di Kinzhal è impossibile.Tutto quello che dicono lì, può rimanere nel loro archivio di propaganda”.
       Ieri il ministero della Difesa russo aveva affermato che durante l’attacco era stato distrutto un sistema di difesa aerea Patriot. Due funzionari statunitensi avevano poi dichiarato che un sistema Patriot aveva probabilmente subito danni, ma che non sembrava essere stato distrutto.

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    Via libera dal Senato al ddl sulla procedibilità d’ufficio

    (ANSA) – ROMA, 17 MAG – Via libera definitivo dall’Aula del
    Senato al disegno di legge sulla procedibilità d’ufficio e
    l’arresto in flagranza. Il voto è avvenuto per alzata di mano,
    Il provvedimento è approvato in via definitiva.   
    Il Pd ha votato a favore insieme a FdI, Lega, Fi, Udc, mentre
    si sono astenuti Avs, Iv, M5s. (ANSA).