More stories

  • in

    Georgia, c’è l’accordo maggioranza-opposizione grazie alla mediazione UE

    Bruxelles – L’azione esterna dell’UE dà i suoi frutti. Con la mediazione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la Georgia trova la quadra per uscire dall’impasse politica in cui era piombata dopo le elezioni dello scorso novembre, che i partiti di opposizione non hanno voluto riconoscere i risultati. Alle accuse di brogli si sono poi unite contestazioni circa la politicizzazione della giustizia.
    L’accordo prevede l’impegno per una riforma della magistratura da parte del partito di governo Sogno georgiano (SG), accompagnata da amnistie e indulto per arresti compiuti in particolare in occasione delle proteste anti-governative. Prevista una clausola per il riesame del processo contro Nika Melia, leader del partito d’opposizione Movimento nazionale unito (MNU), arrestato con l’accusa di sedizione.
    MNU torna a sedere in Parlamento assieme agli altri partiti non di maggioranza, con l’istituzione che può riprendere a funzionare normalmente. Ancora, l’accordo siglato tra i rappresentanti dei partiti di governo e opposizione prevede elezioni parlamentari anticipate nel 2022 se il partito Georgian Dream segna meno del 43% nelle prossime elezioni locali, previste per ottobre di quest’anno (giorni non ancora definiti).
    La presidente della repubblica caucasica, Salome Zourabichvili, saluta l’accordo come “una vittoria di tutto il Paese”, mentre Michel esulta perché “è finita la crisi politica”. Vero ma fino a un certo punto, perché la questione del rilascio di Melia pesa. Ci si attende un rilascio del capo del partito d’opposizione. Se così non fosse si rischia di tornare nel caos. Pace fatta, ma comunque armata. Il presidente del Consiglio europeo ricorda inoltre che l’accordo siglato “segna un nuovo inizio e l’avvio di un duro lavoro che porterà la Georgia avanti lungo il suo percorso euro-atlantico”, e qui bisogna capire fino a che punto Mosca lo permetterà. Intanto l’Europa si goda il suo momento di riuscita mediazione. 

    Il presidente del Consiglio europeo, Michel: “La crisi politica è finita, riprende il percorso euro-atlantico del Paese”

  • in

    Balcani occidentali: dall’UE in arrivo 651 mila dosi di vaccino Pfizer

    Bruxelles – L’Unione Europea entra nel vivo della partita dei vaccini nei Balcani Occidentali.  Da maggio 2021 cominceranno le consegne di 651 mila dosi del vaccino anti COVID prodotto da BioNTech-Pfizer destinate prioritariamente al personale sanitario nella regione. Le fiale, che verranno distribuite fino ad agosto, sono alla base di un contratto finanziato direttamente da Bruxelles e concluso grazie allo sforzo del governo austriaco.
    L’impegno europeo per la lotta al coronavirus nei Balcani è stata sin dalle prime battute della campagna vaccinale nel continente una priorità. Fino al 31 marzo ai sei Paesi della regione erano state consegnate poco più di 160 mila dosi, ma gran parte delle somministrazioni sono state possibili grazie alla collaborazione fornita da Russia e Cina. I principali obiettivi per l’UE sono quelli di “rendere i sistemi sanitari dell’area pienamente operativi e supportare i governi ad affrontare i problemi enormi che la pandemia ha provocato nella regione”, ha detto il commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi. “Lo facciamo perché ci deve essere chiaro il nostro interesse per i nostri partner, per le capacità di resilienza nella regione e per gli operatori che sono impegnati in prima linea”.
    La Commissione ha assicurato che le dosi di Pfizer (definita da Várhelyi come l’azienda farmaceutica “più affidabile” per l’UE) saranno distribuite tenendo conto dello stato della campagna vaccinale in ciascuno degli Stati dell’area balcanica e ha fugato i dubbi sulla possibilità che le dosi in arrivo nei Balcani possano essere inoculate a categorie meno a rischio. “Nei contratti è chiaro quello per cui le doti sono destinate. È anche nell’interesse di questi governi vaccinare al più presto gli operatori sanitari”, ha continuato il commissario Várhelyi. Ma l’esecutivo si è impegnato anche a rendere possibile la vaccinazione per i gruppi vulnerabili una volta che la somministrazione al personale sanitario sarà conclusa.
    Attualmente i Balcani, insieme ai Paesi del Nord Africa e ai 92 Paesi che fanno parte dello schema COVAX sono esclusi dal meccanismo creato dall’Unione Europea per il controllo sulle esportazioni di vaccini verso i Paesi terzi. Bruxelles vuole fare la sua parte nella ripresa della regione facendosi spazio tra gli altri attori internazionali presenti. “Credo che questo sia un contributo notevole da parte dell’Unione Europea e questo gesto deve essere considerato come un segnale chiaro di quanto sia importante la regione per l’UE e per i suoi Stati membri”, ha sottolineato Várhelyi concludendo il suo intervento in conferenza stampa.

    Bruxelles vuole battere la concorrenza di Russia e Cina per la ripresa nell’area. Várhelyi “Segnale chiaro di quanto sia importante la regione per l’UE e per i suoi Stati membri”

  • in

    Nord Stream 2 continua a dividere l’UE. Tusk: “Va fermato”. E Gazprom fa notare che la domanda di gas aumenta

    Bruxelles – L’Europa deve fare i conti con la realpolitik. Una volta di più, dopo la questione turca di sedie mancanti e opportunità mancate, sulla Russia l’Unione degli Stati si perde. Nessuna sanzione contro Mosca per le rinnovate tensioni in Ucraina, nonostante – parole dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josepp Borrell – la Russia abbia concentrato più di 150mila truppe sul confine ucraino e in Crimea. Una provocazione e forse qualcosa di più che vede l’UE impreparata e forse incapace di contromisure.
    La  riunione dei ministri degli Esteri ha prodotto poco. Appelli e richiami, nulla di più. Un esito che visibilmente non piace a Donald Tusk. “Se davvero vuoi fermare l’aggressione russa contro l’Ucraina, devi fermare Nord Stream 2“, dice il presidente del Partito popolare europeo sul nuovo corridoio del gas euro-russo. “Semplice”. A dirsi, ma non certo a farsi, perché il progetto di conduttura sottomarina serve alla Germania e pure all’Europa, ma in misura assai minore e forse anche meno ancora. Nord Stream 2, collegherebbe Russia e Germania al termine della sua corsa negli abissi attraverso golfo di Finlandia, repubbliche baltiche, Kaliningrad e Polonia, prima di riafforare su suolo tedesco. Una conduttura da affiancare al già operante Nord Stream. Il progetto prevede una capacità totale di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
    Con la conduttura la Germania diventerebbe l’hub europeo del nord Europa, e l’Unione potrebbe vedere le emissioni di gas a effetto serra ridotte del 14% rispetto ai livelli attuali. Nell’ottica di una conversione verso un modello produttivo sostenibile e l’abbandono delle fonti fossili più inquinanti il progetto ha una sua valenza. Ma andare avanti vuol dire legarsi mani e piedi al fornitore russo, che nel gas non presente su suolo comunitario e di cui l’Europa ha bisogno ha una potente arma di ricatto. Del resto già in passato Putin ha utilizzato l’arma della risorsa energetica per cercare di scompaginare il club a dodici stelle. La linea morbida dell’Europa si spiega anche in ragione di questa dipendenza strategica.

    pic.twitter.com/VpeuhmwzbU
    — Gazprom (@GazpromEN) April 19, 2021

    Tusk affida la sua linea politica ai canali sociali, esternando le divisioni interne ad un partito – il PPE – i cui membri non sono del tutto unanimi a procedere, Anche gli stessi tedeschi del PPE sono divisi. Addirittura il 56% degli europarlamentari del CDU/CSU, la truppa di Angela Merkel a Bruxelles e Strasburgo, è favorevole. Ciò nonostate Tusk si prende la briga di sfidare pubblicamente Merkel su un tema delicato. Nel dibattito europeo interviene Gazprom, ricordando come stanno le cose. Il colosso energetico russo diffonde un comunicato in cui ricorda che le temperature rigide di un aprile più freddo degli ultimi anni la domanda di gas di Unione europea e Ucraina non si è ancora fermata. Comunicazione di servizio a ricordare che c’è un grande bisogno di Russia e del suo fornitore.
    Quando si parla di Russia l’Europa si scontra con i suoi limiti geopolitici. La Commissione von der Leyen che pure in pù di un’occasione ha dichiarato la volontà di essere per l’appunto una Commissione geopolitica, di fronte agli Stati membri che tentennano e alle dipendenze economiche con Mosca si mostra remissiva. Intanto Putin sposta gli uomini e ammassa le truppe.

    Il presidente del Partito popolare europeo irritato da mancate sanzioni contro la Russia per le tensioni in Ucraina. Il fornitore energetico russo ricorda i limiti geopolitici dell’Europa

  • in

    150mila truppe russe al confine con l’Ucraina. Borrell: “Rischio escalation”. Ma l’UE esclude per ora nuove sanzioni contro Mosca

    Bruxelles – Cresce la preoccupazione dell’UE per gli oltre 150mila soldati russi ammassati ai confini dell’Ucraina e per le condizioni di salute di Alexei Navalny, l’oppositore del presidente Vladimir Putin, in carcere da tre mesi dopo il tentativo di avvelenamento nell’agosto dello scorso anno. Per ora, però, non sono all’orizzonte nuove sanzioni nei confronti della Russia da parte dell’Unione Europea, ancora una volta incapace di dotarsi di una politica estera all’altezza dei suoi proclami. “Le cose potrebbero cambiare in futuro, ma questa è per ora la situazione”, ha precisato l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, al termine dell’informale Consiglio Affari Esteri che ha visto slittare in cima all’agenda proprio la politica di Mosca.
    Il rischio che il leader dell’opposizione russo Alexei Navalny muoia da detenuto, da una parte. E la provocazione dell’aggressione russa in Ucraina, dall’altra. Su quest’ultimo dossier “servono maggiori sforzi diplomatici” per la de-escalation della tensione, ha avvertito il capo della diplomazia europea, lodando l’Ucraina per la sua moderazione nel non rispondere alla provocazione di Putin e sollecitando Mosca a distendere la tensione in corso. Alla riunione informale era presente virtualmente il ministro degli Affari esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, che ha aggiornato gli omologhi sull’evoluzione. “La situazione è molto preoccupante: più di 150 mila truppe russe sono ammassate lungo i confini ucraini e in Crimea e il rischio di ulteriore escalation è evidente”, ha sintetizzato in conferenza Borrell.
    Il dato è nuovo, anche se Borrell non rivela da dove arrivi. Cita le 150mila forze dispiegate militarmente da Mosca, ovvero il più grande numero finora raggiunto di truppe ammassate alle frontiere ucraine. Chiaro “che è una questione che ci preoccupa, perché quando c’è un forte dispiegamento militare, ci può essere una scintilla che può tramutarsi in un incendio”, ha denunciato Borrell. Per il capo della diplomazia europea i ministri europei hanno condiviso la necessità di “sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, con annesso non riconoscimento dell’annessione illegale russa della Crimea e la richiesta della piena attuazione degli accordi di Minsk, firmati nel 2014 come piano di pace per l’Ucraina orientale. “Aumenteremo gli sforzi diplomatici al fine di ristabilire l’integrità territoriale ucraina”, ha proseguito Borrell, confermando la partecipazione dell’UE il 23 agosto al Summit della Piattaforma di Crimea”.
    Alexei Navalny
    Ma preoccupano anche le “condizioni critiche” in cui versa Navalny, che hanno attirato l’apprensione di tutto il Continente. Dopo un appello di ieri a garantire al leader d’opposizione russa “l’accesso immediato ai professionisti medici di cui si fida”, Borrell in conferenza stampa ha ribadito che Bruxelles considera “le autorità russe responsabili della sua sicurezza e salute, e saranno ritenute responsabili” se qualcosa dovesse accadergli. Navalny è in sciopero della fame dall’inizio di aprile per protestare contro il rifiuto della prigione dove è detenuto di dargli accesso a un medico di sua scelta. La portavoce dell’oppositore russo ha detto senza giri di parole che “Alexei sta morendo: nelle sue condizioni è una questione di giorni”. Dopo la mobilitazione di ieri, oggi il penitenziario in cui è detenuto ha reso noto che “sarà trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale IK-3, nell’oblast(regione) di Vladimir”, dove è presente anche un grande ospedale. “Abbiamo saputo che è stato trasferito nell’ospedale della prigione. Chiediamo che abbia accesso immediato ai suoi medici di fiducia. Riteniamo la Russia responsabile per la salute di Navalny”, ha avvertito Borrell.
    I ministri degli Esteri dell’UE hanno invece assunto decisioni sul colpo di stato in Myanmar (Birmania) del primo febbraio, adottando sanzioni per 10 persone e due società controllate dai militari considerati coinvolti con il colpo di stato – Myanmar Economic Holdings Public Company Limited ( MEHL ) e Myanmar Economic Corporation Limited (MEC). Secondo Bruxelles, tutte le “persone colpite dalle sanzioni sono tutte responsabili di indebolire la democrazia e lo stato di diritto in Myanmar / Birmania, nonché di decisioni repressive e gravi violazioni dei diritti umani”.

    Il dispiegamento militare “più grande di sempre”, avverte il capo della diplomazia europea. “La situazione è preoccupante” ma per ora i ministri degli Esteri non hanno fatto richiesta per nuove restrizioni contro il regime di Putin. Sul tavolo del Consiglio anche le condizioni critiche del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, detenuto in Russia: “Chiediamo che abbia accesso immediato ai suoi medici di fiducia”

  • in

    Brexit, più vicina la libera circolazione dati UE-Regno Unito. Ma sono necessari “ulteriori chiarimenti”

    Bruxelles – Dopo il via libera della Commissione Europea alla libera circolazione di dati e informazioni personali dei cittadini UE verso il Regno Unito anche nell’era post-Brexit, il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha adottato le sue opinioni sulle condizioni di adeguatezza degli standard britannici in materia di tutela della privacy.
    Con il parere 14/2021 e 15/2021, il Comitato ha riconosciuto un “allineamento generale tra l’UE e il Regno Unito” per quanto riguarda il livello di protezione dei dati Allo stesso tempo, è stata rilevata la necessità di un maggiore controllo sulle prossime valutazioni e di “ulteriori chiarimenti” sulle pratiche di intercettazione di massa del Regno Unito e sull’uso di strumenti di elaborazione automatizzata.
    Nelle sue raccomandazioni, l’EDPB ha invitato la Commissione UE a “integrare la propria analisi” con un meccanismo per informare le autorità competenti degli Stati membri “interessati dal trattamento o divulgazione da parte delle autorità del Regno Unito”.
    Inoltre, nonostante il “livello adeguato di protezione dei dati” attualmente riscontrabile Oltremanica, la Commissione Europea non dovrebbe rinunciare a “svolgere il proprio ruolo di monitoraggio” nelle future relazioni con Londra. Nelle opinioni dell’EDPB viene spiegato che, se la controparte non dovesse mantenere “il livello sostanzialmente equivalente”, l’esecutivo UE dovrebbe considerare di “modificare la decisione di adeguatezza per introdurre garanzie specifiche” o anche di “sospendere la decisione di adeguatezza”.

    Adottato il parere del Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), che ha riconosciuto un “allineamento generale” tra Bruxelles e Londra in materia di privacy. Chiesto un approfondimento sulle pratiche di intercettazione di massa e sull’uso di strumenti di elaborazione automatizzata.

  • in

    Navalny, l’UE “profondamente preoccupata” dalle condizioni di salute: “Autorità russe responsabili”

    Bruxelles – Alexei Navalny sta morendo. Richiamato da queste quattro parole pronunciate sabato sera (17 aprile) dal portavoce dell’attivista russo, l’Occidente è tornato a mobilitarsi. Da Bruxelles a Washington, passando per Roma, Berlino e Parigi, è largo il fronte che in queste ore sta esprimendo apprensione per lo stato di salute dell’oppositore del presidente russo, Vladimir Putin, in carcere da tre mesi dopo aver subito un tentativo di avvelenamento nell’agosto dello scorso anno.
    “L’Unione Europea è profondamente preoccupata” per gli ultimi aggiornamenti sulle condizioni del leader dell’opposizione russa, a cui deve essere garantito “l’accesso immediato ai professionisti medici di cui si fida”. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha espresso in una nota l’appello di Bruxelles per il “rilascio immediato e incondizionato” dell’uomo, dal momento in cui “consideriamo la sua condanna politicamente motivata e in contrasto con gli obblighi della Russia in materia di diritti umani”. Destinatarie dell’invito di Borrell a intervenire sono le “autorità responsabili della sicurezza e della salute dell’onorevole Navalny“.
    L’alto rappresentante UE ha richiamato anche le parole di condanna della commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, e ha attaccato il Cremlino sul fatto che “il caso Navalny non è un incidente isolato“. L’evento sarebbe piuttosto il caso più eclatante di “un modello negativo di contrazione dello spazio per l’opposizione, la società civile e le voci indipendenti nella Federazione Russa”.

    Deeply concerned by Alexei @navalny’s deteriorating health. Russian authorities must grant him immediate access to medical professionals he trusts. We hold them to account for ensuring his safety & health.
    EU continues to call for Mr Navalny’s immediate & unconditional release. https://t.co/iwFV31Sdgi
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 18, 2021

    Il dossier Navalny sarà oggi sul tavolo dei ministri degli Esteri europei a Bruxelles. A margine della riunione, lo stesso Borrell ha ricordato che la sua richiesta di liberazione (avanzata nel corso della sua visita a Mosca di inizio febbraio) “non è stata ascoltata e ora la situazione è peggiorata”.
    Le reazioni internazionali
    A proposito dello stato di salute di Navalny e delle cause all’origine – una situazione “totalmente ingiusta, totalmente inappropriata”, come l’ha definita il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden – da diverse capitali europee si sono levate voci di protesta. La Farnesina “auspica che gli venga garantito accesso immediato alle cure mediche di cui ha bisogno”, mentre il sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola, ha avvertito che “non c’è più tempo” e “Italia e Unione Europea, unite nella difesa dei diritti, non resteranno spettatrici“. Intanto, il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha lanciato su Twitter l’hashtag #FreeNavalnyNow, per aumentare la mobilitazione degli utenti dei social media a supporto del leader dell’opposizione russa.

    #FreeNavalnyNow https://t.co/I4c8CUYjNv
    — Enrico Letta (@EnricoLetta) April 18, 2021

    Da Parigi si punta il dito contro il presidente Putin, che avrebbe “una responsabilità enorme” in tutta la vicenda, ha  commentato il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian. Il suo omologo tedesco, Heiko Maas, ha chiesto che il diritto di Navalny all’accesso all’assistenza medica sia “garantito senza indugio”. Dura la minaccia del consigliere per la Sicurezza nazionale USA, Jake Sullivan: “Abbiamo comunicato al governo russo che quello che accade a Navalny in prigione è loro responsabilità e che la comunità internazionale ne chiederà conto“, ha dichiarato alla CNN. “Nel caso Navalny morisse, stiamo esaminando diverse misure che potremmo imporre” ai danni di Mosca, ha aggiunto Sullivan.
    Il servizio penitenziario federale russo (FSIN) ha fatto sapere che il detenuto sarà trasferito nel reparto ospedaliero della colonia penale IK-3, nell’oblast (regione) di Vladimir. Il servizio penitenziario ha comunque sottolineato che le condizioni di Navalny sono “soddisfacenti”, dal momento in cui “viene visitato ogni giorno da un medico generico”, e che “con il consenso del paziente, gli è stata prescritta una terapia vitaminica”. Ma proprio a seguito della notizia del trasferimento, dallo staff del leader dell’opposizione è stato lanciato un nuovo allarme: “Si tratta della stessa colonia di tortura, solo con un grande ospedale, dove vengono trasferiti i malati gravi“, ha scritto su Twitter Ivan Zhdanov, direttore del Fondo Anti-Corruzione. Questo andrebbe inteso come un peggioramento delle condizioni di Navalny, “al punto che persino la struttura stessa lo ammette”.

    L’alto rappresentante Borrell chiede il “rilascio immediato e incondizionato” dell’oppositore del presidente Putin, mentre da Roma a Washington aumenta la pressione sul Cremlino. Oggi il dossier sul tavolo dei ministri degli Esteri europei

  • in

    Slovenia, il mistero del piano per “completare la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia” e i “no comment” del Consiglio UE

    Bruxelles – Trent’anni. Il tempo per mettersi alle spalle una guerra o per riaprire le ferite di un conflitto etnico durato un decennio. Proprio nell’anniversario dello scoppio delle guerre nell’ex-Jugoslavia, la polveriera dei Balcani torna a preoccupare l’Europa e il mistero di un documento ufficioso del governo sloveno, che sarebbe già approdato a Bruxelles, sta rischiando di dare uno scossone ai fragili equilibri della regione.
    Il premier sloveno, Janez Janša
    Tutto è cominciato all’inizio di questa settimana, quando lunedì (12 aprile) alcuni media bosniaci hanno riportato l’indiscrezione secondo cui il premier sloveno, Janez Janša, avrebbe consegnato tra fine febbraio e inizio marzo al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, un non paper (una proposta informale di accordo) sulle priorità della presidenza slovena dell’UE, che prenderà il via il prossimo primo luglio. Nel documento, Janša avrebbe indicato anche la necessità di completare la “dissoluzione dell’ex-Jugoslavia”: implicazioni a livello di confini per tutti i Paesi della regione (Slovenia esclusa), ma soprattutto una separazione in seno al territorio della Bosnia ed Erzegovina su base etnica.
    Nella regione è scoppiata la bufera, con l’ambasciatrice slovena a Sarajevo, Zorica Bukinac, invitata per un chiarimento dal membro croato della presidenza bosniaca, Željko Komšić, e i partiti di opposizione al governo Janša che hanno invitato il ministro degli esteri, Anže Logar, a riferire in Parlamento. Lubiana nega un cambiamento di politica nei confronti dei partner balcanici e lo stesso premier Janša ha smentito con ferocia ogni voce di un piano segreto per il completamento “pacifico” della dissoluzione dell’ex-Jugoslavia: “Il governo sloveno sta seriamente cercando soluzioni per lo sviluppo della regione e la prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali”, ha commentato in un tweet, rimbalzando l’accusa di “cercare di impedire tale obiettivo”.

    Eh, @eucopresident sem nazadnje srečal lani. Težko bi mu tako februarja ali marca letos karkoli fizično predal, kot piše obskurni splet, ki ga navajate. 🇸🇮 sicer resno išče rešitve za razvoj regije in EU perspektivo držav ZB, s takimi zapisi pa se ravno ta cilj skuša onemogočiti. https://t.co/aObQNCkRc5
    — Janez Janša (@JJansaSDS) April 12, 2021

    Tuttavia, dopo giorni di polemiche, smentite e pubblicazioni di stralci del documento più o meno verosimili, ciò che appare evidente è l’incapacità del Consiglio Europeo di prendere le distanze dalla notizia del non paper ricevuto o di fornire ulteriori spiegazioni. Pressato dalla stampa a Bruxelles, l’entourage del presidente Michel tiene la linea del “no comment” e del non rilasciare dichiarazioni “per il momento”. Un approccio quantomeno discutibile, che fa sospettare che qualcosa stia davvero sgorgando alla sorgente. Oppure, se così non fosse, che rischia di far cedere la diga del complottismo e della accuse tra Paesi. Insomma, di far giocare in molti con il fuoco, in un contesto – quello balcanico – che non avrebbe bisogno di ulteriori destabilizzazioni.
    Quello mostrato dal Consiglio UE è un atteggiamento agli antipodi rispetto a quello della Commissione Europea, che, sebbene non sia implicata direttamente nell’affaire Balcani, ha comunque risposto con chiarezza in merito alla sua posizione. “Non abbiamo visto né siamo a conoscenza del non paper“, ha spiegato Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Una dichiarazione che a molti sarà sembrata banale, ma senza tenere presente il fatto che l’esecutivo UE avrebbe avuto tutto il diritto di non rilasciare commenti su una vicenda che coinvolge un Paese membro e un’altra istituzione europea. Anzi, Stano ha ribadito che “sulla questione dei confini nei Balcani, l’unica cosa che pensiamo è che non ci sia nulla da cambiare“. La Commissione Europea si gioca parte della credibilità sul processo di allargamento promesso nei Balcani occidentali e per questo motivo “bisogna lavorare sulla cooperazione regionale e sulla riconciliazione, questo è il nostro approccio”, ha aggiunto con forza il portavoce dell’alto rappresentante UE.

    Da giorni si rincorrono le voci di un documento ufficioso inviato dal premier Jansa a Bruxelles, dai contenuti controversi sulla separazione della Bosnia ed Erzegovina e la ridefinizione dei confini nella regione. Ma l’atteggiamento dell’entourage del presidente Michel mostra l’incapacità di gestire una situazione esplosiva

    ISCRIVITI E LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI
    L’accesso agli articoli è riservato agli utenti iscritti o abbonati
    ISCRIVITI o ABBONATI

  • in

    Brexit, Parlamento UE dà il via libera all’accordo commerciale con il Regno Unito. Ma la plenaria può attendere

    Bruxelles – È stato compiuto il primo passo da parte del Parlamento Europeo sulla strada dell’approvazione dell’accordo commerciale e di cooperazione tra l’UE e il Regno Unito, raggiunto il 24 dicembre dello scorso anno. Oggi (giovedì 15 aprile) le commissioni Affari esteri e Commercio internazionale hanno votato a favore del documento che stabilisce le regole delle future relazioni tra Bruxelles e Londra.
    La proposta dei relatori Andreas Schieder (S&D) per la commissione AFET e Christophe Hansen (PPE) per la commissione INTA è stata accolta con 108 voti favorevoli, 1 contrario e 4 astensioni. Il verdetto finale spetta ora al Parlamento riunito in plenaria, che dovrà anche adottare una risoluzione separata. Tuttavia, la questione dell’approvazione del trattato non è ancora stata messa in agenda per una delle prossime sessioni.
    Un ritardo calcolato e deciso deliberatamente nel corso della conferenza dei presidenti del Parlamento Europeo di martedì (13 aprile), che ha voluto sottolineare come la controparte britannica debba attuare pienamente l’Accordo di recesso, prima che venga fissato il calendario del voto in plenaria. Proprio sulle presunte violazioni da parte di Londra del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’Accordo di recesso, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione esattamente un mese fa ed è attesa entro questa settimana una risposta da Downing Street.
    “La Brexit è un errore storico, ma ora dobbiamo stabilire una solida base per le nostre relazioni future“, ha commentato Schieder dopo la votazione. “Accogliamo con favore le disposizioni che vincolano il Regno Unito ai nostri attuali elevati standard ambientali e di lavoro”, ha aggiunto il relatore per la commissione Affari esteri, avvertendo che “tutti i progressi potrebbero andare persi, se il Regno Unito continuasse a violare unilateralmente l’Accordo di recesso e il protocollo sull’Irlanda del Nord”.
    Gli ha fatto eco il collega della commissione Commercio internazionale: “La Brexit economica ha causato un vero e proprio sconvolgimento” e solo grazie a un accordo sugli scambi e la cooperazione si può “attutire l’impatto peggiore”, ha sottolineato Hansen. “Ratificarlo in Parlamento dopo un attento esame accresce la certezza del diritto per le società che ora operano in un ambiente difficile”, consolidando le garanzie “senza precedenti” sulle condizioni di parità. “L’importanza di una piena e pragmatica attuazione dell’Accordo di recesso e del suo protocollo” è stata sottolineata dai “recenti eventi in Irlanda del Nord”, ha concluso l’eurodeputato con una frecciata a Londra sugli incidenti dell’ultima settimana a Belfast.

    Le commissioni Affari esteri e Commercio internazionale hanno votato a favore del documento che sancisce i futuri rapporti tra Bruxelles e Londra. La data per la decisione finale non è ancora stata fissata, per spingere Downing Street ad attuare pienamente l’Accordo di recesso

    ISCRIVITI E LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI
    L’accesso agli articoli è riservato agli utenti iscritti o abbonati
    ISCRIVITI o ABBONATI