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    Una delegazione di eurodeputati parteciperà alla missione di osservazione elettorale in Serbia il 3 aprile

    Bruxelles – Sarà una super domenica di elezioni in Serbia e per questo appuntamento fondamentale per il Paese balcanico le istituzioni UE vogliono tenere sotto controllo lo svolgimento, l’affluenza e le modalità di voto. Con questo obiettivo inizia oggi (giovedì 31 marzo) fino a lunedì prossimo (4 aprile) la missione di osservazione elettorale da parte di una delegazione di sette eurodeputati, in occasione delle elezioni parlamentari (anticipate), presidenziali e amministrative in Serbia del 3 aprile.
    “Esamineremo tutti gli aspetti delle elezioni, compreso il quadro giuridico, l’amministrazione elettorale, i reclami e i ricorsi, l’ambiente politico e la campagna elettorale, la performance dei media, la situazione delle minoranze nazionali e la partecipazione delle donne”, ha commentato il capo della delegazione del Parlamento UE, l’eurodeputato olandese Thijs Reuten (S&D). I membri del Parlamento UE si uniranno alla missione internazionale di osservazione delle elezioni in Serbia organizzata dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), che incontrerà in questi giorni candidati, partiti, funzionari, amministratori e cittadini. Al termine della missione saranno presentate le conclusioni sul processo elettorale, in linea con quanto osservato sul territorio serbo.
    Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, e il presidente serbo, Aleksandar Vučić (Belgrado, 8 luglio 2021)
    Il triplice appuntamento elettorale si innesta sullo sfondo di una situazione politica particolarmente tesa nel Paese. Le elezioni parlamentari arrivano a due anni dal boicottaggio dei partiti di opposizione per le accuse al presidente Aleksandar Vučić di politiche illiberali nei confronti della società civile e della libertà di stampa: dal 2020 il suo Partito Progressista Serbo (SNS) governa con una maggioranza di 188 deputati su 250 e il voto anticipato è stato imposto dallo scetticismo dei partner internazionali sul livello di rispetto degli standard democratici del Paese. La convocazione degli elettori per il rinnovo dell’Assemblea nazionale lo stesso giorno dell’elezione del nuovo presidente della Serbia sa di pronunciamento sui cinque anni di presidenza Vučić, che cerca la riconferma per un secondo mandato.
    La campagna elettorale in Serbia, che è ruotata attorno a temi vecchi (adesione UE, Kosovo, NATO) e apparentemente nuovi (aggressione russa dell’Ucraina e rapporto tra Mosca e Belgrado), è stata travolta dalle polemiche sulla partecipazione di alcuni criminali di guerra alle elezioni parlamentari e amministrative. Come il politico ultra-nazionalista Vojislav Šešelj, leader del Partito radicale serbo, condannato a dieci anni di prigione dal Meccanismo per i tribunali penali internazionali dell’Aia nell’aprile 2018 per crimini di guerra contro l’etnia croata nel villaggio di Hrtkovci nel 1992. Secondo la legge serba, se un deputato riceve una pena detentiva superiore a sei mesi, il suo mandato cessa e non può essere rieletto: ma la misura non è mai stata applicata nel caso di Šešelj. “Non c’è spazio per il revisionismo, la glorificazione dei criminali di guerra e la negazione dei genocidi“, ha commentato nel corso del punto quotidiano con la stampa di Bruxelles la portavoce della Commissione Europea Ana Pisonero, anche se non ha risposto esplicitamente alla domanda su una presa di posizione dell’UE sullo scandalo della candidatura dei criminali di guerra.
    A livello internazionale ed europeo, l’esito delle elezioni in Serbia assume ancora più significato se si considera il contemporaneo appuntamento elettorale nella vicina Ungheria, Paese membro UE a cui Belgrado guarda come punto di riferimento nell’Unione e come alleato sull’asse sovranista/nazionalista. Come il presidente serbo Vučić, anche il premier ungherese, Viktor Orbán, punta alla rielezione (la terza consecutiva) in un clima di accuse da parte dell’opposizione e di Bruxelles di violazioni della libertà di stampa e dei diritti delle minorazione, anche considerata la consultazione sul referendum sui diritti LGBT+ che si terrà proprio domenica 3 aprile. Vučić e Orbán sono legati da stima reciproca e da un rapporto particolarmente stretto a livello politico: il presidente serbo ammira le modalità di governo dell’uomo forte di Budapest – “veterano della politica europea” – mentre il premier ungherese punta a stringere con Belgrado un’alleanza strategica nell’ottica del futuro ingresso del Paese balcanico nell’Unione. Ecco perché, con le elezioni in Serbia e in Ungheria di domenica, non sono in gioco solo le prospettive della politica interna dei due Paesi, ma anche l’indirizzo su cui procederà il processo di allargamento UE nella regione balcanica.

    Saranno valutati gli standard democratici delle elezioni presidenziali, parlamentari e amministrative nel Paese. L’appuntamento alle urne sullo sfondo delle polemiche sui criminali di guerra e del contemporaneo voto nell’Ungheria di Orbán, alleato del presidente serbo Vučić

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    Ispezioni a sorpresa dell’Antitrust UE per “alcune società” del gas in Germania. Gazprom nel mirino

    Bruxelles – L’Antitrust UE indaga in Germania su “sospette pratiche anticoncorrenziali” da parte di società attive nella fornitura, trasmissione e stoccaggio di gas naturale. A confermarlo è la stessa Commissione Europea in una nota pubblicata oggi (giovedì 31 marzo) e relativa alle ispezioni “senza preavviso” nei locali di alcune società due giorni fa. L’esecutivo comunitario non specifica quali aziende sono state coinvolte nelle perquisizioni, ma le indiscrezioni della stampa internazionale hanno individuato la russa Gazprom al centro della retata delle autorità comunitarie, in collaborazione con i colleghi tedeschi, per verificare la possibilità di abuso di posizione dominante nel mercato energetico.
    “Le ispezioni senza preavviso sono un passo investigativo preliminare su sospette pratiche anticoncorrenziali” nell’ambito della fornitura di gas naturale in Germania, si legge nella comunicazione dell’Antitrust UE. Tuttavia, questo “non significa che le imprese siano colpevoli” e per il completamento delle indagini “non c’è un termine legale”, avvertono le autorità comunitarie. La loro durata dipenderà da “una serie di fattori”, tra cui la complessità del caso, il livello di collaborazione con la Commissione Europea da parte delle aziende coinvolte nelle ispezioni e la portata dell’esercizio dei diritti di difesa.
    Le indiscrezioni riportate ieri da Bloomberg, secondo cui i funzionari della Commissione UE hanno fatto irruzione negli uffici del gigante russo Gazprom e della sua filiale di distribuzione Wingas in Germania come parte dell’indagine in corso sui prezzi del gas, sono state confermate questa mattina da fonti europee all’agenzia di stampa AFP. L’operazione sarebbe giustificata dal fatto che dovrebbe aprirsi a breve l’indagine ufficiale sul comportamento di Gazprom da parte del gabinetto guidato da Ursula von der Leyen.
    È da ottobre dello scorso anno che l’Antitrust UE sta raccogliendo prove sulla possibile manipolazione del mercato nel settore del gas naturale da parte di alcuni operatori commerciali, da quando è scoppiata l’emergenza energetica, in particolare il gigante russo Gazprom. Il 13 gennaio scorso Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione e responsabile per la Concorrenza, aveva confermato che Bruxelles “sta affrontando la questione con priorità“, considerato il “comportamento abbastanza raro nel mercato” dell’energia: “Il fatto che un’azienda decida di limitare l’offerta [di gas, ndr], pur essendo di fronte a un aumento della domanda, è un comportamento che ci fa pensare”. Due mesi fa e mezzo fa non era ancora iniziata l’invasione russa dell’Ucraina e oggi l’Unione deve fare i conti con l’ulteriore aggravamento della situazione sul fronte dell’approvvigionamento energetico dalla Russia e dell’aumento dei prezzi del gas.

    I funzionari hanno perquisito gli uffici lo scorso 29 marzo, in collaborazione con i colleghi tedeschi, per “sospette pratiche anticoncorrenziali” nella fornitura, trasmissione e stoccaggio di gas naturale. Il gigante russo sarebbe al centro dell’inchiesta

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    Draghi al telefono con Putin chiede il cessate il fuoco per sostenere i negoziati

    Roma – Mario Draghi e Vladimir Putin, un’ora al telefono,  “un colloquio per fare il punto “sull’andamento del negoziato tra la Russia e Ucraina” e gli ultimi sviluppi dopo il tavolo di trattative di Istanbul. In una nota diffusa da Palazzo Chigi spiegano che il presidente del Consiglio “ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale”.
    Dopo il gelo dei giorni scorsi e le accuse all’Italia, è stato riaperto il contatto tra Roma e Mosca con Draghi che “ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia”.
    Durante il colloquio è stato affrontato anche il tema del pagamento delle forniture di gas in rubli, richiesto da Putin. Il presidente russo, secondo come riferito anche dall’agenzia Tass, ha spiegato le ragioni di tale richiesta e “sono stati forniti chiarimenti” sulla decisione di passare alle transazioni con la valuta russa per le forniture di gas naturale a diversi paesi, tra cui l’Italia.
    I due leader, secondo la nota del governo, “hanno concordato sull’opportunità di mantenersi in contatto”.

    Nessuna concessione da Mosca. Al centro della telefonata l’andamento dei negoziati il giorno dopo l’incontro delle due delegazioni in Turchia. Il presidente russo insiste sul pagamento delle forniture di gas in rubli

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    L’ufficio della missione UE a Mariupol è stato bombardato dall’esercito di occupazione russo in Ucraina

    Bruxelles – Anche l’UE inizia a fare la conta dei primi danni causati dai bombardamenti dell’esercito russo a Mariupol, la città portuale nel sud-est dell’Ucraina sotto assedio da fine febbraio. L’ufficio della missione consultiva dell’UE in Ucraina (EUAM) a Mariupol è stato “recentemente colpito da uno bombardamento russo e ha subito gravi danni”, ha fatto sapere l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. “Nessun membro della missione è rimasto ferito”, ha precisato.
    L’attacco all’ufficio della missione dell’UE a Mariupol si inserisce nella strategia di distruzione sistematica degli edifici della città, anche quelli civili, come dimostrato dagli attacchi all’ospedale pediatrico e al teatro cittadino, dove sono morte sotto le macerie circa 300 persone che avevano cercato riparo dai bombardamenti dell’esercito russo. Proprio l’alto rappresentante UE la settimana scorsa aveva accusato il Cremlino di “crimini di guerra” per quanto messo in atto in Ucraina in generale e a Mariupol in particolare. Una città grande come Genova – come ha ricordato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante il suo intervento al Parlamento italiano – “completamente bombardata e rasa al suolo”.
    Non ha fatto eccezione l’edificio che ospita i locali dell’UEAM a Mariupol. “Condanniamo fermamente questi attacchi, così come qualsiasi attacco contro la popolazione e le infrastrutture civili“, ha attaccato Borrell, ribadendo la ferma richiesta di Bruxelles al Cremlino di “cessare immediatamente la sua offensiva militare e di ritirare incondizionatamente tutte le forze e le attrezzature militari dall’intero territorio dell’Ucraina”. La stessa richiesta è arrivata dalla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e soprattutto dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, lo scorso 16 marzo. La Russia però non riconosce la giurisdizione della Corte sulla controversia con l’Ucraina: per Mosca il tribunale internazionale con sede all’Aia non ha alcun potere indipendente per far rispettare le sue decisioni.

    .@EUAM_Ukraine #Mariupol Field Office were recently hit by Russian shelling, sustaining major damage. No Mission members or contractors were injured.
    Strongly condemn these attacks, as well as any attack targeting civilians and civilian infrastructure. https://t.co/fEt5TLhAEZ
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) March 29, 2022

    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha fatto sapere che l’edificio dove ha sede l’UEAM nella città ucraina “ha subito gravi danni” dopo il recente attacco, anche se “nessun membro della missione è rimasto ferito”

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    Migranti, Papa il 2-3 aprile a Malta: al Sud dell’Europa per chi cerca rifugio

    Roma – Pellegrino al Sud dell’Europa, al centro del Mediterraneo, per “incontrare gli abitanti di un Paese oggi ancora più impegnato nell’accoglienza di tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio”. Papa Francesco inquadra il suo prossimo viaggio all’estero, il 36esimo del suo Pontificato, a Malta (2-3 aprile). Asilo ed Europa al centro, senza perdere le “orme dell’Apostolo Paolo”, accolto durante un naufragio mentre era diretto a Roma. Alle sorgenti di una comunità cristiana dalla storia millenaria.
    Il motto del viaggio è, appunto, ‘Ci trattarono con rara umanità’. Un tema affrontato anche nell’ultima visita all’estero a Cipro e in Grecia (2-6 dicembre 2021), quando il Papa ha fatto tappa nell’isola di Lesbo, per la seconda volta. A Mitilene il Pontefice ha incontrato i migranti nel Reception and Identification Centre, che ha sostituito il campo di Moria, dopo il grande incendio del 2020. E se da Moria è rientrato a Roma, nel 2016, con 12 rifugiati siriani nel suo stesso aereo, a Cipro ha raggiunto un accordo per il ricollocamento di 50 migranti a spese del Vaticano.
    Fitto il programma di sabato e domenica che, in due giorni,  prevede un incontro con il presidente della Repubblica, George Vella, il primo ministro, Roberto Abela, le autorità e il corpo diplomatico. Ma anche una visita nell’isola di Gozo, che raggiungerà in catamarano dal Porto Grande di La Valletta, per pregare nel Santuario di ‘Ta’ Pinu’ e non mancherà il tradizionale incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù. In programma la visita della grotta di San Paolo nella basilica di Rabat, costruita nel luogo del naufragio, dove incontrerà un gruppo di malati e assistiti dalla Caritas.
    Prima di ripartire, il Papa visiterà il Centro per migranti ‘Giovanni XXIII Peace Lab’ ad Hal Far, l’ex aeroporto, dove incontrerà 200 profughi e ascolterà le testimonianze di due di loro. Qui, prevedibilmente, Francesco inchioderà ancora l’Europa alle sue responsabilità. Nell’intervista rilasciata il mese scorso a ‘Che tempo che fa’ Bergoglio ha parlato della gestione dell’accoglienza dei migranti da parte dei paesi membri come “criminale”. Da anni gli accordi con alcuni Paesi al di fuori dell’Unione bloccano i migranti e impediscono con la forza di fare richiesta d’asilo in Ue. Sotto accusa c’è soprattutto la Libia e i suoi campi che più volte il Papa ha definito “veri e propri lager”.

    Asilo ed Europa al centro dei suoi messaggi, senza perdere le “orme dell’Apostolo Paolo”, accolto durante un naufragio mentre era diretto a Roma

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    Il Belgio espelle 21 diplomatici russi per spionaggio

    Bruxelles – Il governo federale del Belgio ha annunciato che espellerà 21 diplomatici russi dall’Ambasciata russa a Bruxelles e dal Consolato Generale ad Anversa “per il loro ruolo nello spionaggio e nella diffusione dell’influenza russa in Belgio”, spiega la ministra degli Affari esteri Sophie Wilmès, così come riporta l’agenzia Belga.
    Durante un dibattito nella commissione per le relazioni estere e la difesa del Senato belga, è stato annunciato che i diplomatici avranno 15 giorni per lasciare il territorio del Belgio.
    Il Belgio agisce in coordinamento con gli alleati Paesi Bassi, Irlanda e Repubblica Ceca. 17 diplomatici sono stati espulsi dall’Aia, 4 dall’ambasciata russa a Dublino e uno dall’ambasciata russa a Praga.
    “Questa decisione non è una sanzione – ha spiegato Wilmès -,è solo legata alla nostra sicurezza nazionale. I canali diplomatici rimangono aperti con la Russia, l’ambasciata russa può continuare a operare e noi continuiamo a sostenere un dialogo”.
    Il 7 marzo, il Belgio è stato aggiunto all’elenco russo dei “paesi ostili”, in risposta alle sanzioni imposte a Mosca. La Russia concede ingressi limitati per i cittadini di “stati ostili”, che include i belgi che non possono più entrare nella Federazione.
    L’Unione europea ha già invitato le autorità belghe a intensificare le misure di contrasto allo spionaggio in risposta alle attività maligne straniere. Un rapporto dell’UE pubblicato il 9 marzo affermava che lo spionaggio sta diventando più articolato, utilizzando l’intelligenza artificiale (IA) per penetrare le istituzioni europee. Il rapporto invita il Belgio a rafforzare il suo quadro anti-spionaggio per “consentire un’efficace individuazione, perseguimento e sanzione dei trasgressori”.

    Un rapporto dell’UE pubblicato il 9 marzo affermava che lo spionaggio sta diventando più articolato, utilizzando l’intelligenza artificiale (IA) per penetrare le istituzioni europee

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    Sospese le pubblicazioni del giornale indipendente russo Novaya Gazeta. Condanna UE: “Intimidazioni sistematiche”

    Bruxelles – È sempre più stretto il cappio attorno al collo dei (pochi) media russi non allineati alla propaganda del Cremlino. La censura del regime di Vladimir Putin si è abbattuta ieri pomeriggio (lunedì 28 marzo) su Novaya Gazeta, il principale giornale indipendente in Russia, che ha annunciato la sospensione di ogni pubblicazione sia cartacea (bisettimanale) sia online, almeno “fino alla fine dell’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”. Da come è stata presentata la sospensione si capisce il mandante: “Operazione speciale sul territorio dell’Ucraina” è come Putin ha ordinato sia chiamata l’invasione – o la guerra – contro Kiev.
    “È il risultato della sistematica intimidazione e repressione dei media da parte del Cremlino“, è stata la dura condanna dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, contro il regime di censura e di propaganda instaurato in Russia e aggravato da quando sono iniziati i combattimenti sul suolo ucraino. “Novaya Gazeta è un’istituzione giornalistica il cui lavoro è riconosciuto ben oltre la Russia”, ha ricordato la vicepresidente della Commissione UE per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, ribadendo con forza che “l’Unione Europea è al fianco dei media indipendenti che si sforzano di informare il popolo russo sulla guerra“.

    Newspaper @novaya_gazeta is a journalistic institution whose work is acknowledged far beyond Russia.
    Its name is inseparable from those of Dmitry Muratov and Anna Politkovskaya.
    The EU stands by independent media who strive to inform the Russian people about the war. https://t.co/J3qSGeSpct
    — Věra Jourová (@VeraJourova) March 28, 2022

    Da Bruxelles è arrivato nuovamente il sostegno ai media indipendenti e ai giornalisti russi, dopo che il direttore, Dmitry Muratov, si è trovato costretto a sospendere le pubblicazioni per il livello di minacce subite in questo mese di guerra dal governo russo, a causa del modo in cui il suo giornale stava raccontando gli eventi bellici. La decisione del direttore ha anticipato l’analogo provvedimento che avrebbe preso Roskomnadzor, l’agenzia statale delle comunicazioni: in Russia, dopo due ammonimenti un giornale viene chiuso e Novaya Gazeta aveva appena ricevuto il secondo. L’ammonimento era arrivato con la motivazione che il giornale non aveva segnalato un’organizzazione citata in un articolo come “agente straniero”, ovvero come gli organi di stampa russi devono definire i soggetti che secondo il Cremlino ricevono fondi dall’estero.
    Come ricordato dalla vicepresidente della Commissione UE Jourová, il nome del periodico è “inseparabile” da quello di Muratov, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2021 insieme alla giornalista filippina Maria Ressa, e da quello di Anna Politkovskaya, professionista dell’informazione freddata il 7 ottobre del 2006 dopo aver denunciato proprio dalle colonne di Novaya Gazeta le brutalità commesse dal Cremlino in Cecenia. Dalla fondazione del giornale nel 1993, sei giornalisti di questa testata sono stati uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro e a tutti loro Muratov ha dedicato il Premio Nobel ricevuto lo scorso anno.

    La censura del Cremlino si è abbattuta sul giornale fondato e diretto dal Premio Nobel per la Pace 2021, Dmitry Muratov. Al bando sia la versione cartacea sia quella online, “fino al termine dell’operazione speciale sul territorio ucraino”

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    Unanimità dai ministri UE degli Interni al piano in 10 punti della Commissione sull’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina

    Bruxelles – Tutti gli Stati membri allineati sull’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina, senza eccezioni. Dopo la presentazione delle linee-guida per l’assistenza delle persone in fuga dalla guerra scatenata dalla Russia di Vladimir Putin, la Commissione Europea ha ricevuto il via libera dei 27 ministri UE degli Interni al piano in 10 punti per il coordinamento più stretto tra gli Stati membri sull’accoglienza di queste persone in arrivo (o già arrivate) nel territorio comunitario. La decisione è stata presa dopo la presentazione del piano da parte del vicepresidente esecutivo della Commissione, Margaritis Schinas, e della commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, al Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni di ieri pomeriggio (lunedì 28 marzo).
    Secondo quanto già previsto dalla direttiva sulla protezione temporanea applicata per la prima volta in 21 anni, si andrà a creare una piattaforma europea di registrazione dei rifugiati dall’Ucraina per lo scambio di informazioni tra i Paesi membri, anche grazie al supporto dell’Agenzia UE per la gestione operativa dei sistemi informatici su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (eu-LISA). Coordinamento è la parola-chiave e passa anche dall’approccio alla gestione dei trasporti e dei centri di informazione, sostenuti dalla nuova Agenzia per l’Asilo, che si occuperà anche dei piani operativi per le capacità di accoglienza dei Ventisette: l’obiettivo è mettere in condivisione l’offerta di alloggi e organizzare i trasferimenti da uno Stato membro all’altro, anche grazie all’iniziativa “Case sicure”.
    Sempre a livello di accoglienza, saranno messe in campo procedure operative per il sostegno dei bambini e il trasferimento dei minori non accompagnati, così come un piano comune per prevenire il traffico e lo sfruttamento di esseri umani. La rete della piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT) ed Europol saranno incaricati di sostenere gli Stati membri sia per assicurare la vigilanza contro la criminalità organizzata, sia per garantire l’applicazione delle sanzioni UE contro oligarchi russi e bielorussi.
    Centrale nel piano è lo sviluppare di piani di emergenza nazionali che rispondano alle esigenze di medio e lungo termine, a partire da un piano europeo di emergenza e risposta. Sarà la Commissione a sviluppare un indice comune per la condivisione dell’onere, secondo quanto anticipato nelle linee-guida della settimana scorsa, ma anche uno sportello unico per il sostegno “personalizzato” degli Stati membri e l’uso “flessibile” dei finanziamenti messi in campo dall’Unione. Sul piano della solidarietà, è stata rafforzata la collaborazione con la Repubblica di Moldova, con più trasferimenti di rifugiati dall’Ucraina verso il territorio UE sostenuti da finanziamenti comunitari e il rapido dispiegamento di squadre dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) nel Paese. Nel quadro di cooperazione internazionale per garantire destinazioni sicure, la piattaforma di solidarietà sarà condivisa con Canada, Stati Uniti, Regno Unito e altri partner internazionali.
    Intanto dall’Italia è arrivata la firma da parte del premier, Mario Draghi, al decreto ministeriale sulla protezione temporanea e l’assistenza per i profughi provenienti dall’Ucraina. La durata annuale (prima di due possibili rinnovi semestrali) parte dal 4 marzo scorso e i beneficiari sono tutti gli sfollati a partire dallo scoppio della guerra nel Paese il 24 febbraio, sia i residenti sia i cittadini di Paesi terzi a cui era garantita la protezione internazionale. Il permesso di soggiorno garantirà l’accesso all’assistenza erogata dal Sistema sanitario nazionale, al mercato del lavoro e allo studio. Il provvedimento prevede anche “specifiche misure assistenziali” e permette il ricongiungimento dei cittadini ucraini già presenti in Italia con i familiari in fuga dalla guerra.

    Prevista una piattaforma di registrazione per il coordinamento dei Ventisette, linee-guida per il supporto dei bambini, un piano anti-tratta di esseri umani e l’uso flessibile dei fondi europei a sostegno dei Paesi membri e della Moldova