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    Von der Leyen torna a Kiev dopo il discorso sullo Stato dell’Unione: “Illustrerò a Zelensky benefici del Mercato Unico”

    Bruxelles – Il ritorno in Ucraina dopo cinque mesi. L’8 aprile la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, indicava la strada del Paese verso l’adesione all’Unione, oggi (mercoledì 14 settembre) la numero uno dell’esecutivo comunitario aprirà le porte di Kiev al Mercato Unico. “Questa è una delle più grandi storie di successo dell’Europa, ora è giunto il momento di farne una storia di successo anche per i nostri amici ucraini”, ha annunciato von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione 2022.
    Di fronte alla plenaria del Parlamento Europeo e parlando occhi negli occhi all’ospite d’onore, la first lady ucraina Olena Zelenska (arrivata ieri sera a Strasburgo per l’occasione), la presidente von der Leyen ha dato la notizia che si recherà a Kiev per “discutere in dettaglio con il presidente, Volodymyr Zelensky” del progetto, che prevederà la collaborazione tra la Commissione e l’Ucraina per “garantire un accesso senza soluzione di continuità al Mercato Unico e viceversa”. La base di tutto il lavoro sarà costituito dalla prosecuzione del lavoro fatto sulle corsie di solidarietà per il grano, sulla sospensione dei dazi sulle esportazioni ucraine e sul collegamento di Kiev alla rete elettrica europea “previsto inizialmente per il 2024, ma ci siamo riusciti in due settimane, e oggi l’Ucraina esporta elettricità verso di noi”. Ecco perché von der Leyen vuole “espandere in modo significativo questo commercio reciprocamente vantaggioso” e “mobilitare tutta la potenza del nostro Mercato Unico per contribuire ad accelerare la crescita e a creare opportunità”:  il punto di approdo non può essere altro che “far entrare l’Ucraina nella nostra area di libero scambio europea“, anche a fronte di un piccolo aumento dei costi per gli operatori di mercato dell’Unione.
    Da sinistra: la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, la first lady ucraina, Olena Zelenska, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen (14 settembre 2022)
    Prima di recarsi a Kiev, von der Leyen ha voluto omaggiare “il coraggio dell’Ucraina, che ha il volto delle donne e degli uomini che si ergono contro l’aggressore russo“. Un esempio è arrivato proprio dalla moglie del presidente ucraino che “a poche settimane dall’inizio dell’invasione ha guidato silenziosamente una folla di genitori di bimbi uccisi dai russi, per appendere agli alberi piccole bandierine, uno per ciascun morto”. Il merito di Zelenska e del presidente Zelensky è stato quello di “essere rimasti e aver difeso Kiev, dando coraggio all’intera nazione“. Ecco perché per tutte le istituzioni comunitarie “è un onore avere la first lady qui con noi”, ha sottolineato la numero uno della Commissione, che proprio da lei ha saputo che “ogni giorno i genitori mettono nella cartella dei propri figli un pacchetto di emergenza con acqua, cibo, necessario medico e cambio intimo, senza sapere se li rivedranno all’uscita di scuola nel pomeriggio”. Di qui l’impegno dell’Unione a “ricostruire le 70 scuole distrutte dalle bombe russe” con uno stanziamento di “100 milioni di euro per far ripartire dai bambini il futuro del Paese”.
    Mai nella storia dello Stato dell’Unione (dal 2007) un presidente della Commissione ha rivolto il suo discorso alla plenaria dell’Eurocamera mentre una guerra andava in scena sul suolo europeo. “Quella mattina del 24 febbraio ci siamo svegliati scossi dal volto del male senza pietà e dalla brutalità della guerra”, ha ricordato la presidente von der Leyen. Da allora, “un continente intero si è levato in un moto di solidarietà”, dimostrando di essere “all’altezza della sfida”, ha sottolineato il successo la numero uno dell’esecutivo Ue: “Se 15 anni fa abbiamo impiegato anni per rispondere alla crisi finanziaria e due anni fa poche settimane con la pandemia, quest’anno non appena le truppe russe hanno attraversato frontiera ucraina, la nostra risposta è stata decisa e immediata”. I messaggi sono chiari e precisi: “Abbiamo riportato in superficie la forza dell’Unione“, “si sfidano autocrazia e democrazia”, “con la nostra solidarietà Putin fallirà e l’Ucraina e l’Europa vinceranno”.
    Non manca anche un mea culpa da parte della presidente von der Leyen – simile a quello fatto ieri in plenaria dalla premier finlandese, Sanna Marin – sull’atteggiamento dell’Unione nei confronti della Russia di Putin nel recente passato: “Dovevamo ascoltare chi lo conosceva, come Anna Politkovskaja e i giornalisti che hanno pagato la loro esposizione con la vita, o la Georgia, la Moldova, l’opposizione bielorussa, la Polonia e i Baltici, che da anni ci segnalavano che Putin non si sarebbe fermato”. Allo stesso tempo, il riscatto è misurabile nelle sanzioni “più pesanti mai viste” contro la Russia: “Abbiamo tagliato tre quarti del settore finanziario a livello internazionale, quasi mille aziende hanno abbandonato il Paese, la produzione delle auto è calata del 75 per cento rispetto al 2021, la flotta aerea è a terra perché non ha pezzi di ricambio e l’industria è a brandelli”. La colpa di tutto ciò è del Cremlino, che “ha messo l’economia russa sulla strada della distruzione totale”, ha ricordato von der Leyen, ribadendo senza mezzi termini che “le sanzioni rimarranno, dobbiamo essere risoluti, perché non è questo il momento di toglierle”.

    Nel suo intervento annuale alla sessione plenaria del Parlamento Ue, la presidente della Commissione ha annunciato che “faremo entrare l’Ucraina nella nostra area di libero scambio”. La promessa davanti alla first lady, Olena Zelenska: “Sarete parte di una storia di successo”

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    La first lady ucraina Olena Zelenska è a Strasburgo ospite di von der Leyen. Parteciperà al discorso sullo Stato dell’Unione

    Bruxelles – La seconda volta di un coniuge Zelensky alla sessione plenaria del Parlamento Europeo, la prima fisicamente di persona. La first lady ucraina, Olena Zelenska, è arrivata a Strasburgo, dove gli eurodeputati sono riuniti in sessione plenaria, e domani (mercoledì 14 settembre) parteciperà come “ospite d’onore” al discorso sullo Stato dell’Unione che sarà pronunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
    A darne notizia è stata la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario in un tweet, confermando le indiscrezioni arrivate nel pomeriggio di Strasburgo: “Sono lieta di dare il benvenuto alla first lady ucraina Olena Zelenska”. Il messaggio della presidente von der Leyen è sempre di sostegno assoluto a Kiev – “L’Europa sarà al vostro fianco in ogni momento” – a partire dal “coraggio del popolo ucraino che ha commosso e ispirato il mondo intero”. Ecco perché l’Unione e l’Ucraina resteranno “forti insieme” di fronte all’aggressione armata russa.
    Non era mai successo prima che il presidente o la first lady dell’Ucraina prendessero parte di persona a una sessione di un’Assemblea parlamentare fuori dai confini del Paese. A una settimana dall’inizio dell’invasione russa era stato lo stesso leader ucraino, Volodymyr Zelensky, a prendere parola davanti all’emiciclo di Bruxelles (durante una sessione plenaria straordinaria), esortando per la prima volta gli eurodeputati a “sostenere la nostra adesione all’Unione”. Una prospettiva che sembrava allora quasi utopistica, ma che ha portato le istituzioni comunitarie a dare una risposta accelerata sulle prime fasi dell’allargamento e un sostegno praticamente incondizionato a Kiev dal punto di vista finanziario, umanitario e militare.
    Dopo tre mesi era stato il presidente della Verchovna Rada (il Parlamento ucraino), Ruslan Stefančuk, a recarsi invece di persona all’emiciclo dell’Eurocamera a Strasburgo, per “cogliere il senso di sostegno per tutta l’Ucraina” dell’Unione. Ora tocca a Olena Zelenska. Al momento non si sa ancora se pronuncerà un discorso davanti all’emiciclo, ma gli occhi – anche quando von der Leyen aprirà il suo intervento con il tema dell’Ucraina – saranno tutti su di lei.

    I am delighted to welcome First Lady Olena @ZelenskaUA, my guest of honour for tomorrow’s State of the Union address.
    The courage of Ukrainian people has touched and inspired the world. 
    Europe will stand with you every step of the way.
    We will #StandStrongTogether#SOTEU pic.twitter.com/Ig6lHqefK2
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 13, 2022

    Lo ha annunciato la stessa presidente della Commissione, che domani delineerà davanti all’emiciclo dell’Eurocamera lo stato di salute dell’Ue: “Sono lieta di darle il benvenuto come ospite d’onore, il coraggio del popolo ucraino ha commosso e ispirato il mondo intero”

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    La polizia serba vieta la Marcia dell’EuroPride 2022. Dura condanna dall’Ue: “Si trovi un compromesso, noi ci saremo”

    Bruxelles – Quello che potrebbe essere allo stesso tempo l’epilogo più temuto per i sostenitori dei diritti umani e l’autogol più dannoso per il governo di Belgrado alla fine si è concretizzato nel pomeriggio del secondo giorno della manifestazione più attesa dalla comunità LGBTQ+. Il ministero dell’Interno della Serbia ha notificato ufficialmente agli organizzatori dell’EuroPride che la Marcia di sabato 17 settembre sarà vietata per un “rischio elevato di sicurezza” pubblica, sia dei manifestanti sia “degli altri cittadini”.
    La volontà di vietare la parata dell’EuroPride (all’interno della manifestazione iniziata ieri e che durerà fino a domenica) era stata espressa dal presidente della Serbia, Aleksander Vučić, già lo scorso 27 agosto. Tuttavia, l’unica autorità nazionale che ha il potere di cancellare l’evento una volta assegnato alla città ospitante è il ministro dell’Interno – a cui fanno capo le forze di polizia – per ragioni di sicurezza pubblica motivate. Ed è proprio quello che è successo oggi (martedì 13 settembre), con il ministro Aleksandar Vulin che ha cercato una giustificazione nel fatto che “nell’attuale situazione geopolitica e nelle tensioni nella regione, conflitti insensati per le strade di Belgrado renderebbero più difficile la posizione del nostro Paese“. Oltre alla Marcia dell’EuroPride è stato vietato per il 17 settembre anche il corteo degli “anti-globalisti”, organizzato da gruppi ultra-nazionalisti, omofobi e religiosi, facenti capo alle formazioni dell’estrema destra e della Chiesa Ortodossa serba. “Entrambe le manifestazioni dovrebbero svolgersi nelle immediate vicinanze”, si legge nella notifica del ministero, che sottolinea “un rischio di attentati, violenza, distruzione di proprietà e altre forme di turbativa dell’ordine pubblico su scala più ampia”.

    Police bans EuroPride 2022 March
    Today, on September 13, the Serbian Police banned this year’s EuroPride March, by handing over the official notice to the organizers. Belgrade Pride will use all available legal means to overturn this decision. Expect more information soon. pic.twitter.com/4FuJUihBTC
    — Belgrade Pride – EuroPride 2022 (@belgradepride) September 13, 2022

    Gli organizzatori dell’EuroPride 2022 hanno rimarcato che “questo è un fallimento totale della leadership politica in Serbia” e che l’obiettivo – in linea con quanto richiesto da Bruxelles al governo di Belgrado – è di continuare a lavorare su “soluzioni alternative”. Gli occhi dell’opinione pubblica internazionale sono tutti puntati sulla Serbia e i membri del Parlamento Europeo – oggi da Strasburgo per la consueta sessione plenaria mensile – hanno espresso immediatamente le posizioni più nette, in particolare i firmatari della lettera inviata due settimane fa per chiedere al presidente Vučić e alla premier, Ana Brnabić (che proprio oggi pomeriggio è attesa alla conferenza sui diritti umani dell’EuroPride), di non annullare l’evento.
    Gli affondi degli eurodeputati sono arrivati con messaggi tutt’altro che scoraggiati. “Nonostante questo passo indietro, riteniamo che i negoziati debbano proseguire per trovare un risultato che convalidi gli sforzi e la buona volontà degli organizzatori e che presenti una soluzione accettabile per il governo”, è l’esortazione della co-presidente dell’intergruppo LGBTQ+ del Parlamento Europeo, Terry Reintke (Verdi/Ale), che ha ribadito che “noi ci saremo” alla Marcia. Le ha fatto eco il collega e co-presidente Marc Angel (S&D): “Abbiamo esortato le autorità a dialogare, a negoziare e a concordare un compromesso” su un percorso “più breve e sicuro, che sancisse i principi di riunione pacifica e di libertà di espressione”. Più duro il co-presidente del Partito Verde Europeo, Thomas Waitz: “Vučić diffonde l’immagine di una Serbia antidemocratica e reazionaria”.

    WE STAND WITH @belgradepride.
    Today, the Serbian police has announced a ban on EuroPride that is set to take place in Belgrade on Saturday.
    The @LGBTIintergroup will continue to do everything to March together.
    Queers from across Europe are with you 🌈💕✨#EuroPride2022 pic.twitter.com/bJsRmUkjqR
    — Terry Reintke (@TerryReintke) September 13, 2022

    Trovi l’intervista agli organizzatori dell’EuroPride di Belgrado nella newsletter BarBalcani, curata da Federico Baccini

    Agli organizzatori è stato notificato che la parata del 17 settembre non potrà svolgersi per un “rischio elevato di sicurezza” pubblica, a causa della contemporanea manifestazione degli ultra-nazionalisti omofobi. Dal Parlamento Ue aumenta la pressione per una “soluzione accettabile”

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    L’Ue avverte Armenia e Azerbaigian sugli scontri di confine: “Imperativo cessare ostilità e tornare al tavolo dei negoziati”

    Bruxelles – Il fronte di guerra congelato nel Caucaso rischia ancora una volta di diventare caldissimo. Nella notte tra lunedì 12 e martedì 13 settembre si sono registrati nuovi scontri armati tra Armenia e Azerbaigian nella regione del Nagorno-Karabakh, in una replica delle violazioni del cessate il fuoco e sparatorie alla frontiera tra i due Paesi di fine maggio. Questa volta però Erevan e Baku si accusano a vicenda di bombardamenti alle postazioni e alle infrastrutture militari, spezzando davvero per la prima volta il cessate il fuoco negoziato nel novembre del 2020.
    “È imperativo che le ostilità cessino e che si torni al tavolo dei negoziati, tutte le forze dovrebbero tornare alle posizioni occupate prima di questa escalation e il cessate il fuoco dovrebbe essere pienamente rispettato”, ha avvertito l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, in una nota. Come ha reso noto lo stesso Borrell, il rappresentante speciale dell’Ue per il Caucaso meridionale, Toivo Klaar, si recherà “immediatamente” nelle due capitali “per sostenere la necessaria distensione e per discutere le prossime tappe del processo di dialogo di Bruxelles tra i leader armeni e azeri”.
    Mentre l’alto rappresentante Borrell si è messo in contatto con i due ministri degli Esteri, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha telefonato al presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, e al premier dell’Armenia, Nikol Pashinyan, per ribadire alle due parti che “non c’è alternativa alla pace e alla stabilità, e non c’è alternativa alla diplomazia per garantirle”. La soluzione è sempre la stessa – “serve un cessate il fuoco completo e sostenibile” – che superi la soluzione temporanea negoziata due anni fa dalla Russia e che, con le vicende sul fronte ucraino, non rendono più Mosca un partner affidabile per il rispetto dell’ordine internazionale nel Caucaso. “L’Ue si impegna a continuare ad agire come onesto mediatore tra Armenia e Azerbaigian“, ha ribadito senza mezzi termini Borrell, con l’obiettivo di rendere la regione del Caucaso meridionale “sicura, prospera e in pace”.

    Reports about fighting on the #Armenia – #Azerbaijan border are extremely worrying.
    Need a complete and sustainable ceasefire.
    There is no alternative to peace and stability – and there is no alternative to diplomacy to ensure that.
    — Charles Michel (@CharlesMichel) September 13, 2022

    Così come era successo a fine maggio, gli scontri di frontiera tra i soldati di Erevan e Baku rischiano di rappresentare un grosso problema non solo per i rapporti tra i due Paesi, ma anche per i tentativi di mediazione di Bruxelles. Dallo scorso 22 maggio sono iniziati i contatti di alto livello tra il numero uno del Consiglio Ue, il presidente azero Aliyev e il premier armeno Pashinyan, per tentare di raggiungere un accordo di pace definitivo nel Nagorno-Karabakh. Si cerca di andare oltre le tregue temporanee finora negoziate, per porre fine a un conflitto congelato che si protrae dal 1992, con scoppi di violenze armate come quello dell’ottobre del 2020. In sei settimane di conflitto erano morti quasi 7 mila civili, prima del cessate il fuoco che ha imposto all’Armenia la cessione di ampie porzioni di territorio nell’enclave a maggioranza cristiana nel sud-ovest dell’Azerbaijan (che invece è a maggioranza musulmana).
    In particolare da quest’anno l’Ue è subentrata alla Russia come mediatrice tra le due parti, ponendo come priorità dei colloqui di alto livello la delimitazione degli oltre mille chilometri di confine tra i due Paesi. Il 24 maggio si era tenuta la prima “storica” riunione delle due commissioni di frontiera, il cui compito è quello di trovare una soluzione definitiva e condivisa per garantire la stabilità e la sicurezza lungo il confine. Ma proprio questa notte l’Armenia si è appellata alla Russia – in virtù del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra i due Paesi – per affrontare l’aggravarsi della crisi con l’Azerbaigian. Uno scenario che, sommato all’assenza di una vera volontà politica da parte dei due governi per cercare una soluzione sostenibile, potrebbe riabilitare la Russia come attore sullo scacchiere internazionale e mettere la parola ‘fine’ sui complessi sforzi diplomatici dell’Unione Europea.

    Dopo la ripresa degli scontri tra Erevan e Baku nella regione contesa del Nagorno-Karabakh, l’alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha ribadito la posizione di Bruxelles come “onesto mediatore”. Contatti del presidente del Consiglio, Charles Michel, con i leader di entrambi i Paesi

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    Le Maire: “Le sanzioni contro la Russia funzionano”

    Bruxelles – “Le sanzioni contro la Russia funzionano“. Bruno Le Maire vuole essere chiaro. “La Russia è in recessione, e questo dimostra che le nostre misure stanno dando i loro frutti”. Il ministro delle Finanze francese lo dice in modo chiaro e inequivocabili. Difende con forza i sei pacchetti di misure restrittive contro Mosca per l’aggressione dell’Ucraina, e invita a tenere il punto, a non avere ripensamenti. Perché la strategia a dodici stelle per fiaccare la macchina bellica russa può funzionare solo se si marcia compatti e determinati. Nel parlare alla stampa, al suo arrivo a Praga per i lavori dell’Eurogruppo, in realtà si rivolge a forze politiche scettiche e opinione pubblica. “Non ascoltate le bugie di quanti dicono che le nostre sanzioni non hanno effetti“, insiste il ministro francese.
    La sottolineatura vale in particolare per l’Ungheria, Paese partner meno convinto tra i Ventisette di come si stia gestendo la situazione, soprattutto sul piano energetico. Budapest di fatto ha rotto le righe, e ha iniziato a muoversi in modo tutto proprio, siglando nuovi accordi Gazprom e parlando di “fallimento” dell’Ue di fronte ad una guerra in Ucraina che, nonostante una risposta senza precedenti, va avanti. Un Orban-pensiero affidato come da prassi ormai consolidata al suo portavoce, Zoltan Kovacs.

    PM Orbán: Due to sanctions and war, Europe might run out of energy. There are 11,000 sanctions in force against RUS, but the war is still ongoing, the attempts to weaken Russia have failed. 1/2
    — Zoltan Kovacs (@zoltanspox) September 8, 2022

    Nel rivendicare con convinzione che le sanzioni contro la Russia funzionano, e nell’invito a non dare credito a chi sostiene il contrario, le parole di Le Maire irrompono anche nella campagna elettorale italiana. La Lega sta sostenendo la necessità di rivedere l’impianto sanzionatorio dell’Ue nei confronti di Mosca. Matteo Salvini sta costruendo buona parte del programma sulla natura penalizzante e controproducente dei sei pacchetti fin qui approvati, portata avanti nei comizi e rilanciata sui social.

    Gabriele Miccini, titolare del mobilificio Giessegi di Appignano (Macerata): “Le sanzioni ci uccidono, così i miei operai rischiano il posto di lavoro. L’unico che la pensa come me è Salvini”. pic.twitter.com/KX0CFSdI9m
    — Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 8, 2022

    La Francia tiene il punto. Se anche l’Italia saprà farlo anche dopo il voto del 25 settembre è tutto da scoprire. Nel frattempo i partner europei insistono con quanto fatto finora.

    Il ministro delle Finanze francese: “Mosca in recessione, non credete alle bugie di quanti dicono che le nostre sanzioni non hanno effetti”

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    L’Ue cancella i visti agevolati per i russi, dal 12 settembre condizioni più severe

    Bruxelles – Via libera del Consiglio dell’Ue alla sospensione del regime facilitato dei visti per i cittadini russi. I ministri dei Ventisette hanno approvato la proposta della Commissione europea presentata a inizio settimana. Con il benestare degli Stati, da adesso in poi i cittadini russi torneranno a essere trattati alla stregua di tutti i nazionali dei Paesi terzi. Vuol dire un aumento della tassa per la domanda di visto da 35 a 80 euro, la necessità di presentare prove documentali aggiuntive, tempi di elaborazione dei visti più lunghi e regole più restrittive per il rilascio di visti per ingressi multipli. Tutti requisiti che diventeranno obbligatori a partire dal 12 settembre.
    “Un accordo di facilitazione del visto consente un accesso privilegiato all’UE per i cittadini di partner fidati con i quali condividiamo valori comuni”, premette Vít Rakušan, ministro dell’Interno della Repubblica ceca, Paese con la presidenza di turno dell’Ue. ” Con la sua guerra di aggressione non provocata e ingiustificata, compresi i suoi attacchi indiscriminati contro i civili, la Russia ha infranto questa fiducia e calpestato i valori fondamentali della nostra comunità internazionale”. Per cui, continua, “la decisione odierna è una diretta conseguenza delle azioni della Russia e un’ulteriore prova del nostro incrollabile impegno nei confronti dell’Ucraina e del suo popolo”.

    VIa libera del Consiglio alla proposta della Commissione. La presidenza ceca: “La Russia ha infranto la fiducia con l’aggressione all’Ucraina”

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    “È la fine di un’era”. I parlamentari europei ricordano e piangono la Regina Elisabetta II

    Bruxelles – Le foto, l’attestato di cordoglio e vicinanza con il popolo britannico e la nazione che fu. Perché con morte di Elisabetta II “Il Regno Unito perde un monarca rimarchevole, il mondo una donna memorabile. E’ davvero la fine di un’era”. Guy Verhofstadt, già primo ministro del Belgio e figura di spicco del gruppo dei liberali in Parlamento europeo (Renew), è una delle tante voci di un coro che piange una figura riferimento per tutti. Non a caso Marco Campomenosi capo delegazione della Lega a Bruxelles e Strasburgo, afferma che “Oggi termina il Novecento”.
    Dal 2 giugno 1953, giorno della sua incoronazione, ha accompagnato il suo Regno e l’Europa attraverso cambiamenti epocali. L’entrata nell’allora Comunità economica europea e l’uscita dall’Unione europea, la caduta del muro di Berlino, la fine della guerra fredda. Tra le fila del Ppe, la portoghese Lidia Pereira non ha dubbi. “Elisabetta II sarà per sempre LA regina”. Opinione condivisa dall’esponente di Forza Italia e collega di gruppo, Salvatore De Meo. “Elisabetta II ha saputo essere un punto fermo per il suo Paese in tanti anni di grandi mutamenti sociali ed economici. Non solo i suoi sudditi, ma molti oggi piangono una sovrana che ha saputo farsi apprezzare soprattutto per dedizione e rigore”. Incluso l’europarlamente ceco, anch’esso Ppe, Jiri Pospisil. “Il Regno Unito ha smesso di essere grande da oggi”.
    Con lei se ne va anche un esempio, sostiene Maria Da Graca Carvalho (Ppe). “E’ stata motivo di ispirazione non solo per i britannici, ma tutti noi”. Lo stesso pensiero che arriva da Raffaele Fitto, esponente di Fratelli d’Italia. “Siamo colmi di tristezza per la sua perdita. Possa la sua vita continuare a essere fonte di ispirazione per tutti noi”.
    Non manca il messaggio di Antonio Tajani, presidente della commissione Affari costituzionali e già presidente del Parlamento europeo. “Salutiamo la Regina Elisabetta II, una dei più grandi leader del dopoguerra. Donna forte e saggia che ha saputo accompagnare il Regno Unito nell’epoca moderna, affrontando le tantissime sfide che la storia ha posto al suo cospetto con saggezza e determinazione”
    Anche la presidente dei socialdemocratici non può fare a meno di ricordare il peso di Elisabetta. “E’ stata in questi 70 anni un simbolo di dovere, valori e riconciliazione attraverso il cambiamento del tempo per il popolo del Regno Unito, per l’Europa e per il mondo in generale”, ricorda Iratxe Garcia Perez.
    “Ci stringiamo al dolore dei suoi cari e di tutti i cittadini britannici”, commenta Fabio Massimo Castaldo, del Movimento 5 Stelle. Elisabbtta II “è stata una donna che ha saputo rappresentare il suo Paese per 70 anni, contribuendo a scriverne la Storia in ogni sua fase”.
    “Ci stringiamo al popolo britannico”. Da Brando Benifei, capodelegazione del Pd, il “fortissimo cordoglio” e la vicinanza al Paese intero, a nome personale e di tutta la truppa dem, “in questo momento di grande spaesamento e dolore”
    “La Francia perde un’amica sincera”, dice Thierry Mariani (Rn/ID). Per Sylvie Guillame, anche lei francese, ma socialista, “è la storia che volta pagina”.
    Esther de Lange, vice presidente del gruppo Ppe, è tra le poche a scegliere la via del silenzio per preferire immagini. Pubblica un disegno che ritrae la regina di spalle, che cammina tenuta per mano da Paddington, il celebro orsetto protagonista dei libri per bambini creato dallo scrittore inglese Micheal Bond, nel 1958. Un omaggio tutto britannico per una protagonista della storia comune.

    Omaggi e ricordi da tutti i gruppi politici, da ogni Paese membro.

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    Tutta l’Ue piange la morte di “Elisabetta la Grande”. Si farà sentire l’assenza di una leader dai “valori duraturi”

    Bruxelles – “Elisabetta la Grande”, una regina che “ha segnato la storia mondiale”, a cui l’Ue ha sempre guardato come un esempio di “valori duraturi in un mondo moderno“. A più di un anno dalla Brexit, tutta l’Unione a 27 piange la morte della regina Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth.
    “Pochi hanno segnato la storia mondiale come Sua Maestà la Regina Elisabetta II”, ha scritto in un commiato appassionato la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. “Il suo impegno incrollabile nel dovere e nel servizio è stato un esempio per tutti”, ecco perché “è stata davvero la Regina Elisabetta la Grande“. Dal numero uno del Consiglio, Charles Michel, arrivano le condoglianze “alla famiglia reale e a tutti coloro che piangono la regina Elisabetta II nel Regno Unito”. Non solo Elisabetta la Grande, ma anche “Elisabetta la Risoluta“, che “con il suo servizio e il suo impegno non ha mai mancato di dimostrarci l’importanza di valori duraturi in un mondo moderno”, ha aggiunto Michel.

    Few have shaped global history like Her Majesty Queen Elizabeth II.
    Her unbreakable commitment to duty and service was an example to all.
    The world mourns with her people in the United Kingdom and beyond.
    She was truly Queen Elizabeth the Great.
    May she rest in peace.
    🇪🇺 🇬🇧 pic.twitter.com/4dUkdKMucb
    — Roberta Metsola (@EP_President) September 8, 2022

    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera di condoglianze direttamente al nuovo sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth: Re Carlo III, figlio primogenito di Elisabetta II e Filippo di Edinburgo, di anni 73. “Vostra Maestà, ho appreso con profondo dolore la notizia della scomparsa della madre di Vostra Maestà, la defunta Regina Elisabetta II. Permettetemi di esprimere a Vostra Maestà, alla Famiglia Reale e al popolo britannico le mie più sincere condoglianze a nome dell’Unione Europea”, esordisce il messaggio formale della leader dell’esecutivo Ue. “Il suo coraggio e la sua devozione nel servire il suo Paese sono stati fonte di grande forza per molti e un’ancora di stabilità nei momenti più difficili“, ha sottolineato von der Leyen, senza dimenticare “l’amore per la famiglia e per il suo popolo”, “l’empatia e la sua capacità di entrare in contatto con ogni generazione che passa, pur rimanendo radicata nelle tradizioni che le stavano a cuore” e “l’esempio di vera leadership”.
    Come ricordato dalla numero uno della Commissione, “il suo regno ha definito la storia della vostra nazione e del nostro continente“, simboleggiando “il meglio del Regno Unito, del suo popolo e dei suoi valori”. Tutto questo “ha un significato per molti” ed è stata “una fonte di ispirazione per tutta la mia vita”, ha aggiunto con una nota personale von der Leyen. “Cuori e menti” di tutti i cittadini dell’Unione sono con Re Carlo III e con il popolo britannico, a cui viene augurata “forza e saggezza nel portare avanti il suo lavoro, sapendo che tutti noi continueremo a trovare ispirazione nell’eredità unica che ci ha lasciato”.

    She witnessed war and reconciliation in Europe and beyond, and deep transformations of our planet and societies.
    She was a beacon of continuity throughout these changes, never ceasing to display a calmness and dedication that gave strength to many.
    May she rest in peace. pic.twitter.com/q77q9o2KWp
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 8, 2022

    Anche l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si è soffermato sul fatto che “l’eccezionale regno della Regina Elisabetta Il ha supervisionato eventi-chiave del ventesimo e ventunesimo secolo”. Tutta l’Unione ora “rende omaggio al suo contributo unico alla costruzione della pace e della riconciliazione“. Anche la commissaria europea per l’Istruzione, Mariya Gabriel, ha parlato di “valori e azioni ispiratrici” della sovrana, per cui “il lungo regno ha fatto la storia”.
    Il premier ceco e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Petr Fiala, si è detto “profondamente addolorato per la morte di Sua Maestà la Regina, Elisabetta II”, inviando “sentite e sincere condoglianze alla famiglia reale, al popolo britannico e a quello del Commonwealth”.

    🇬🇧 Tonight, I express my sincere condolences to the British @RoyalFamily and the British people on the passing of Queen Elizabeth II.
    By serving with inspiring values and actions, the Queen’s long reign made history.
    May Queen Elizabeth II rest in peace. pic.twitter.com/i6n8V6OSfc
    — Mariya Gabriel (@GabrielMariya) September 8, 2022

    in aggiornamento

    L’ultimo saluto delle istituzioni comunitarie alla Regina Elisabetta II del Regno Unito: “Ha supervisionato eventi-chiave del ventesimo e ventunesimo secolo, rendiamo omaggio al suo contributo unico alla costruzione della pace e della riconciliazione”