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    UE pronta alla prova di forza con Mosca, ma il dibattito sull’Ucraina mostra i limiti in politica estera

    dall’inviato Strasburgo – Dalla parte dell’Ucraina, pronti allo scontro con la Russia, nel bel mezzo di una crisi che vede l’Europa riscoprirsi più piccola di quanto immaginato. Il dibattito sulle tensioni lungo la frontiera ucraina vede nell’Aula del Parlamento europeo un misto di preoccupazione, irritazione e frustrazione. In una sessione plenaria che contro ogni previsione vede la presenza della presidente dell’esecutivo comunitario emerge soprattutto l’immagine di un’Europa marginale nell’arena internazionale agli occhi degli stessi europei. Il primo a spiegare i limiti di un blocco dei 27 che fa fatica a trovare una quadra in politica estera è Josep Borrell, l’Alto rappresentante dai poteri limitati in materia.
    “La Russia per settimane ha scritto solo agli Stati Uniti e alla NATO. In un secondo momento ha scritto ventisette lettere per ogni Stato membro, con l’obiettivo di avere ventisette risposte diverse”. L’Alto rappresentante mostra soddisfazione per un’Unione “che non si è mostrata divisa”, ma la condotta russa mostra i limiti di un’UE che fa fatica sulla scena internazionale. I malumori diffusi tra i banchi dell’Aula li esterna Martin Schirdewan, de la Sinistra. “La pace dell’Europa deve essere decisa qui, in Europa, non a Washington né al quartier generale della NATO”.
    La crisi ucraina ripropone una questione annosa, quella della dimensione internazionale dell’Unione europea. Per questo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, propone di “andare oltre il pacchetto di aiuti” da 1,2 miliardi di euro per l’Ucraina, e di “organizzare una conferenza dei donatori”, facendosi quindi promotore di iniziative internazionali. Senza dimenticare l’azione decisa.
    L’UE auspica il meglio, ma si prepara al peggio. Lo dicono sia Michel sia Ursula von der Leyen. Quest’ultima assicura che in caso di aggressione militare “l’UE saprà rispondere tempestivamente”, e che  “le nostre sanzioni possono colpire duramente la Russia, e il Cremlino lo sa”.  Un’affermazione che offre modo ai Verdi di scagliarsi su Nordstream2. “Dobbiamo essere pronti a sanzioni, che non sono solo sanzioni individuale. Il gasdotto deve rientrare nel pacchetto”, scandisce la co-presidente Ska Keller, che trova una sponda politica nellaa conservatrice Anna Fotyga. “Questo progetto va fermato subito, non solo in caso” in cui la situazione dovesse richiederlo.
    I popolari europei preferiscono parlare d’altro. Manfred Weber rilancia l’idea, sostenuta dal PPE, di “escludere le banche russe dal sistema internazionale”. I socialisti europei insistono sulla diplomazia come via prioritaria da seguire, ma condividono la necessità di un piano B in caso di ulteriore deterioramento. La capogruppo Iratxe Garcia Perez chiama l’Ucraina, l’invita a non cedere a Putin. “Putin ha paura del nostro modello e della nostra democrazia. Il presidente Zelensky deve continuare a impegnarsi per la via della democrazia”, quella europea.
    Di fronte alle preoccupazione per un’Europa che appare bypassata, von der Leyen assicura che il ruolo di coordinamento è stato comunque degno di nota. “I russi hanno inviato un totale di 36 lettere con richieste, le risposte che hanno avuto sono state due”. Rassicurazioni insufficienti a fugare i dubbi di un ruolo non da protagonista. “La Russia non vuole parlare con l’Europa. Putin – lamenta la liberale Hilde Vautmans – ha incontrato Macron, ma a quel lungo tavolo avrebbe dovuto sedersi l’Alto rappresentante Borrell”. Un’altra constatazione dei limiti dell’Europa in politica estera.

    Von der Leyen: “Auspichiamo il meglio, ma ci prepariamo al peggio”. Verdi, Conservatori e Sinistra chiedono lo stop a Nordstream 2, e si lamenta il ruolo secondario dell’UE nei negoziati internazionali

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    La Russia annuncia il ritiro di parte delle truppe dal confine con l’Ucraina. Cauto ottimismo tra i governi europei

    Bruxelles – Alla vigilia del giorno X per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – almeno secondo quanto emerso negli ultimi giorni dalle previsioni dell’intelligence statunitense – Mosca sembra essere pronta a ritirare dalla frontiera occidentale alcune delle truppe schierate per esercitazioni militari. A riferirlo è l’agenzia di stampa Tass, citando il portavoce del ministero della Difesa russo: “Considerato che l’addestramento militare sta per terminare, le unità dei distretti militari sud e ovest hanno già iniziato a caricare il personale e l’equipaggiamento sui mezzi di trasporto ferroviario e automobilistico e oggi inizieranno a dirigersi verso le loro basi militari”.
    Nel giorno della visita a Mosca da parte del cancelliere tedesco, Olaf Scholz – che ha ribadito la necessità di “ritirare le truppe dal confine con l’Ucraina” – il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, ha accusato l’Occidente di “terrorismo mediatico” e ha dichiarato che la parziale smobilitazione delle forze “era pianificata e non dipende dall’isteria delle potenze occidentali”. A frenare gli entusiasmi è stato il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, prima dell’incontro di domani (mercoledì 16 febbraio) tra i ministri della Difesa dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. “Non ci sono segnali sul terreno che confermino la riduzione delle truppe della Russia ai confini dell’Ucraina“, ha messo in chiaro Stoltenberg, senza comunque chiudere ai “segnali da Mosca che la diplomazia deve continuare, un motivo di cauto ottimismo”. Per considerarla una vera e propria de-escalation, la NATO vuole vedere il “ritiro di mezzi pesanti e dell’equipaggiamento, non solo quello dei soldati”, considerato il fatto che il vero problema riguarda il mantenimento delle infrastrutture militari “dalla scorsa primavera”.
    Anche se l’annuncio del ritiro delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina deve essere ancora confermato dai fatti, come scrivevamo ieri la minaccia reale alla sicurezza europea portata dalla Russia di Vladimir Putin ha comunque fatto scoprire all’Unione Europea di essere più unita di quanto si potesse immaginare. E ora l’ottimismo (cauto) può essere una chiave su cui impostare le prossime giornate comunque molto tese. “Ogni vero passo di de-escalation sarebbe un motivo di speranza“, ha dichiarato la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che ha però avvertito che “gli annunci devono ora essere seguiti da azioni”. Sulla stessa linea il governo francese: “Se questa notizia positiva venisse confermata, sarebbe un segnale di de-escalation che chiediamo da settimane“, ha riferito in conferenza stampa il portavoce dell’Eliseo, Gabriel Attal.

    Discussed with Prime Minister of Italy #MarioDraghi the security challenges facing Ukraine and Europe today. Exchanged views on intensifying the work of all negotiation formats and unblocking the peace process. I appreciate 🇮🇹’s support for 🇺🇦!
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) February 15, 2022

    Dall’altra parte della frontiera, il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, ha avvertito che “solo quando ci sarà un ritiro effettivo delle truppe della Russia, parleremo di de-escalation”, perché a Kiev “abbiamo una regola, crediamo solo a quello che vediamo”. Parlando alla BBC, Kuleba ha spiegato che l’Ucraina è al lavoro con i partner occidentali per “prevenire un’ulteriore escalation”. Nel frattempo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere con un tweet di aver avuto uno “scambio di opinioni” con il premier Mario Draghi “sull’intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace”. Palazzo Chigi ha reso noto invece che il premier Draghi ha ribadito il sostegno dell’Italia all’integrità territoriale dell’Ucraina. Proprio a Kiev è atteso oggi (martedì 15 febbraio) il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, nel primo appuntamento della missione diplomatica sulla frontiera orientale che giovedì lo dovrebbe portare a Mosca a colloquio con Lavrov.
    Una nuova preoccupazione per l’Unione Europea riguarda però le zone ucraine non controllate dal governo di Kiev, ovvero le regioni di Donetsk e Luhansk: oggi la Duma di Stato russa ha presentato un appello al presiedente Putin perché le riconosca come entità indipendenti. “Si tratterebbe di una chiara violazione degli accordi di Minsk“, ha attaccato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Il sostegno di Bruxelles all’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale ucraina all’interno dei suoi confini “rimane incrollabile” e Borrell ha esortato il Cremlino a “mantenere i suoi impegni in buona fede”. Gli ha fatto eco il cancelliere tedesco Scholz, al termine del colloquio con Putin: “Il riconoscimento da parte di Mosca delle due repubbliche separatiste sarebbe una catastrofe politica“.
    Intanto dal Parlamento UE è arrivato il via libera alla decisione della Commissione UE di stanziare un piano di aiuti da 1,2 miliardi di euro per aiutare l’Ucraina a “coprire il fabbisogno di finanziamento residuo nel 2022”, si legge nel testo approvato con 598 voti a favore, 53 contrari e 43 astenuti. Secondo la relazione, le motivazioni vanno ricercate nelle “crescenti tensioni geopolitiche”, che “stanno avendo effetti negativi sulla già precaria stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina“. Più nello specifico, “le persistenti minacce per la sicurezza hanno determinato un sostanziale deflusso di capitali” e “l’impatto negativo sugli investimenti futuri riduce ulteriormente la resilienza del Paese agli shock economici e politici”, sottolineano gli eurodeputati.

    The EU strongly condemns the Russian State Duma’s decision to submit a call to President Putin to recognise the non-government controlled areas of Donetsk and Luhansk oblasts of Ukraine as independent entities. This recognition would be a clear violation of the Minsk agreements.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) February 15, 2022

    Si attendono segnali sul terreno di una smobilitazione di truppe e infrastrutture dalla frontiera occidentale. Ma intanto preoccupa il possibile riconoscimento di Mosca delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk

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    Metsola: “Dalla parte dell’Ucraina”. Parlamento UE lavora a dichiarazione politica

    dall’inviato a Strasburgo – L’Ucraina ridisegna l’ordine dei lavori del Parlamento europeo. Le crescenti tensioni lungo la frontiera, con la Russia che ammassa truppe e minaccia azioni militari, hanno indotto la presidente Roberta Metsola ad aprire la sessione plenaria con una dichiarazione, non prevista in precedenza. Una dichiarazione che serve a ribadire la solidarietà e la vicinanza dell’UE con Kiev, e l’occasione per annunciare che “i presidenti dei gruppi politici sono al lavoro per preparare una dichiarazione comune“. Per questo motivo la tradizionale conferenza dei presidenti del giovedì è stata anticipata a mercoledì (16 febbraio).
    “Le preoccupazioni per quanto sta accadendo in Ucraina caratterizzerà i nostri lavori”, riconosce Metsola. “Stiamo assistendo ad una seria minaccia per la pace” e la stabilità. Nel rinnovare l’invito a “ridurre la tensione”, la presidente dell’Eurocamera invita la comunità internazionale tutta a tenersi pronta “se le cose dovessero precipitare”. Ribadisce la vicinanza e il sostegno per “un Paese indipendente e sovrano” di cui l’Europa riconosce “integrità territoriale”. Un nuovo riferimento alla Crimea, annessa illegalmente e non riconosciuta come parte della federazione russa. “La posizione di quest’Aula è chiara: siamo al fianco dell’Ucraina”.
    Mercoledi mattina l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, è atteso in Aula per discutere degli ultimi sviluppi sul terreno, con i parlamentari europei chiamati a decidere se approvare in via prioritaria il pacchetto di aiuti da 1,2 miliardi di euro per sostenere la crisi economica che deriverebbe da un eventuale attacco da parte della Russia e accrescere la capacità di resistenza delle autorità ucraine.

    Le tensioni crescenti inducono la presidente dell’Eurocamera ad aprire i lavori con un intervento non previsto. Agenda riscritta

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    Singapore potrebbe diventare un partner dell’UE per espandere il commercio nella sfera digitale

    Bruxelles – Nella strategia UE per l’autonomia strategica nella sfera digitale, una parte consistente del lavoro della Commissione Europea riguarda la ricerca di parter affidabili con cui stringere accordi di collaborazione e di commercio. È per questo motivo che assume particolare importanza l’incontro di oggi (lunedì 14 febbraio) tra il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, e il ministro per le Relazioni commerciali di Singapore, S Iswaran, che ha portato a un accordo informale sull’accelerazione del progetto di partnership digitale tra l’Unione e la città-Stato del Sudest asiatico entro la fine dell’anno.
    Alla luce della recente proposta dell’esecutivo comunitario sulla strategia UE sui microchip, il commissario Breton ha portato la discussione sul piano della “potenziale cooperazione” con Singapore per quanto riguarda l’approvvigionamento nell’industria dei semiconduttori. Dopo il confronto sulle priorità dell’European Chips Act, le due parti hanno concordato di affrontare la questione all’interno di gruppi di lavoro tecnici. Cooperazione e commercio bilaterale sono stati affrontati anche su altri temi digitali, come il rafforzamento della connettività e l’interoperabilità di mercati e quadri politici. Al centro del confronto ci sono lo sviluppo di infrastrutture sicure, flussi di dati affidabili, innovazione, competenze digitali per i lavoratori, trasformazione digitale di imprese e servizi pubblici.
    Un partenariato digitale tra UE e Singapore porterebbe a un rafforzamento degli investimenti reciproci, alla costruzione di catene di approvvigionamento più solide e alla facilitazione di opportunità imprenditoriali per l’innovazione di piccole e medie imprese e start-up. Breton e Iswaran hanno sottolineato che “il partenariato digitale dovrebbe essere una struttura flessibile che va oltre il dialogo e lo scambio di informazioni”, con l’obiettivo di “fornire risultati concreti” anche sul fronte delle tecnologie emergenti come il 5G e il 6G, l’intelligenza artificiale e l’identità digitale. Con l’obiettivo di siglare un accordo politico entro il 2022, dopo l’eventuale firma si terrà ogni anno una riunione ministeriale presieduta dal commissario Breton e dal ministro Iswaran, per fare il punto sui progressi rispetto alle priorità condivise.

    Today, #Singapore’s Minister S Iswaran and I confirmed our shared ambition to build a comprehensive 🇪🇺🇸🇬#DigitalPartnership!
    Concrete benefits for people and businesses. 5G/6G, AI, data, chips & more to come.
    See our joint statement here👇https://t.co/2uFX7kvdRR pic.twitter.com/9j62yJ9YJ1
    — Thierry Breton (@ThierryBreton) February 14, 2022

    Il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha concordato con il ministro del Commercio della città-Stato, S Iswaran, di rafforzare la connettività e l’interoperabilità dei mercati digitali anche sul fronte dei microchip

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    UE e Colombia rafforzano la cooperazione sul clima

    Bruxelles – L’Unione Europea rafforza la cooperazione sul clima, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile con la Colombia, considerando il Paese sudamericano “un partner indispensabile nella lotta al cambiamento climatico e nella nostra transizione verso un’azione per l’ambiente”. A sottolinearlo questa mattina (14 febbraio) la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, accogliendo a Bruxelles una delegazione colombiana guidata dal presidente Iván Duque Márquez, che questa settimana prenderà parte anche alla plenaria di Strasburgo del Parlamento europeo.
    E’ in questo contesto che il commissario europeo per l’Ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius ha firmato oggi con l’omologo colombiano Carlos Eduardo Correa, una dichiarazione congiunta UE-Colombia sull’ambiente, l’azione per il clima e lo sviluppo sostenibile, che individua una serie di priorità comuni per l’azione per il clima, dalla conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, alla riduzione del rischio di catastrofi, la lotta alla deforestazione, l’economia circolare, l’economia blu sostenibile e l’inquinamento da plastica. “Lavoreremo di pari passo sulla nostra agenda verde e la dichiarazione odierna rappresenta un altro passo importante in tale direzione”, ha dichiarato von der Leyen in un punto stampa.
    “Gli obiettivi globali possono essere raggiunti solo se i paesi di tutto il mondo lavorano insieme”, ha aggiunto Sinkevičius, sottolineando che la dichiarazione consente di fare “un ulteriore passo avanti nella trasformazione verde di cui abbiamo bisogno”. Un impegno che per l’UE è importante alla luce della seconda parte della COP15 di Kunming, in Cina, che si terrà dal 25 aprile all’8 maggio e su cui Bruxelles punta a finalizzare un ambizioso accordo globale sulla biodiversità, sulla scia di quello sul clima di Parigi del 2015.

    Firmata a Bruxelles la dichiarazione congiunta UE-Colombia sull’ambiente, l’azione per il clima e lo sviluppo sostenibile, in vista di un accordo ambizioso sulla biodiversità alla COP15 di Kunming che si terrà tra aprile e maggio

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    La Commissione UE annuncia un pacchetto di investimenti digitali per la Nigeria da 820 milioni di euro

    Bruxelles – È iniziata l’Africa-Europe Week, la settimana che rafforzerà i rapporti di cittadini, imprenditori e politici africani ed europei in vista del vertice UE-Unione Africana di giovedì e venerdì (17-18 febbraio), e sul fronte digitale gli effetti si fanno già sentire. UE e Nigeria hanno siglato un accordo per un nuovo pacchetto di investimenti da almeno 820 milioni di euro nell’economia digitale fino al 2024.
    A comunicarlo sono stati la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager, e il vicepresidente della Repubblica federale della Nigeria, Yemi Osinbajo, in una nota rilasciata questa mattina (lunedì 14 febbraio), dopo l’incontro di ieri nella capitale nigeriana Abuja. “I due vicepresidenti hanno concordato di lavorare insieme su un rinnovato partenariato UE-Nigeria”, nel quadro del pacchetto di investimenti per l’Africa da 150 miliardi di euro annunciato giovedì scorso (10 febbraio) dalla presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen.
    Il pacchetto UE per l’economia digitale della Nigeria – 160 milioni di euro in sovvenzioni e 660 milioni in prestiti – punterà al miglioramento della connettività nel Paese, alla digitalizzazione dei servizi pubblici e al sostegno per l’imprenditorialità, attraverso il delineamento di competenze digitali per i cittadini e lo sviluppo di un quadro di governance democratico e umano-centrico.
    Nello specifico, sarà sostenuta la costruzione di cavi in fibra ottica e centri dati per migliorare l’accesso alla connettività ad alta velocità, con un sostegno di 100 milioni di euro da parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) per espandere la rete 4G negli Stati di Lagos e Ogun e per triplicare la capacità di dati nazionale. Sul fronte della digitalizzazione dell’amministrazione pubblica nigeriana, sempre la BEI investirà 250 milioni per rafforzare l’infrastruttura di identità digitale del Paese con alti standard di protezione dei dati, mentre con una sovvenzione da 9,5 milioni di euro al programma di innovazione della Nigeria, l’UE promuoverà l’innovazione e le nuove soluzioni digitali con la priorità della privacy, della sicurezza informatica e dell’Internet aperto.
    È stata prevista anche l’istituzione di un apposito strumento di assistenza tecnica da 2 milioni per condividere le competenze digitali, sostenendo la creazione e lo sviluppo di start-up tecnologiche che spingano lo sviluppo della società e dell’economia della Nigeria. In questo contesto si inserisce anche la sovvenzione da 44 milioni al Nigeria Jubilee Fellowship Programme, per la formazione lavorativa di giovani cittadini nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).
    Riconoscendo anche l’importanza delle relazioni energetiche reciproche, Vestager e Osinbajo hanno concordato la possibilità di “esplorare tutte le opzioni per aumentare la fornitura di gas naturale liquefatto dalla Nigeria all’UE“, con un incontro tecnico a riguardo che sarà convocato “a breve”.

    Accordo tra Bruxelles e Abuja per un partenariato rinnovato nell’ambito del pacchetto di investimenti per l’Africa da 150 miliardi di euro: al centro connettività e centri dati, sostegno alle start-up e digitalizzazione dell’amministrazione pubblica del Paese

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    L’Italia invita i concittadini in Ucraina a lasciare il Paese. Il cancelliere tedesco Scholz tenta la mediazione a Mosca

    Bruxelles – Dopo gli Stati Uniti e la Germania, anche l’Italia inizia le operazioni informali di evacuazione dall’Ucraina. Dopo una riunione operativa dell’unità di crisi della Farnesina il ministro per gli Affari esteri, Luigi Di Maio, ha invitato ieri (domenica 13 febbraio) “in via precauzionale” tutti i i cittadini italiani presenti in Ucraina a “rientrare nel nostro Paese con mezzi commerciali“, così come “tutto il personale non essenziale della nostra sede diplomatica a Kiev”. Per il momento, comunque, l’ambasciata italiana “resta pienamente operativa”, ha scritto il ministro degli Esteri in una nota.
    Per l’Italia, che “riconosce pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina”, rimane imprescindibile un doppio sforzo per allentare le tensioni con la Russia di Vladimir Putin. In primis, il coordinamento con i partner NATO e UE “nella definizione di una posizione di fermezza” attraverso sanzioni immediate, nel caso in cui le circa 130 mila truppe di Mosca lungo il confine occidentale dovessero invadere l’Ucraina. Ma contemporaneamente si cerca di mantenere attivi i “canali di dialogo con Mosca, nell’auspicio che arrivino segnali concreti di de-escalation”. A seguire questa linea era stato già il premier Mario Draghi con una telefonata al presidente Putin due settimane fa, mentre il ministro Di Maio si è impegnato negli ultimi giorni in colloqui sia con i ministri degli Esteri europei, sia con quello russo, Sergej Lavrov.

    Nel tentativo di rafforzare la strategia di dialogo con il Cremlino, tra oggi e domani (14-15 febbraio), il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si recherà tra Kiev e Mosca per colloqui con le due parti quasi pronte al conflitto. La visita di Scholz a Putin segue quella della settimana scorsa del presidente francese, Emmanuel Macron, per tentare di riportare la Russia al tavolo dei negoziati. Secondo le fonti di intelligence degli Stati Uniti la guerra “è imminente” e potrebbe iniziare già questa settimana, ma per i leader dell’UE è prioritario fare il possibile per non scatenare un nuovo conflitto alle frontiere dell’Unione. “È nostro compito assicurarci di prevenire qualsiasi guerra in Europa“, ha sottolineato con forza il cancelliere tedesco, che, prima della partenza, ha chiesto alla Russia “segnali immediati di de-escalation”.

    “In via precauzionale”, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha esortato i connazionali a rientrare nel Paese “con mezzi commerciali”. Il leader tedesco in missione dal presidente russo Putin per tentare di disinnescare la minaccia di guerra

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    Gli USA si preparano ad evacuare i propri cittadini dall’Ucraina. L’UE mantiene “la normale attività diplomatica”

    Bruxelles – Se davvero è stretto il coordinamento tra le potenze occidentali in Ucraina, oggi sembra tutto il contrario. Secondo quanto dichiarato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un’intervista per NBC News, “i cittadini statunitensi devono prepararsi all’evacuazione e partire ora dall’Ucraina“. Nello stesso momento, l’UE ribadisce che “manterremo la normale attività diplomatica nel Paese”.
    La preoccupazione e il “fare tutto il possibile per ridurre le tensioni e per trovare una soluzione diplomatica” – per usare le parole del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano – evidentemente si sta gestendo in modo diverso sulle due sponde dell’Atlantico. Secondo valutazioni dell’intelligence statunitense, l’esercito russo potrebbe lanciare in pochi giorni un’invasione su larga scala, che porterebbe i carri armati di Mosca nella capitale Kiev entro 48 ore. “Il presidente Vladimir Putin è abbastanza sciocco da entrare, ma è anche abbastanza intelligente da non fare nulla che abbia un impatto negativo sui cittadini americani”, ha affermato senza mezzi termini Biden.
    Rispondendo nel merito della possibilità di evacuazione dall’Ucraina, il portavoce del SEAE ha chiarito durante il punto quotidiano con la stampa di Bruxelles che “ogni Paese membro gestisce autonomamente la valutazione di queste operazioni, ma per quanto riguarda il personale diplomatico UE non ci sono novità”. Tuttavia, “la situazione è sotto stretto monitoraggio e attendiamo la risposta alla lettera inviata ieri dall’alto rappresentante, Josep Borrell“, ha precisato Stano, aprendo alla possibilità di un cambio di rotta nei prossimi giorni se si dovessero verificare un’escalation di tensione  militare.
    Sta di fatto che il contrasto con i preparativi statunitensi per l’evacuazione dall’Ucraina si fa notare. “I cittadini statunitensi che si trovano in Ucraina devono partire ora con mezzi commerciali o privati”, si legge in una nota diramata dall’ambasciata USA in Ucraina. “Quelli che restano, esercitino maggiore prudenza a causa della criminalità, dei disordini civili e di potenziali operazioni di combattimento, nel caso la Russia intraprenda l’azione militare”, aggiunge la nota. Il presidente Biden ha ricordato che “non abbiamo a che fare con un’organizzazione terroristica, ma con uno dei più grandi eserciti del mondo” e che “la situazione potrebbe degenerare rapidamente”.
    Quanto rapidamente lo ha messo in chiaro il segretario di Stato, Antony Blinken: “L’invasione russa potrebbe iniziare in qualsiasi momento”, considerata l’escalation con “nuove forze che arrivano al confine ucraino”. La finestra temporale – che giustifica i messaggi di oggi sull’evacuazione dall’Ucraina del personale diplomatico e non – sarebbe imminente: “Per essere chiari potrebbe iniziare anche durante le Olimpiadi“, ha precisato Blinken. I Giochi Olimpici invernali in corso a Pechino termineranno domenica prossima (20 febbraio), per una settimana ad altissima tensione sul fronte orientale.

    Il presidente Joe Biden chiede a tutti i cittadini statunitensi di abbandonare il Paese, mentre per l’UE non è ancora tempo per l’evacuazione del personale. “L’invasione russa potrebbe iniziare anche durante le Olimpiadi in corso”