“Ora sono convinto che la soluzione più forte ed autorevole per prendere il testimone della Segreteria sia Enrico Letta. La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche. Promotore di un progetto per l’Italia e l’Europa e baricentro di qualsiasi alternativa alle destre. Tutto il sistema politico italiano sta ridefinendosi. Il Pd con Letta definirà un suo profilo adeguato e competitivo”. Così Nicola Zingaretti su fb.
“Domani sciolgo la riserva’. Lo ha detto Enrico Letta appena arrivato a Roma. L’ex premier, chiamato a scogliere la riserva sulla candidatura alla segreteria del Pd, è sbarcato all’aeroporto di Fiumicino alle 14.30con un volo di linea Alitalia da Parigi.
Venerdì a mezzogiorno, dunque, il Pd potrebbe avere il suo nuovo segretario, che l’Assemblea nazionale di domenica sancirebbe con un voto quasi unanime. Letta ha infatti annunciato che entro 48 ore scioglierà la riserva sulle richieste di candidarsi alla guida del Pd.
Il nodo che ha spinto l’ex premier ad attendere è costituito dall’ampiezza della base che lo sosterrà all’Assemblea, visto che a questo appuntamento intende presentarsi non come semplice traghettatore verso un “congresso conta” da tenersi entro pochi mesi, bensì come segretario a tutti gli effetti, senza limiti temporali al suo mandato se non quelli dello statuto, che si impegna ad aprire una fase costituente per il Partito per il suo rinnovamento. “Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo – ha scritto su Twitter Letta – Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde. Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sprovvista; avrò bisogno di 48ore per riflettere bene. E poi decidere”.
In effetti appena domenica, sempre sui social, lo stesso Letta aveva escluso un suo ritorno in campo. Ma Dario Franceschini e Nicola Zingaretti sembrano i più decisi a sostenere il suo arrivo. L’argomento usato è che il suo nome sarebbe stato quello più unitario, quello con più possibilità di tirar fuori il Pd dalla “palude” in cui è finito. Se il primo ha optato per la riservatezza, il secondo ha fatto capire il proprio orientamento attraverso le dichiarazioni di alcuni dirigenti a lui vicini che hanno incoraggiato Letta a sciogliere la riserva e tutte le correnti a dargli l’appoggio. Certo, Goffredo Bettini, affermando di non “avere preclusioni” verso Letta, ha lasciato intendere di non essere tra gli artefici dell’operazione, tanto è vero che ha insistito che al partito servirà comunque “un chiarimento” politico tra le sue varie anime. “Chiarimento” che si traduce con la parola congresso, che era quello che chiedeva Base Riformista, che con Letta candidato è rimasta spiazzata. E’ infatti chiaro che l’allievo prediletto di Beniamino Andreatta accetterebbe solo di fare il segretario a pieno titolo, con la scadenza al 2023 prevista dallo Statuto, così da guidare i Dem non solo alle amministrative di ottobre, ma anche nelle trattative di gennaio 2022 per l’elezione del Presidente della Repubblica. Invece, da Base Riformista è arrivato il sì a Letta, ma con la precisazione di Andrea Marcucci e Alessia Morani che occorrerebbe comunque un congresso in autunno.
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