Le biblioteche parigine diventano ogni giorno di più rifugio per senzatetto, poveri e migranti.
Una platea “precaria” verso la quale – negli ultimi 10 anni – molte strutture della capitale francese si sono rivolte con un’accoglienza fatta di nuove iniziative, informazioni e possibilità di seguire corsi.
“Le biblioteche non sono più parte di un universo accademico che intimidisce, hanno sviluppato tutta una serie di servizi che consentono loro di essere all’ascolto”, dice Marine Roy, vicedirettrice delle pratiche culturali al Comune di Parigi, al quotidiano Le Monde, che dedica oggi un’inchiesta al fenomeno.
Il quotidiano parigino visita e descrive l’atmosfera di diverse biblioteche e “mediateche”, come quella della “Canopée”, la grande struttura tutta trasparente nel quartiere di Beaubourg. Lì, sono una decina – prima dell’apertura – i senzatetto che hanno trascorso all’aperto la notte e aspettano per sedersi davanti a un computer o sulle poltrone della moderna struttura. Spesso per connettersi alla rete, ascoltare musica, seguire l’attualità, lo sport. Ma anche per leggere e non aggiungere l’isolamento culturale alle difficoltà della vita in strada: “abbiamo assistito in diretta alla crescita della povertà – dice a Le Monde Sophie Bobet, la direttrice della grande Mediateca, 1.000 metri quadrati dove un visitatore su 3 è senza fissa dimora – forse perché veniamo visti come un luogo che ha funzione sociale e che rispetta questi utenti considerandoli come tutti gli altri”.
Inchieste e ricerche mostrano che da una decina d’anni le biblioteche di quartiere vengono considerate da chi vive nella precarietà “luoghi protettori”. Le strutture, grazie anche al ringiovanimento del personale e al cambio generazionale dei vertici, hanno innovato, proponendo nuove iniziative prima impensabili: 35 mediateche sul totale di 56 a Parigi propongono oggi strumenti specifici per rafforzare i legami con poveri e senzatetto: corsi di francese, laboratori di conversazione, aiuto per i richiedenti asilo, sportelli per la richiesta di sussidi o aiuti, animazione culturale o corsi di informatica.
Non sempre tutto è filato liscio. Se la presenza di adolescenti e bambini è sempre più visibile – molti imparano il francese attraverso i computer in attesa di essere regolarizzati e iscriversi a scuola – un impatto difficile hanno avuto le ondate di migranti “espulsi” dagli accampamenti clandestini in banlieue. In una biblioteca attorno al quartiere di Porte de la Chapelle, dopo la chiusura di un campo di rifugiati, una novantina di persone si sono riversate nella sala, rendendo impossibile la frequentazione agli abitanti del quartiere. E’ stato necessario ricorrere allo sgombero e per gran parte del personale – rivela l’inchiesta di Le Monde – si è trattato di “uno shock”.
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