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Parlamentarie M5s, Conte tenta l'en plein

Dalle 10 alle 22 si vota per indicare i candidati del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato per le elezioni politiche del 25 settembre.

Nonostante le polemiche sul “listino” dei candidati blindati da Giuseppe Conte, le parlamentarie per l’indicazione dei candidati 5 Stelle che correranno alle prossime politiche del 25 settembre potrebbero risultare come le più partecipate dagli iscritti del Movimento. I dati sull’affluenza rincuorano Giuseppe Conte già nel primo pomeriggio. A metà sessione del giorno di votazione, che cade immediatamente dopo ferragosto e mentre gran parte degli italiani è in vacanza, i votanti risultavano essere già 40 mila, più dei circa 39 mila totalizzati dalle parlamentarie del 2018, quelle condotte da Di Maio capo politico. “Vedo una grande partecipazione democratica” si compiace il leader pentastellato durante un’intervista a LaStampa.it in cui non mostra di temere il risultato elettorale e tantomeno così basso da costringerlo ad un passo indietro dalla guida del Movimento. “Siamo molto ambiziosi, ci aspettiamo una percentuale alta” anche a due cifre. E glissa sulla lista dei “fedelissimi”, la quota di 15 nomi blindati che ha fatto infuriare tanti ex 5 Stelle. Ma anche esponenti di primo piano come Danilo Toninelli : “I listini bloccati lasciamoli alla Meloni o a Letta”, tuona l’ex ministro che fa campagna per il Movimento dall’alto del suo raggiunto secondo mandato. Ma è il dato sulla partecipazione degli iscritti alle sue consultazioni quello che inorgoglisce il leader del M5s, soprattutto a paragone di quelle precedenti del 2018 e ancora di più di quelle per le prime elezioni del 2013, quelle in cui i 5 stelle entrarono nel Parlamento per aprirlo come una “scatoletta di tonno”. Per la Camera nel 2018 si espressero 39.991 iscritti per un totale di 92.870 clic. Per il Senato votarono 38.878 iscritti per un totale di 86.175 preferenze. Anche allora gli iscritti avevano dichiarato le loro preferenze su tre candidati deputati e i candidati senatori per ogni circoscrizione plurinominale, con l’indicazione dei candidati scelti dall’allora capo politico, Di Maio, per i collegi uninominali. Cosa che, anche in quell’occasione, non mancò di suscitare polemiche. In termini assoluti tra gli esponenti più votati emersero allora Carla Ruocco alla Camera, con 1691 voti, e Paola Taverna al Senato, con 2136 clic. Entrambe correvano a Roma. Luigi Di Maio, in Campania, prese solo 490 voti. Per le politiche del 2013 le primarie M5s si svolsero a dicembre del 2012 e la votazione venne battezzata per la prima volta con il nome di “parlamentarie”. All’epoca l’operazione di scelta dei candidati con lo strumento della “democrazia diretta” era stata supervisionata direttamente da Beppe Grillo. Fu all’epoca che il “vigilante” M5s mise l’obbligo di divieto di organizzare cordate a sostegno dei candidati: ”Chi cercherà di pilotare il voto con assemblee o comitati – scrisse all’epoca sul suo blog – sarà diffidato e escluso dalle votazioni”. In quell’occasione votarono solo gli iscritti prima di ottobre 2012: i votanti, certificò lo stesso Grillo dal suo blog, furono 20.252 su 31.612 aventi diritto. Lo stesso blog tuttavia precisava allora che il numero complessivo degli iscritti al M5s ammontava all’epoca a 255.339 persone. Ne è passata di acqua sotto i ponti e ora Conte e Grillo marciano di concerto per salvare il M5s da un possibile crollo elettorale. “I miei rapporti con Grillo sono molto buoni, ci sentiamo costantemente”, dice ora il leader M5S che ricorda gli attriti intercorsi: “c’è stata effettivamente una incomprensione iniziale, quello è stato un momento vero di scontro ma poi c’è stata una ricomposizione” assicura, cercando di gettare acqua sul fuoco anche rispetto agli attriti con Virginia Raggi.


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